Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 26

N. 26 - 26 giugno 1843

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[p. 107 modifica]- d07 6AZZETTA MUSICALE ANNO II. N. 26. 25 Giugno.4 843. DOMENICA Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno s danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta music, classica antica e moderna, destinati a comporre un vo lume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale ii apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà A. DI 311 LAINO La musique, pur des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions. peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations,»,et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à t’émouvoir. • J. J. Rovssejv. Il prezzo dcM’associazioue alla Gazzetta e oU’dntologia classica musicale è dicITell. Ausi. L. 12 per semestre, ed cITctt. Ausi. L. t i affrancata di porto lino ai contini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ullicio della Gazzetta in casa Ricordi, contraila’degli Omcnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli Ullìei postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porlo. SOMMARIO. I. Bibliografia. Ristabilimento del canto c della musica ecclesiastica. - II. Cartkuuio.Società Accademica per lo studio della musica sacra. - III. Notizie Musicali Diverse. - IV. Dizionario Musicale CriticoUuoristico - V. Nuove Pirblicazjom Misicali. BIBLIOGRAFIA RISTABILIMENTO DEL CANTO E DELLA MUSICA ECCLESIASTICA Considerazioni scritte in occasione de’molTEPLICI RECLAMI CONTRO GLI ABUSI INSORTI IN VARIE CHIESE d’ITALIA E DI FRANCIA, E CHE SERVONO DI RISPOSTA ALLA QUESTIONE SUL CANTO DETTO DAI FRANCESI FAUi-BOURDON ADOPRATO NELLE ESEQUIE DI S. A. R. IL DUCA D’ORLEANS IN PARIGI, ED AI DILEGGIAMENTI PUBBLICATI DAL SIG. DIDRON CONTRO I RITI DI fiOMA. Opera di Pietro Alfieri prete romano, maestro compositore di musica sacra, membro della congregazione ed accademia di S. Cecilia, precettore di canto gregoriano nel venerabil collegio della nazione inglese. Roma, Tipografia delle bello arti, 1843. Vol. I. in 8.° di pag. 150. varie opere sul canto fermo e,su^a irius*ca da chiesa con che ^57 dottissimo abb. don Pietro tS^g^Wpjfe.^lfieri romano ha arricchito la letteratura musicale italiana, altra ora di non minor pregio ne aggiunge, la quale porta il titolo qui di sopra indicato. Dividesi questa in due parti: nella prima si tratta del canto gregoriano: nella seconda della musica armonica. Nell’esteso proemio si intrattiene sul principio il N. À. a provare come, fino dalf epoche più remote, venne considerata la musica uno dei mezzi efficacissimi per inalzar lo spirito alle lodi della Divinità, e dispor gli animi alla preghiera. Ed incominciando dagli antichi popoli ebrei, e seguendo le varie vicissitudini a cui andò soggetta la musica religiosa nelle differenti età che ella percorse per giungere infino a noi, si presenta al lettore un rapidissimo quadro istorico interessante soprattutto per 1 immenso numero di citazioni e di testi che vi si riportano, estratti ora dai libri antichi della Bibbia, ora dagli atti degli Apostoli, dagli Evangelisti, dai SS. Padri, dai decreti dei Concili, dalle bolle di varii pontefici, ed in fine da diversi regolamenti ed editti su tal proposito in varie epoche emanati dal clero romano. Da ciò chiaro apparisce avere il N. A. attinto alle vere sorgenti, e studiato l’istoria della musica religiosa sugli scritti del tempo, e Dell’istòria ecclesiastica, invece di rapportarsi alle false tradizioni di cui van macchiate la più parte delle moderne istorie musicali e dei recenti scritti pubblicati su tali materie, ove talora alla ignoranza dei fatti o delle circostanze che gli accompagnano vien supplito con invenzioni di poetica fantasia, niente curandosi di presentare ai lettori leggende da romanzo invece di verità istoriclie. Discendendo in ultimo a parlare dei generali lamenti circa l’attuai decadenza della musica ecclesiastica, riporta il N. A. più o meno per esteso alcuni scritti contemporanei tolti da varii