Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV/Libro III/IV

Libro III - Cap. IV

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CAPITOLO QUARTO.

Esequie de’ Cinesi.


F
Ra’ Cinesi l’esser ben sepellito è cosa, onde par che dipenda la felicità del morto, e de’ discendenti. Di quì nasce, che neanche de’ proprj figli fidandosi, ogni un vivo, e sano si provvede spezialmente di due cose: cioè d’una cassa, dove dee chiudersi morto; e di luogo ben’augurato per riporvela. Ben dolente viverebbe un vecchio, e mezzo disperato morrebbe ogni altro, che già non avesse in casa una tal cassa; e’l figliuolo altresì troverebbesi in grande angoscia, ove fusse costretto, a rinvenir, dopo morte del padre, la materia da lavorarla; che costumandosi spessa sei, e otto dita, e di legno, se non incorruttibile, almeno di gran durata, difficilmente si truova. Ella altresì non dee essere angusta, tanto sol che sia capace del cadavere, ma ben’ampia, e maestosa: poi tutta di fuori inverniciata, intagliata, ed abbellita d’oro, (quando si può) nè si hanno per male spesi, intorno ad una d’esse, le centinaja di scudi (che in Europa sarebbono dieci [p. 373 modifica]volte più) giacchè i venditori fanno credere, condursi il legno da parti rimotissime, ed essere del più durevole del Mondo. Quanto più costa, tanto più la stimano; riponendola dentro la camera, per vederla continuamente.

Quanto al luogo bene augurato, si prescrive dalla malizia, e superstizione degl’Indovini, per lo più, nelle falde de’ monti; o in piani circondati di cipressi, (non essendovi montagne vicine,) perche niuno può sotterrarsi dentro la Città. Fatta c’hanno sotterra la grotticella a volta, e bene intonicata, con ottimo smalto, acciò l’acqua delle pioggie non vi trapeli; vi fanno all’intorno statue d’uomini, significanti somma mestizia; d’animali di varie spezie, ed altri durevoli ornamenti: oltre le grandi lastre di pietra viva, in cui sta inciso, in bellissimo stile, quanto di glorioso può dirsi in memoria del defonto. Le casse però de’ Grandi si pongono entro grandi case a volta, avanti le quali si fa un’altare di marmo bianco, con un gran candeliere di marmo, di ferro, o d’ottone, e attorno altri più piccioli dell’istessa materia.

Spirato adunque che sia il Padre, il figlio strappa disperatamente le cortine [p. 374 modifica]del letto, e con essere ricuopre il cadavere: indi si lascia cader giù scinti i capegli; e tosto invia i servidori a’ parenti, ed amici, dando loro avviso in iscritto, d’aver perduto il Padre. E perciocchè gli amici, e’ parenti avvisati, denno venire, a far loro cerimonie in onor del defonto; si guernisce, per ricevergli, la maggior sala con addobbi di duolo; cioè stuoje, o panni di canapa, tinti di bianco; che tale è a’ Cinesi il color di lutto. Involgono intanto strettamente il cadavere in due, o tre pezze di zendado dilicato, nella maniera, che si fasciano i bambini: e poi io vestono dell’abito più ricco, e proprio alla stagione, con sopra l’insegna del Maestrato, se mai nè ebbe alcuno. Il pongono quindi nella grande arca; e fattovi in sul fondo un piano di Tinzao, e più sopra altri d’altre erbe odorose; ricuoprono l’arca, e fortemente l’inchiodano: e affinche non ne traspiri alcun reo odore, riturano le giunture con pece, di che anche tutta l’arca dentro è intonicata. Così chiusa la spargono di stelle d’oro, e collocatala nel più onorevole luogo della gran sala, vi pongon sopra il ritratto al naturale del morto; e quivi da presso una tavola, con profumi odorosi, [p. 375 modifica]e fiaccole ardenti. Allora è libero, e a gli amici, e a’ parenti invitati, d’entrare, a far le consuete onoranze al defonto; e la porta stessa, adorna d’un festone, invita, anch’ella, chi passa. Dolentissimo intanto se ne sta il figliuolo, che gli riceve al lato dell’arca. Ha un’abito di semplice tela di canapa, siccome anche la berretta del capo: in piedi tiene calzari di paglia, all’orecchie cenci di cottone; e due avvolgimenti di rozza fune a’ fianchi, donde i lunghi capi giungono sino a terra; e ogni parte di questo luttuoso arnese, ha forma particolare, secondo lo stile immutabile, che se n’osserva. Leggesi un Rituale stampato, che appreso di me si conserva, in cui si divisano tutte le formole, proprie a ciascun grado di parentela; attesavi anche la condizione, più o men ragguardevole, de’ personaggi. Quanto al figlio, non finisce in questa lugubre apparenza tutta l’espressione del suo dolore. Egli giace la prima notte appiè dell’arca, nè per lungo tempo appresso, usa dormire in altro letto, che semplice pagliariccio. Lungi dalla sua tavola stassene ogni vivanda dilicata, e in ispezie tutte le carni. In vece delle sedie ricche, e grandi, si vale d’una [p. 376 modifica]picciola, e incomoda; et usa altre simili penitenze, le quali, passato un mese, cominciano a poco a poco ad allentarsi.

