Guida della Val di Bisenzio/Parte seconda/14
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AL MONTE DELLE SCALETTE (1150 m.)
itinerario n. 14.
Indicazioni utili.
Il M. delle Scalette fa parte di quel gruppo denominato i Monti Calvi, per la nudità e sterilità loro. Restano a nord, la dove l’Appennino piega verso est col M. della Scoperta.
Il M. delle Scalette, Roncomannaio, il M. Mandrioli, i Monti di Stagno e la Scoperta sono uno accanto all’altro e in una giornata se ne possono salire comodamente, senza fatica, le vette. La veduta è stupenda.
Itinerario. Da S. Quirico si va a Cavarzano per due strade, o da Poggiole1, via meridionale; o lungo il fosso del Baco, via settentrionale; circa un ora di cammino: la prima da farsi al ritorno per evitare il sole, essendo assai scoperta; la seconda è preferibile per l’andata, essendo quasi interamente al riparo dei raggi solari.
Usciti da S. Quirico, appena passato il ponte si volge a destra salendo ripidamente per qualche tempo; poi la via si fa sempre più comoda, entra in una selva di castagni e dove si trova a sinistra un viottolo assai battuto che si stacca dalla mulattiera che va a Cavarzano ed a Luciana, si piglia su attraverso il castagneto; risparmia molto cammino impiegando un’ora per arrivare a Cavarzano.
Chi vuole visitare il Sasso delle fate seguita per la mulattiera, e va sino a che la via scende al torrente; allora volge su in linea diagonale per il castagneto e in 10 min. è al Sasso.
La roccia è enorme, di accesso non tanto agevole; una grossa spaccatura verticale larga così da passarvi appena, si allunga per 9 metri e mezzo, alta circa 11 metri. Nulla di notevole, neppure stallattiti. La tradizione vuole che per vendetta d’amore tradito e d’onore calpestato vi fosse fatto morire di fame il Conte Uguccione degli Alberti che aveva il suo castello turrito in cima al monte di Luciana, dirimpetto al Sasso delle Fate. 2.
Volendo si può continuare a salire sempre diagonalmente a traverso la selva e si giunge a Cavarzano in 35 min. facendo capo ad un tabernacolo poco lontano dal borgo, dove si trova il sentiero lasciato per venire al Sasso delle Fate e l’altro di Poggiole.
Questo paesello risiede in bellissima posizione sul dorso e sul fianco d’un contrafforte che movendosi dal M. della Scoperta tra il torrente Carigiola a ponente e il fosso del Baco a levante scende al Bisenzio e alla Fiumenta sparpagliandosi poi in piccoli speroni.
= Cavarzano è antico villaggio. Appartenne sino dal mille ai Conti Cadolingi di Fucecchio. Dimorava in Cavarzano quel Conte Uguccione figlio del C. Guglielmo Bulgaro de’ Cadolingi, che se non fu, come alcuni storici vorrebbero, il fondatore della Badia di Montepiano, donò ad essa estese possessioni.
La chiesa (580 m. circa sul mare), non ha nulla di notevole: anche qui la solita sapiente mano dell’imbianchino tolse via forse il pregio dell’antichità e quello che vi doveva essere nella semplice, ma elegante costruzione delle chiese medioevali. Alla Chiesa non è rimasta che la stupenda veduta che si ha volgendosi verso mezzogiorno. Quanto paese si presenta allo sguardo!
A levante e a pochi passi dalla chiesa, sopra il culmine di un poggio, s’inalzava il turrito castello dei Cadolingi, i quali, ceduto dinanzi alla potenza degli Alberti, si spensero nel 1114 col C. Ugo di questa prosapia3.
= Da Cavarzano passa la via mulattiera che valica l’Appennino al Tabernacolo di Gavigno e scesa nella Valle della Limentra procede per la Sambuca e Pavana a ricontro della Via Pistoia-Bologna.
La via poco dopo la chiesa volge a destra lasciando a sinistra il borgo e si divide in due: quella sotto va a Luciana e S. Quirico; quella sopra va in Grivigliana e in Carigiola ed è la via per il M. delle Scalette. Passata una fonte si sale ad un tabernacolo, vi dicono alla Tavoletta, e vi fan capo i sentieri per Grivigliana che sale a nord, per Carigiola e Gavigno che scende al torrente, e per Gagnaia e Luicciana, sulla crina a sud4.
Da questa Madonna, che ha un’iscrizione ripetuta in tutti i tabernacoli di madonne dei dintorni e dice:
fermati, passeggero, a quest’insegna.
chi non ama costei, in ciel non regna,
si ha una bella veduta sul valloncello oscuro e profondo della Carigiola e sulle pendici così amene di Gavigno. Il gruppo di case che si vede laggiù fra gli alberi a sinistra è Pieraldaccio.
Per una selva di castagni e serpeggiando si scende al torrente Carigiola che si passa sopra un ponte al Mulin di Ginesio. Prima di varcare il fiume si passa sotto una pittoresca roccia, dal cui mezzo esce per una frana un tronco di quercia tutto contorto; pare un serpente. La roccia è detta il Ciglion della Vacca, perchè dalla cima cadde una vacca sulla via senza farsi alcun male.
Il luogo è mirabile per orrida bellezza. Passato il torrente e lasciata a destra la casetta di Ginesio all’ombra di grossi castagni, si sale su ad una bella spianata, dove sorge una casa, ai Piani; bel luogo. Non si tralasci di osservare a destra una bellissima cascata, poco sopra la casa di Ginesio.
