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celli, reduce dall’America, pose nel 1638 in un orto suo tra Lovere e Volpino. I Loveresi sino dal 1107 contesero per ottenere un posto nel porto d’Iseo. Nel 1222 un Bellotto Federici degli Anzelerii, detti poi Celeri, donò a Lovere le sue parti nel castello, che era con tre torri alle attuali prigioni. Lovere avea anche verso il lago le torri degli Alghisi, ed una gran torre detta la Zucca, sulla quale si elevò poi l’attuale parrocchia. Nel 1243 Pantaleone Burgense concesse a Lovere il mercato del sabato. Nel 1263 vi mori Cavalcano Sala, vescovo di Brescia, fuggito all’ira di Ezzelino. Pandolfo Malatesta nel 1404, nel 1407 e nel 1415 devastò Lovere, il quale pe’ suoi spiriti ghibellini venne anche maltrattato da Venezia, che ne staccò dalla giurisdizione Castro, Riva, Solto (1440), Tavernola, Vigolo, Parzanica (1443), Sovere (1449), e ne abbattè la gran torre sul lago. Nondimeno tanto era l’importanza di Lovere, che gli lasciò la reggenza d’un Podestà mandato da Bergamo, e gli statuti di governo autonomo. Lo favorirono d’esenzioni Filippo Maria Visconti con diploma 12 aprile 1413, Nicolò Piccinino il 12 maggio 1441, Francesco Sforza con scritto 12 ottobre 1448, tutti ghibellini.

Il Musio circa il 1500 disse che a Lovere mancava solo il nome di città. Clusoni et Lueri vix decus urbis abest, ed il Bellaffino nel 1530 asserì che Lo-