Geremia (Diodati 1821)/capitolo 10
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Gl’idoli ed il Signore.
2 Così ha detto il Signore: Non imparate a seguitare i costumi delle genti1, e non abbiate paura de’ segni del cielo, perchè le genti ne hanno paura.
3 Perciocchè gli statuti de’ popoli son vanità; conciossiachè si tagli un albero dal bosco, per farne un lavoro di mani d’artefice con l’ascia2.
4 Quello si adorna con oro, e con argento; e si fa star saldo con chiodi, e con martelli, acciocchè non sia mosso.
5 Son tratti diritti, a guisa di palma, e non parlano3; convien portarli attorno, perchè non possono camminare; non temiate di loro; perciocchè non possono far danno alcuno, ed altresì in lor potere non è di fare alcun bene.
6 Non vi è niuno pari a te, o Signore4; tu sei grande, ed il tuo Nome è grande in forza.
7 Chi non ti temerebbe, o Re delle genti? conciossiachè questa ti si convenga; perciocchè, fra tutti i savi delle genti, e in tutti i regni loro, non vi è alcun pari a te5.
8 E tutti insieme sono insensati, e pazzi6; il legno è un ammaestramento di vanità.
9 L’argento, che si distende col martello, è addotto di Tarsis, e l’oro di Ufaz; sono opera di fabbro, e lavorio di mani di orafo; il lor vestimento è giacinto e porpora; essi tutti sono lavoro d’uomini industriosi.
10 Ma il Signore è il vero Dio, egli è l’Iddio vivente, e il Re eterno; la terra trema per la sua ira, e le genti non possono sostenere il suo cruccio.
11 Così direte loro: Gl’Iddii, che non hanno fatto il cielo, e la terra, periscano d’in su la terra, e di sotto al cielo.
12 Colui, che ha fatta la terra con la sua potenza, che ha stabilito il mondo con la sua sapienza, ed ha distesi i cieli col suo intendimento;
13 tosto ch’egli dà fuori la sua voce, vi è un romor d’acque nel cielo; egli fa salir vapori dalle estremità della terra, e fa i lampi per la pioggia, e trae il vento fuor de’ suoi tesori.
14 Ogni uomo è insensato per scienza; ogni orafo è renduto infame per le sculture; perciocchè le sue statue di getto sono una falsità, e non vi è alcuno spirito in loro.
15 Sono vanità, lavoro d’inganni; periranno nel tempo della lor visitazione.
16 Colui che è la parte di Giacobbe7 non è come queste cose; perciocchè egli è il Formator d’ogni cosa, ed Israele è la tribù della sua eredità; il suo Nome è: Il Signor degli eserciti8.
Annunzio della imminente cattività.
17 O ABITATRICE della fortezza, raccogli la tua mercatanzia, per portarla fuor del paese.
18 Perciocchè, così ha detto il Signore: Ecco, questa volta gitterò via, come con una frombola, gli abitanti del paese, e li metterò in distretta, acciocchè trovino ciò che han meritato.
19 Ahi lasso me! dirà il paese, per cagionedel mio fiaccamento! la mia piaga è dolorosa; e pure io avea detto: Questa è una doglia, che ben potrò sofferire.
20 Le mie tende son guaste, e tutte le mie corde son rotte; i miei figliuoli sono usciti fuor di me, e non sono più; non vi è più alcuno che tenda il mio padiglione, nè che rizzi i miei teli.
21 Perciocchè i pastori son divenuti insensati, e non hanno ricercato il Signore; perciò non son prosperati, e tutte le lor mandre sono state dissipate.
22 Ecco, una voce di grido viene, con gran commovimento, dal paese di Settentrione, per ridurre le città di Giuda in desolazione, in ricetti di sciacalli.
23 O Signore, io conosco che la via dell’uomo non è in suo potere9; e che non è in poter dell’uomo che cammina di addirizzare i suoi passi.
24 O Signore, castigami, ma pur moderatamente10; non nell’ira tua, che talora tu non mi faccia venir meno.
25 Spandi la tua ira sopra le genti che non ti conoscono, e sopra le nazioni che non invocano il tuo Nome11; perciocchè han divorato Giacobbe; anzi l’han divorato, e consumato, ed hanno desolata la sua stanza.
Note
- ↑ Lev. 18. 3; 20.23.
- ↑ Is. 40. 19, ecc.; 44.9, ecc.
- ↑ Sal. 115. 4, ecc.; 135.15, ecc. Abac. 2. 19.
- ↑ Es. 15. 11.
- ↑ Apoc. 15. 4.
- ↑ Rom. 1. 21, ecc.
- ↑ Deut. 32. 9. Sal. 16. 5; 73.26.
- ↑ Is. 47. 4; 54.5.
- ↑ Prov. 16. 1.
- ↑ Sal. 6. 1.
- ↑ 1 Tess. 4. 5.