Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI/Libro II/V
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CAPITOLO QUINTO.
Narra l’Autore altre cose, durante il suo soggiorno in Mexico.
Andai il Venerdi 24. in Escapusalco, per vedere se restavano ancora vestigia d’un Palagio del Re di tal nome. Fatta una lega, e mezza, dalla parte di San Cosimo, giunti in questo picciol Villaggio (Parrocchia de’ PP. Domenicani) ne vi trovai altra fabbrica di pietra, ch’un picciol Convento de’ medesimi Religiosi, capace di cinque soli Frati, ed una Chiesa molto ordinaria, con 20. altari. Il palagio dee credersi, che fusse stato distrutto dagli antichi conquistatori.
Nel rirorno, essendo passato per l’Ospizio di S. Jacinto de’ Padri Domenicani, il Vicario mi condusse a diporto nel giardino; dove sulle frondi del fico d’India, fece vedermi la grana, tanto necessaria, e stimata in Europa, per dare il color purpureo. Erano alle frondi straccati alcuni bachi, o vermi di color cenerognolo; or questi mi disse, che maturi, si fan cadere sopra un panno, e seccati divengono di color paonazzo, com’è la grana, che si vende in Europa. La maggior raccolta si fa nella Provincia d’Uguaxacca; rinomata anche per la buona cioccolata.
Il Sabato 25. passò il V. Re al Palagio Reale, riedificato dopo l’incendio. Dicono che questo fù di Cortes; e che, per maggior comodità de’ V. Re, si permutasse con quello di Montesuma, appartenente al Re. Or mentre si rifece il Palagio Reale, il Marchese del Valle, successore di Cortes, diede abitazione gratuita al V. Re, nel suddetto di Montesuma, dirimpetto la Cattedrale. Il mentovato Palagio Reale ha sopra la piazza una facciata, niente inferiore a quello di Napoli; perocchè supplisce la vaga simmetria de’ balconi alla mancanza de’ travertini lavorati; e a gli altri ornamenti, l’esser quadrato in Isola, con due Torri verso la Piazza, fornite di piccioli pezzi di bronzo, per servirsene in occasion di tumulto.
Da un gran Cortile, si monta per una scala (simile a quella del Palagio di Napoli) a gli appartamenti, i quali sono molti, e capacissimi, non che vistosi. In separati cortili sono le camere de’ Tribunali; e’l quartiere de’ pochi soldati, che sono di guardia. Intervenne il V. Re la mattina nella sala del Crimen, per la visita di Pentecoste, vestito di campagna; sedendosi fra cinque Auditori della Real Audienza, e cinque Alcaldi di Corte. Tutta la visita di 400., e più carcerati, non fu, che di Spagnuoli, Criogli, Indiani, e Mulati, rei di furto; perche menando tutti una vita oziosa, e da vagabondi, per vivere, s’applicano a rubare, e far truffe: e per molto, che stia guardingo un forestiere, non partirà da Mexico, senza perdervi danajo, o roba; perche sanno così ben mentire, che ingannano qualsisia scaltro uomo. Si contentano più tosto andar nudi, e miserabili, che applicarsi a qualche mestiere, o servire; e pure hanno occasione di guadagnare quattro volte più che in Ispagna. Se si prendessero per vagabondi, come si costuma in molte parti d’Europa, si vivrebbe, con sicurezza nelle case; ma ora, benche serrate, non sono sicure; aprendosi i ladri la strada per lo tetto, o bruciando le porte; oltre che di giorno nelle Chiese la borsa non è sicura dalla loro destrezza; ed io un dì, mi vidi togliere lo spadino dal fianco. Con tutto che fusse giornata di grazia, ben poche ne fece il V. Re, e’ suoi Ministri a quelli nemici della pubblica quiete. Mi rammenta qui, a proposto di Ministri, che stando in fine della vita alcun di loro; dee il V. Re, per ordine Reale, andarlo a visitare, e interrogarlo se ha qualche scrupolo da dirgli; e poi ch’è morto, dee accompagnare il cadavere alla Chiesa.
