Guida al Lago d'Iseo ed alle Valli Camonica e di Scalve/Isola del lago d'Iseo

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Da Iseo a Pisogne lungo la Riviera Confini tra Lovere e la Valle Camonica
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Isola del lago d'Iseo.


A questo lago aggiunge varietà e amenità un’isola grande fiancheggiata da due isolini. L’isola sorge montuosa senza piano al piede, erta a levante, lenta altrove, e però chiamasi Monte d’isola; gira intorno sette chilometri, ed ha da mezzodì l’isolino S. Paolo, a settentrione il minore detto Loreto. Sul vertice dell’isola, dove giungesi con un’ora di cammino, sorge la chiesa della Madonna della Purificazione (seriöla), antico sacrario gentile, poi unica parrocchia dell’isola, ridotta alla forma attuale nel secolo XVI, con dipinti a fresco nell’interno, coperti con imbiancatura nel principio del secolo nostro. Di que’ dipinti unica reliquia è un Ecce homo scoperto da fulmine nel 1815. Quella chiesetta venne riparata nuovamente nel 1853. L’isola è tutta colta a vigne ed ulivi e castagneti nei dolci pendii, coperta di boschi cedui ove è più erta. Nel secolo XIV avea ancora selve di larici ed abeti, ora scomparsi affatto. La popolazione dell’isola anticamente era tutta di pescatori e fabbricatori di reti. Tuttavia reticiai di quell’isola sono sparti in tutta Lombardia ed anche fuori. Ora vi stanno due Comuni: Siviano e Peschiera con 1200 persone complessivamente1. A Peschiera aveano [p. 46 modifica]antica magione li Oldofredi feudatari d’Iseo, pei quali l’isola ebbe privilegi da F. Sforza nel 1448 e nel 1453. Il castello che prospetta Tavernola, ha torre più antica rotonda nel mezzo, e dai Martinengo venne fabbricato nella forma quadra orizzontata attuale tre secoli sono. Una torre forte era anche a Siviano. Ad Olzà presso grande masso trovante d’arenaria rossa, era fama che si tenessero i sabbati delle streghe, ciò che rammenta riti gentili2 Presso quel passo a 200 metri verso mezzodì, al crocicchio tra Olzà e Masse, avvi altro mazzo erratico maggiore pure d’arenaria rossa, e coi spigoli non rosi dal rotolare. Dalla chiesa sul vertice godesi la vista più complessa e varia del lago. Le sta al piede il gruppo di case dette Cüre (Curia), la stazione più antica dell’isola, ove s’ammirano presso l’abbeveratoio due immani viti sorgenti insieme: l’una rossera, il cui gambo misura 93 centimetri di circonferenza, l’altra schiava di 55 cent.; viti che insieme nel 1874 diedero due ettolitri di vino, e sono le massime nel bacino del lago.

Sull’isolino di S. Paolo già nel sec. XIV i Francescani aveano posto piccolo chiostro, al quale migliorarono la chiesa i Fenaroli di Tavernola nel secolo XVI. Sull’isolino di Loreto che forse ebbe nome dai lauri, anticamente erano due torri quadrate, e nel secolo XIV vi sorse piccolo convento delle Clarisse. [p. 47 modifica]Due secoli sono i frati educavano begli agrumi nell’isola di S. Paolo, ove è dolcissimo il clima. Nel 1609 il Monte Isola contava 1040 abitanti sparti ne’ gruppi di Peschiera, Sivià, Carzà, Sensöle, Minzi, Senchignà, Olzà, Mas, Cure, Sensà, Noab. E sino al 1797 ebbe quattro Comuni. Peschiera, Sivià, Carzà, Mont’Isola. Nella parrocchiale di Peschiera sopra la porta principale son da vedere gli Apostoli pescanti, dipinti a fresco da Teosa nel principio di questo secolo.

Il Coronelli nell’Isolario (Venezia 1696 pag. 170) dice che in quest’isola erano caccie di lepri, che allora la rocca sopra Sensile apparteneva a Pier Antonio Martinengo, che aveva ponte levatoio e fossa, ma che era già disabitata e totalmente distrutta, come descrive anche l’isoletta di Loreto, allora posseduta dagli eredi del conte Alessandro Martinengo, mentre a S. Pietro stavano 8 frati Osservanti, 4 laici e 2 terziari. Il popolo sovrano di Brescia il 27 aprile 1797 dichiarò proprietà nazionale l’isoletta S. Paolo, e l’affittò a Giambattista Berardelli. Ora è albergo. — Abitanti di Siviano 895, di Peschiera 246.


