Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 37

N. 37 - 10 settembre 1843

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[p. 157 modifica]GAZZETTA MUSICALE ANNO II. domenica N. 37. -IO Settembre -1845. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in A." di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia CLASSICA MUSICALE. DI MILANO La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• nom, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. • J. J. Rousseju. Il prezzo deH’associazionc alla Gasicttue aVAntologia classica musicale c dicibili. Aust.!.. 12persemestre, od elicli. Aust. I,. 14 affrancata di porlo lino ai conlini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi ili musica viene falla mensilmente e franca di porlo ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gasxetta in casa Ricordi, contrada degli Ontenoni N’.° 4720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porto. SOMMARIO. I. Varietà’. Il Professore di musica e il dilettante. II. Carteggi. - III. Tk»tro Re. Gustavo Modena e i suoi allievi. - IV. Notizie Musicali Diverse. V. Nuove Pubblicazioni Musicali. VARIETÀ. Ili PROFESSORE DI ME SIC A E IL DILETTANTE. ^^®p-c^,erm«ttetemi, sig. prof, stimatiseli Y.isimo B-i che, quale appendice 0Ì5] interessante vostra lettera inserita nei passatifogliintorno a* giudizii musicali, io aggiunga ora alcune mie riflessioni sul modo diverso con cui sogliono recar sentenza delle cose musicali due diverse specie di cultori dell’arte delle crome, voglio dire i professori e i dilettanti, e delle cagioni morali o materiali che determinano questa notevole differenza nel giudicare. A voler recare in mezzo alcuna opinione in fatto di cose di musica è duopo anzi tutto fare una tal quale professione di fede, voglio dire proclamare su quali principii la critica dell’arte si vuol fondare. E qui non serve rispondere che la critica delle arti, perchè sia sana, debba essere fondata su principii stabiliti da un pezzo, e tali che non lascino luogo a scelta a colui, che sulle arti discorrere vuole con senno. No, la musica fa casa da sè, e mentre il bello della pittura e della scultura viene giudicato da semplici amatori, dal più al meno, sempre conformemente a quanto di esso bello giudicarne sogliono gli stessi scultori e pittori (1), altrimenti va la faccenda nelle cose musicali. 1 sacerdoti, i ministri dell’arte, in una parola, i professori, coloro, insomma, che se/vono all’arte e ne fanno speciale loro cura e centro d’ogni loro interesse, giudicano dei prodotti di essa quasi sempre in un modo assai diverso da quanto giudicar ne sogliono i semplici amatori, ì cosi detti dilettanti, coloro cioè, a prò dei quali Parte è fatta servire. Ecco quindi una (1) Non credo però interamente che nel recar giudizio delle cose di scultura e di pittura, gli artisti propriamente detti e i semplici amatori partano dai medesimi principii. Anzi sarei quasi eccitato ad opinare che il più delle volte accade il contrario; mentre gli artisti di professione di solito guardano prima di tutto e maggiormente apprezzano le bellezze di esecuzione, i pregi più specialmente tecnici, laddove gli amatori stimano in Srimo luogo le bellezze di concetto e di espressione. Non qui il luogo di addimostrare come, partendo da questi due punti opposti, gli artisti di mestiere ed i semplici amatori delle Belle Arti debbano di necessità recar delle medesime cose giudizii al tutto disparati, come bene spesso suol accadere. fonte larghissima di divisione di opinioni in fatto di musica sia teatrale, sia accademica. Da che deriva questa sciagurata divisione? quali cagioni la adducono? Quali mezzi vi vorrebbero a levarla? Permettete che vi dia una definizione del professore di musica, vi darò poi quella del dilettante, e notata la somma differenza delle due nature, capirete, spero, perchè l’uno quasi sempre soglia giudicar bella quella cosa musicale che l’altro trova meschina, e viceversa. Vedete quel ragazzetto di dieci anni avvialo ad entrare in un qualunque Istituto d’insegnamento musicale. Guardatelo bene, egli è nientemeno che un futuro professor di violino, di flauto, di clavicembalo, come meglio vi piace. È accettato tra gli allievi della Scuola, e tosto tosto gli si polie nelle mani un istromento bello, nuovo e lucente. Sia un violino. Passano tre mesi; esce una giornata per godersi un pochetti) di spasso in seno della sua famiglia, che da tre mesi noi vede. Quella povera testolina è già tutta immusicata: scale diatoniche, scale cromatiche, ascendenti, discendenti^ in ogni cosa che egli si faccia, pare a lui di non veder più altro che crome, biscrome, minime, semiminime; egli più altro non sente all’orecchio che accordi, che poggiature, preludii, solfeggi, ed eccolo fatto professore bambino. II professore bambino tira innanzi più che di passo sul difficile suo arringo; egli studia musica, pensa musica, sogna musica, discorre musica, giuoca musica, grida musica, e sempre musica. Tre altri anni sono passati. Ora vedetelo là in alto, ritto come un palo dinanzi a quell’uditorio attento e silenzioso. Ei sta per eseguire un concerto di Krommer. Uditelo. Quale precisione, quale appiombo, quale sicurezza e disinvoltura nel maneggio dell’arco, qual forza di cavata! Egli è professore adolescente. E ancora studia musica, pensa musica, scrivacchia musica, sogna musica e sempre musica. Sono passati tre altri anni, ora è professore bell’e formato. Esce trionfante dal grande Istituto Musicale; ed ha lezioni a bizzeffe; alla mattina dalle dieci alle quattro, il marchesino, il contino, il cavalierino; al dopo pranzo col boccone strangolato nelle fauci lo scolaro Tizio, lo scolaro Sempronio, alla sera l’orchestra del Teatro, e se avviene, alla notte, fino all’alba, la serenata. E sempre musica, e sempre musica. Prende moglie, una suonatrice di