Le cerimonie, che debbono fare i convitati in onor del defonto, sono quattro profondi inchini, e altrettante genuflessioni, e abbassamenti di capo, sino a toccar la fronte sul suolo; arder fiaccole, profumi, ed alcune carte smaltate d’oro, e d’argento. Ciò si fa, perche credono che la di lui anima nell’altro Mondo, ne avrà altrettanto di vero, per poter pagare i suoi debiti, ed acquistarsi la grazia delle guardie, che vegghiano alla porta delle carceri di sotterra; onde poi uscita, possa tornare in questo Mondo, e ponendosi in un corpo rinascere; e se buona è la ventura, che l’accompagna, divenir letterato, che in Cina è il meglio dell’umana felicità. Per quattro, o almeno tre dì, sogliono adunarsi gli amici, e’ parenti, a render questo onore al defonto; finiti i quali non si fanno subito l’esequie, ma si differiscono mesi, e sino a tre anni: che tanto, e non mai meno, dura il lutto per la morte del Padre, in riconoscimento degli altrettanti anni, ch’egli portò il figliuolo bambino nelle sue braccia; e in tanto si tiene il cadavere dentro una stanza, [p. 377 modifica]onorevolmente riposto. Infin che non si sepellisce, non vi è dì, che il figlio no’l visiti, e vi s’inchini; tenendogli avanti qualche odoroso profumo, e offerendogli cibi; che di poi si danno in limosina a’ Sacerdoti degl’Idoli, che sovente si chiamano, a recitar preci sopra il corpo.