Sale Marasino. — In sito ridente è molto industrioso, onde con Marasino sino dal 1768 avea 1639 abitanti, saliti a 1859 nel 1865, trovati 1963 il 31 dicem. 1881. La di lui chiesa sorgente maestosamente sul lago è delle Pievi primitive, come quelle d’Iseo e di Pisogne [p. 48 modifica]su questa riviera, e di Predore e di Solto su quella bergamasca. Le chiese plebane qui, circa il secolo VI, si disposero agli antichi capi pagi, ovvero mercati e tribunali secondari romani. A Sale Marasino finiva la giurisdizione della repubblica di Valcamonica. Qui ai tempi romani si eresse monumento votivo a Cauto Pati, nume persiano mitriaco o del sole. La lapide relativa nel 1826 venne portata al Museo di Brescia. Prima del 1300 Sale era frazione di Marasi3. Fu insieme pastorale, agricolo e industriale. Attrasse la fabbricazione dei panni e delle coperte di lana prima prevalente a Zone per la maggiore pastorizia, ed a Marone per l’argilla follonica (welcher-erde) che vi si trovò. Nel 1784 si lamentò officialmente la decadenza del lanificio a Sale, Marone e Zone, e nel 1804 a Marone erano 11 telai per coperte di lana, a Sale 36, e, tra l’un paese e l’altro, 14 folli, e vi si fabbricavano 30.000 coperte all’anno. Ora vi si producono sino a 70,000 coperte all’anno, col sussidio anche di macchine inglesi, e dello zolfo per l’imbiancatura. Vi si usano lane nostrali e turche ed ungheresi. Il doge Francesco Foscari con privilegio 6 giugno 1428, dichiarò Sale benemerito della Repubblica veneta.

A due chilometri da Sale ed uno da Marone, lungo l’amenissima via cordeggiante il lago, s’incontra [p. 49 modifica]il sito detto Ela per Vela o villa, ed era villeggiatura romana, della quale sono manifesti ancora avanzi di muri e d’acquedotti. Là presso si trovò frammento di statua d’Ercole, che fu mandato al Museo di Brescia. Nel 1865 vi si trovarono pavimenti a mosaico. La vaga parrocchiale S. Zeno a Sale fu rinnovata nel 1737. Nel 1875 Torelli a Sale aprì filanda a vapore di 22 bacinelle.


Marone. — Diede nome a famiglia di valenti pittori ed intagliatori dei secoli XVI e XVII, e Pietro da Marone dipinse a fresco in Iseo, a Riva, a Sovere, a Lovere. Di lui un bel quadro nella parrocchiale di Lovere. Quattro secoli sono, il centro di questo Comune era Pregas, che ha la chiesa di S. Pietro eminente sopra colle, magnifico punto di vista. La frazione di Marone crebbe non solo pel porto, ma anche pel forno di ferro che avea nella via detta ancora del Forno. Forno che cessò circa il 1630, e che alimentavasi del minerale cavato a’ piedi del monte Guglielmo. Nella parrocchiale al 2.° altare a sinistra è un Redentore, tela di Pietro da Marone, che sofferse per umidità. A Marone Vismara-Gavazzi nel 1872 presero a dirigere squisito filatoio di seta, nel quale del 1874 lavoravano 196 persone, massimamente fanciulle, e che dà annualmente seimila chilogrammi d’organzino. — Abitanti 1207. [p. 50 modifica]In Marone ebbero nome valenti pittori ed intagliatori de’ secoli XV e XVI. Nel 1876 le signore Girelli vi apersero orfanotrofio femminile per 120 fanciulle educande ai mestieri.


Vello. — Ad un chilometro da Marone levansi dal lago le roccie dolomitiche sparse di bitume che riescono eccellenti alla calce grassa, segnatamente per l’agricoltura, perchè contiene molta magnesia. Ivi ab-immemorabile erano fornaci di calce (calchere) intermittenti, alle quali nel 1873 si sostituirono due fornaci a fuoco continuo: l’una col sistema Chinalia, l’altra con quello Hoffmann, fornaci che insieme possono dare giornalmente 24 tonellate di calce, delle quali 9 la Hoffmann, ed ambi hanno fumaiuolo soffiante alto 40 metri. Ora queste sono disertate. Vello giovandosi di terrassine apriche grate all’olivo, coltiva nel verno ortaggi primaticci. La chiesetta dei morti, già parrocchiale di Vello, era tutta dipinta a fresco del 1489. Imbiancata nel 1800 serbò solo alcuni dipinti esterni che allo stile sembrano di Giovanni da Marone. — Abitanti 282.