cembalo od arpa, e sempre musica; ha dei figli che, bambini nelle fasce strillano, fanciulli gridano, poi suonano, poi cantano, e sempre musica. Ora ditemi un po’, se è possibile, che un povero prq/’essorecr esciuto a questa guisa, o poco diversamente, giudichi cieli’arte sua coi principii del bello, coi principii dell’estetica, di quella scienza cioè che in fatto di arte giudica del maggiore o minor merito di sue produzioni dalla maggiore o minor varietà, forza o calore delle impressioni che scuotono il nostro organismo, per scendere quindi nel nostro cuore e svegliare in esso le più care, le più profonde emozioni? Ma l’organismo del povero nostro professore deve aver fatto un gran callo alle impressioni musicali; la sua fibra ha tante e tante migliaja di volte oscillalo a quelle vibrazioni melodiche ed armoniche, che di certo deve essersi poco men che rilassata. Il perchè, nell’impossibilità di giudicare esteticamente dell’arte sua, vale a dire secondo le impressioni dell’animo, secondo i turbamenti dello spirito, secondo i sussulti del cuore, egli non potrà più giudicarne se non se ristretto nell’angusta cerchia dei principii tecnici e delle regole scientifiche, conformemente cioè a quelle teoriche e a quei precetti che dall’età dei dieci anni in avanti gli vennero tutto di picchiati in capo tante e tante volte da fargli impossibile il dimenticarle e il dubitar mai che, anziché semplice mezzo, e’ non siano che lo scopo precipuo dell’arte. E quindi a principale londamento de’ suoi giudizii egli porrà sem1>re la dottrina. Egli, quando vi farete a odargli un pezzo di musica, perchè ha delle ispirazioni, cantilene bene appropriate all’idea drammatica, frasi piene di sentimento, ecc., perchè insomma ridonda di quell’estro e ai quel calore di poesia che è lo spirilo primo delle arti imitative,egli,dico, vi guarderà in viso come trasognato e per poco non vi volgerà le spalle come ad un povero idiota visionario. Buon sesto nella così detta messa delle parti, buona distribuzione e ricercatezza ai accordi, nerbo nell’armonia, correzione, studio nelle modulazioni, intelligenza e gusto nell’adattare le sortite agli stromenti e nel concertarli tra essi e colle parti vocali; ecco le bellezze di cui egli farà maggior conto, ecco i pregi ch’ei stimerà principali in una composizione musicale; e ad ogni tratto ei vi griderà all’orecchio i nomi di Mozart, di Haydn, di Beethoven, forse senza pensare che questi sommi non sono tanto grandi per aver fatto gran pompa di scienza tecnica nei loro spartiti, quanto per essersene superiormente serviti a dar valore a ciò che costituisce il vero bello della musica da essi composta, voglio dire, l’estro, il sentimento,! abbondanza e originalità delie idee [p. 158 modifica]e de’concetti.Provatevi unpo’aparlare ad un professor di musica di qualche cantante che goda di grande celebrità europea procacciatasi coll’arte di commovere, di rapire, di superiormente investirsi degli affetti, ecc! Il professore vi risponderà ingegnandosi a convincervi che quell’artista vai poco, e sapete il perchè? perchè qualche volta, forse rapito dall’enfasi artistica, dimentica la giusta misura del tempo, qualche altra volta, nel calore della declamazione drammatica, non conserva la precisa misura de’ suoni, é non di rado poi si arbitra ad ornamenti di canto, che non sono sempre rigorosamente conformi alle leggi della severa numerica, ecc. Ma un artista cantante che possegga questi soli doni potrà egli essere chiamato vero artista? V’ho data aU’ingròssò la pittura del Professore, ora farò di delinearvi in brevi tratti quella del dilettante, che è il rovescio della medaglia. Un uomo che ha compiti più o meno severamente i suoi studii letterarii, e che per conseguenza procacciò maggiore ominore sviluppo a un ingenito sentimento del bello, in lui non soffocato dalle aridezze della scienza nè dalla noja di un insegnamento metodico, inesorabilmente continualo pei migliori anni della giovinezza, educato di buon’ora agli studii della musica, cui si volle dedicare per passione dell’arte, per gusto, per passatempo, non per vincolo di mestiere, non per necessità; atto a sentirne le bellezze che parlano al cuore, ben più che non quelle che sorprendono lo, spirito; facile alle emozioni perchè dato a una vita gentile; capace di misurare la forza, di analizzare l’indole degli affetti perchè fornito d’uno spirito colto e affinato dall’attrito sociale, un uomo abituato a recarsi al teatro per distrazione di altre molteplici distrazioni, solito a sedere placidamente in un palco, ed ivi assistere allo spettacolo musicale, non già per un obbligo di professione; ma per desiderio di un sollazzo, per vero amore ad un’arte superiormente atta ai più nobili intrattenir menti.dell’anima, ecco il vero dilettante, il dilettante modello. Parlale a costui delle bellezze di contrappunto semplice o doppio che fanno mirabile questo o quel pezzo concertato, questa o quella sinfonia; accennategli il sublime accordo delle parti in quel quartetto o in quella stretta fugata, la forza e maestria di istrunàentazione ed armonia di quel finale, ed egli. sorriderà. Emozioni, emozioni, egli vi griderà, non gretta scienza; pensieri, invenzione, poesia, non studio, non scolastiche ricercatezze. Adunque, in fatto di produzioni musicali, avete due distinte categorie di giudizj, da un lato il giudizio del professore che vuole la precisione grammaticale e tecnica del componimento, e non ne cura, o anzi non è atto a curarne l’effetto estetico; dall’altro il giudizio del dilettante che non fa stima dei pregi di composizione e di lavoro se non se in ragione del partito che il compositore seppe cavarne per fare della musica un particolare linguaggio dell’animo, e un modo speciale di ritrarre le passioni e di dar viva espressione agli affetti. Non chiuderò questo cenno senza