Di qui si parton due vie, una a destra e va al casolare di Gavigno, e seguita poi sino al Tabernacolo sul culmine dell’Appennino, dove fa capo anche l’altra a sinistra. La prima offre la veduta pittoresca del villaggio (680 m.) e del ponticello sul torrente.
Quanto più ci si avvicina alla sommità tanto più la selva e il bosco cedono il luogo ai campicelli di cereali e di patate. Qui il monte si allarga e si stende in piccole pianure o in pendici a dolce declivie. Questa valle di Gavigno, chiusa fra il M. Roncomannaio al nord e le Freddete a sud, è una vera Tempe, un’Arcadia de’ tempi moderni, nè vi mancano i robusti pastori fieri di maschia bellezza, nè le formose montanine
A cui sì puro e schietto |
Si giunge al Tabernacolo di Gavigno; è una specie di capannetta a portico, sotto il quale è un’immagine, 925 m., posto proprio alla sommità del passaggio, sull’Appennino.
A sud è la punta del M. Calvario e vi si ascende in pochi minuti; dopo è il Poggio alla Zucca, a breve distanza.
Dal Tabernacolo si parte la strada per Fossato e Treppio nella Valle della Limentra, di contro a quella che viene da Gavigno; verso sud-est un sentiero scende un po’ e risale poi, costeggiando le Freddete e passa di là, in mezzo ai cesti di faggio, e va a Luicciana; ore 2,45; verso nord sale faticoso e scabro il sentiero che va al M. delle Scalette non abbandonando mai la crina dello Spartiacque.
Si gira il M. Roncomannaio sin quasi presso la cima (1050 m.) e poi tenendosi sempre sul versante del Bisenzio si va piano sino alla base del M. delle Scalette.
Dal lato di levante, lì sotto, si vede un’estesa spianata, il Pian di Simone; luogo singolare chiuso tutto all’intorno dai monti in gran parte brutti e franosi.
Il sentiero, sale quasi alla cima delle Scalette, con giravolte corte e vicine che sembrano tanti scalini, dopo va piano sino al vicino M. Mandrioli, pochi metri distante. Son queste le vette dei Monti Calvi.
Al M, delle Scalette si sale comodamente dal lato settentrione6. Vi si gode immensa, stupenda veduta all’intorno. Come è bello il vallone della Limentra con le sue scure boscaglie e le folte selve di castagno! Il paese che si vede là di contro a mezza costa, in quell’insenatura, è Treppio, vecchio ed antico castello, che insieme con Torri, che si scorge più in alto a sud e con Fossato che riman sotto sulla destra della Limentra pervennero alla Santa Sede come lascito della Contessa Matilde, lascito che, al pari di tanti altri, fra altre genti, fu cagione di guerre e di litigi fra pistoiesi e bolognesi.
Sull’avvallamento o colle che resta fra il M. delle Scalette a sud e il M. Mandrioli a nord siamo al vertice di tre valloni, vari di aspetto: da est quello della Carigiola in gran parte brullo e franoso, a nord l’altro di Brasimone, ricco a pascoli e boschi; a ovest il terzo della Limentra con le sue folte boscaglie. Poco distante verso ponente si scorgono le roccie imponenti di Stagno, e più vicino all’osservatore, dal versante del Brasimone le praterie del M. Faoni; nel mezzo, un bel gruppo di grossi faggi nasconde una casa di pastori, la cascina dei Lavacchioni.
Da questo valico si può andare al M. della Scoperta in un’ora (V. Itin. 14), o discendere a Chiapporado ed a Fossato in ore 2, o ritornare al Tabernacolo di Gavigno in 30 min.
Note
- ↑ Nel cimitero di Poggiole fu sepolto l’Ab. Tommaso Masi di Vernio, quel disgraziato prete, cui fu mozza la testa dopo morto per una cabala di lotto. Da questo lugubre fatto, travisandolo assai, il Giusti trasse la sua satira sul giuoco del Lotto, intitolata il Sortilegio; e ne parlò pure il Guerrazzi, non secondo verità, nel suo scritto L’Asino (Lugano 1860, in 8 pag- 79-80).
Il Masi fu uomo di non comune capacità, perito archeologo e di varie e disparate cose conoscitore. Morendo lasciò tutto il suo al Comune di Vernio, che non ha nemmeno scolpito una pietra per ricordare il nome del suo benefattore. V. Fedeli V. U. Boll. dell’Espos. Mandamentale di Prato 1880 pag. 106. - ↑ Fedeli V. U. Il Sasso delle Fate, Leggenda nel Bollettino dell’Esposiz. Mandam. di Prato 1880 pag. 26.
- ↑ Per guide, cavalcature, indicazioni, alloggio e vitto rivolgersi al Sig. Alamanno Fazzini che ha bottega presso la chiesa, ed è persona gentile.
- ↑ Da Cavarzano alla Tavoletta 15 min. — Di qui al Mulin di Ginesio 30 min.; dal mulino ai Piani 40 min.; dai Piani a Gavigno 10 minuti. Da Gavigno o dai piani al Tabernacolo 30 min.
- ↑ Parini, La Salubrità dell’aria, Ode.
- ↑ Dal Tabernacolo alla cima del M. delle Scalette 50 min.