I Caratteri/I caratteri morali/Lo spirito oligarchico

I caratteri morali - Lo spirito oligarchico

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Teofrasto - I Caratteri (Antichità)
Traduzione dal greco di Goffredo Coppola (1945)
I caratteri morali - Lo spirito oligarchico
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26.

LO SPIRITO OLIGARCHICO

Lo spirito oligarchico parrebbe essere ambizioso appetito di potere e di lucro, e l’oligarchico cotal uomo che deliberando il popolo quali assistenti si debba eleggere all’arconte per il corteo festivo, esce in bigoncia1 a dire che essi debbano aver pieni poteri, e, se gli altri ne propongono dieci, egli afferma: Uno solo basta, ma bisogna che sia un uomo, e dei versi di Omero tiene a mente soltanto questo: «mal di molti è l’impero, un sol comandi», ma di tutti gli altri non sa nulla. Insomma, è anche capace di far discorsi come questi: È necessario che noi ci raguniamo da soli a deliberar su ciò2, e che ci separiamo dalla folla e dalla piazza, e che la smettiamo di accostarci a cariche e di dipendere dalla stima e dalla dissistima di cotestoro3. E dice anche: O essi o noi amministreremo Atene. E uscendo sul meriggio avvolto nel suo mantello e tosato a mezzo e con le unghie accuratamente tagliate, cammina impettito sermonando questi gravi discenti4: A cagion dei delatori non si può più abitare in Atene; e Che [p. 126 modifica]prepotenze ci tocca di subire in tribunale per parte di gente prezzolata; e Come son curioso di saper che vogliano costoro che ambiscono al potere; e Com’è ingrato l’ufficio di chi dà e dispensa!5 E lui come si vergogna se nell’assemblea gli si mette a sedere accanto un poveraccio tutto sporco! E dice: Quando finiremo di rovinarci con le tasse e le contribuzioni per la flotta?; e Come è odiosa la genia dei demagoghi; affermando che la prima causa dei mali di Atene è stato Teseo, giacché fu lui che fatta una sola città delle dodici borgate, e rallentatosi perciò il potere monarchico, ne scontò giusta ricompensa, e lui per primo fu da essi rovinato6. E altre cose del genere egli dice ai forastieri e a quei cittadini che hanno i suoi medesimi costumi e preferenze.

Il verbo παρέρχομαι è vocabolo solitamente usato per designar che l’oratore sale in tribuna a parlare.

αὑτοὺς ἡμᾶς, «noi, da soli». L’oligarchico rifiuta di collaborare coi democratici.

Il valore del corrispondente pronome greco è dispregiativo.

Non trovo altro modo di tradurre il τραγωιδιῶν greco, che è lezione assai bene congetturata dall’Herwerden.

Note

  1. [p. 134 modifica]Il verbo παρέρχομαι è vocabolo solitamente usato per designar che l’oratore sale in tribuna a parlare.
  2. [p. 134 modifica]αὑτοὺς ἡμᾶς, «noi, da soli». L’oligarchico rifiuta di collaborare coi democratici.
  3. [p. 134 modifica]Il valore del corrispondente pronome greco è dispregiativo.
  4. [p. 134 modifica]Non trovo altro modo di tradurre il τραγωιδιῶν greco, che è lezione assai bene congetturata dall’Herwerden.
  5. Più volte ho tradotto l’ὡς greco come se avesse valore esclamativo; e però non ho reputato ch’essa fosse particella dichiarativa. Leggo ὡς ἄχάριστόν ἐστι τοῦ ωέμοντος καὶ διδόντος, come nei codici, senza le integrazioni che di solito l’accompagnano in tutte le edizioni. Per me ἀχάριστον ha valore passivo.
  6. Anche qui leggo diversamente, espungendo le integrazioni: lo stile di Teofrasto giustifica gli anacoluti. Nota poi che Suida cita un passo di Teofrasto dal quale si raccoglie che Teseo fu il primo a patir la pena dell’ostracismo.