prima osservare che non tutti i professori sono inclinati per educazione e per difetto di sentimento a fare stima esclusiva delle bellezze meramente materiali e tecniche delle musicali composizioni; come non tutti i dilettanti sono dotati di quel gusto fino e di quella gentile educazione che,può costituirli giudici intelligenti de’veri pregi di quelle.Itt ambe le categorie vi hanno delle eccezioni, e a queste mi cavo di berretto o volgo le spalle secondo il caso. Nel mio articolo non ho tenuto conto che delle generalità. Se mai qùalche professore di musica credesse ch’io mi sia mostrato ingiusto verso la sua classe, si faccia innanzi, ottenga di convincermi con buone ragioni, e sarò io il primo a confessare il mio torto. La nostra Gazzetta è aperta a codesta specie di discussiom. G. B. CARTEGGIO i. L’anno scorso, in un breve articolo sulla musica a Genova, inserito nel N. 51 di questa Gazzella, cercai alla meglio d’informarvi di quanto offriva d’interessante questa cospicua città, nella quale i cultori della bell’arte musicale sono in maggior numero c più valenti di quel che a tutta prima si potrebbe esser indotti a supporre. Non di rado ebbi ad imbattermi in chi, senza pretese, con lodevole metodo schiudeva la sua voce a lutti gii artifizj del bel canto, o in pianisti infervorali per le scabrose composizioni di Listz, Chopin, Ilcusrlt, ecc., oppure in dilettanti clic i più soavi suoni traevano dal flauto, o da altri slromenti, per non dire di non pochi i quali del bello musicale sapevano dar ragione c far elette prove. Eppur della maggior parte di essi preventivamente non oravi stalo annunciato il merito nel rispettivo grado di ciascuno: ciò proviene dal non prodursi essi quasi mai nelle società. Per voler recar congruo giudizio dello.stato di un’arte in un paese qualunque non bisogna tener conto solo di ciò che più facilmente ed in pubblico si presenta ai riflessi dell’osservatore, giacché volendo accontentarsi di tal esame se ne potrebbero dedurre delle conclusioni alquanto fallaci. In fatto, un amatore di musica che entra nelle chiese di Genova allorché una coorte di cantanti e d’istromcnlisti la faccia echeggiare di suoni c di canti (ciò che succede spessissimo a vantaggio de’ professori, i quali dovrebbero applicatisi con un po’ più di coscienziosità) il più delle v olte non potrà a meno di rimaner sorpreso del poco accordo negli esecutori, dell’abuso negli stromcnti di ottone, c dello stile teatrale che senza temperanza signoreggia su quello che converrebbe al tempio d’Iddio. Passando poscia al teatro (non parlo se non di un secondario, quello del Carlo Fclico ora essendo occupato da una compagnia comica) quale oricalchico strepito, quale ondeggiamento c confusione di parti, quale continualo insister nel forte!... E per questo, senza dar luogo ad alcuna eccezione, si dovrebbe asserire che a Genova indistintamente non si cura il colorito, non si fanno le necessarie prove, che la chiesa é fatta un agone di profani csereizj? Io no al certo, che qua c là senza grande strepito d’accompagnamenti, ho potuto talvolta udire de’ concetti religioso-musicali piuttosto pregevoli ed in particolare assistere ad esecuzioni vocali ed istrumcntali degne d’essere apprezzate eziandio per delicatezza e finitezza di modi. Eccovi una sfuggevole enumerazione con poche osservazioni di quanto in questa mia seconda dimora a Genova udii c seppi di qualche importanza relativamente alla musica. In una grande solennità alla cattedrale, che bellamente rifulgeva di mille c mille cerei, si eseguiva una messa composta dal Sivori ( non stretto da parentela al celebre violinista) il quale a mio credere dimostrava abbastanza padronanza delle risorse melodiche ed.istrumcntali, c rendeva perciò più dispiacevole, per accondiscendere al gusto comunemente qui invalso, vederlo attenersi ad un genere che tanto si discostava dal sacro, ed in cui la tromba veniva adoperata con eccessiva preponderanza, resa più evidente dalla robustissima cavata del forte suonatore. I’ra i cantanti emergeva il dilettante Robatlo, ottimo tenore del (pialo i maestri potrebbero con maggior profitto giovarsi. Fui invitato ad una brillante distribuzione di premj in un lodato collegio ed ivi ebbi campo di giudicare di una sinfonia c di alcuni cori ad effetto del Meggioni, che da qualche anno abbandonò Milano c stabilissi a Genova: in due a solo di que’ pezzi si sono accaparrali i generali suffragi il violoncellista Vcnzano cd il Becali. Per la cappella dell’istcsso convitto dagli abili fratelli Lingiardi, pavesi, di fresco costruivasi un organo, il quale, toccato dal valente Gambini, riusciva di piena soddisfazione. Il maestro Sciorati, condiscepolo di Bellini nel Conservatorio di Napoli, propose un nuovo metodo di notazione, per convincersi della chiarezza del quale basta dar un’occhiata alla tavola con tutte le scale; sembra sempre una sola cd il labcrinto de’diesis, bemolli, c bequadri è interamente soppresso. Nel Figaro già si fece di pubblica ragione uno schizzo della semplificazione dello Sciorati; i professori potranno giudicare del- ( l’applicazione di lui all’armonia, c se possa con van- f taggio sostituirsi al comune da cui in sostanza i progettisti di riforme, modificazioni, facilitazioni, stenografe, ecc., chi sa che più presto di quanto generalmente si suppone abbia a derivare una rigenerazione nella segnatura musicale? Ho udito un ragazzo di otto anni, educato nel pianoforte dal Novella, cd ho dovuto persuadermi che il metodo di quello zelante maestro, testé edito dal Ricordi, riesce d’incontrastata utilità, c che le molteplici suonatine desunte da favoriti motivi teatrali alla moda ponno servire a sviluppare il gusto melodico c ad indurre negli allievi più spontaneo eccitamento a’loro sludj. Degola, l’autore MVIsabella Spinola, del Don Papirio, che. tanto onora il