Zone. — Pria dell’apertura dell’attuale via provinciale riverana, che da Marone in avanti si tagliò dal 1828 al 1850, le comunicazioni per terra da Pisogne alla riviera d’Iseo seguivano unicamente per [p. 51 modifica]una mala via mulattiera passante per Zone. Antico sito pastorale, che arricchivano le selve ed i pastori del monte Guglielmo e l’industria della lana, per la quale nel 1600 avea duemila pecore. Solo sotto i Franchi il cristianesimo sali a Zone, che teneva sacrario sulla cima d’un colle, dove sono reliquie di costruzioni antiche, dette i Pagà. S. Carlo nel 1580 ordinò che la di lui parrocchiale di S. Giorgio fosse trasportata al sito dell’attuale. Sotto l’antica parrocchia nel 1722 s’aprirono in terreno alluvionale quelle grandi frane che vi formarono mirabili piramidi. Sulla parte meridionale esterna di S Giorgio nel 1484 si dipinse l’impresa di S. Giorgio, secondo la leggenda di Perseo, ed una Madonna; altra Madonna a fresco vi si fece nel 1524, e questi dipinti vi rimangono ancora discretamente conservati.

Da Zone sino verso la cima del monte Guglielmo anticamente neregghiava una selva di noci e castagni presso il paese, di alberi resinosi più in alto. Le vette di quel monte salgono a 1949 metri, e la occidentale si chiama Castel Bertì, l’orientale Gölem o Giölem, nome rispondente al Göllheim della Baviera, onde male si scrive Guglielmo, come male è scritto Zone quel comune che il volgo dice . Dal 1870 si migliorarono i pascoli del Gölem, e nel 1873 il Comune ci teneva ad estivare 397 vacche. Dalla cima di questo monte si gode la più vasta, varia e [p. 52 modifica]grata veduta delle prealpi lombarde. — Abitanti 717.

Il passo da Zone a Pisogne è sparso di curiosi ammassi di trovanti granitici della Val Camonica. Sotto l’antica parrocchia sono mirabili piramidi aperte in ammassi morenici4.


Pisogne. — Dei quattro capi attuali del lago: Sarnico, Iseo, Lovere, Pisogne, Iseo è il più antico, poi presero importanza il porto e il mercato di Pisogne; indi sorsero quelli di Lovere e Sarnico. A Pisogne il cristianesimo pose una chiesa battesimale ovvero Pieve, onde s’argomenta che fosse già un capo di pago, ovvero distretto romano, ma di poca rilevanza, giacchè non vi si trovano monumenti romani, e la di lui chiesa primitiva di S. Maria si disse in silvis, segno indubbio che vaste selve fossero ai tempi dei Longobardi o dei Franchi nel sito ove sorse, e che ve la si ponesse solo per l’opportunità del convegno della gente sparta ad abitare nei vici Toline, Grignaghe, Fraine, Somvic, Castrino, Piano. Al nome romano di Castrino nella frazione Gratacasolo fan commento sepolcri romani che vi si rinvennero. Ivi era alto forno di ferro distrutto da innondazione del 1676, e sboccava la via romana congiungente i [p. 53 modifica]Triumplini coi Camuni pei passi di Pezzaze e di Fraine, sui quali si vedono ancora reliquie di torri romane, una delle quali era anche a Somvic superiore. Fraine sul passo aveva antiche fucine. In Val Sassina diconsi fraini i ferrieri (ted. frai, libero)5. Il nome di Goen alla contrada di Pisogne dove sono l’alto forno del ferro e le fucine, rammenta il gowan scozzese, che vale fabbro, e ci porta a tempi molto antichi, per lo meno ai Longobardi.

Pisogne fu curia del vescovo di Brescia, che vi aveva l’avvocato, il castello e la torre, torre che tuttavia vi sorge sul mercato. Nel 1299 il vescovo di Brescia Berardo Maggi fa convenzione coi Pisognesi, i quali riconoscono d’avere dal vescovo sino dal 1205 avuto investitura di beni oltre l’Oglio, si dichiarano dipendenti dal di lui feudo, gli attribuiscono le decime delle pesche, del sale, del ferro, de’ molini si obbligano a custodirne la rocca ed a cacciare per lui. Il vescovo manteneva la famiglia del boia in Pisogne, col feudo soldo, di molino e prati. Pisogne nel 1462 si redense da tante servitù, donando al vescovo una possessione a Bagnolo.