La Domenica 26. predicò Monsignor Arcivescovo sotto un baldacchino, elevato sei gradini, vestito ponteficalmente fra le quattro dignità. Il Vicere assisteva sul piano, col suo strato, e sedia dalla parte del Vangelo; e tutti i Ministri avanti a lui, verso l’altar maggiore: dall’opposta parte in banchi erano seduti il Correggidore, Alcaldi, e Reggidori.
Il Lunedi 27.dovea andare la Signora V. Regina, con suo marito, in S. Agostino de las Cuevas, invitati dal Tesoriere della Casa della moneta; ma poi se n’astennero, per far cosa grata a Monsignor Arcivescovo, il quale biasimava quel passatempo, come scandaloso.
Fu gran concorso di Dame, e Cavalieri, il Martedi 28. in Ciapultepech. Andatovi io, con alcuni amici, in una carozza a quattro, mi parve di vedere il Castello d’Emaus, per la varietà di tante figure a cavallo, e a piedi; andando abbracciati uomini, e donne in groppa a cavalli. Il Mercordi 29. accompagnata da molte carozze a sei, andò la Signora V. Regina al passeggio di Xamaica.
Entrai il Giovedi 30. nella Cappella delle carceri, per vedere quattro persone, che si doveano giustiziare il seguente dì. Tre di essi erano Indiani di Ciolula, convinti d’aver rubato il Sacrario, e consumata l’ostia consecrata; il quarto era un Mexicano, ch’avea rubato il camiso, e un’avanti-altare nella Chiesa di S. Caterina; e fattene brache, e gonne, che gli Spagnuoli dicono enaguas. Morirono il Venerdì ultimo, su d’una forca, appiè della quale furono bollati altri quattro furbi, ch’erano stati prima frustati per la Città, senza pregiudizio della causa. Furono menati nelle carceri, l’istesso giorno, altri tredici tagliaborse.
Il Sabato primo di Giugno nell’Unversità si tennero Conclusioni di Medicina, per l’esame d’uno scolare, che domandava esser approvato Baccelliere. La Domenica 2. andai nel Teatro, e vi udij rappresentare una pessima commedia. Il Lunedì 3. il V. Re chiamò a consulta diversi Ministri, per dar rimedio agli scandali, che potenno seguire, dall’avere gli Agostiniani eletto due Provinciali, uno Crioglio, e l’altro Cacciopino, in due Capitoli tenuti in Meccioacan. Il Martedì 4. andò la Signora V. Regina col V.Re, in S. Agostino de las Cuevas, dove, nel suo giardino, diede loro a desinare il Tesoriere della Casa della moneta; che non potè far meno spesa di mille pezze d’otto.
Il Mercordì 5. andai a vedere l’Ospedale della Trinidad; che serve solamente a’ Sacerdoti infermi, di qualunque nazione. La Chiesa è ben’ornata, con circa 21. altari dorati. L’Infermeria è capace di 20. letti; ed è servita con molta carità, e pulitezza. Vi è uno appartamento per l’Abate, ed alcune stanze per gli Cappellani, e per curare i pazzi. Il licenziato D. Alonzo Gomez Ruy Gomez de Robles presentò a questo pio luogo dodici quadri de’ SS. Apostoli di molto valore.
Il Giovedì 6. per la Processione del Corpus Domini, si videro apparate tutte le strade, e le finestre della Città riccamente adorne di rilievi, tappeti, e coltri; che, giunte al verde dell’erbe, e vaghezza de’ fiori, facevano una leggiadra veduta. Nella strada degli argentieri stava molto ben dipinta la conquista di Mexico, appunto come allora stavano le case della Città, e con gli abiti, che usavano in quel tempo gl’Indiani. Principiò la processione, con circa 100. statue, ornate di fiori; e seguivano le Confraternità, e Religiosi di tutti gli Ordini, fuorche i Padri della Compagnia, e’ Carmelitani. Venivano poscia i Canonici, che portavano il Santissimo sopra una bara. Chiudeano la pompa l’Arcivescovo, il V. Re, Ministri (che givano senza cappa) Città, e Nobiltà. Per tutta la processione, da quando in quando, si vedeano ballare mostri, e maschere, di differenti abiti, come si costuma in Ispagna.