suo ■ maestro, il chiaro Mirccki, il quale assai contribuì all’avanzamento della bell’arte in Genova, sta occupandosi di una nuova partizione drammatica, della quale ebbi occasione di ammirare al pianoforte alcuni squarci a graziose melodie c di una espressione commovente: in prova poi della sua conoscenza nel contrappunto severo mi mostrò una fuga a quattro parti cd un canono, che doveva far parte di una messa a cui sta ponendo l’ultima mano. Dietro una vociferazione, giorni sono, mi lusingava di esser in grado di assicurarvi clic i preziosi manoscritti tuttora inediti di Paganini quanto prima per maggior gloria del sommo violinista alla fine avrebbero potuto pubblicarsi; ma fatalmente ebbi a rimaner persuaso che pur troppo la notizia sparsasi non era clic un caldo desiderio di chi si addolora clic il mondo musicale abbia sì a lungo ad esser privato di capola vori che doveano accrescere il vanto degli italiani. II figlio di quell’unico poco. può tardare ad esser dichiaralo maggiore, c. si. spera che prima sua cura sarà cpiella, onorando sé stesso, di render sempre più onoralo e memorando il nome del suo genitore col non permettere che opere, le quali hanno destato l’ammirazione dell’intera Europa, eseguite dalle magiche mani di lui, abbiano a giacer perdute per gli artisti. Nizza aspetta tolto lo scandalo della contrastata sepoltura di Paganini, questione inconcepibile nell’illuminato nostro secolo. Tutta Italia é ansiosa di render omaggio alle creazioni musicali di Paganini, c di additarle qual inarrivabile tipo al fastoso straniero. La pietà e. carità de’ signori genovesi oramai dovunque celebrate, si volsero eziandio alla musica c mantengon generosamente un Istituto musicale, nel quale cngono ammaestrali circa quaranta giovani di ambo i sessi nella composizióne, nel suono di vorj stranienti c nel canto. La direzione ò affidata al maestro Costa, il quale reputa di suo interesse nulla risparmiare onde ogni cosa ben proceda. A questo stabilimento veline fatto un ingente legalo di copiosi pezzi di musica dei più riputali autori di ogni tempo c di ogni nazione, per eoadjuvarc all istruzione degli allievi, che in prova della loro riconoscenza nella biblioteca fecero porre una inscrizione così concepita: G. B. ASSERETO OTTIMO, BENEFICO CITTADINO CHE MANCATO a’ VIVI IL DÌ 5 MARZO IS42 QUESTO MUSICALE GINNASIO DELLE PIÙ DOLCI ARMC/SIE STATE IN TERRA POSSA L’OPRA MAGNANIMA TORNAR D’ESEMPIO A CHI HA INTELLETTO DI PUBBLICO BENE 1 Il magnifico salone del Palazzo Ducale ove ree temente con luminoso successo crasi dato lo Staimi, nella sera del 18 brillantemente illuminato c zeppo di svariali spettatori, presentava un colpo d’occhio difficile a descriversi. Si solennizzava la distribuzione dei premj delle scuole pubbliche, cd era come una festa civica. Io non vi parlerò che della cantata prodottavi facendo precedere, le proteste di omaggio c di obbligazione verso il rispettabile corpo degli illustrissimi Decurioni genovesi, che ogni anno dispongono r modica somma onde venir in soccorso della bell’arte. Esempio che dovrebbe seguirsi da altre municipalità, chi la musica efficacemente serve a migliorare i c stumi c ad eccitare nobili c forti sentimenti. ’Nicolò Uccelli che colla lunga sua esperienza musicale - e facilità nel trovare i ripieghi nccessarj ad un maestro concertatore di opere, si rese utile all’impresa del teatro Carlo Felice, ornava di note musicali la lirica azione che intitolarsi a Colombo. Non dirò che ogni pezzo ballasse per novità, appropriatezza cd eleganza di concetti, clic l’orchestra nel chiasso mai non eccedesse i limiti, ma non potrò nemmen tacere varj cori, in ispecic uno, largamente condotto con parco cd eletto accompagnamento, alcune arie cd il finale concertato esser tali d’appagare l’uditorio, che tributava spesso applausi j al compositore cd alle prime parti, con impegno so- r stenute dai signori Robatlo, Mcnzio e Di-Negri, fra i ’ più scelti dilettanti del paese. [p. 159 modifica]Giustizia c riconoscenza vogliono che si faccia onorevole menzione delle deliziose serate che ogni venerdì con tanta cortesia e compitezza si compiace dare il i munificente sig. marchese di-Negro, modello di tanti, ma temo che la loro modestia abbia a risentirsene, e perciò non farò che nominare una Castagnola, e una Crocco. un Botto sì esperti nel bel canto, un Pcscìq pianista di prima forza e di gran sentimento; un Motelli, un Adami pure versati nel pianoforte, un Sartorio che qual professore sa maneggiare il flauto, un de-Alberti al violoncello applicato, ed un Cancssc che assai di sò promette. Ilo lasciato espressamente per ultimo Andrea Gambini, amando dar termine a questa relaziono, già troppo, protratta, con una persona a cui nutro speciale affezione e clic meritasi particolare stima. Vogliate non sospettare di parzialità quanto ora sarete per leggere: l’amicizia, spero, non mi avrà fatto travedere. Gambini prosegui con attiva perseveranza gli utili travagli da lui intrapresi per maggiormente instruirc se stesso e per avvantaggiarsi nella pubblica opinione. Nel corso di poco più di sci mesi compose due fantasie con motivi della Saffo e del Corrado d’Allamura, già pubblicati dal Ricordi, due capricci originali e tre romanze, che sono in lavoro presso lo stesso editore, ed una fantasia da concerto sul Nabucco: oltre questi otto pezzi per pianoforte immaginò una messa in piena partitura, varj mottetti o salmi, e musicò buona parte del Colombo, fra i più encomiati melodrammi di Romani. Più volte si volse l’attenzione dei lettori della Gazzetta Musicale alle precedenti produzioni del Gambini, compresevi pure le due fantasie già nominate per le prime: quelle di cui voglio ora intrattenerli sono vieppiù degne di. eccitare il loro interesse. - Ne’ due capricci di propria creazione egli ebbe per iscopo di scrivere un componimento, il