giornali sì italiani che esteri, nei quali ei rettifica alcuni errori ed anacronismi che vi si incontrano. E fra questi è notabile un articolo inserito nella Rivista di Brusselles nel 24 ottobre 1842, che porta il titolo: - Un mot sur la musique aéglise; Vombre de Palest’rina à Rossini - ove si rammenta il notissimo fatto della messa di papa Marcello, seguendo l’errortea tradizione che quel pontefice, mosso dalle nuòve sublimi armonie espressamente tessute da Palestrina, non solo revocasse il progetto in sua mente fermato di proibir la musica figurata nelle chiese, ma di più all’opposto decretasse doversi quella praticare a maggiore efficacia e decoro del culto cattolico, dietro però le nuove forme improntate da quel sommo compositore. Sembra quasi impossibile che nelle narrazioni istorico-musicali si abbiano quasi di continuo ad incontrare di simile inesattezze, e molto più intorno a questo fatto oramai tanto celebrato, riguardo al quale anco una leggiera notizia delle istorie del tempo e delle cronologie dei papi può renderne certi che il supposto esperimento non avrebbe avuto il tempo di effettuarsi sotto il pontificalo di Marcello II, avendo egli retto la chiesa per soli giorni ventuno, dodici dei quali vi consumava oppresso da gravissima infermità. Egli è ormai reso abbastanza noto per più accurati scrittori che un tal fatto avvenne j dieci anni dopo la morte di papa Marcello, ■ sotto il pontificato di Pio IV, nel qual tempo, per le varie riforme circa la de-! cenza della celebrazione dei sacri riti stabilite dal concilio tridentino, i cardinali 1 delegati a portarle ad effetto incaricarono | Giovanni Pierluigi da Palestrina, cantore: pontificio e compositore insigne, di offrir, loro un saggio di una nuova musica da chiesa più conforme allo spirito religioso di quel che non lo fosse la già preesistente, e fu per tal comando che lo stesso Palestrina compose tre messe di varia maniera, fra le quali riportò l’intento quella che di poi, pubblicata colla stampa, piacque ad esso intitolare a papa Marcello in memoria delle virtù, della santità e dei benefizi dal medesimo ricevuti. Dopo questa ed altre rettificazioni, passa il N. A. a difendere il celebre Rossini dalle accuse mossegli contro in questo medesimo articolo riguardo allo stile musicale da esso adoperato nel suo Stabat Mater, dicendo «che «il sig. Cav. Rossini nel mettere in musica «lo Stabat Mater, non vi ha usato tutto «quell impegno ed applicazione che avrebbe «richiesto tal composizione, se avesse do«vuto servire per una chiesa, e non per «un oratorio sacro per cui l’ha fatta, ove «è sopportabile uno stile più libero. Che «se il sig. Rossini avesse dovuto scrivere «per qualche chiesa, quel sublime inge«gno avrebbe modellato, io credo, la sua «composizione sul vero stile ecclesiastico «usato da’ tanti nostri antenati italiani, «ed avrebbe richiamati i soliti applausi «universali che ha riscosso costantemente «per le sue teatrali produzioni». Questo esteso proemio si chiude con la esposizione di varie idee dell’autore circa le forme, il genere ed il carattere che dovrebbe assumere la musica da chiesa secondo le diverse circostanze, e secondo le differenti funzioni in cui ella può essere adoperata. Nella prima parte, in cui trattasi esclusivamente del canto gregoriano, la materia vien distribuita in nòve paragrafi, nel primo dei quali si parla della istituzione primitiva di quel genere di canto, e della sua perfetta convenienza coi sacri riti. Si fa conoscere nel secondo paragrafo la necessità e l’obbligo negli ecclesiastici di coltivar gli studi del canto gregoriano,e quindi, dopo avere nel paragrafo terzo indicato le maniere di bene eseguirlo, passa ad esporre nel paragrafo quarto tutti gli ulficii del prefetto del coro. Dell’organo, e quando possa farsene uso nella chiesa è la materia sviluppata nel quinto paragrafo, mentre al sesto paragrafo si indicano le qualità tutte che deve 111 sé riunire, ed i doveri a cui debbe soddisfare l’organista, proponendo nel successivo paragrafo settimo alcuni espedienti affine di por termine