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su questa riviera, e di Predore e di Solto su quella bergamasca. Le chiese plebane qui, circa il secolo VI, si disposero agli antichi capi pagi, ovvero mercati e tribunali secondari romani. A Sale Marasino finiva la giurisdizione della repubblica di Valcamonica. Qui ai tempi romani si eresse monumento votivo a Cauto Pati, nume persiano mitriaco o del sole. La lapide relativa nel 1826 venne portata al Museo di Brescia. Prima del 1300 Sale era frazione di Marasi1. Fu insieme pastorale, agricolo e industriale. Attrasse la fabbricazione dei panni e delle coperte di lana prima prevalente a Zone per la maggiore pastorizia, ed a Marone per l’argilla follonica (welcher-erde) che vi si trovò. Nel 1784 si lamentò officialmente la decadenza del lanificio a Sale, Marone e Zone, e nel 1804 a Marone erano 11 telai per coperte di lana, a Sale 36, e, tra l’un paese e l’altro, 14 folli, e vi si fabbricavano 30.000 coperte all’anno. Ora vi si producono sino a 70,000 coperte all’anno, col sussidio anche di macchine inglesi, e dello zolfo per l’imbiancatura. Vi si usano lane nostrali e turche ed ungheresi. Il doge Francesco Foscari con privilegio 6 giugno 1428, dichiarò Sale benemerito della Repubblica veneta.

A due chilometri da Sale ed uno da Marone, lungo l’amenissima via cordeggiante il lago, s’in-

  1. Saly ai Longobardi valse sbocco, onde Sale di Marasino, di Berso, di Guzzago e Salò.