quale per la. sua condotta e pc’suoi pensieri avesse ad appagare le esigenze de’pochi clic hanno in giusto pregio una classica fattura, e non sono facili a. lasciarsi sedurre dalle futilità della moda, non trascurando però ncll’istcsso tempo quegli altri, i quali anzitutto nella musica richieggono un soave eccitamento alla loro sensibilità: ch’ci sia. riuscito lo potranno dire i pianisti elle non isdegneranno studiare e approfondire con coscienza questi ben elaborati e toccanti pezzi. - Le tre romanze senza parole corrispondono pienamente a’loro titoli e sono di un’esecuzione agevole: il rimprovero è un picciol dramma tutto ridondante di passione e di poesia; in esso dagli accenti irrompenti si passa a’delicati episodi per ben comprendere i quali è uopo di un’anima che profondamente senta. Non sembra forse di assistere à’ lagni di un amante, che erede esser tradito e a poco a poco si lascia trasportare fino ad uno sfogo di disperazione, poi ad un detto della signora del suo cuore pare calmarsi, poscia nuovamente spinto da’ foschi suoi dubbj rinnova le agitate sue proteste? - Impossibile riesce recar sicuro indizio di ’ una grandiosa composizione drammatica al pianoforte, suonata è cantala alla meglio dal solo autore, e perciò mi asterrò dall’entrare in particolarità.in rapporto al Colombo, col quale spartito Gambini pensa muovere l’arduo primo suo passo nella carriera teatrale: cionullamcno, arguendo dall’effetto che sopra di me produsse, mi sarà lecito pronosticargli un prospero successo e sollecitare gli impresàrj a tosto accoglierlo nelle loro palestre. - La fantasia di concerto in fine, intrecciata sopra i più applauditi temi del Nabucco, in meno di una settimana felicemente compiuta, pel pianista genovese deve essere ciò clic fu quella del Mosti per Thalbcrg, espressione che presso i cultori di pianoforte equivaler deve a qualsiasi grande elogio. Questo notevole pezzo è fra i pochi che la moderna scuola italiana di pianoforte possa con fiducia contrapporre a quelli che ci provengono d’olire alpe: in esso diè prova di una purgatezza di stile, di una chiarezza, di un’eleganza,’ varietà ed imponenza/di colorito tali, che a pari grado non era mai pervenuto nelle precedenti opere. Se Gambini vorrà decidersi ad intraprendere un giro di studio artistico in alcuna delle primarie capitali d’Europa, in breve lo si vedrà mover passi da gigante. I. C. II. Intórno ad un nuovo glatema di ìnuHicogrniia. Lettera al Chiarissimo D. Sficolò EustaeSilo Cattaneo. Ai. chiabissimo Don N. E. Cattaneo Pregiatissimo amico! Non saprei dirvi quanto mi dilettasse il leggere l’opuscolo del sig. Joseph Raymond (Essai de simplipcation musicógraphique) (1) da voi gentilmente favo";i pìccola mole contengono 1 cognizioni-tanto estese, e dimostrazioni più evidenti.! Ottimo consiglio fu quello di passare a rassegna i dichcz Bernard- Latte, et Turin ckez A/aversi sistemi di notazioni musicali fino ad ora immaginati; e la classificazione fattane con molto acume non poteva essere imi acconcia a far vedere in un colpo d’occhio i difetti degli uni e dogli altri pei quali dovevano necessariamente essere posposti all’usalo sili tutto poi vi è trattato senza le esagerazioni proprie dei sedicenti riformatori, e con quella pacatezza e moderazione che svela ad un tempo e l’animo gentile, e la forza logica dell’autore. 10 non so come saranno accolte le innovazioni che egli propone, ma intanto il modo da lui tenuto, non urtando di fronte una pratica universale, e finora vittoriosa, mi persuade ad accostarmi alla sua opinione, ed a sentirla per lo meno senza prevenzione ostile. Esaminando intanto il sistema del signor Raymond trovo utile che d’ora in.poi si adoperi la breve invece della semibreve, questa invece della minima, ecc., utile del pari che si sostituisca al 2/i il tempo a cappella, e si rettifichi il modo di segnare i tempi, egualmente che il nome delle diverse figure musicali, affinchè da quello venga significato il valore’ relativo di ciascuna. Ciò in parte non sarà che un ritorno a pratiche’antiche state poste in disuso per la mania di dare alla musica scritta o stampata un’aria d’importanza col molto inchiostro inutilmente sparsovi. Mi piacciono altresì le lineette in direzione analoga all’innalzamento o abbassamento di tono che noi indichiamo col diesis e col bemolle, e il segnare in un cogli accidenti occorrenti al tono anche la tonica. Queste sono innovazioni facili ad introdursi e mi sembrano vantaggiose e perchè più spedite a scriversi e pei seguenti motivi. f.° La lineetta volta all’insù, oltre al segnare innalzamento, avverte il cantante della direzione a cui tende per lo più la nota diesata, e viceversa la lineetta voila in giù fa presentire l’ordinaria inclinazione a discendere della nota bemollizzata. 2.° Essendo scritta la tonica col numero dei diesis o bemolli richiesti resta tolto il dubbio clic gli accidenti alla chiave lasciano sul modo; e non dovremmo più sentire’ quel molesto preludiare in modo maggiore ed attaccare in modo minore cosi frequente nei dilettanti, e nelle orchestre di provincia. Sarà forse da conservarsi l’usalo segno del bequadro, od inventarne uno mcn soggetto ad essere dagli amanuensi confuso con quello del diesis o del bemòlle. Queste sono modificazioni facili a introdursi, e probabilmente assai convenienti. Non sarà forse la stessa, cosa del rigo di una sola linea per ciascheduna ottava clic il Raymond ci propone di sostituire al rigo comune di cinque, lince, sebbene in apparenza quello di questo sia più semplice, ed offra il vantaggio di presentare con un medesimo segno tutte le note aventi Qui gli 6 dove conviene esaminare la cosa per sottile, perchè qui appunto sta la maggior differenza fra il nuovo e l’antico sistema, e si fa sentire più grave il peso di studiarne due come deve di necessità aèCadcrc almeno per un secolo, ove si venga ad adottare. una qualunqne nuova segnatura. 