agli infiniti abusi che si sono introdotti, tanto nel canto gregoriano quanto nella maniera di suonar l’organo. [p. 108 modifica]Eg) Il paragrafo ottavo ci presenta una breve ^ istoria di quella forma di canto in arnioS nia conosciuta sotto la denominazione di Ìj falso-bordone, ed è qui ove il N. A. prende O a confutare vari scritti pubblicali in alcuni fioritali francesi circa la musica in falsoordone eseguita ultimamente.in Parigi nei funerali del Duca d’Orleans, validamente combattendo alcune immoderate espressioni usate dal sig. Didrou contro la capitale del mondo cattolico. L’ultimo paragrafo di questa prima parte si ristringe ad accennare come nei giorni i più solenni possa al canto gregoriano surrogarsi il canto fermo a più voci, ovvero a maggior pompa delle sacre funzioni adoperarsi la musica concertante con l’organo. Un quadro dello stato attuale della musica da chiesa, nella città di Roma, più particolarmente ci offre delle interessanti curiosità istoriche, ed è con questo che si incomincia la seconda parte dell’opera e se ne esaurisce il primo paragrafo, esponendosi nel secondo tutti quei danni spirituali clie dalla musica leggiera e profana introdotta nei templi ne deriva. Nel paragrafo terzo, si sottopone ad esame se la musica strumentale possa convenire alla chiesa, e dietro l’autorità di varii pontelici e di alcuni vescovi, fra i quali san Carlo Borromeo arcivescovo di Milano, il nòstro autore opina esser meglio il non ammetter nella celebrazione dei sacri riti strumenti di sorta, dall’organo in fuori. Gli strumenti dell’orchestra, secondo la di lui opinione, dovrebbonsi soltanto praticare negli oratorii, che potrebbonsi più spesso riprodurre affine di indennizzare gli strumentisti di quelle perdite di lucro che essi verrebbero a soffrire quando si sopprimesse l’uso degli strumenti nelle funzioni ecclesiastiche. Alcuni precetti, ed ammonizioni sulle maniere di contenersi nel compor musica sacra vengono esposte al paragrafo quarto, ed al quinto, si indica il j luogo più opportuno per situar le cantoj rie nelle chiese, e distesamente si parla intorno la decenza e la maniera con che vi si dovrebbero eseguire le musiche. Quindi, nel susseguente paragrafo sesto, si propongono alcuni provvedimenti per mezzo dei quali sperar si potrebbe di giungere a por fiqe ai mostruosi inconvenienti a cui oggi in Italia va soggetta la musica sacra, e dopo esternato il suo parere circa le musiche strumentali che talora soglionsi eseguire nelle prime ore della notte fuori delle chiese, nella ricorrenza di alcune feste di santi, con un epilogo e conclusione il N. A. dà compimento ai paragrafo settimo, e con quello à tutta l’opera. Considerando le condizioni dei tempi che corrono, e le tante circostanze che favoriscono i controsensi e gli abusi già inveterati nella musica ecclesiastica, si potrà facilmente càdere in dubbio sulla efficacia degli scritti per promuovere e portare a compimento una completa riforma di.questo ramo dell’arte musicale. Ma in quanto all’opera del nostro sacerdote romano già di sopra discorsale forse la non produrrà quel frutto che egli si propone, e che vivamente sarebbe a desiderarsi, altro incontestabil vantaggio certamente ella debbe arrecare ai cultori dell’arte musicale pelle numerose indicazioni, e pei relativi do^ cumenti che vi si riportano, i quali posson servir di guida a coloro che bramano estendere e-profondare gli studii nell’istoria della musica, ed a chi un giorno vorrà assumersi l’alto incarico di compilare una | vera istoria generale e filosofica di que- |! | st’arte maravigliosa. La scienza dell’arte | tutta racchiudesi nell’istoria dell’arte istesI sa, ed è perciò che l’artista giungerà a possedere tanta più sicurezza d’arte quanto più. nell’istoria di quella diffonderà i suoi studii ed estenderà le sue cognizioni. Imperocché le teoriche, le tradizioni scola) stiche ed i precetti tutti che ci guidano j oggi nella pratica, furono già desunti da una analisi più o meno profonda ed accurata delle produzioni dei nostri maggiori, che sono gli essenziali monumenti