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- 417 <1©ò tali sì frequenti eccezioni all’ctjuabile andamento il niezzo suggerito dal chiarissimo Vitali? - Egli è poi sfTVv indùbiiato essere assai più libero l’artista dal vincolo fc/n/zo nelle così dette corone o sospensioni, nelle ÆQj frasi controsegnale coi vocaboli a piacere, ad libitum. Mi parrebbe quindi che troppo di frequente bisogne- ’ p rebbe cessare dal misurar il movimento de’suoni con | quello sempre costante della sfera dell’orologio, e quando ciò sia, come mi parrebbe dimostralo, come potiaa mai il musico, che sta osservando l’orologio, contare i minuti, c peggio poi i secondi (che pur si dovrebbero tenere a calcolo) percorsi nell’esecuzione del periodo che doveva procedere con moto (’(piallile, e riconoscere se fu esalta 1‘esecuzione, e poi dopo la corona, o l’a piacere, o lo stentato, od altra alterazione, ■ osservare di nuovo a qual punto si trovi la sfera nell’istante ove deve ricominciare il movimento regola- I re? - A questo inconveniente che, se non ishaglio, varrebbe anche solo a rendere insufficiente allo scopo l’orologio da tasca, si potrebbe forse rimediare sci-! vendoci di quo’piccoli orologi a pendolo introdotti fra noi da poco tempo. Un orologio di tal fatta, per la [I pieciolezza.della mole e per la semplicità del suo mec- i l| nanismo, costa pochissimo, si può mettere su di un tavolo, di un cembalo, ovunque, e per avere il pendolo sul davanti del quadrante, si potrebbe dargli con un dito e sospenderne e ridonargli a piacimento il moto, di mano in mano che il pezzo dovesse camminare con isocronismo, poi deviarne, poi riprendere il normale, il caratteristico movimento. Ma un altro inconveniente mi par di riscontrare nell’uso dell’orologio. Poniamo clic alla fine di un pezzo, si trovi aver durato per esempio due minuti di più o di meno del tempo indicalo dall’autore, bisognerà tornar da capo e ripartire quel sopravanzo o la deficienza sull’intiero pezzo o sulla porzione del medesimo, tassata in minuti; e quanto ciò possa essere arduo, a (piante ripetizioni costringerebbe onde, trovare il giusto riparlo dell’eccedenza o difetto dei minuti, il dotto Vitali lo comprenderà, appena vi rifletta. Amico, non bada all’ordine col quale ho esposto le mie osservazioni, non ci badare perchè sente assai dell’or/ libitum, ed a stento riusciresti a ridurle a ballala oratoria, ma cionullameno mi avrai capito tanto che basti per poter assoggettarle all’opportuna disamina con quella dottrina che ti separa da moltissimi manipolatori di crome, c con quel vero amore per l’arte che pur troppo non è patrimonio dei più degli artisti. Il sincero amore dell’arte musicale è segno di bellezza di cuore, ed è perciò che mi preme assai che tu seguiti a tenere nel novero degli amici IJorgomanero, Giugno 18H. Il tuo affezionatissimo Nicolò Eustachio Cattaneo. P.S. Io non so che razza di giudizio sia quello di i certi compositori che, forse per darsi l’aria del mo-! derno, del progressista, ommeltono di indicare il movimento de!oro parti musicali colle, usale espressioni andantino, andante, adagio, ecc.) ecc. Pensale forse, o mici signori, che queste frasi non bastino a determinare il preciso grado di molo? voi pensereste il vero, sì, ma ditemi un po’: se non vi bastasse un lui pienamente d’avviso, e spero lo sarai tu pure, esI ser questo un errore, a meno si confonda Y alterare il movimento caratteristico, dominante di un concetto musicale colle alterazioni accidentali che servono si bene ad arricchire l’espressione, ad ajutare la varietà delle movenze poetiche, ad imitare il tumulto, le tanto svariate fasi delle passioni, dei sentimenti cui la musica è destinata a colorire. Come non è permesso all’oratore il declamare con celerità un’arringa di stile grave, né al poeta il cantare in metro svelto, ballerino un patetico tema, così non può il musico stringere od allargare i movimenti senza alterare i