11 suaccennato vantaggio, siccome osserva lo stesso autore, è principalmente a favore dei principianti, e dei suonatori di Pianoforte e d’Arpa, ai quali risparmia lo studio di due diverse chiavi; ma non so poi se colesto rigo sia. preferibile all’usato applicandolo alla partitura. In primo luogo io osservo che qui le diverse chiavi saranno sempre’ necessarie finche avremo istromcnti soggetti a variare di misura. Il Clarinetto, il Corno, la Tromba, il Corno inglese, il Flauto terzino e alla, decima, obbligheranno sempre allo studio di un sctticlavio chiunque vorrà scrivere, o intendere una partitura; ma questo non è il punto più importante, av-’ vcgnachè nel rigo di Raymond vi sarebbe ancora qualche guadagnò. La seconda osservazione vi parrà forse di maggior pesò. II. nostro autore ci propone una sola linea con due lineette addizionali per ogni ottava, ora converrà moltiplicare le linee fìsse assegnandone a ciascun islromcnto tante che bastino per l’estensione propria, e separando ciascuna linea con sufficiente spazio per non confondere la nota si colla nota mi, e la portata di ciascuno stromenlo in modo clic si distingua da quella dello stromenlo vicino. Aggiungete che la maggior parte degli stromcnli d’orchestra oltrepassa l’estensione di due ottave; molli ne-hanno più di tre, alcuni toccano la quarta;’ e quegli stromcnli i quali non incominciano dal do hanno tutti bisogno di una linea di più per l’intiera loro scala. Cosi il Violino, il Clarinetto, il Fagotto, ecc., abbisognano di quattro lince; la Viola, il Flauto, l’Oboe, ecc., ne richiedono tre sole, ed altri due. Dalle quali cose intenderete quanto deliba riuscir grande un foglio di strumentazione a grande orchestra, e come riesca impossibile l’avere una carta preparala.per tutte le combinazioni clic vi possono occorrere in una partitura, la qual cosa debbe riuscire di gravissimo incomodo ai maestri. Non vi sarebbe altro mezzo per ovviare a questo inconveniente, che una continua trasposizione d’ottave, maquesto probabilmente erit errar pcjor priore. Gonchiudcrcrao-noi dunque clic il comune colle sue cinque linee, co’suoi tagli addizionali s eolie tante inconseguenze di cui è accusato 6 preferibile ad ogni altro sistema rii varsi?... Io non voglio azzardare ima tale sentenza; ma se dal passato si può argomentare, manìa delle innovazioni dovrebbe in i diminuire. || 0 io m’inganno, o un sistema qualè il comune non già inventato da Guido, come falsamente si erede, ma sviluppatosi a seconda dei bisogni clic il progresso, dell’arte fece man mano sentire, potrà bensì venire in qualche parte migliorato, mutato per intiero giammai. - Così la penso e godo che l’egregio Raymond istcsso trovisi poco lontano da questa mia opinione. State sano ed amate sempre l’affezionatissimo vostro II. Bouchcrdn TEATRO RE «ESTIVO MODEM E I SCOI AUTISTI Le rappresentazioni degli artisti diretti da Gustavo Modena continuano, ad interessare que’ spettatori, clic dal non poco profitto ch’-Ei seppe trarne nello spazio di appena sci mesi, deducono con certezza il moltissimo che. saprà ricavarne nell’avvenire. Secondo noi, questa compagnia, comecché affatto nascitura, non teme fin d’ora il confronto di qualunque; altra italiana, massime per quanto risguarda quell’insieme tanto desiderato perchè tanto necessario, mancando il quale le produzioni dei lavori drammatici riescono cose mozze od informi, sicché il pubblico, nè può interamente gustarle, nè proferire intorno ad esse con cognizione di causa un giudizio abbastanza retto. Grazie al cielo, la Compagnia Modena più non ci condanna ad assistere a quei salti tanto sgradevoli e pur troppo comuni. da alcune prime parli o buone o quanto meno mediocri, alle seconde ed ultime parti inette assolutamente ed insopportabili; in essa il nobile ed azzimato innamorato di jeri, ti fa quest’oggi da cameriere, e la superba duchessa di quest’oggi ti farà, se Ila duòpo, da comparsa domani. Se Modena, null’altro avesse ottenuto da’suoi artisti clic questo alto di sottomissione, egli avrebbe già fatto all’arte rappresentativa italiana un gran bene, togliendo di mezzo le sciocche pretensióni di que’ che l’esercitano e la •deturpano col ribellarsi ad ogni freno di una mente superiore e re■j golatrice. I nomi, tanto gelosamente conservati ed amI bili, di prima donna, di primo uomo, di primo amoroso, di caratterista e di padre nobile, sono espulsi | dall’elenco degli artisti diretti dal Modena, il quale a 1 norma del proprio criterio, che non è piccolo come: san tutti, assegna ai- singoli individui della sua compagnia quella parte, molto o poco importante che sin, I che, secondo lui; servirà meglio a rendere più cffel! -tivo l’insieme dei componimento clic mette allo studio. Le convenienze, questa peste dcll’arti teatrali, egli ha mirato a schiantarle dalle, radici!i Un’altra cosa di non lieve importanza, che fa, non solo interamente diversa questa dalle altre, compagnie II della Penisola, ma la rende eziandio superiore a quelle! d’assai, si è non tanto il lusso e lo sfarzo nel vestia, rio, clic è pure, grandissimo, quanto la opportunità (j di esso per ciò clic risguarda,direm così, il colorito!j locale o dell’epoca, e clic si manifesta senza interruzione |i dal primo attore all’ultima delle comparse. Nel Jacquart,

dramma in due alti, abbastanza gradevole per il conIj