della storia dell’arte, come la relativa sapienza filosofica non può giustamente fondarsi che su i varii esperimenti dell’arte istessa, i quali costituiscono la materia della narrativa islorica che per rispondere pienamente allo scopo debbe costantemente congiungersi e proceder-di pari passo coll’istoria civile, politica, e religiosa di ogni popolo e di ogni generazione, giacché la musica direttamente émana dai costumi e dallo spirito dei popoli, il quale riceve un assoluto e particolar carattere dalle condizioni civili, politiche e religiose delle varie epoche. Molti vi ebbero che a scrivere istorie musicali si diederp, ma la vera istoria generale e completa di quest’arte la non è ancora comparsa. Il massimo impedimento ne è stato forse la mancanza di esatte e sicure notizie de’ popoli dell’antichità, dei primitivi tempi del cristianesimo, e di alcune epoche del medio evo. come pure Io esser privi la più parte degli scrittori dei tempi.a noi più vicini di sufficienti cognizioni pratiche dell’arte, onde potere abbracciare il vasto complesso, e l’intima collegazione della materia, e cogliere la giusta interpetrazione di quei documenti e di quei relativi antichi scritti fino a noi pervenuti. In quanto alla storia della musica degli antichi popoli orientali, la quale può vivamente interessare la nostra curiosità in parte, ed in parte farci conoscere più esattamente il punto di transizione, e l’anello che la concatena con la nostra, il dotto Adriano De La Fage, il prediletto allievo e l’erede della scienza dell illustre Choron, si occupa oggi indefessamente nelle più accurate ricerche e nei più. profondi studii di questo ramo di cognizioni, ed abbiam quasi certezza di andar soggetti ad un cambiamento di opinione, in quanto alla musica degli antichi Greci specialmente, allorquando egli venga a pubblicare i. risultameli delle sue lunghe fatiche-, giacché, aiutato dalla piena cognizione di quel- I l’antico idioma, dalla pratica dell’arte e da una estesa erudizione, nel prendere in esame tutti gli scritti che ci restano di quell’epoca, gh è avvenuto di rilevarne un senso assai dissimile da quello che già corre dietro le interpretazioni dei molti eruditi che a tali studii si dedicarono nei tre secoli anteriori al nostro. Di ciò ebbi già un saggio allorquando questo dotto artista si degnò comunicarmi un qualche frammento di questi suoi letterari lavori. Ma riguardo alla cristiana, alla attuai musica europea di cui resta ancora a constatare molti fatti e da rintracciare tanti documenti siccome surta in Italia, checché si dica dei Fiamminghi, le notizie ed i documenti da servire all’istoria di quella non possono ritrovarsi che in Italia. Ogni città della penisola ha per la sua parte contribuito all’innalzamento di questo imponente edificio, sicché ogni città deve necessariamente possedere la sua porzione di memorie istoriche, le quali oggi abbisognerebbe.rintracciare, e così non per semplice I boria municipale, come in questo foglio da altri fu detto, ma per offrire alla stoj ria il materiale indispensabile, renderebbesi necessario che in ogni paese italiano uomini vi fossero, che, o celebrando le gesta di quei sommi artisti che onorarono la loro patria, o dedicandosi alla ricerca’, o alla verificazione di avvenimenti musicali accaduti nei luoghi rispettivi, consegnassero alla stampa ciò che gli avvenisse di scuoprire di ignoto, accuratamente indicando le sorgenti onde trassero i documenti, o le notizie dei fatti che si imprendesse a pubblicare, e le colonne di questo foglio periodico non rifiuterebbonsi, io credo, di riceverle in deposito a maggior benefizio di quell’arte a cui esso totalmente I vien dedicato, ed affinchè un qualche va| lente scrittore raccogliendo poi si preziosi |j materiali giungesse a ridurre a compimento j la grand’opera istorica, che dalla repub|j blica musicale riman tuttora a deside" rarsi. Luigi Picchienti. CARTEGGIO. Società accademica per lo studio della in ni H Ica rliiHNÌdi-r/nccudiodi Mtnbitonia, parodia. Pariyi li... Io v’ho accennato in una delie mie ultime