I Caratteri/I caratteri morali/La spiacevolezza
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19.
LA SPIACEVOLEZZA
La spiacevolezza1, per definirla, è un modo di trattare che procura molestia senza danno, e lo sgarbato è cotal uomo che entrato da chi si è addormentato da poco lo sveglia per parlargli; e trattiene quelli che sono già sul punto di salpare; e quei che vanno da lui li prega di attenderlo finché non abbia fatto la sua passeggiata. E preso il figliuolo di braccio alla balia lo imbocca da sé con cibo masticato2, e lo bamboleggia baciucchiandolo e chiamandolo bricconcello del papà3; e mentre mangia racconta che si è purgato di sotto e di sopra con un infuso di elléboro4, e che la bile de’ suoi escrementi era più nera del brodo che è in tavola. Ed è anche capace di dimandare in presenza dei servi: Dimmi, mammina, quando avevi i dolori e mi partorivi che giorno fu per te?; e risponde per lei che fu un bel giorno, e che le due cose, dolori e parto, non è facile che le intenda l’uomo che non le soffre. E dice che da lui c’è acqua fresca di cisterna; e che l’orto ha molti e teneri ortaggi; che il cuoco è bravo in preparare i cibi; che la sua casa è un albergo, e difatti è sempre piena; che i suoi amici sono il doglio forato, giacché per quanto egli li abbeveri5 non riesce a saziarli. E se riceve qualcuno mostra al commensale il suo parassito, come sa grasso; e se invita a bere, dice che è bell’e pronto6 quel che sollazzerà i presenti, e che se lo desiderano il paggio andrà súbito7 a prenderla dal ruffiano, affinché tutti possiamo sentirla sonare il flauto e godercela8.
Letteralmente: «dopo masticato ».
Forse πανουργίον A ogni modo il vocabolo sonava offesa per il padre.
L’elléboro era un’erba frequentemente adoperata dall’antica medicina.
Accetto la bella correzione di Giorgio Pasquali dell’εὖ ποιῶν dei codici in εὖ ποτίζων, che significa per appunto abbeverar le bestie.
Traduco «è bell’e pronto» per rendere il significato del perfetto greco παρασκεύασται.
L’ἤδη corrisponde qui al nostro «subito».
Nota poi come elegantemente Teofrasto passi dal discorso indiretto al diretto, e come anche in italiano resulti più viva la scena.
- ↑ È un carattere affine all’altro della malacreanza che è il decimoquinto, e converrebbe rileggere anche l’altro. Il nostro è veramente un antipatico che fa e dice cose spiacevoli e non sa tenere a freno la lingua, ma ciarla senza garbo né discretezza rispetto al pudore, come un boccalone volgarissimo.
- ↑ [p. 123 modifica]Letteralmente: «dopo masticato ».
- ↑ [p. 123 modifica]Forse πανουργίον A ogni modo il vocabolo sonava offesa per il padre.
- ↑ [p. 123 modifica]L’elléboro era un’erba frequentemente adoperata dall’antica medicina.
- ↑ [p. 123 modifica]Accetto la bella correzione di Giorgio Pasquali dell’εὖ ποιῶν dei codici in εὖ ποτίζων, che significa per appunto abbeverar le bestie.
- ↑ [p. 123 modifica]Traduco «è bell’e pronto» per rendere il significato del perfetto greco παρασκεύασται.
- ↑ [p. 123 modifica]L’ἤδη corrisponde qui al nostro «subito».
- ↑ [p. 123 modifica]Nota poi come elegantemente Teofrasto passi dal discorso indiretto al diretto, e come anche in italiano resulti più viva la scena.