trasto che vi si agita di generosi pensieri, e clic acquiI sta un vero interesse, particolarmente nella seconda parte dell’ultimo atto, poiché’ il personaggio del Protagonista è sostenuto dal Modena, in questo Jacquart, a cagion d’esempio, la cui azione si riferisce ai tempi del passaggio dal Consolalo all’Impero, ci ha fatto veramente piacere l’esattezza del costume, portata allo scrupolo fino nel taglio d’abito delle donne. Lo stesso dicasi di tutte le-altre rappresentazioni date fin qui, sebbene richiedessero tulle non che lusso e buon gusto, fogge Cuna dall’altra disparatissime. Brevemente! la valentia del Modena or non è più come per lo passato un oggetto d’incstimabil valore gettato là nel mezzo di cose abbiette e disaggradcvoli. E troppo gigante perchè altri lo possa avvicinare ed uguagliare, ma trovò ciononpcrtanto ne’ suoi allievi e colleglli chi degnamente può secondarlo, e d’ora innanzi le rappresentazioni date da lui non verranno più’ considerale siccome altrettanti monologhi! La misura nel gesto, la purezza di pronuncia, lo studio di tratteggiare i caratteri con tulli quei minuti particolari clic il vero presenta, l’arte di ’evitare le cantilene, il manierismo, il tono declamatorio, sono tutte conquiste di alla importanza clic il Modena ottenne in buon dalo da’ suoi allievi, e che li rendono non solo già degni d’incoraggiamento, ma ben anc< maggiore esercizio ’coronerà l’opera rinfrancami professione degli nnzidctli principj, e dotando! dio di quella franchezza, prontezza ed’agilità* il vero suggello dell’arte,, e cui non clic con una pratica lunga ed indcfcss [p. 160 modifica]NOTIZIE MUSICALI DIVERSE NB. Non avendosi potuto per abbondanza di materie inserire nell’attuai numero f articolo sull’Accademia e distribuzione dei premi datesi Giovedì giorno 7 settembre all’I. R. Conservatorio, parleremo di questa interessante funzione nel prossimo numero. I nostri signori Associati ci perdoneranno V involontario ritardo. KB. Diversi giornali, milanesi ed esteri fanno spesso l’onore a questa nostra Gazzetta Musicale di riprodurre non solo le notizie più importanti di’ ella offre ai suoi lettori, ma pur anche interi articoli. Noi siamo oltre modo grati a quei fogli di codeste più che fraterne prove di benevolenza, ma ameremmo meglio se si degnasse/o di accennare la fonte, da cui quelle notizie e quegli articoli vengono disinvoltamente attinti. — Il giornale inglese The Musical IVorld (Il mondo musicale) se l’è pigliala fieramente colla Gazzetta musicale di Parigi a cagione d’un certo articolo dato da quest’ultima nel suo N. 20 (giugno) col titolo Phisionomie du public des concert* don* le differentes capitales de l’Europe, e nel quale il signor Blandiard autore di quell’articolo con un piccante aneddotino caratterizzava in modo più clic scherzoso il gusto musicale degli Inglesi, i quali se ponno pretendere di dar lezione agli altri popoli nell’industria nobilissima di filar il cotone e di fabbricar temperini, debbono in santa paco ritenersi alla coda del progresso in quanto riguarda la musica,e tutte l’altre arti dell’affetto c delle fantasie. Ma questa non sembra l’opinione del Musical IVorld, cd ecco quindi accesa la sua bile e dischiusa l’abbondante vena de’ suoi scherni contro la Gazzetta Parigina. Se nonché il poveretto trovò pan pe’suoi denti. Il Blancbard, con quella sua penna pungentissima, rimbeccò le impertinenze in guisa che difficilmente il Musical IVorld otterrà di lacerare la patente di nullità mclodico-armonica appiccata molto bene alla nazione che non può nemmeno vantare di sua fabbrica le note del God save thè king c del Buie Britannia, il che è tulio dire per chi ha la frega del filarmonicismo! — Il celebre compositore G. Onslow, noto a tutto l’orbe musicale per le elaborate e immaginose sue sinfonie, e per le tante incomparabili sue musiche strumentali da camera, ma poco mcn che sconosciuto iti Italia, ha di fresco pubblicato tre Quartetti per due violini, viola c basso, di magistrale fattura. È questa una buona notizia per quella dozzina di professori nostri, cui piace di tanto in tanto riposare dalle fragorose indigestc musiche teatrali della giornata, esilarando lo spirito e ricreando l’orecchio con gasligale c nobili c veramente artistiche composizioni. — Bkri.ino 9 Agosto. Jeri sera nella sovrana residenza di Postdam, alla presenza della reai famiglia, di tutta la corte e (ji gran numero delle nostre sommità intellettuali, si diede la prima rappresentazione della Medea di Curifido, con la traduzione tedesca del signor Donner e con musica del signor Carlo Taubcr. Questa opera, la cui messa in isccna fu diretta dal celebre poeta lhieck, meritò gli unanimi suffragi dell’illustre assemblea. — -IO Agosto. Fino al presente i Salmi, le Cantiche e le Preci, clic sono i soli canti ammessi dal culto protestante, eseguivansi nelle chiese della Prussia dal popolo stesso, sulle antiche melodie con semplice accompagnaLo scorso anno il re Federico Guglielmo manifestò il desiderio che la parte musicale della liturgia protestante si vantaggi.vsàe di tutti i progressi fatti dall’arte nei tempi moderni, epperò, come già in altro foglio accennammo, S. M. nominò il signor Felice McndclsshonBarlboldy direttore generale della musica sacra in Prussia, e gli affidò il carico di procedere alla riforma della mu sica delle chiese luterane. Domenica passata, nella Cattedrale di Berlino, all’ufficio sacro clic celcbravasi in commemorazione del millesimo anniversario del trattato di Verdun, ufficio al quale assistettero il re e l’augusta sua famiglia, venne per la prima volta applicata alla celebrazione del culto protestante quella clic chiamar potrebbesi grande musica. I canti eran stati musicati dal signor Mendclsshon-Bartholdy, c componevansi alternativamente di recitativi, dia*ofic di pezzi concertati, di cori a quattro, sci, otto voci con accompagnamento d’orchestra o di due organi, e si eseguirono da seicento artisti c dilettanti sotto la direzione del medesimo signor Mendelsshon. I,’ effetto ne fu mirabile. (G. M. de Paris) — Il maestro Ferdinando Hiller fu eletto a supplire a Mendelsshon (chiamato a Berlino) nell’incarico di direttore dei Grandi Concerti, ecc. a Lipsia, per dove partirà quanto prima. - Questa città diventò ormai il centro