Il Vencrdì 7. andai in S. Francesco il Grande, a vedere il sepolcro di Hernando Cortes, conquistatore di Mexico. A destra dell’altar maggiore era il suo ritratto, sotto un baldacchino; e poco elevato dal suolo un sepolcro, dove mi dissero, conservarsi le ossa di sì gran Capitano, non ancora convenevolmente collocate. Dal Convento grande di S. Agostino uscì un’altra Processione il Sabato 8. nella quale andavano parimente ballando mostri. In quel dì mi dissero, ch’erano compiuti cinque anni, dopo la sedizione degl’Indiani, che bruciarono il palagio Reale, com’è detto di sopra.
La Domenica 9. andai nel Teatro, a udir rappresentare una Commedia intitolata: La Rosa d’Alessandria. Il Lunedi 10. andai indarno in S. Iago di Taltelucco, per farmi disegnare gli abiti antichi degl’Indiani; perche il V. Re, dopo il tumulto mentovato, avea fatto cancellare una antica dipintura, che quivi si ritrovava; acciò non restasse vestigio, nè memoria dell’antica lor libertà. Il P. Guardiano bensì mi disse, che nelle Case Reali ne avrei trovata alcuna simile. Il Martedi 11. fui nell’Oratorio della Purissima (posto in S. Pietro, e Paolo de’ PP. della Compagnia) a udire un bel sermone, e musica.
Il Mercordì 12. vi fu una gran pioggia; e si affogarono un Parrocchiano, e un suo servidore, in passando il fiume.
Il Giovedì 13. ottava del Corpus si cantò la Messa nella Cattedrale; e vi furono presenti l’Arcivescovo, Vicerè, e Ministri; come anche alla processione, che seguì all’intorno, per una strada coperta. Ballavano intanto, secondo il costume, otto fra giganti, e gigantesse, ed altri mascherati.
Andai il Venerdì 14. a vedere il Convento, e Chiesa di S. Paolo de’ PP. Agostiniani. Il primo è ben grande; però la Chiesa è poco ornata ne’ suoi 16. altari. La festività di S. Antonio arebbe dovuto celebrarsi il dì antecedente; ma l’ottava del Corpus fece trasferirla al Venerdì; onde nella Chiesa di S. Francesco vi fu un buon sermone, e musica. Il medesimo giorno fui in casa di D. Filippo de Rivas, invitato da lui, a veder festeggiare il nome di D. Antonia sua moglie. Vi trovai molte dame, che ballavano, e cantavano assai bene, all’uso del paese; però venute indi a poco quattro mulate, fecero un ballo, detto Sarao, battendo i piedi, con molta leggiadria: poscia sei altre mulate, con torchi accesi in mano ballarono un altro Sarao.
Il Sabato 15. andai nell’Università, a’ sentire alcune conclusioni: e la Domenica 16. per lo contrario nel Teatro; però la commedia fu rappresentata molto male.
11 Lunedì 17. si ebbe notizia, che 25. vascelli Francesi aveano preso il Castello di Bocca cicca di Cartagena, e che si stava in timore dell’assedio della Città.
Il Martedì 18. presso la Casa professa della Compagnia, i ladri entrarono per lo tetto in casa d’un mercante; e bruciata la porta del magazzino, vi rubarono cento marchi d’argento, ed altro, sino al valore di quattro mila pezze. Andai il Mercordì 19. nella Casa della Moneda a veder liquefare l’oro. Vi si adoperano crocciuoli, venuti d’Amburgo, perche in America non v’ha di tal creta.
Il Giovedì 20. dopo desinare, cadde una gran pioggia, con tuoni terribili. Nel Collegio di Porta Cœli, de’ PP. Domenicani, si tennero il Venerdì 21. alcune conclusioni Teologiche, ed io vi andai invitato. In fine si dettero rinfreschi, e cioccolata.