significati; colla differenza che se all’oratore, al poeta potrà concedersi qualche i lieve diversità perchè la forza intrinseca, significativa, essenziale dell’oratoria e della poesia sta nel vario ac-, rozzamente dei vocaboli, nella loro giacitura, nella musica però è incontestabile, come ben dice il Vitali, che la determinata misura del tempo qualifica l’immagine musicale e ne delinea la fisouomia. Non saprei in quai senso intendasi parlare dei varj mezzi musicali dei cantanti, poiché o parlasi de’me;:i di agilità vocali, 1 e questi devono pur essere subordinati alla legge del i i tempo, a scanso di scemare, il pregio appunto dell’alt-! lita col rallentare, o di perdere quello ancor più valutabile della chiarezza, della finitezza coll’accelerare il movimento; o si parla poi di mezzi di espressione, e. questa nella musica di buono stampo, nella musica creala colla testa e col cuore, sta, come su fondamento, sulla precisione del movimento ritmico. Alcuni lievi arbitri 1 entro i limiti delle battute possono favorire l’espressione, piegarsi, direi così, alle istantanee sfumature di ispirazione di un esecutore, che abbia un’anima calda di sentimento ma insieme raffrenata da un sano critc® rio melodico. Il valente professore di violino sig. Giuseppe Grassi mi si dice possegga in modo distinto l’arte di far servire all’espressione quasti leggieri arbitri, ri- ’ spettando scrupolosamente le divisioni, rispettando insomma le stanghette, semprecche lo voglia l’intenzione del compositore. N- E. C. I ÉMK lumicino per farvi a sufficienza chiara la scala della cantina, vorreste spegner anche quello, a costo di dar di zucca c di naso pe’muri e andar qua dà tentoni, tastando ora il fondo ora le doghe della botte prima di trovarne lo zipolo?... Se per cogliere il vero, l’unico movimento caratteristico di un scuso melodico o melo-armonico bisogna comprenderne il significato generico colle sue modificazioni individuali, c le qualità per così dire poetiche, c lo stile; se per conseguenza è difficile, il trovarlo, epici cero, quell unico punto, perchè tralasciare per soprammercato un’indicazione che almeno vi ci avvicina?... perchè lasciar l’esecutore nel dubbio se debba far trottare le crome con un molo come li, o farle galoppare con una celerilà come IO? se debba suonar andante o largo o i che so io? E questa incertezza (pianto non deve essere più incomoda nella musica puramente istromcnlale, ove, mancando l’ajuto della parola clic ne deter- j mina il significato, come nel canto, cresce a mille. I doppj la necessità di un’indicazione, di un segno che | tolga di dover vagare per varj gradi di movimento, di dover tastare, palpeggiare I iiidule della melodia per giungere a trovarne la vera, la nativa lisonomia? Voglio supporre che questa omissione, che vedo anche in varj pezzi a stampa, sia effetto di sbadataggine piuttosto che di calcolo; ma se indov ino, ricordatevi, (i signori compositori, che la sbadataggine ncll’arh’belle è madre feconda di non belle cose, e se poi non indovinassi, mi spiacerebbe il dovervi dire che questa vostra innovazione è.... scioccherello anzi che no: è moda regressiva, altro che progressiva. Scrivete andante piuttosto mosso c saprà almeno il musico che deve stare fra l’andante c l’allegretto, e non tenterà Yandantino, non si proverà coll’allegro, non andrà da Livorno a Napoli per vedere il Campidoglio. L’esperienza lunga, il naturai criterio, il fino raziocinio, l’educazione del cerebèó c del cuore possono guidar a trovare e trovar presto il vero tempo; ma, fin dove lo potete con poca spesa, aiutatelo, il musico ben educato all’arte; e d’altronde pensate che non tutti gli esecutori sono professori, artisti consumali, forniti di orecchio ridotto ai punto della conveniente dimensione. So bene che il metronomo non pulì servire intieramente allo scopo cui venne destinalo: ma io crederci poter sostenere che quell arnese possa essere di grandissimo vantaggio alla