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142 | i mille |
E ben lo coglie il lanciere messinese forandolo da parte a parte e conducendolo cadavere a bordo dopo d’averlo lasciato dissanguare.
La pesca del pesce spada, che si fa nello stretto di Messina, è tanto più cospicua in quanto che essa ha quasi sempre luogo nelle vicinanze delle sponde. La qui descritta si effettuava vicino al litorale siculo tra il faro e la città di Messina, e su quella bellissima spiaggia trovavasi riunita una folla di contemplatori della pesca.
«Oh! povero pesce, guarda quanto sangue ha versato dalla ferita» — e veramente un lago di sangue arrossava i dintorni della barca, mentre il pesce spada dibattevasi miseramente colla morte, inchiodato all’inesorabile ferro che lo trapassava.
Quella voce di compassione, forse l’unica che uscisse dalla folla, era articolata da bellissima fanciulla e diretta ad un’altra non men bella di lei. — Era Marzia che in uno sfogo d’anima gentile, compativa la situazione atroce del povero pesce spada, dirigendosi a Lina.
Frattanto i pescatori avevano raccolta nella barca la magnifica preda (naturalmente magnifica per i predoni), e siccome si disponevano a continuar la pesca essendo quello un giorno propizio per la stagione e per il tempo favorevole, nacque alle nostre eroine il desiderio di veder da vicino il pesce che appena appena aveano avuto il tempo di adocchiare.
«Se avessimo un palischermo» disse Lina «io sarei curiosa di andar a vedere il pesce spada, che mai non vidi.»