2 Co’ suo’ lacci m’avea la morte avvinto;
E per tirarmi ed abbissarmi al fondo
Del fosco avello immondo,
M’avean le doglie già serrato e cinto.
Improvviso scontrai
Angosce e affanni, ed al Signor gridai,
Deh per tua grazia pia
Scampo per tempo porgi a l’alma mia. 3 Giusto è il Signor, e diritta ragione
Da l’alto ciel con lance ugual dispensa:
D’alma pietade immensa
È il Dio nostro, e da grave oppressione
Fa schermo a’ semplicetti.
A me ne fe’ sentir prove ed effetti:
Ch’afflitto ed abbattuto,
Ebbi da sua man schermo ed aiuto. 4 O spirto mio, ritorna al tuo riposo,
Che de’ sofferti danni ampia mercede
Il tuo Signor ti diede.
Poi che la vita m’hai del periglioso
Varco salva di morte,
Gli occhi di pianto e ’l piè di crollo forte,
Davanti a te conviene
Ch’i’ viva in queste ognor piagge terrene. 5 Ho creduto, e la fè la lingua sciolse
In vanti, in laudi ed in gioiosi accenti:
Ne’ miei felli tormenti
Dissi, qualor cieco terror mi colse,
Ogni uom è pur mendace,
Nè può recar se non speme fallace.
Che renderotti, o Dio,
Che d’ogni grazia tua mi fusti pio? 6 Celebrando il tuo Nome in sacra festa,
La coppa in man torrò de la salvezza:
E di voti larghezza
Ti pagherò, Signor, di voglia presta: