Guida al Lago d'Iseo ed alle Valli Camonica e di Scalve/Da Bergamo a Lovere per Val Cavallina

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Da Bergamo a Palazzolo Da Palazzolo a Sarnico
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Da Bergamo a Lovere per Val Cavallina.


Prima che fosse aperta la ferrovia verso Palazzolo da Bergamo, e che con quella corrispondesse la navigazione coi piroscafi da Sarnico (1856), da Bergamo a Lovere andavasi unicamente per la via nazionale risalente il suo corso del Cherio e rasentante i laghi d’Endine e di Gaiano nella Valle Cavallina per chilometri 43.

Quella via è ancora percorsa giornalmente da diligenze salenti e scendenti, e ne’ tempi antichi fu via militare importante.

Il primo paese notevole che tocca questa via, partendo da Bergamo, è:


Trescorre a dodici chilometri, rinomato pei bagni solforosi, già noti nei tempi antichi, e restaurati nel 1470 per munificenza di Bartolomeo Colleoni, ed ingranditi nel 1580 dal Podestà veneto Capello, che li cedette alla città di Bergamo. Il concorso a questi bagni va crescendo ogni anno. Dalla ferrovia si sbocca alla stazione di Gorlago distante due chilometri, ed ora già vi si trovano i conforti della vita agiata. A Trescorre vuolsi vedere nella chiesetta di S. Barbara in Novale gli a freschi stupendi di Lorenzo Lotto [p. 26 modifica]del 1524. Trescorre detto Tres-cur pare derivato da Tres-curiae, forse tre case feudali poste nel sito importante ove sbocca la valle, dove la repubblica di Bergamo teneva razza di cavalli, e dalla quale venivano i cavalli dal Tonale, onde si disse Val Cavallina. — Abitanti 2906.

Il laghetto d’Endine ha poca pesca di tinche e di sardelle, e si mantenne libero per decreto veneto 2 luglio 1643, e per vantaggio delle ville Endeno, Solto, Spinone. Nel 1837 se ne abassò il livello escavandone l’emissario. Il Tadini nel 1799 richiamò l’attenzione sopra vecchio progetto di rendere il lago d’Endíne serbatoio artificiale per l’irrigazione.

Oltre questo trovasi il laghettino Gaià dai Martinoni di Solto, e sopra piccola prominenza ad occidente di esso, a pochi passi della via, si vede rovesciato un dolmen, monumento celtico, o d’altro popolo molto antico: monumento illustrato nel giornale il Crepuscolo dal 15 settembre al 1° dicembre 1850 da Luigi Tatti e da Gabriele Rosa. Intorno questo laghettino è terreno alluvionale in cui prosperano mirabilmente il maiz ed i vimini. — Abitanti 3147.


Lovere. — I seni più sicuri ed ampii del lago d’Iseo sono quelli di Lovere e di Pisogne che si prospettano, seni che dovettero essere palustri ai tempi [p. 27 modifica]romani, perchè verso le rive non lasciarono traccie di antica coltura 1. E Lovere non è il Leuceris degli itinerari romani (Lecco), ma era piccolo sito peschereccio, e di ferriere e folli di panni, tra i paghi romani e le pievi cristiane di Solto e di Rogno, e col porto a Castro. Nondimeno anche nelle alture di Lovere si trovarono sepolcri romani, e due lapidi a Minerva, forse perchè già sin d’allora vi si piantarono ulivi. Alla stalla Milema verso Volpino si trovarono lucerne romane inscritte.

