I Caratteri/I caratteri morali/La falsità

I caratteri morali - La falsità

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Teofrasto - I Caratteri (Antichità)
Traduzione dal greco di Goffredo Coppola (1945)
I caratteri morali - La falsità
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I.


LA FALSITÀ

La falsità1, a considerarla in generale, parrebbe essere simulazione in peggio di fatti e di parole, e l’uomo falso un tale che quando si accosta ai propri avversari consente a conversare con essi, non mostra rancore2. E loda, se sono presenti, quelli che assenti vitupera3, e se poi hanno la peggio si conduole con essi; e mostra indulgenza per chi ha sparlato di lui e per le maldicenze fatte sul suo conto, e parla affabilmente con chi ricevuto un torto se ne sdegna. E a chi avrebbe premura di parlargli dice di ripassare; e allega pretesti di essere arrivato da poco, che gli si è fatto tardi e che non si sente bene. E non dice mai di fare quel che sta facendo, ma dice che ci sta pensando; e, a chi gli chieda danaro a [p. 81 modifica]prestito o per una colletta, risponde, pur vendendo, che non vende, e, se non vende, dice che sta vendendo4. E se sente dire qualche cosa fa le viste di non aver sentito, e se ha veduto dice di non aver veduto, e se ha detto che sí5, dice poi di non ricordarsene. E per certe cose dice che ci rifletterà, ma di altre ei non sa nulla, e di altre ancora si maraviglia, e queste poi anche lui le aveva ragionate cosí. E insomma è bravo in valersi di cotal repertorio: Non ci ho fede; non credo; ne sono sbalordito; e tu dici ch’egli è diventato un altro, eppure a me non ha raccontato le medesime cose; è un fatto strano per me; ma dillo a un altro; io non so se non debba credere a te o se dovrò sospettar di lui; ma guarda non sta tu troppo corrivo a credere.

In cosiffatte frasi e rigiri e contraddizioni è possibile intoppare, e non c’è niente di peggio6. E però dai costumi non schietti ma tutt’affatto ingannevoli bisogna guardarsi più che dalle vipere.

Non è facile tradurre in italiano [testo greco] che è falsità, simulazione, dissimulazione, finzione, ed è anche, chi legga il corrispondente carattere di Aristone a pag. 53, la nostra «ironia» letterale traduzione della voce greca. Qui in Teofrasto sì tratta di vizio grave corrispondente alla dissimulatio dei Latini, Cicerone diceva: nec quidem simulabit aut dissimulabit vir bonus; e quando poi voleva dire «ironia», allora adoperava la voce greca, come per appunto in una lettera a Servio Sulpicio.

Leggo [testo greco] con i codici, e traduco [testo greco] «mostrar rancore».

[testo greco] significa anche reprehendere, convitiari, singillare, insectari, dictis mordere, invehi come leggesi in Isocrate e in Diogene Laerzio. Quest’ultimo parlando di Arcesilao riferisce che egli era aggredito dalle calunnie del peripatetico Girolamo e adopera il verbo [testo greco]. Dunque, non è affatto necessario pensare che debbasi tradurre «tendere insidie» e che il testo vacilli. [p. 82 modifica]Certamente sarà da intendere: «e se ha detto d’aver sentito o veduto». In greco [testo greco], con un verbo che in questo caso corrisponde al latino fateri.

Leggo con i codici [testo greco], correggendo soltanto [testo greco] che non avrebbe senso in [testo greco].

Note

  1. [p. 89 modifica]Non è facile tradurre in italiano [testo greco] che è falsità, simulazione, dissimulazione, finzione, ed è anche, chi legga il corrispondente carattere di Aristone a pag. 53, la nostra «ironia» letterale traduzione della voce greca. Qui in Teofrasto sì tratta di vizio grave corrispondente alla dissimulatio dei Latini, Cicerone diceva: nec quidem simulabit aut dissimulabit vir bonus; e quando poi voleva dire «ironia», allora adoperava la voce greca, come per appunto in una lettera a Servio Sulpicio.
  2. [p. 89 modifica]Leggo [testo greco] con i codici, e traduco [testo greco] «mostrar rancore».
  3. [p. 89 modifica][testo greco] significa anche reprehendere, convitiari, singillare, insectari, dictis mordere, invehi come leggesi in Isocrate e in Diogene Laerzio. Quest’ultimo parlando di Arcesilao riferisce che egli era aggredito dalle calunnie del peripatetico Girolamo e adopera il verbo [testo greco]. Dunque, non è affatto necessario pensare che debbasi tradurre «tendere insidie» e che il testo vacilli.
  4. Ho con molti editori leggermente mutato l’ordine. E quanto al vendere e non vendere, non mi è parso fosse da reputar lacuna, apparendo chiaro che il simulatore cerca pretesti pur di non cacciar danari dalla sua borsa.
  5. [p. 90 modifica]Certamente sarà da intendere: «e se ha detto d’aver sentito o veduto». In greco [testo greco], con un verbo che in questo caso corrisponde al latino fateri.
  6. [p. 90 modifica]Leggo con i codici [testo greco], correggendo soltanto [testo greco] che non avrebbe senso in [testo greco].