Pisogne, camuno sotto i Romani, nel medio evo, pel mercato fu collegato strettamente ad Iseo, onde il doge Foscari nel 1428 riunendolo a Valcamonica, disse che era jurisdictione et officii Isei. La Pieve vecchia [p. 54 modifica]attuale di Pisogne sorse sull’antica, della quale non rimasero traccie, e fu costrutta nel 1485, dipinta poi alla fine di quel secolo nella facciata. La parrocchiale nuova, magnifica pel sito e per la grandezza, si fabbricò dal 1769 al 1798.

A pochi passi da Pisogne, verso la valle, sta la chiesa della Madonna della neve, eretta nel 1400, dove nell’interno serbansi dipinti preziosi a fresco di Romanino, che sul lato esterno settentrionale figurò stupendamente l’adorazione dei Magi, ora quasi affatto smarrita. Sulla facciata, verso la fine del secolo XV, d’ambo i lati della porta, pennello ignoto ma della scuola paesana, dipinse simboli della redenzione e della morte, con allusioni critiche ai vizii del clero. Quel dipinto venne illustrato primamente da noi nel 1846. È notevole a Pisogne anche la facciata della Pieve vecchia con porta maggiore d’arenaria rossa scolpita, chiesa ricostrutta del 1487.

Nessun sito della valle del Po ha condizioni tanto propizie alla siderurgia come Pisogne. Filoni di ferro spatico in Val Rizzolo ed a Grignaghe a lieve altezza, minerale eccellente per ghisa cristallina o lamellare (spiegel eisen), monti boscosissimi e di facile pendio, forno e fucine al labbro del lago. Il forno di Pisogne fu per eccitamento di Battista Cavallini sino dal 1844 ridotto ad aria calda, e primo in Italia adottò questo progresso, onde potè elevare a 45 quintali di [p. 55 modifica]ghisa al giorno il suo prodotto che prima era di 30. La ghisa di Pisogne è eccellente per la produzione dell’acciaio fino, ed i di lui ferri ebbero distinzioni alle esposizioni di Firenze (1861), di Londra (1862), di Parigi (1867).

L’industria mineraria. — Pisogne va onorato non solo dal ferro, ma anche dal gesso e dalle macine. La volpinite di Volpino e di Lovere oltre il lago rimpetto a Pisogne, emerge anche qui, e si cava, cuoce e macina per la produzione annua di circa ventimila quintali per fabbrica, per carta, per concime. A Gratacasolo poi, a due chilometri da Pisogne nella valle, sono cave di macine pel grano di arenaria rossa, e di conglomerato siliceo, macine che valgono sul sito da 100 sino a 300 lire, delle quali medianamente se ne estraggono 300 all’anno, e che si spediscono sino nella Spagna e nell’America. Nel piano di Pisogne, sotto un metro di terriccio, è deposito di torba. A Pisogne Corna nel 1872 aprì filanda a vapore di 60 bacinelle.

Da statuti di Brescia rilevasi che già del 1270 Pisogne era stazione di legnami, che dalle valli per Iseo si diffondevano alla bresciana. Il di lui mercato nei secoli passati era frequentato anche da Milanesi, da Pavesi e da Cremonesi. Alla coraggiosa iniziativa di Pisogne si deve l’apertura della via pittoresca lungo il lago che raggiunse la vecchia a Marone, [p. 56 modifica]via cominciata nel 1828 e compita nel 1850. Dal 1819 vi fu aperto il buon collegio Mercanti per l’istruzione secondaria inferiore nel sito detto Co de ela (capo della villa), collegio ora cessato. Il Comune è partito in sei parrocchie, e noverò 4012 abitanti nel 1865, che si trovarono 3627 al 31 dicembre 1871, e 4067 dieci anni dopo.

Alberghi; La Corona e Le tre stelle, ambi sul porto.

Note

  1. Nel 1280 il Comune di Peschiera, e Carzano che era il Comune dell’isola, contribuiscono in Brescia per la costruzione del ponte delle Grotte sul Mella.
  2. Olzati erano antichi Germani presso il Reno.
  3. Saly ai Longobardi valse sbocco, onde Sale di Marasino, di Berso, di Guzzago e Salò.
  4. Veggasi il diligente studio del prof. Francesco Salmojraghi Le Piramidi di erezione e i terreni glaciali di Zone. Roma Lincei 1885.
  5. Fraine chiamasi anche un sito del monte Baldo.