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GAZZETTA MUSICALE ANNO II. domenica N. 37. -IO Settembre -1845. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in A." di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia CLASSICA MUSICALE. DI MILANO La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• nom, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. • J. J. Rousseju. Il prezzo deH’associazionc alla Gasicttue aVAntologia classica musicale c dicibili. Aust.!.. 12persemestre, od elicli. Aust. I,. 14 affrancata di porlo lino ai conlini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi ili musica viene falla mensilmente e franca di porlo ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gasxetta in casa Ricordi, contrada degli Ontenoni N’.° 4720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porto. SOMMARIO. I. Varietà’. Il Professore di musica e il dilettante. II. Carteggi. - III. Tk»tro Re. Gustavo Modena e i suoi allievi. - IV. Notizie Musicali Diverse. V. Nuove Pubblicazioni Musicali. VARIETÀ. Ili PROFESSORE DI ME SIC A E IL DILETTANTE. ^^®p-c^,erm«ttetemi, sig. prof, stimatiseli Y.isimo B-i che, quale appendice 0Ì5] interessante vostra lettera inserita nei passatifogliintorno a* giudizii musicali, io aggiunga ora alcune mie riflessioni sul modo diverso con cui sogliono recar sentenza delle cose musicali due diverse specie di cultori dell’arte delle crome, voglio dire i professori e i dilettanti, e delle cagioni morali o materiali che determinano questa notevole differenza nel giudicare. A voler recare in mezzo alcuna opinione in fatto di cose di musica è duopo anzi tutto fare una tal quale professione di fede, voglio dire proclamare su quali principii la critica dell’arte si vuol fondare. E qui non serve rispondere che la critica delle arti, perchè sia sana, debba essere fondata su principii stabiliti da un pezzo, e tali che non lascino luogo a scelta a colui, che sulle arti discorrere vuole con senno. No, la musica fa casa da sè, e mentre il bello della pittura e della scultura viene giudicato da semplici amatori, dal più al meno, sempre conformemente a quanto di esso bello giudicarne sogliono gli stessi scultori e pittori (1), altrimenti va la faccenda nelle cose musicali. 1 sacerdoti, i ministri dell’arte, in una parola, i professori, coloro, insomma, che se/vono all’arte e ne fanno speciale loro cura e centro d’ogni loro interesse, giudicano dei prodotti di essa quasi sempre in un modo assai diverso da quanto giudicar ne sogliono i semplici amatori, ì cosi detti dilettanti, coloro cioè, a prò dei quali Parte è fatta servire. Ecco quindi una (1) Non credo però interamente che nel recar giudizio delle cose di scultura e di pittura, gli artisti propriamente detti e i semplici amatori partano dai medesimi principii. Anzi sarei quasi eccitato ad opinare che il più delle volte accade il contrario; mentre gli artisti di professione di solito guardano prima di tutto e maggiormente apprezzano le bellezze di esecuzione, i pregi più specialmente tecnici, laddove gli amatori stimano in Srimo luogo le bellezze di concetto e di espressione. Non qui il luogo di addimostrare come, partendo da questi due punti opposti, gli artisti di mestiere ed i semplici amatori delle Belle Arti debbano di necessità recar delle medesime cose giudizii al tutto disparati, come bene spesso suol accadere. fonte larghissima di divisione di opinioni in fatto di musica sia teatrale, sia accademica. Da che deriva questa sciagurata divisione? quali cagioni la adducono? Quali mezzi vi vorrebbero a levarla? Permettete che vi dia una definizione del professore di musica, vi darò poi quella del dilettante, e notata la somma differenza delle due nature, capirete, spero, perchè l’uno quasi sempre soglia giudicar bella quella cosa musicale che l’altro trova meschina, e viceversa. Vedete quel ragazzetto di dieci anni avvialo ad entrare in un qualunque Istituto d’insegnamento musicale. Guardatelo bene, egli è nientemeno che un futuro professor di violino, di flauto, di clavicembalo, come meglio vi piace. È accettato tra gli allievi della Scuola, e tosto tosto gli si polie nelle mani un istromento bello, nuovo e lucente. Sia un violino. Passano tre mesi; esce