Guida della montagna pistoiese/Sambuca
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SAMBUCA
Io fui ’n su l’alto e ’n sul beato monte
Ov’adorai baciando il santo sasso,
E caddi ’n su quella pietra, ohimè lasso!
Ove l’Onesta pose la sua fronte:
E ch’ella chiuse d’ogni virtù ’l fonte
Quel giorno, che di morte acerbo passo
Fece la donna dello mio cor lasso.
Già piena tutta d’adornezze conte.
Quivi chiamai a questa guisa Amore:
«Dolce mio Dio, fa’ che quinci mi traggia
«La Morte a sè, chè qui giace il mio core!»
Ma poi che non m’intese il mio Signore,
Mi dipartii pur chiamando Selvaggia,
L’alpe passai con voce di dolore2.
Poggia il castello sopra un gran monte a forma di cono, i cui fianchi son vestiti di radi castagni, e la parte di levante, bagnata alle falde dal fiumicello Limentra, è quasi che nuda, e a filoni di pietra a grandi strati paralleli su su fino al vertice. I valloni della Limentra son ricoperti dovunque dall’arenaria argillosa che s’alterna con lo schisto marnoso. Vi si trova il cristallo di rocca entro le venature del macigno, e in queste adiacenze sono la silice cornea, la silice focaia ed altre pietre quarzose.
Le mura più alte del Castel di Sambuca fino da pochi anni si vedevan merlate. La sua torre pentagona di che resta appena una terza parte, in mezzo alla rôcca di cinta essa pure diruta, si elevava gigante. Altre due torri, si può dire, la traguardavano dai poggi d’intorno. A ponente la così detta torraccia; e un’altra a levante sul monte detto alla tosa, perchè senza un fil d’erba. Erano esse nel medio evo altrettanti telegrafi, che dal castello corrispondevano con altre sulle cime dei monti, o con fuochi o con fumo, fino a Pistoia. Aveva il castello su in alto due porte, l’una a ponente, detta la pistoiese; l’altra a greco, la bolognese; e questa faceva capo giù a Pavana, indi a Porretta, e via oltre fino a Bologna. Più in basso, a mezzodì del castello, siede, presso un’antica fonte detta del prato fiorito, una chiesetta sacra alla Beata Vergine del Giglio e una casa di povere donne, che, secondo la istituzione di Rosalia Ortari, bolognese, venutavi con altre, e datasi alla istruzione di queste popolazioni, fanno pubblica scuola giornaliera a oltre cento bambine, e ad alcune altre che ricevono a convitto.
Ripresa in basso la via provinciale per la stretta valle della Limentra, il viaggiatore lascia a sinistra su gli alti monti il paese di Badi, e più internamente quelli di Torri e di Treppio; e su quell’alto piano, i ruderi della famosa Badia a Taona, sede di Benedettini fino dal 1056; poi a tutto il secolo XIV dei Vallombrosani.
Note
- ↑ Nel 1870, a Firenze, pei tipi della Gazzetta d’Italia, via del Castellaccio, N. 6, fu pubblicato su questo argomento un Racconto storico di Giuseppe Tigri col titolo di Selvaggia Vergiolesi; e una nuova edizione ne fece a Lipsia l’Editore Brochkaus nel 1876.
- ↑ La voce Alpe è usata indistintamente per alta montagna, come per Appennino.