musica, non già per misurare la durala (li un pezzo, per toccare cioè lo scopo cui mirerebbe il bravo Vitali; ma per indicare il movimento caratteristico, normale, ossia per determinare il così dello motivo di un musicale discorso, e per verificare se fu conservato identico (piando, dopo avere vagalo per corone, per frasi a piacere, pei stringendo o rallentando, ritorna il primitivo concetto. A questo scopo starebbe assai bene un mclrononio sul cembalo de’ maestri che mettono in scena le opere altrui; esso starebbe là come il dito d’Arpocrale ad intimar il zitto a tante presunzioni, a tanti giudizj ghignevdiissimi, a tanti* miserie artistiche, le quali sono ancor più rumorose di*’tromboni, ofielcidi e bombardoni, c delle stesse gran <-asse, cui dia una volta Apollo eterna requie.... OÀZ2STTIHO SZ5TIMAHALE iti un ivo — Nessuna novità. — La Canobbiana prosegue il suo viaggio più che tranquillamente. Sembra però che si stia attendendo una serata della Cuzzani, forse pei suoi adieu.r, in cui delibasi cambiare un poco la fisonomia alquanto monotona del programma serale. Più tardi, come già fu annunziato dall’impresa, in luogo della signora Cuzzani subentrerà l’esordiente Cattinoci, di cui si va parlando con qualche favore. — Ne viene caldamente raccomandato da autorevoli persone il sig. Giuseppe Maffei (reduce dalle Russie) come perito professore di tromba. Noi non sappiamo come meglio prestarci a questa raccomandazione, se non raccomandandolo noi pure ai dilettanti di questo strumento delle battaglie. Egli conta fissare la sua dimora in Milano, è disposto a dare delle lezioni, ed abita nella contrada de’ Pennacchiari N. 3225. (WlSPOmm PARTICOLARE Firenze 1 luglio JS-li. Emani del Verdi ha continuato finora a ricevere applausi stille scene della Pergola. Molta parte del pubblico fiorentino preferisce, però, a questa la musica dei Lombardi: ma, a parte alcuni acerrimi detrattori del Verdi, tutti son d’accordo nel giudicare la musica di questo nuovo spartito degna di molto encomio. ilfignoné Fan fan, nuova opera buffa del maestro Graffigna, è andata nelle scorse serein scena al teatro Leopoldo. Appena ha saputo sostenersi due o tre sere. In questi ultimi tempi hanno avuto luogo varie accademie pubbliche. La maggiore tra tutte, quella nella gran sala del Palazzo-pubblico, di cui fu già tenuto preventiva parola in questi fogli, non riesci di pienissima soddisfazione di ognuno. I pezzi più graditi furono la cavatina della Semiramide, cantata dalla FrezzoliniPoggi, e la cavatina del tenore nei Caputeti, eseguita da Poggi (i). Lutti però convennero nel lodare lo zelo filantropico che animò in quella circostanza i direttori e gli artisti principali non solo, ma anche la maggior parte dei secondari che vollero come quelli prender parte gratuita a questa festa. il frutto della quale era consacrato a sollievo della pia istituzione delle scuole infantili di carità. Alcune accademie hanno avuto luogo alla società filarmonica. Vi fiatino cantalo k* notabilità idealistiche che trovansi presentemente in Firenze. Fra gl i>h mnenlisti che ultimamente vi hanno suonalo comico nominare specialmente il Paoli, buon suonatore di torno, il noto violinista Grassi reduce nuovamente in questa città, ed il napoletano flautista Folz, artista di merito distintissimo. Non è da passarsi in silenzio la istituzione avvenuta da qualche tempo in questa città di una scuola di canto popolare, per cura speciale dello zelante rettole della popolosissima parochia di S. Frediano in Castello, e sotto la direzione del maestro Geremia Sbolci. (ili effetti moralizzatori di questa scuola cominciano già a farsi sensibili in quella parte della nostra città, ove più agglomerata e di più bassa social condizione si novera la gente. Una sessantina degli alunni di essa, tutti poveri artigiani, concorsero gratuitamente alla esecuzione dei cori della grande accademia di cui sopra e si fecero distinguere tanto per In