I Mille/Capitolo XXIX

Capitolo XXIX. Il Pesce Spada

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Capitolo XXIX. Il Pesce Spada
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CAPITOLO XXIX.

IL PESCE SPADA.

Pour un esclave est-il quelque danger?
(Muta di Portici).


Garrulo, svelto, coraggioso è il pescatore siciliano.

E chi può raggiungerlo nella millanteria? Carattere speciale di quanti isolani nostri ho conosciuto e che credo appartenga a tutti i popoli meridionali dell’Europa, come l’Andaluso, il Guascone, ecc.

«Io sono quello» è il preambolo ordinario con cui si presentano questi nostri superbi figli del Vespro.

«Io sono quello» e continuano poi la storia del loro operato. — Tale millanteria, non tollerabile in ogni caso, certamente porta gli uomini alle più arrischiate imprese, alle più splendide scoperte ed all’insofferenza di oltraggi, come lo provarono ai Francesi nella loro impareggiabile rivoluzione; come lo provano ogni volta che si trovano stanchi di governi iniqui. [p. 140 modifica]

Pensando poi al modo anormale e spesso scellerato con cui furon governate queste meridionali popolazioni, io sono perplesso nell’investigarne la causa. — Dirò di più: mi ha stupito la facilità con cui esse passarono da una dominazione all’altra in tutte le circostanze, a cominciare dai Cartaginesi sino ai giorni nostri. — Popoli forti ed intelligenti, come cotesti, hanno forse mancato di quella costanza settentrionale che distingue massime gl’Inglesi.

Dobbiamo sperare con fondamento che nell’agglomerazione di tutte le provincie italiane in un sol corpo politico, esse godranno almeno di una condizione più stabile e potranno scuotere, coll’aiuto morale reciproco, il corruttore dominio del cattolicismo che ci trattiene agli ultimi gradini della civiltà umana.

Eccolo! qua, là, avanti, a destra, a sinistra, urla il pescatore messinese collocato in una specie di gabbia, all’estremità di lunghissima pertica, posta in situazione obliqua sul davanti della prora di palischermo leggiero e svelto come il pesce spada perseguito. — E dal suo gesticolare si capirebbe perfettamente dal pratico padrone della barca senza bisogno di assordanti grida.

Quando il pesce spada però è scoperto dal robusto cacciatore che lo segue già coi movimenti della micidiale sua lancia, sempre diretti verso l’innocente vittima, allora il gabbiere cessa dalle grida, ma sarebbe inutile esigere da lui che ces[p. 141 modifica]sasse dal gesticolare. — Egli non urla, non fiata, trattiene il respiro, ma se voi lo fissate vi accorgete non esser fermo un muscolo del suo corpo. — Non fa rumore, poichè davanti a lui, nella morte del povero pesce, sta la vita della famigliuola che lo attende per un tozzo di pane. Non fa rumore, ma un galvanismo irrequieto scorgesi in tutta la persona, dai piedi nudi ed anneriti al crine irto, e sconvolto, e mobile come rappresentano l’anguicrinita testa di Medusa.

Cessa i tuoi palpiti, le tue impazienze, la tua sete di sangue d’un nemico che non ha altro torto oltre quello di aver le sue carni gradite al palato dell’animale uomo — altro delitto fuor di quello di appartenere a razza men volpina, men maliziosa, giacchè egli, di te più forte, guai se si attentasse di difendersi. —

La tua barca, la tua vita e quella de’ tuoi compagni andrebbero in un fascio. Ma consolati, non aver rimorsi, egli senza malizia assapora la carne di pesci minori, e se vittoriosamente combatte colla balena, non è per proteggerli, ma per gelosia di mestiere. Tali son le odierne monarchie in guerre così continue od in pace armata per la grandezza della propria nazione, la difesa nazionale, per una causa giusta, anzi giustissima, santa! per la protezione infine di sudditi che si pappano per la maggior gloria di Dio da cui emanano direttissimamente. — Lasciamo dunque entrare il pesce spada nel novero delle vittime, giacchè egli conta tra i predoni. — [p. 142 modifica]

E ben lo coglie il lanciere messinese forandolo da parte a parte e conducendolo cadavere a bordo dopo d’averlo lasciato dissanguare.

La pesca del pesce spada, che si fa nello stretto di Messina, è tanto più cospicua in quanto che essa ha quasi sempre luogo nelle vicinanze delle sponde. La qui descritta si effettuava vicino al litorale siculo tra il faro e la città di Messina, e su quella bellissima spiaggia trovavasi riunita una folla di contemplatori della pesca.

«Oh! povero pesce, guarda quanto sangue ha versato dalla ferita» — e veramente un lago di sangue arrossava i dintorni della barca, mentre il pesce spada dibattevasi miseramente colla morte, inchiodato all’inesorabile ferro che lo trapassava.

Quella voce di compassione, forse l’unica che uscisse dalla folla, era articolata da bellissima fanciulla e diretta ad un’altra non men bella di lei. — Era Marzia che in uno sfogo d’anima gentile, compativa la situazione atroce del povero pesce spada, dirigendosi a Lina.

Frattanto i pescatori avevano raccolta nella barca la magnifica preda (naturalmente magnifica per i predoni), e siccome si disponevano a continuar la pesca essendo quello un giorno propizio per la stagione e per il tempo favorevole, nacque alle nostre eroine il desiderio di veder da vicino il pesce che appena appena aveano avuto il tempo di adocchiare.

«Se avessimo un palischermo» disse Lina «io sarei curiosa di andar a vedere il pesce spada, che mai non vidi.» [p. 143 modifica]

Era la proposta formaggio sui maccheroni per la compagna accesa dalla stessa curiosità donnesca, ed un’affermazione subitanea fu la risposta.

«Un palischermo? ma non sarà difficile trovarlo» disse la vezzosa figlia di Roma. — E veramente non fu difficile, giacchè vicino alla sponda stessa una barchetta, con quattro robusti rematori ed un signore al timone avvicinossi; e, come se avesse indovinato il desiderio delle fanciulle, dopo un cortese saluto, il signore offrì gentilmente il palischermo a disposizione delle signorine. Guardaronsi in volto le due, ed un presentimento di mal augurio agghiacciò per un momento la risoluzione di Marzia.

Lina, però, alquanto più spensierata e men diffidente, disse all’amica:

«Andiamo, miglior occasione e più pronta non potevamo trovare.»

Marzia ristette un momento. — Vedendo però l’arditezza della compagna, che già movea verso la sponda, e vergognandosi di mostrar timore, seguì pure verso il legnetto, ed ambe imbarcaronsi in un’impresa di cui si pentiranno amaramente.