lettere, come il principe della Moskowa, animato da un profondo amore pcll’artc musicale, si fosse posto alla testa d’un’istituzionc, o per meglio dire, d’una società, che si prefiggeva di trarre dall’obblio i grandi capolavori della scuola classica, su cui l’incuria del pubblico, e l’impotenza d’esecuzione degli artisti aveano lasciato accumulare la venerabile polvere delle biblioteche. E v’ho pur detto come tosto,al primo invito, i nostri più celebri dilettanti d’ambo i sessi, le notabilità più eminenti per gusto c per aristocrazia, si fossero associate con premura a quest’impresa, che dovea recare degli immensi vantaggi alla musica, c contribuirò a farla risalire a quell’altezza, da cui era decaduta pcgli’ eccessivi traviamenti della moda. Or bene, mio caro, ora vi posso dire clic la società prospera felicemente, che essa ha dato già il suo. terzoconcerto (f ) c che la folla comincia ad invadere quéste sale, clic risuonano di antiche armonie, e clic l’incredibile, per non dire ignorante, superstizione di coloro che nutrivano un santo orrore pclla musica classica, da essi chiamata musica nojosa, va dileguandosi sotto le magnifiche impressioni prodotte dalle sublimi concezioni dell’arte antica. Sì, ve lo ripeto con piacere c con orgoglio, una folla giovane, elegante, amabile, deliziosa, si fa una decisa premura ed una festa di assistere ad accademie’, su’ cui programmi voi non leggete che i severi nomi di Haydn, di Mozart, di Bach, di Beethoven, di Balestrino, di Allegri, ecc., insomma di tutta quella nobile coorte di vecchi maestri, clic avrebbero sdegnalo di prostituire la loro arte alle volubili e meschine esigenze d’un pubblico o troppo leggero o troppo, ignorante. E questa folla, ritornando col pensiero sulle sue passate credenze, rammentando la facilità e la buona fede con cui assentiva ai giudizii di coloro, che incapaci di comprendere la grandiosa magnificenza della musica classica, si contentavano di condannarla, prova dispetto c meraviglia di aver ciecamente rinunziato a godimenti, che non lasciano dietro a sò la nausea, necessaria conseguenza dell’abuso della piccola musica, che invade in un modo sì diabolico tutti i nostri teatri. (1) Nelle notizie dell’ultimo numero abbiamo già (] fatto cenno di questo concerto. [p. 109 modifica]Giacché, credetelo amico mio, questo allontanamento polla musica, grande ne’ suoi concetti e nelle sue forme, il che è lo stesso che dirvi polla musica antica, attribuito alla diversità ed alla mancanza di gusto nel pubblico, è forse uno de’ falli più singolari che provano quanta sia la forza delle opinioni ricevute, e chi sa in qual modo, dalle masse. Voi udirete delle migliaja di persone gridare che Mozart è detestabile, che Beethoven fa dormire, che Bach è perdutamente nojoso, che insomma i più venerabili patriarchi della musica sono tanti seccatori, ma se voi chiedete a questi implacabili giudici, su quale idea appoggino la loro condanna essi saranno, ve lo giuro, assai imbarazzati. Chi d’essi ita udito mai una sola nota di questi compositori, così vivamente e lealmente anatomizzati? Ond’è clic succederebbe forse dappertutto, ciò che accade oggi a Parigi, che quando un uomo di spirito e di gusto osa affrontare queste avversioni ingiuste e parziali, e le costringe a sostenere la lotta dei fatti, in allora le masse si ricredono, i vecchi pregiudizi perdono la loro influenza, ed il bello, di cui si negava l’esistenza, perchè non era conosciuto, torna a risplendere dinanzi ad una moltitudine meravigliala, clic ripete nel fondo del suo cuore, che alla line non è vero clic la voce del popolo sia la voce di Dio. Ma il diffìcile, mio caro, il diffìcile si è appunto di trovare questo uomo di spirito e di gusto. Perocché, dopo aver fatta la sua parte alla credulità delle maggioranze, ed alia tranquillità con cui queste accettano le opinioni già formate per evitare la fatica di formarne di nuove e di proprie, io delibo pure confessare che l’antipatia generale contro la musica classica e dovuta per una discreta porzione agli stessi suoi ammiratori. Sapete voi quante