una giornata per godersi un pochetti) di spasso in seno della sua famiglia, che da tre mesi noi vede. Quella povera testolina è già tutta immusicata: scale diatoniche, scale cromatiche, ascendenti, discendenti^ in ogni cosa che egli si faccia, pare a lui di non veder più altro che crome, biscrome, minime, semiminime; egli più altro non sente all’orecchio che accordi, che poggiature, preludii, solfeggi, ed eccolo fatto professore bambino. II professore bambino tira innanzi più che di passo sul difficile suo arringo; egli studia musica, pensa musica, sogna musica, discorre musica, giuoca musica, grida musica, e sempre musica. Tre altri anni sono passati. Ora vedetelo là in alto, ritto come un palo dinanzi a quell’uditorio attento e silenzioso. Ei sta per eseguire un concerto di Krommer. Uditelo. Quale precisione, quale appiombo, quale sicurezza e disinvoltura nel maneggio dell’arco, qual forza di cavata! Egli è professore adolescente. E ancora studia musica, pensa musica, scrivacchia musica, sogna musica e sempre musica. Sono passati tre altri anni, ora è professore bell’e formato. Esce trionfante dal grande Istituto Musicale; ed ha lezioni a bizzeffe; alla mattina dalle dieci alle quattro, il marchesino, il contino, il cavalierino; al dopo pranzo col boccone strangolato nelle fauci lo scolaro Tizio, lo scolaro Sempronio, alla sera l’orchestra del Teatro, e se avviene, alla notte, fino all’alba, la serenata. E sempre musica, e sempre musica. Prende moglie, una suonatrice di cembalo od arpa, e sempre musica; ha dei figli che, bambini nelle fasce strillano, fanciulli gridano, poi suonano, poi cantano, e sempre musica. Ora ditemi un po’, se è possibile, che un povero prq/’essorecr esciuto a questa guisa, o poco diversamente, giudichi cieli’arte sua coi principii del bello, coi principii dell’estetica, di quella scienza cioè che in fatto di arte giudica del maggiore o minor merito di sue produzioni dalla maggiore o minor varietà, forza o calore delle impressioni che scuotono il nostro organismo, per scendere quindi nel nostro cuore e svegliare in esso le più care, le più profonde emozioni? Ma l’organismo del povero nostro professore deve aver fatto un gran callo alle impressioni musicali; la sua fibra ha tante e tante migliaja di volte oscillalo a quelle vibrazioni melodiche ed armoniche, che di certo deve essersi poco men che rilassata. Il perchè, nell’impossibilità di giudicare esteticamente dell’arte sua, vale a dire secondo le impressioni dell’animo, secondo i turbamenti dello spirito, secondo i sussulti del cuore, egli non potrà più giudicarne se non se ristretto nell’angusta cerchia dei principii tecnici e delle regole scientifiche, conformemente cioè a quelle teoriche e a quei precetti che dall’età dei dieci anni in avanti gli vennero tutto di picchiati in capo tante e tante volte da fargli impossibile il dimenticarle e il dubitar mai che, anziché semplice mezzo, e’ non siano che lo scopo precipuo dell’arte. E quindi a principale londamento de’ suoi giudizii egli porrà sem1>re la dottrina. Egli, quando vi farete a odargli un pezzo di musica, perchè ha delle ispirazioni, cantilene bene appropriate all’idea drammatica, frasi piene di sentimento, ecc., perchè insomma ridonda di quell’estro e ai quel calore di poesia che è lo spirilo primo delle arti imitative,egli,dico, vi guarderà in viso come trasognato e per poco non vi volgerà le spalle come ad un povero idiota visionario. Buon sesto nella così detta messa delle parti, buona distribuzione e ricercatezza ai accordi, nerbo nell’armonia, correzione, studio nelle modulazioni, intelligenza e gusto nell’adattare le sortite agli stromenti e nel concertarli tra essi e colle parti vocali; ecco le bellezze di cui egli farà maggior conto, ecco i pregi ch’ei stimerà principali in una composizione musicale; e ad ogni tratto ei vi griderà all’orecchio i nomi di Mozart, di Haydn, di Beethoven, forse senza pensare che questi sommi non sono tanto grandi per aver fatto gran pompa di scienza tecnica nei loro spartiti, quanto per essersene superiormente serviti a dar valore a ciò che costituisce il vero bello della musica da essi composta, voglio dire, l’estro, il sentimento,! abbondanza e originalità delie idee