Grammatica italiana dell'uso moderno/Parte II/Capitolo II. L'articolo.
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CAPITOLO II
L’articolo.
§ 1. Per comodità degli studiosi, cominciamo a trattare le parti del discorso dall’articolo, benchè secondo l’ordine razionale esso si colleghi col pronome, anzi non si distingua da quello.
Si chiamano articoli certe voci che, premesse ordinariamente al nome, indicano la cosa rappresentata dal nome stesso, come distinta dalle altre della medesima specie.
Gli articoli si declinano come il nome; variano cioè la flessione secondo il genere (maschile e femminile), e secondo il numero (singolare e plurale).
§ 2. Si hanno due articoli diversi secondo il modo particolare o generico di indicare una cosa. Quello che indica una cosa in particolare si chiama articolo determinato; quello che indica una cosa in generale, articolo indeterminato.
§ 3. L’articolo determinato non è altro che il pronome dimostrativo nella sua forma enclitica (vedi i capitoli seguenti), premesso ad un nome. Ha due forme pel maschile, una pel femminile.
Maschile | Femminile |
sing. il ovv. lo | la |
plur. i ovv. gli | le |
§ 4. Si usa la prima forma (sing. il, plur. i) davanti a nome maschile che cominci per consonante, purché non da s impura, nè da z, nè da j. P. es. il páne, i páni; il brávo, i brávi; il clèro, i clèri.
Si usa la seconda forma (sing. lo, plur. gli) davanti a nome maschile che cominci per s impura o per z per j. P. es. lo stúdio, gli stúdii; lo scòglio, gli scògli; lo zúcchero, gli zúccheri; lo zèro, gli zèri; lo Jònico, gli Jònici. Si usa pure questa seconda forma davanti a nome maschile che cominci per vocale o dittongo, ma in tal caso si apostrofa lo in l’ davanti a tutti i nomi singolari, e gli in gl’ solo davanti a nomi plurali che comincino per i. Esempii: l’ángelo, gli ángeli; l’uòmo, gli uòmini; l’ingégno, gl’ingégni; l’intellètto, gl’intellètti.
§ 5. L’articolo gli si usa pure davanti al plurale del nome Dio. Esempii: gli Dèi, gli Dii poet.
Nel verso si può talvolta conservare l’uso antico di adoprare lo e gli (nella forma antiq. li) anche davanti a nome che cominci per consonante. P. es. lo valóre, lo desíre; li volúmi, li sággi.
Nel verso si può usare la forma il, i anche davanti a nome che cominci per z. Di rado in prosa.
Nel verso si trova usato l’art. i davanti al nome plur. Dèi ed a nomi comincianti per s impura. P. es. i Dèi, i stólti.
Quanto all’elisione inversa, vedi Parte I, cap. xi, § 9.
§ 6. L’articolo la, le si usa davanti a nomi femminili, tanto se cominciano per consonante, quanto per vocale o dittongo; ma in questo caso si apostrofa colle restrizioni indicate nella Parte I, cap. xi, § 3. Esempii: la dònna, le dònne; l’ánima, le ánime; l’èrba, l’èrbe; l’uova.
§ 7. L’articolo determinato si attacca regolarmente in fine ad alcune preposizioni monosillabe dalle quali venga preceduto, e così forma quelle che si dicono preposizioni articolate.
Le preposizioni con cui sempre e necessariamente si attacca, sono tre: di, a, da. Dalla loro unione coll’articolo determinato risultano le seguenti preposizioni articolate, da usarsi secondo le norme date per gli articoli separati:
maschile | femminile |
sing. dél; déllo, déll’ | délla, déll’ |
plur. déi, dé’; dégli, dégl’ | délle, déll’ |
sing. al; állo, all’ | álla, all’ |
plur. ái, a’; ágli, ágl’ | álle, áll’ |
sing. dál; dállo, dáll’ | dálla, dall’ |
plur. dái, da’; dágli, dágl’ | dálle, dáll’ |
Nel verso si possono usare le forme separate de lo, de la; a lo, a la; da lo, da la.
§ 8. Queste preposizioni di, a, da, o sole o articolate servono nella sintassi italiana a indicare molte di quelle stesse relazioni che le lingue antiche indicano ordinariamente coi tre casi detti genitivo, dativo, ablativo. Al genitivo corrispondono le forme con di, che indicano relazione di possesso ecc. al dativo le forme con a, che indicano relazione di avvicinamento ecc. all’ablativo le forme con da, che indicano relazione di provenienza ecc. Esempii: il líbro di Piètro; la paziènza de’ Sánti; vádo a Toríno; fo un dóno ai fratèlli; párto da cása; sóno battúto da’ nemíci. Abbiamo qui accennato questa regola, che dovrà essere trattata diffusamente nella Sintassi.
§ 9. L’articolo indeterminato non è altro che il pronome numerale
maschile | femminile |
úno | úna |
Il masch. úno si tronca sempre davanti a qualunque nome maschile purchè non cominci nè da s impura, nè da z, nè da j. P. es. un uòmo, un ángelo; un palázzo, un cáne. Ma al contrario: úno stúdio, úno zèro, úno Jònico.
Nel verso si può usare un anche davanti a nome che cominci per z. P. es. un zèlo, un zaffiro, un zèffiro. Di rado ciò si fa in prosa.
Il femm. úna si elide sempre davanti a nome femminile che cominci per vocale. P. es. un’ánima, un’educazióne, un’imprésa, un’òpera, un’úrna.
§ 10. L’articolo indeterminato manca di plurale. Si può supplire in molti casi colle preposizioni articolate seguenti:
maschile | femminile |
déi, dé’; dégli, dégl’ | délle, déll’ |
masch. | femm. |
alcúni | alcúne. |