di queste antipatie sono nate in una sala dove quattro cattivi strumenti ed un pajo.di voci detestabili rovinavano le sante orecchie del prossimo col pretesto di interpretare qualche magnifico frammento d’un’opera antica? Sapete voi quante orchestre condotte e composte da artisti ignoranti, senza darsi la briga di interrogare lo spirito dell’autore, senza studiare le mille gradazioni delle tinte, senza porre tutti gli sforzi per vincere le varie difficoltà che si presentano numerose in opere assai elaborate, senza cercare di tradurre convenevolmente ■ quel non so clic di grandioso, di sublime, d’imponente che caratterizza l’antica musica, abbiano prodotto degli odii profondi, grazie ad una nauseante esecuzione* contro dei pezzi, che meglio eseguiti avrebbero strappato gli applausi i più sentiti di entusiasmo? Oli! mio Dio! a olii dovete la repulsione del pubblico contro la poesia? A quella folla di cattivi poeti, che inondano la società da tulle le parti. A chi dovete lo spavento pella musica classica, clic è sì comune nella pluralità? Agii ammiratori, mio caro, agli ammiratori clic si compiacciono di guastare le colossali produzioni dei sublimi maestri. Voi clic avete una sì giusta e sì leale venerazione pelle opere antiche, voi che non ignorate quali mister» di bellezza e di maestà esse racchiudano, voi saprete più di molti, ed ai pari di ciascuno, clic queste opere richiedono un’esecuzione che s’avvicini al più possibile alla perfezione, giacche niente essendovi in esse di trascurato, l’assieme si posa sui dettagli, come i dettagli risplendono pell’assicmc. Linguaggio sublime parlato da genii di primo ordine, la musica antica non può piegarsi a divenire pigmea, per passare attraverso l’intelligenza del primo strimpelialore di violino, che abbia la velleità di avvicinarsi al tremendo santuario; l’artista solo, il vero artista, l’uomo clic se non sa creare può però indovinare in grandezza della creazione e comprenderla, quegli sia il sacerdolc che riveli al profano i pensieri di quella generazione di maestri, elio come una plejadc luminosa risplcndc nella più elevata regione dell’arte. Ma tutto questo m’avrebbe allontanato dal mio argomento, se non m’affrettassi a dedurne che il successo della nobile impresa tentata dal principe della Moskowa è dovuto a due grandi cause, alla sublimità della mùsica, ed alla perfezione deil’csccuzione. Io non vi tesserò l’elenco dei pezzi suonati e cantati nei tre concerti dati finora; su questo proposito vi dirò solamente, che furono eseguite le opere più eminenti clic fanno la gloria della musica classica, e che il critico più schizzinoso avrebbe dovuto tacere innanzi al tatto squisito con cui furono scelte. Ma ciò che non voglio omettere si è che, era impossibile desiderare un’esecuzione, che desse una prova migliore degli studii, del talento, dell’abilità dei dilettanti e dei pochi arlisti clic vi presero parte, e che massime nei cori e nell’orchestra, elementi fondamentali per eseguire della musica classica, regnava un assieme, un accordo, un.’ intelligenza, a cui per isventura non ci troviamo più avvezzi da che frequentiamo i piccoli ed i grandi teatri. Ed è così che si potrà rialzare quest’altare abbattuto, che diverranno popolari questi grandi nomi di Mozart, di Bacii, di Beethoven, e che il pubblico già nauseato dalle informi concezioni di tutte queste mediocrità e meschinità clic s’affollano nelle quinte dei teatri, si rinverà dalla sua.stanchezza, e tornerà ad ammirare quest’arte, che col solo soccorso de’ suoni parla a tutte le passioni, festeggia tutte le glorie, deplora tutte le cadute, 6 inno, preghiera, brindisi, ode, deprofundis ed epopea! Lasciate dunque che ripeta, là sulle colonne del vostro giornale, in questa vostra Italia a cui manca solo la volontà per emularci anche in questo, onore al Mosckowa, all’uomo che non cedendo alle fatali lusinghe del grado e della ricchezza, consacra l’opera sua, i suoi sudori, a far sì, che l’arte decaduta torni a bagnarsi nelle mistiche fonti, da cui possa uscire grande, nobile, polente, alleata