della musica in Germania, almeno per tutte le composizioni non teatrali. La state passò quivi, come dappertutto, diremmo quasi silenziosamente, per quanto riguarda la musica. Ad ora ad ora la riproduzione di qualche interessante Opera e non altro di meglio. Un tenore, il signor Warda di Amburgo, con una voce già spossata; si mostrò tuttavia buon attore. Per la fiera testé cominciata si rimontò il Guglielmo Teli, c quanto prima si darà la Pari du Diable di Aubcr. Dopo la fiera si penserà ad una nuova Opera di Luigi Schmid!, e all’^nffi/one coi cori musicati da Mendelssohn. (Da una lettera da Lipsia). — Il teatro Reale di Berlino ultimamente incendiato, come riferimmo nel passato foglio, aveva quattro file di palchi ed era capace di 2500 spettatori. Edificato da Federico il Grande nel 1740, era stato inaugurato nel 1742 colla prima rappresentazione dell’opera di Graun Cesare e Cleopatra. — Il D’ubucodonosor del Verdi, piacque poco a Torino per quelle solite sciagurate ragioni che troppo spesso fanno riuscir male anche sui migliori teatri le migliori opere; vogliamo dire: l’imperizia, la negligenza, la mala volontà delle persone incaricate di dirigere la riproduzione dello spettacolo. «Che dirò poi del modo con cui venne messo in iscena questo Nabucco? (esclama il giornale torinese il Telegrafo). Giammai non erasi veduto tanto oltraggio al buon senso.» Parole abbastanza significanti. CAAOxVE ENIGMATICO INSCRITTO SULLA TOMBA DI HAYDN (Dalla G. M. de P.) — Di ritorno a Vienna nel 1814 feci un pellegrinaggio alla tomba del mio maestro Gius. Haydn. Non altri che il becchino sapeva il posto ove riposavano in vergognoso obblìo gli avanzi di quel medesimo Haydn al quale pochi anni prima erasi fatta a Vienna una specie di apoteosi. L’uomo grande pel suo genio, per le sue virtù, per tutto quanto fece di utile e di splendido, si eresse da sé stesso, e mentre ancor vivea, il monumento più bello e durevole, c certamente Haydò non aveva bisogno nè di marmo nè di bronzo per trasmettere alla posterità il suo nome illustre. Ma avrei pur voluto che il nome di Haydn marcasse il piccolo posto ove eransi collocate le sue ceneri sacre e pensai che doveva essere permesso all’allievo di onorare la memoria del maestro con un atto di pietà figliale. Collocai quindi su quella tomba onorata il più modesto di tutti i monumenti, una tavoletta in pietra colla seguente inscrizione. J. Haydn Obiit M.DCCCIX Canon amigmaticus 5 vocibui. DISCIPULUS E S NBUKOJ1.11, VINDOB. REDl’X Indi ad alcuni anni il corpo di Ilaydn venne trasportato al luogo ove nacque, a Rohrau, piccolo villaggio situato presso Bruck sul Lilha, in Austria presso alla frontiera d’Ungheria. Ivi il conte di Harrach, signore di quel villaggio, si onorò erigendo un nobile monumento sulla tomba di Haydn. La tavoletta di marmo rimase al suo posto nel cimitero di Vienna. La Gazzetta Musicale di Vienna diede un disegno di quella tavoletta; per mala ventura il piccolo canone eumginalico fu cosi male Copiato che impossibile doveva riuscire ai dotti armonisti tedeschi, accintisi alla difficile opera di dicifrarlo, l’ottener mai una soluzione dcll’cnnigma. La Gazzetta Musicale di Milano, e dietro a lei la Melodie, di l’arigi, riprodussero quel canone cogli errori di copiatura che trovavansi nella Gazzetta Viennese. Coloro i quali hanno la pazienza di codeste sottigliezze di contrappunto sanno che il menomo sbaglio nel tema, un sol punto di più o di meno rendono impossibile la soluzione del problema. Mi sono quindi affrettalo a riprodurre qui il canone tal quale si trova sulla piccola pietra sepolcrale. La Gazzetta Musicale di Parigi (1) riceverà e pubblicherà le soluzioni clic gli armonisti francesi c stranieri vorranno indirizzarle. S. Neukomm. Parigi, 27 Luglio 1843 (2). — I nostri lettori ricorderanno forse il cenno che nel N. 15 della seconda annata di questo foglio abbiamo dato intorno al fanciullo Giulio Bcnoni, dotato di precoce meraviglioso ingegno musicale. Il nostro signor Giovanni Ricordi, di passaggio per Vienna, ebbe a raccogliere un saggio di improvvisazione dal detto Benoni gentilmente dedicatogli, e vuole ora farne parte a’ suoi associali. Vcggasi il foglietto di musica che si unisce a questo foglio e nel quale si offre un Andante dettalo con sufficente eleganza di stile c correzione di numeri, e non senza qualche novità nelle idee. (1) E noi ripetiamo lo stesso per conto nostro. (2) Per imprevedute circostanze abbiamo forse tardato troppo a riprodurre questo articolo. E tuttavia crediamo che non sia stata data per anco a Parigi la soluzione del canone enigmatico, e che quindi i nostri amatori possano non arrivar troppo tardi. MOVE PUBBLICAZIONI Esitili IlELL’l. B. STABILIMENTO NAZIONALE PBIV1LEG." Di GIOVANNI RICORDI METODO DI VOCALIZZAZIONE DI mom ifàassMa Traduzione dal francese dì N. E. Cattaneo 15078 Parte prima, contenente 128 specie di Scale ed alcuni Escrcizj, che hanno per iscopo di render agile c pieghevole la voce. Questa parte può servire per quegli allievi che mancassero di un maestro n 18 — 15079 Parte seconda, contenente 40 Vocalizzi di progressiva difficoltà, ne’ quali vengono riprodotti tutti i temi di studio, cominciando dalle frasi melodiche più semplici fino alle maggiori difficoltà dello stile moderno 18 — STELLE DELLA SERA (ABENDSTEBNE) Iter Pianoforte 8IKE??S LilUIZR Op. ISO. RIMEMBRANZE DI LAINATE (Æsainate’8 EilangeJ (BÏWSiœi Op. 92. ALLA PRIMA CROCIATA MUSICA DI GIUSEPPE VERDI Ridotta per Pianoforte nello stile facile da JLtiiffi Pretesi 14952 al 62 L’Opera completa Fr. 14. Vendesi anche in pezzi staccati. GIOVANNI RICORDI EDITOBE-PBOFBIETABIO. iVJB. Si unisce n questo foglio un pezzo in dono ai signori Associati Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Ccleozrrafla, Copisteria e Tipografia musicale di GIOVANNI RICORDI Contrada degli Omenoni If. 1720