Il Sabato 22. trovandomi in S. Domenico, vidi venire a sepellirvisi il corpo di un gentiluomo in carozza.
La Domenica 23. essendo andato al palleggio di Xamaica, lo trovai molto solitario; perche tutti erano andati a quello della lameda. In questo fu la Viceregina il Lunedì 24. e vi concorse altresì tutta la nobiltà, per esser giorno di San Giovanni, nel quale ogni anno i nobili fanno a gara, chi meglio può comparir ben vestito; a godere del fresco degli alberi, e del mormorio della bella fontana, ch’è nel luogo. Vi andai ancor’io, con D. Filippo de Rivas, che venne a prendermi in carrozza. Passai la sera a starmene in casa di D. Alonso Gomez Ruy Gomez de Robles, che spesse fiate me ne avea istantemente richiesto. Egli si era un Sacerdote virtuoso, e curioso di buoni libri. Tenea gli abiti, e le teste per tutti i Santi dell’anno, de’ quali ogni dì ponea nel suo Oratorio cinque di rilievo, e due in istampa, con molta divozione, e spesa.
Il Martedi 25. giorno festivo di S. Eligio si fece un sermone, e una processione nell’Arcivescovado. La mattina, per lo Compleaños della Signora V. Regina, andarono tutti i ministri, e nobili, a far complimenti col Signor V. Re; il quale, seduto sotto un baldacchino, gli ricevette in due file di sedie. Il medesimo cerimoniale fu praticato colla Città, col Rettore dell’Università (che venne accompagnato da due bidelli, con mazze inargentate in ispalla) co’ Provinciali delle Religioni, e co’ Cavalieri, e Titolati d’India, Colleggiali, Sacerdoti, ed altri, senza verun’ordine di precedenza; perche si sedettero tutti ugualmente quanti entravano; non costumandosi nell’Indie Maestro di cerimonie, nè usciere, come altrove; ma egli si è il V. Re servito solamente da’ suoi paggi. Passò quindi tutta questa turba all’appartamento della Sig. V. Regina; però i Ministri senza cappa. Sedeva ella sopra origlieri; coloro, ch’entravano, in lunghe file di sedie. Si terminò la festa senz’alcuna commedia, o ballo, perche il Signor V. Re era di Galizia, e prudente in non voler consumare i suoi averi in queste vanità. La sera gli Argentieri fecero fuochi d’allegrezza nella lor piazza, in onor di S. Eligio.
Il Mercordi 26. fui invitato in un giardino di Tacuba, adorno di fiori di molte sorti; e di frutte di Europa, e del Paese.
Furono frustate tre donne il Giovedi 27. per ruffiane; e poi, condotte sotto la forca, fu loro fatta una grand’unzione di mele sulle spalle, e queste coperte di penne per ignominia.
Per la festa di S. Pietro, e Paolo, il Venerdi 28. si cantò il Vespro nella Cattedrale, con buona musica; e’l Sabato 29. vi si trovò alla Messa il Signor V. Re (senza perucca) co’ Tribunali, Città, e Capitolo. L’Altar maggiore era riccamente apparato; perche, fra oro, gioje, argento> e vesti, v’era il valore di circa 150. m. pezze d’otto; costando solamente il Calice, guernito di smeraldi, undici mila pezze. Predicò assai bene il Padre Commessario di S. Francesco.
La Domenica ultimo del mese, dopo desinare, andai in carozza col Rivas al solito passeggio della lameda. Quivi tutto il passatempo è presso una fontana; perche vi si pongono alcuni bambocci, e varj giuochi d’acqua. La fontana è di bronzo, assai migliore di quella, ch’è in mezzo la piazza grande.
Essendosi fatta copiosa raccolta di grano, che dicono d’Irriego; il V. Re. Lunedì 1. Luglio si mandò a chiamare tutti i panettieri, ed agricoltori, e gli pregò, che facessero il pane del peso di prima; anzi, per guadagnare maggiormente il loro animo fece portar biscottini, e cioccolata; acciò ne prendessero in sua presenza. Promisero di sì, mentre bevevano, ma poi mal volentieri attesero la promessa; essendo avvezzi a guadagnar per metà: altrimenti non potrebbono portare, come fanno, abiti di 400. e 500. pezze d’otto di valsente.