generosa del pensiero che si solleva, non sirena molle e seduttrice, che cagiona la nausea prima, più tardi l’anneghittimcnto. Ed ora, lasciando quest’argomento, abbastanza interessante perchè mi perdoniate le digressioni in cui sono quasi involontariamente caduto, vi accennerò qualche cosa della rappresentazione deVf Incendio di Babilonia, di cui tanto s’occuparono i fogli musicali ed antimusicali di Parigi. Due uomini appartenenti alla buona società, I’ uno dei quali possiede realmente uno stimabile talento cromatico, mentre l’altro erede di avere un certo spirito letterario, si assunsero l’incarico di mettere in ridicolo con una spirito-musicale parodia i libretti e la musica della vostra Italia. Le ineongruenze, le stranezze, le stroppiaturc del buon senso e della grammatica clic abbondano nella poesia Iirico-dramniatica contemporanca ed italiana, possono realmente meritare qualche epigramma, ina mio Dio! toccava proprio al paese di certi mille vaudcvilles di gettare la pietra contro la peccatrice? E poi se il talento poctico-drammatico è alquanto negativo nel vostro paese, non bisogna però confessare che frammezzo alle meschinità della più parte dei libretti, si trovano pure degli slanci felici, delle posizioni clic servono eminentemente all’effetto scenico, una tela su cui sono disegnate, benché uri po’ rozzamente, delle passioni abbastanza salienti per offrire uno splendido mezzo di ispirazioni alla fantasia del maestro? Io non citerò clic i libretti resi celebri dalla musica del più grande maestro della nostra epoca, di Rossini. L’Otello, la Semiramide, il Mosè non sono certo inaccessibili alle punture della critica, clic anzi il più mite e meno acuto osservatore può trovare in essi facilmente dei difetti,, clic sono poco meno clic rivoltanti. Ma. pure questo moro selvaggiamente geloso messo di fronte alla mesta che inluona la più melanconica delle romanze, questa superba regina posta frammezzo ai profumi dei giardini pensili, alle pompe del lusso e del despotismo asiatico ed ad un sepolcro da cui sorte la voce della vendetta e della punizione, questo primo sacerdote d’una nazione, elio getta la sventura nella reggia di Faraóne e nei popolo degli oppressori, che solleva a pensieri di fortezza la decaduta razza de’ suoi connazionali, che assistito dallo spirilo e dall’invisibile braccio di Dio lotta contro le potenze della terra clic si spezzano come onde clic urlano contro lo scoglio, e tutto ciò frammezzo alle strazianti scene dell’amore più puro, più sventurato della vergine Ebrea e del primogenito dei Faraoni, sono pure grandi, vasti argomenti, ben degni di essere offerti al bardo sublime, che. riempì il mondo di divine armonie. Ammettiamo pure che la frase, che le idee, clic i versi sicno alcune volle, e forse il più delle volle, trascurati, comuni, d’una poco invidiabile volgarità, ma il concetto drammatico non è grande, maestoso, non rivela delle imaginazioni ineducate, Io concedo, ma capaci di nutrire dei forti pensieri? Ma lungi però da me l’idea di farmi il difensore dei libretti italiani, ehè anzi io accetterei volonticri la parodia, qualora vi si rivelasse delio spirito, ed un fare epigrammatico che non fosse più volgare e pili triviale degli stessi libretti in questione. Io certo non discenderò a farvi l’analisi della scipita produzione, che eccitò le gratuite risa della adunanza, che era puro gratuita, amalgama di scene perfettamente ridicole, e che farebbero credere, se si dovessero considerare come spiritose, che lo spirito fosse la cosa più comune e più facile del mondo. Davvero clic udendo le amabili facezie di Orlando, di Fcrocino, di Clorinda, i tre personaggi del dramma interessante, io credetti alla bella prima che fosse la parodia d’un’opera francese, giacché mio Dio! era impossibile riconoscere la lingua italiana in quel miserabile accozzamento di frasi, ove trovale un son cavalicr di la legion d’onore, un echignarsi, un è defrisata e mille altre cose dell’eguale colore. Ma per bacco! si dovrebbe bene mostrare un’ignoranza meno assurda d’una lingua di cui si