A deliberare finalmente, quando sotterrar si debba il defonto, vi è un gran lavorar di conti, e gittar di sorti da’ maestri di cotal mistiere; i quali, secondo i precetti dell’arte, trascelgono quel dì, quell’ora, e quel punto, che gira il Cielo il più avventuroso, e benefico, ch’esser si possa. Statuitolo, si fa di nuovo dal figliuolo un solenne invito, di quanti più egli può avere, per accompagnamento, ed onore del Padre, e suo; e allora si fanno di bel nuovo quei quattro inchini, di cui i Cinesi mai non son nè sazj, nè stanchi. Indi s’avviano in processione. Precede a tutti un drappello di tamburi, di flauti, e d’altri corali strumenti: poi seguono figure d’Elefanti, e di Tigri, e imagini d’uomini, e di donne illustri nelle loro istorie: vistose macchine, come carri trionfali, e castella, e piramidi misteriose, e bandiere: tavole, altre con incensieri sopra, e soavi profumi; [p. 378 modifica]altre con mense imbandite. Indi siegue una frotta di Sacerdoti, in abito solenne, recitanti loro preghiere, in una maniera di canto accordato: poi tutti in silenzio, e in gramaglia i parenti, e gli amici; e finalmente l’arca, levata sopra un gran tavolato, su gli omeri di venti, trenta, e più uomini; e dietro immediatamente i figliuoli squallidi, e per la passata tribulazione smorti, che sembrano, che ad ogni passo vogliano stramazzare. Serrano poi tutta la funeral pompa le donne, chiuse in sedie; e se non vedute, troppo ben udite, sì disperate sono le strida, che gittano. Lentissimo, per la maestà è questo andare, e lunghissimo, perche i luoghi da sotterrare i defonti, sono lungi dalle Città. Quivi finalmente arrivati, si rifan da capo le cerimonie, si ardono odori, carte dorate, e per fino alle macchine funerali; e sotterrasi l’infelice nella grotta, di cui finalmente serrano l’uscio con un picciol muro. Vanno anche poscia, di quando in quando, a bruciare avanti i sepolcri carte dorate, e innargentate, cavalli, ed altri animali fatti di carta, o tela; scioccamente credendo, che la carta si converta in monete, e gli animali finti in viventi, per servire al [p. 379 modifica]morto; e perciò gli amici portano in presente al figliuolo denari (come nelle nozze si costuma) per supplire a questa spesa.

Se da’ figli si dee stare in lutto tre anni, niente meno bisogna che facciano le mogli, per la morte del marito; morendo però ella, non è che di tre mesi. Da questi riti di ossequio non può andar libera qualsisia condizione di persone; in maniera tale, che morendo a’ Mandarini genitori, sono obbligati di lasciare l’officio, come di sopra si è detto.

Questa si è la causa principale, perche sono tenuti in poco concetto gli stranieri da’ Cinesi; come anche l’altra, di non propagare il sangue paterno. Perciò in occasion di disputa di Religione, hanno rinfacciato a’ nostri Missionarj l’ingiuria, e ingratitudine, che fanno a’ maggiori lasciando i loro sepolcri; e mancando di fare ogni anno i dovuti atti di pietà, per venire in sì rimote parti. In Cina certamente none permesso uscire dall’Imperio; ed è riputato infame, e detto Puxyao il figlio, che va altrove, lasciando il sepolcro paterno. I Padri Missionarj però trovarono una buona risposta, per serrar loro per sempre la bocca; dicendo, [p. 380 modifica]che eglino venivano comandati, per servire Dio; e che siccome i Tartari non erano disubbidienti, nel lasciare i loro padri, per venire in Cina, così essi per propagare la loro Religione. Ciò che detto in presenza d’un Mandarino Tartaro; si disse, con applauso, che i Padri aveano ragione. Acciò non s’impedisse il suo servigio, se venisse in mente a’ soldati Tartari, di voler rimanere appresso i sepolcri de’ genitori; ordinò l’Imperadore, che se ne bruciassero i corpi, e si portassero da’ figli le ceneri in Pekin, per fare poscia ivi le loro cerimonie.

Dalla medesima venerazione, che i figli continuano a’ loro Padri dopo morte, nasce come un’obbligazione di tener una tabella in casa, dove siano scritti i nomi del Padre, Avo, e Bisavo: e avanti di essa bruciar vari odori, e di quelle corde, fatte di scorze d’alberi peste, che dicemmo di sopra. Morendo il padre, si toglie il bisavolo, e si pone in sua vece il padre, sottentrando l’avo in luogo del bisavo; e così si continua per sempre. Costume, che non si può togliere a’ medesimi Cristiani Cinesi; onde sono insorte gravissime differenze fra’ Padri della Compagnia di Giesù, che difendono [p. 381 modifica]potersi tollerare da’ Cattolici, come un mero atto di venerazione a’ loro maggiori; e’ cherici Missionarj Francesi Domenicani, ed altri, che pretendono essere Idolatria, e non potersi permettere a’ Cristiani: differenze, che non per anche sono state termnate dalla Sacra Congregazione alla quale se ne diede parte.

