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Vergiolesi, che, come Bianco, l’aveva difesa per undici mesi contro a’ Guelfi Neri Fiorentini e Lucchesi, ne fu cacciato co’ suoi, e datogli a confine il piccolo fortilizio di Piteccio, e quindi questo grandioso di Sambuca, ultimo suo rifugio. Qui nell’esilio venuta a morte a Filippo la sua diletta figlia, Selvaggia (celebrata dall’illustre Legista e poeta contemporaneo messer Cino de’ Sinibuldi pistoiese, nel suo bel Canzoniere), vendè il castello al Comune di Pistoia. Poco dopo di tale infortunio messer Cino tenne questa via appennina, al suo ritorno in Toscana di Lombardia, dove con Dante, amico suo, erasi adoperato per la discesa e la buona accoglienza in Italia di Arrigo di Lucemburgo. E giunto in Sambuca, dove di poco giaceva estinta la sua Selvaggia1, così ricorda lei e il castello, nel seguente affettuoso sonetto.


  1. Nel 1870, a Firenze, pei tipi della Gazzetta d’Italia, via del Castellaccio, N. 6, fu pubblicato su questo argomento un Racconto storico di Giuseppe Tigri col titolo di Selvaggia Vergiolesi; e una nuova edizione ne fece a Lipsia l’Editore Brochkaus nel 1876.