Gli assempri/Del giudicio d'un grandissimo e crudele usuraio del castello di Radicofani

Del giudicio d'un grandissimo e crudele usuraio del castello di Radicofani

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Del giudicio d'un grandissimo e crudele usuraio del castello di Radicofani
Del giudicio d'un grande usuraio ne la città di Padova Come un giocatore bastemmiando Idio, ne fu portato dal diavolo in anima et in corpo

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Del giudicio d’un grandissimo e crudele usuraio del castello di Radicofani.

CAP. 12.°

Nel castello di Radicofani fu un misero uomo; et avvenga che egli invecchiasse molto si poteva dir di lui come dice ’l proverbio: maladetto el fanciullo di cento anni. Questo misero tutto ’l tempo de la vita sua prestò a usura e mai non ebbe nessuna infermitá. Et avvenga che fusse dotato di molti vizii, singularmente fu uomo cupido et avaro e crudele e nemico de’ povari, assai più che ’l diavolo non l’aveva saputo formare, e piuttosto voleva che la cucina e l’altre cose che alcuna volta avanzavano ne la sua casa si gittassero via, che si dessero a’ povari; e mai limosina non li fu veduto fare ne voleva che in sua casa si facesse. Costui quando finiro e’ suoi maladetti dì, li venne un accidente di subbito per lo quale fu posto sul letto. Poi fu mandato due giovani per un venerabile medico di santissima vita, ch’era ne la terra e de la terra, e questo fra le due e le tre ore. E partitosi ’l medico da la casa sua et andando a casa dell’nfermo, quando [p. 52 modifica]fu a mezza via, essendo ’l tempo chiaro e sereno e ’l cielo stellato e in aria nulla nuvila si vedeva, venne un grandissimo tuono e baleno intanto che tutti isbalordiro; e giognendo sull’uscio de la casa, venne un altro tuono con un baleno duo tanto maggiore e medesimamente tutti stordiro. E giognendo poi ne la corte per volere entrare in camera del misero infermo, venne un altro baleno con un tuono sì orribile che chiunque era ne la camera fece stordire e ’l medico e chiunque era ne la casa caddero accovolati in terra, e ruppe et aperse le finestre de la camera dov’era lo ’nfermo, e spense quanti lumi erano ne la casa. E così stettero accovolati ben per una quarta ora, sì storditi che non avevano ardire di levarsi. Poi finalmente accesero el lume, et andare allo ’nfermo e trovarlo morto; e così e’ diavogli ne portaro l’anima sua. Poi ch’io ebbi scritto el sopradetto assempro, più volte, secondamente che m’aveva detto el figliuolo del sopradetto medico, mi disse ’l medico el quale era uomo auto di ben novanta anni, et era di santa vita e molto venerabile persona. Dissemi che venne di subbito una piova con una grandine e con tanta tempesta, che credettero che tutta la terra dovesse sonnabissare, e tutta la casa tremava e le tecole del tetto tutte si percoteano [p. 53 modifica]insieme, e chiunque era ne la camera tramortì. E la mattina trovarono che da la casa sua per tutta una via fuore di Radicofani le sette miglia tutta era piena di botte; e dall’una parte e dall’altra de la via si trovò gli arbori e le viti e le macchie tutti rotti e fracassati; e nè prima nè poi mai in quel monte di Radicofani non fu più veduto botta nessuna. Anco mi disse ’l medico che ’l prete de la terra el sotterrò in chiesa per denari; unde poi la notte fu ne la chiesa tanti bussi e tanta tempesta e strida che ne la terra non vi potè dormire persona; sicchè ’l popolo de la terra a furia andarono la mattina a la chiesa, e scavarono quel misero corpo e sotterrarlo fuor de la terra nel più brutto luogo e vitoparoso che poterono.