Si suole anche in Cina fondare un Tempio, per servigio di tutta la famiglia; però non puote erigersi, che da persona ragguardevole, come a dire da un Mandarino della stessa. Or quelle famiglie, che han Pagode, quivi eziandio pongono la tabella del morto, per fargli cotali ossequj. L’annuale però sacrificio, che tutti sono tenuti di fare a’ loro maggiori, si costuma differentemente, secondo la qualità de’ soggetti; perocchè l’Imperadore sacrifica a sette maggiori antepassati; i Regoli a cinque; un Mandarino a tre, e un privato solamente al Padre, e all’Avo. Suole l’Imperadore onorare le persone di qualità nella morte de’ lor genitori, scrivendo due lettere, nelle quali ristringe le virtù del morto; e quelle si pongono poi nel sepolcro. Onore, che fece nella morte de’ Padri Adamo, e Verbiest: della Compagnia di [p. 382 modifica]Giesù, e Presidenti del Tribunale della Matematica in Pekin.

S’uccidono, ne’ suddetti sacrificj, vacche, porci, capre, uccelli, ed altro, che si mangia da’ parenti, ed amici nel medesimo monte, dove sono i sepolcri. Ma essendo famiglia, che tiene propria Pagode, l’amministratore delle rendite della medesima fa tutta la spesa. Si vedono anche continuamente di quelli, che nelle Pagodi buttano superstiziose sorti, con certi legni, perciò fatti; e non riuscendo la prima, e seconda volta a lor modo, s’ingegnano di placar l’Idolo colle preghiere, con sacrificj di carne cotta, uccelli, pane, vino, ed altro. Alla perfine tante volte le gittano, che cascano giusta il lor desiderio; e allora stimandosi stare in grazia degl’Idoli, per ottenere la grazia; bruciano, per gradimento, carte miniate d’oro, o d’argento; e ritornando a casa contenti, si mangiano allegramente le cose suddette, con gli amici, e parenti.

Per maggior intelligenza di questo Capitolo, ho stimato bene far la Figura della pompa, ed accompagnamento, che vidi in Canton, nell’esequie d’un povero Cinese. [p. 383 modifica]

A. Insegne di lutto.

B. Stendardo di taffetà, o carta di varj colori.

C. Tamburi Cinesi di due piastre rotonde di bronzo.

D. Arca, o incensiere, dove si bruciano odori.

E. Offerte di cose da mangiare, che si danno poi per limosina a’ Bonzi, che accompagnano il morto.

F. Trombe all’uso di Cina.

G. Strumento di nove picciole laminette d’ottone, che si toccano armoniosamente con un martellino.

H. Altri strumenti.

I. Diverse sorti di stendardi.

L. Tabernacolo, dove si porta la tabella, nella quale è scritto il nome del Padre, Avo, e Bisavo.

M. Carte, che si bruciano, sulla vana credenza, che si convertano, le dorate in oro, e l’argentate in argento, per servire al morto nell’altra vita.

N. Tavolato, o bara, dentro la quale è posta la cassa col cadavere.

O. Parenti più stretti del morto, vestiti di sacco, e cinti d’una grossa fune; con calzari di paglia a’ piedi, e cenci di cottone all’orecchie. [p. 384 modifica]

P. Contadine congiunte del morto, le quali dovriano andare nascoste, dentro una come cortina portatile, secondo il costume; però si sono disegnate scoperte, acciò si veggano gli abiti.

Q. Bonzi, ch’accompagnano il morto, toccando varj strumenti, e fra gli altri, uno come un picciol’organo.

R. Amici vestiti di bianco, cioè di lutto.

S. Sepolcro nel monte, dove si porta a sepellire.

T. Antico abito Cinese.

U. Stravagante veste del guardiano della casa, che si truova dipinto in tutte le porte de’ Cinesi.