I Mille/Capitolo XXXI

Capitolo XXXI. La Dittatura onesta

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Capitolo XXXI. La Dittatura onesta
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CAPITOLO XXXI.

LA DITTATURA ONESTA.

Non ciarle, ma fatti.

 (Autore conosciuto).


Vi sono molti birbanti del mondo, massime tra i popoli ove domina la corruzione del prete e della tirannide. — Ivi si perviene ai gradi, agli onori, all’agiato vivere, a forza di bassezze, di umiliazioni e di servilismo; quindi l’onestà non è merito, ma lo è l’adulazione e la flessibilità della schiena e della coscienza.

Fra codesti birbanti, alcuni onesti, o sono impercettibili nella folla, o sono tenuti in diffidenza per lo scetticismo che invade le moltitudini sì sovente ingannate. — Eppure io conosco degli onesti che potrebbero migliorare la condizione umana, se non vi fossero tanti pregiudizii e tante dottrine. — Ma come si deve aver fede in cinquecento individui, la maggior parte dottori1 e la maggior parte venali, uomini che vengono

[p. 148 modifica] su dalla melma ove li condannarono la dappocaggine e sovente il vizio; vengon su, dico, a forza di cabale e di favoritismo, e si siedono sfacciatamente tra i legislatori d’una nazione, coll’unico interesse individuale e disposti sempre a sancire ogni ingiustizia monarchica, coonestando così gli atti infami di governi perversi che senza quella ciurma di parassiti avrebbero responsabilità dei loro atti, mentre con parlamenti servili essi sono dispotici, e compariscono o si millantano onesti.

Questi cinquecento, fra cui vi è sempre qualche buono, disgraziatamente si usano come governanti nelle monarchie non solo — governi imposti — ma pure nei paesi ove la caduta delle monarchie, come in Ispagna e in Francia, ha lasciato le nazioni padrone di loro stesse. La vecchia abitudine dei comitati, delle commissioni e dei parlamenti getta negli anzidetti casi di nazioni padrone di loro stesse una turba d’aspiranti alla direzione della cosa pubblica, che sventuratamente riescono sempre con una minoranza buona o mediocre, ma con maggioranza pessima, e quindi annientato il po’ di buono che vi si trova.

E perchè non scegliere un onesto solo per capitanare la nazione e con voto diretto? Non è più facile trovarne uno che cinquecento?

Il maggiore dei popoli della terra, il Romano, chiamò quell’uno Dittatore. — Chiamatelo voi come diavolo volete. Insignitelo del supremo potere per due mesi, per due anni, se meglio vi pare. Non successori nella stessa famiglia, non [p. 149 modifica] eserciti permanenti. — Dieci onesti cittadini per littori, e l’esercito Nazione se la patria è minacciata. — Supponete ch’egli sia solamente onesto, e questa è la qualità che voi dovete cercare. — Non è amministratore, militare, finanziere, ma saprà trovare della gente idonea per ogni provincia. E non avrete il bisantismo, con quella turba di ciarlieri che assordano il mondo e mantengono l’Europa in una vera Babilonia.

Con degli onesti ai governi potranno avverarsi tutte le questioni politiche e sociali, e sopratutto si potrà provvedere subito alla soppressione di quel macello umano che si chiama guerra.

Il macchiavellismo è oggi una parola esecrata; eppure Macchiavelli è uno dei grandi di cui si onora l’Italia. Così avvenne alla dittatura. Perchè vi furono dei Cesari, dei Buonaparti, pare non vi possano essere più delle dittature oneste. Ed io sono certo che se la Francia e la Spagna, padrone di loro stesse, avessero, dopo la caduta d’Isabella e di Buonaparte, scelto un uomo solo con pieni poteri per governarle, esse non sarebbero cadute nello stato deplorabile in cui oggi si trovano. Lo rammenti la Democrazia europea; essa è sempre conculcata per non sapere combattere il dispotismo colle proprie sue armi, cioè la concentrazione del potere nelle mani d’un solo, sinchè (come in America ed in Isvizzera) la situazione non divenga normale da non più aver bisogno di poteri straordinari al governo concentrati nelle mani d’un solo.



Note

  1. Non si creda che io sia sistematicamente nemico dei dottori (non teologi, che credo impostori), anzi io conto molti dottori tra i miei amici, ma essi han fatto prova sinora tanto cattiva nei governi e nei parlamenti da far disperare di loro.