Lovere chiamasi Loer, e più anticamente era Luar, che in longobardo vorrebbe dire bassura. Fu nei primi secoli cristiani una via lungo il torrente Re alle valli Sorde nella valletta Aren; chiusa e difesa da torri e da mura, di cui rimangono: la torre rotonda, ora sopra il paese a mezzodì, ruderi di mura del castello, ad occidente la porta Seriana, ed a san Giorgio la parrocchiale primitiva. Lungo la corrente del Re i Loveresi aveano fucine e folli di panni, e sul lago, capanne di pescatori coperte di paglia onde chiamavansi pagliaroli, epiteto che si volse in quello di polentini, forse perchè il primo grano turco, o mais, coltivato sul lago fu quello che Pietro Gaioncelli [p. 28 modifica]reduce dall’America, pose nel 1638 in un orto suo tra Lovere e Volpino. I Loveresi sino dal 1107 contesero per ottenere un posto nel porto d’Iseo. Nel 1222 un Bellotto Federici degli Anzelerii, detti poi Celeri, donò a Lovere le sue parti nel castello, che era con tre torri alle attuali prigioni. Lovere avea anche verso il lago le torri degli Alghisi, ed una gran torre detta la Zucca, sulla quale si elevò poi l’attuale parrocchia. Nel 1243 Pantaleone Burgense concesse a Lovere il mercato del sabato. Nel 1263 vi mori Cavalcano Sala, vescovo di Brescia, fuggito all’ira di Ezzelino. Pandolfo Malatesta nel 1404, nel 1407 e nel 1415 devastò Lovere, il quale pe’ suoi spiriti ghibellini venne anche maltrattato da Venezia, che ne staccò dalla giurisdizione Castro, Riva, Solto (1440), Tavernola, Vigolo, Parzanica (1443), Sovere (1449), e ne abbattè la gran torre sul lago. Nondimeno tanto era l’importanza di Lovere, che gli lasciò la reggenza d’un Podestà mandato da Bergamo, e gli statuti di governo autonomo. Lo favorirono d’esenzioni Filippo Maria Visconti con diploma 12 aprile 1413, Nicolò Piccinino il 12 maggio 1441, Francesco Sforza con scritto 12 ottobre 1448, tutti ghibellini.

Il Musio circa il 1500 disse che a Lovere mancava solo il nome di città. Clusoni et Lueri vix decus urbis abest, ed il Bellaffino nel 1530 asserì che Lovere [p. 29 modifica]era celebre pel lanificio {confectura pannorum celeber), lanificio scesovi da Clusone e pel quale i Loveresi frequentavano le fiere di Bolzano e d’altre città germaniche. Per Lovere passarono dalla Germania per Val Cavallina Lodovico il Bavaro nel 1327 e 1330, e Massimiliano imperatore ritirandosi nel 1516, onde ai Loveresi che lo sussidiavano, concesse privilegi pei loro commerci nella Germania2. L’importanza economica di Lovere si dimostra dalle taglie che Venezia gli impose. Nel 1527 diede a Bergamo tassa di settemila ducati, a Lovere di tremila, e due anni dopo chiese a Bergamo sussidio di 3500 ducati, a Lovere di 1500. Lovere allora colle vicinie avea quattromila abitanti, e ne perdette 500 per la peste del 1630.

L’opulenza di Lovere si manifesta dalla grandiosa sua chiesa di S. Maria in Valvendra, nel luogo detto anticamente la Marzia, fondata nel 1473, consacrata il 2 agosto 1483 e restaurata nel 1647 e nel 1751. Vi dipinsero il Ferramola, maestro del Moretto, nel principio del secolo XVI, ed Andrea da Manerbio dal 1535 al 1549 vi fece i begli a fresco che vi si ammirano ancora. In questa chiesa sono da considerare l’Assunzione, pala di Francesco Morone e lo Sposalizio nel quarto altare a sinistra, tela [p. 30 modifica]giambellinesca, e S. Diego del Cavagna nel sesto altare a sinistra. Le ante dell’organo furon dipinte dal Ferramola e da Moretto giovane nel 1512.