musicale quanto pel disciplinato loro contegno. è parola esattezza (1) Fedi lo scorso numero 27. Genova 4 luglio 1S14. Eccomi a darvi relazione delle ultime sere della nostra campagna di primavera, che ebbe line collo spirato giugno. Si terminò coll Ernani di Verdi, che, più sentilo, più piacque. La signora Lovve in quest’opera colse applausi immensi e se li meritò, lo porto opinione che poche prime donne potranno eseguirla quale e scritta, perchè vi si richiede un’estensione di voce clic e assai rara, e che la sig. Lovve, come sapete, possiede. Era poi molto più intonata e cantava con maggior grazia e, । diciamolo pure, con maggior impegno che nelle altre, opere;mi pare tuttavia che anelli* in questa,e nel /leggente specialmente, avrebbe potuto astenersi da certe grida e strilli che feriscono le delicate oiecchie, lauto più quando non sono perfettamente intonati. — Alle volle poi questi signori cantanti si ficcano in capo delle idee storte, che la tal parte, per esempio, non e per loro; e cosi non la studiano, la trascurano, non ne coni prendono lo spirito, e allora é impossibile farla figurare. Anche il bravo tenore [loppa si lascia qualche volta preoccupare da siffatte idee, e veramente nell’Emani l| avrebbe potuto cavare più effetto in vaili punti, colla sua bella e robusta voce. come pure dare un po’ più di grazia e rendere meno tronco il suo canto, specialmente nelle cadenze. Il basso Dérivis era alquanto faticato nelle ultime sere, avendo a sostenere una parte tanto acuta, cosicché tendeva un poco al calante; anzi i una sera, senza avvedersene, calò mi buon mezzo tono nella cabaletta della sua aria Fieni meco, sol di rose, in cui l’accompagnamento d’orchestra è leggerissimo. 1 suonatoli avevano cercato di secondarlo, ma all’entrar dei cori fu un diavolo a quattro. Il giorno 29, ch’era la penultima rappresentazione, ebbe luogo la beneficiata della Lovve, la quale esegui una scena della Linda di (hamouni.r con molta perizia. Anche il pezzo aggradi moltissimo al Pubblico, talché ne volle, la replica all indimani, come pure ebbe luogo quella della sua aria |l dell’A’r/mni e del terzetto finale, e cosi ebbe termine 1 la campagna, che nel complesso avrebbe potuto riuscire il più interessante, se si fossero scelte delle opere, che i fossero più adatte agli artisti e più geniali al pubblico; i perchè se si eccellila Y Emani e parte del /leggente, di lutto il resto il Pubblico non parve gran clic sodili- I sfatto. Ora ci prepariamo alla stagione d’autunno, che I in quest’anno sarà più lunga del solito, e si dici* che delibasi avere doppia Compagnia. i Giorni sono era qui di passaggio la brava prima donna contralto madamigella Ida Beiti and, la (piale avrebbe, desiderato farsi sentire in un concerto, ma non le fu • possibile il combinarlo; però in chi ebbe il piacere di udirla privatamente destò ammirazione e vivo desiderio | di sentirla più a lungo: ella possedè una forte cd estesa j voce, e quantunque francese ha la veia scuola italiana. ’ Abbiamo pure qui la brava prima donna signora l)erancourt. NOTIZIE AB. Da gualche zelante scrutatore dell’andamento della Gazzetta Musicale ne viene fatta P osservazione che nella categoria delle ^oi t/.n la nostra penna non mantiensi severa e<l imparziale come nel rimanente delle critiche musicali: trovasi che si abbonda più che non dovrebbesi in elogj di qualche ampollosità. Ecco quanto possiamo rispondere in proposito. Dapprima per l’appunto, ad oggetto di evitare questo inconveniente, ci eraiatgo in certo modo astenuti dal parlare, del movimento musicale esterno: ma in queste ultime settimane in ispecial modo ricevemmo parecchie lamentanze riguardanti la povertà del nostro, giornale in questo ramo. dimostrandoci essere di grande interesse ai lettori ed agli amatori il poter avere, un’estesa conoscenza di tutto il movimento musicale interno ed esterno. Aon contrarj neppur noi a questa massima abbiam fallo ciò che si po