Il Martedì 2. giorno della Visitazione della Beatissima Vergine, non fu in Mexico festa di precetto; avendo il Papa tolte, con una bolla, tutte le feste, fuorche quelle degli Apostoli, e cinque della Vergine, e di alcuni Santi Protettori di Mexico. Il Vicerè, e la moglie furono la mattina a udir la Messa, e’l Sermone nel Collegio de las Niñas de S. Isabel. La sera poi vi su un prologo, e Sarao, recitato, e ballato dalle orfane del detto Collegio; e in tanto si diedero rinfreschi a tutti. Queste orfane, al numero di 26., sono sostentate dalla Confraternità del Santissimo Sacramento, che dà a ogni una 14. Reali la settimana: e, quando prendon marito, 500. pezze d’otto di dote. Con tutto ciò entrano anche in sorte di altri maritaggi, che si danno da altri luoghi pii, per bussola.
Fece il V. Re fare una caccia di Tori nel Real Parco, il Mercordì 3., per dar passatempo a suo figlio: ed essendone morti quattro, due si divisero fra i serventi del campo, e due furono portati in beccaria, a vendersi. Andai nel Teatro il Giovedi 4. e udii malamente rappresentare las moçedades del Duca d’Ossuni. Il Venerdi 5. passai in S. Angel, a veder di nuovo quel famoso giardino: e vi trovai, tra le altre frutta, differenti spezie di pere; tutte di sapore eccellenti, e migliori di quelle d’Italia.
Il Sabato 6. fui nel Collegio dell’Amor di Dio, che tiene di rendite Reali 36. m. pezze, da impiegarsi alla cura d’infermi di bubas, o mal Francese. Vi assistea, in qualità di Rettore, D. Carlos Siguenza, y Gongora, Professor pubblico di Matematica; e perche egli desiderava da molto tempo conoscermi, con tale occasione, stringemmo una buona amicizia. Essendo D. Carlo molto curioso, e virtuoso, passammo la giornata in varj discorsi; e nel partirmi la sera, mi diede un libro, da lui fatto stampare; col titolo di Libra Astronomica: dopo avermi fatto vedere molte ragguardevoli scritture, e disegni, intorno le antichità Indiane.
La Domenica 7. nell’Ospedale della Santissima Trinità si celebrò la festa di S. Pietro (posposta, per dar luogo alla Cattedrale); essendo la Chiesa riccamente apparata. Assistè il Prelato al sermone, e Messa.
Il Lunedi 8. il Signor Vicerè andò, vestito di nero, nella Real Audienza; ed ordinò, che si usasse ogni diligenza, per investigar l’Autore d’una infame satira, composta contro il suo malgoverno. Si fece nel Parco un’altra picciola caccia di Tori il Martedi 9.
Il Mercordi 10., dopo desinare, cadde gran copia d’acque, e grandini; sicchè mal mio grado bisognò, che me ne stassi confinato in casa.
A mezza notte del Giovedi 11. fu in rumore mezza la Città; perche vicino il muro delle Monache di S. Caterina di Siena, la Giustizia andò a prender, da sotto un mucchio di terra, 2500. pezze d’otto, che confessarono alcuni ladri, aver quivi nascoste.
Il Venerdi 12. cadde, dopo desinare, una grandissima pioggia; giusta il solito di Mexico, in tai mesi.
Il Sabato 13. pubblicossi la partenza del petacchio d’avviso per Ispagna; essendo la flotta impedita da’ vascelli Francesi.
La Domenica 14. sentii nel Teatro una rarità, cioè una commedia mezzanamente rappresentata. Si fece il concorso d’una Cattedra il Lunedi 15. secondo il nostro uso; cioè facendosi una lezione, da’ concorrenti, sul testo, assegnato dal Rettore 24. ore prima; ed argomentandovi contro alcuni Dottori.