La parrocchiale di Lovere venne rifatta nel 1655 e nel 1883, ed ha una Cena, opera magnifica del Cavagna. Del Romanino a Lovere rimane qualche reliquia di a freschi alla porta di S. Giorgio. Dagli artisti voglionsi vedere in Lovere la Pace dipinta a fresco in piazza alla fine del secolo XV, l’Annunciata sulla vecchia porta del chiostro di S. Maurizio ricostrutto nel 1879, ed il S. Martino, posteriore di un secolo, a fresco sulla facciata di S. Chiara.

Sono loveresi i rinomati intagliatori Capo di ferro del secolo XVI3. Lo stemma di Lovere era manipolo di spiche col motto Unitas, stemma che era antico a Rogno.

La bontà del sito vi trasse a dimorare in casa Bosio al Ratt dal 1747 al 1757 Elisabetta Mary Wortle y Montague, la famosa scrittrice inglese che difese Shakespeare contro Woltaire, e nell’estate del 1868 la gentile Ida Düringsfeld che descrisse il lago d’Iseo nell’Ausland 18 gennaio 18694. [p. 31 modifica]Nel già chiostro di S. Maria soppresso dal 1764, sta il convitto col ginnasio e colle scuole tecniche, convitto iniziato per fondazione Brigenti del 1626, e che ora è il più frequentato delle provincie di Bergamo e di Brescia, avendo già nel 1873 raccolto 350 convittori.

Il conte Tadini da Crema nel principio di questo secolo predilesse Lovere, e vi costruì il magnifico palazzo prospettante il lago, dove raccolse pinacoteca e museo di prodotti naturali, e biblioteca di cinque mila volumi, cose tutte che donò al Municipio di Lovere con testamento 22 maggio 1828, e colla dotazione di novemila lire italiane annue, onde servissero ad una scuola di musica e di disegno che istituì in quel palazzo. Ivi al piano terreno è uno stupendo bassorilievo di Canova dell’unico figlio di Tadini. Sonvi anche i primi lavori in marmo di Gian Maria Benzoni da Songavazzo in Val Seriana, garzoncello falegname, nel quale il Tadini indovinò l’artista grande, onde mandollo allo studio di Roma, dove il Benzoni morì il 26 aprile 1873. Vi è una bene ordinata collezione geologica lombarda, donata dal benemerito Giulio Carioni.

Nella pinacoteca sono da ammirare: un Battesimo del Civerchio, una Madonna col Bambino, tavola di Giacomo Bellini, una Madonna con santi, di Paris Bordone, un Presepio del Buttinone, una Madonna col [p. 32 modifica]Bambino del Parmigianino, un Giorgione e un Giambellino.

Lovere nel 1865 avea 2785 abitanti, e si trovarono 2838 il 31 dicembre 1871, e 2937 dieci anni dopo. Ha il maggior mercato settimanale di bestiami della provincia di Bergamo, e da dieci anni v’attirò la massima parte del mercato di legnami ch’era a Pisogne. Da Lovere parti l’iniziativa della navigazione a vapore sul lago, per la quale ora ha i piroscafi Lovere, Commercio, Tonale, navigazione che ora sta per raddoppiare. Dal 1871 Milesi vi aprì squisita filanda a vapore di 44 bacinelle, salite a 64 nel 1883.

Alberghi di Lovere: S. Antonio, Leon d’oro, Italia.

Note

  1. Lower in anglosassone, e quindi in longobardo, vale basso. Altro Lovere è presso Tirano in Valtellina, ed un piccolo Lovere è nella Pieve di Tremosine, altro è nelle Giudicarie. Un torrente Lovere è nella valle Bregalia.
  2. Il valente prof. Dionigi Marinoni possede alcuni de’ privilegi originali di Lovere.
  3. Gian Francesco Capodiferro cominciò nel 1522 ad eseguire gli intagli e le tarsìe mirabili del coro e del presbiterio di S. Maria Maggiore in Bergamo.
  4. La Montague nel 1747 disse il sito di Lovere the most beantifully romantic i ever saw in my life, il romantico più bello che io abbia mai veduto.