vogliono satirizzare le produzioni! Per conto mio assicurerei che peli’autore letterario dell’/ficciK/io i libretti italiani tanto derisi, sono qualche cosa di detestabile, soltanto perchè è incapace di intenderli. E poi quando la.turba gratuita ha domandato il nome dcll’autore si Ita avuto la sfrontatezza di gridare il nome di Dante, associando così ad un’abbietta ’buffoneria il nome di questo grande Europeo! Ma mio Dio! non vi dovrebbero essere delle glorie, clic sarebbero da rispettarsi dalla più sfacciata mania di porre le grandi cose in ridicolo? La musica caduta su questo ammirabile guazzabuglio, musica che è per incidenza del Duca di Feltro, mostra nel suo autore un talento distinto, facile, ricco di scienza e di melodie. È vero che egli ha’ abusato un po’ troppo del suo diritto di parodiare, mettendo in eccessivo rilievo un incontestabile difetto delta musica italiana, che consiste nell’eternità delle sue cadenze, ma sentendo quasi il rimorso di calunniare l’arte’di Rossini, di Bellini, di Donizetti, di Merendante, egli lm cercato di lottare francamente di brio, di fantasia, di imaginazione coi grandi sostenitori della musica, clic è per noi oltrc-alpina. Così invece di far la satira della musica italiana egli le ha reso omaggio, giacché ha fatto una tacita confessione clic bisogna impiegare molto genio, molta vena, non per imitare, ma persino per parodiare la musa sublime, clic ha gettalo su tutta la faccia delia terra le onde inessiccabili delle sue inebbrianti melodie. Gli applausi per questa buffoneria furono molti, ma all’indomani lutti costoro, clic si cran divertiti di questi frizzi lanciati contro le arti del vostro paese, s’affollavano al teatro italiano per festeggiarvi i migliori talenti artistici della nostra epoca. E clic vale l’orgoglio nazionale contro l’evidenza del fatto? Togliete al mondo la musica italiana, questa musica criticata, e direi quasi beffeggiala, ed’addio ai magnifici suoni clic allegrano le nostre serale, addio alle atmosfere brillanti di luce di due terzi dei teatri europei, addio a|le mille melodie accolte da per tutto con ebbrezza. ripetute da tutte le labbra. gorgheggiale da tutte le ugole, graziose e gentili conquistatrici che passano i mari per fermarsi soltanto dove il cupo intentato della foresta e l’occhio d’aquila del selvaggio americano attcstano che il regno della civilizzazione ha posto colà i suoi mobili confini! In un’altra mia vi parlerò dei concerti misti di canto, e di declamazione istituiti al conservatorio dui suo direttore’ Auber, e di tutte le altre novità che potrò ancora raccogliere. Ma per ora permettete clic ciiiuda questa lunga lettera coi dirmi Vostro Affezionatissimo. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE -- Nel foglio di domenica scorsa di questa Gazzetta Musicale fu dato un cenno intorno ad un nuovo Te Deum del maestro Coccia. Confermando le parole d’encomio in quel cenno tributate al chiariss. autore della Clotilde, vuol però giustizia clic si aggiungano anche le lodi dovute all’egregio maestro Nini per avere musicato il [p. 110 modifica]— -HO — © I | medesimo Inno Sacro con arte degna di chi rese già ’ bello il proprio nome ne- fasti teatrali. Il Te Deum del | Nini scritto per la chiesa di 5. Gaudenzio in Novara i accoppia al robusto c sapiente artifizio dello stromenlale J la vaghezza delle melodie e la maestà delle armonie.? — Firenze. - Lo Stabat Ma ter di Rossini. - Udimrno un’altra volta questo sublime componimento nella Sala dello Stabilimento Goldoni la mattina del 5 corrente mese. Componevano il quartetto le signore Felicita Forconi (soprano) Annetta Lusa (contralto) i sig. Francesco Regoli (tenore) Gualberto Mariauini (basso). Il Bruscaglia dirigeva l’orchestra abbastanza numerosa: non donne ma bene ammaestrati fanciulli cantavano nel coro la parte di soprano e contralto. La esecuzione riuscì in complesso soddisfacente... Tutti ebbero applausi e specialmente piacque il quartetto - Quando corpus eseguito con molta unione. L’orchestra suonò con gran precisione, ma talvolta un po’ troppo forte. 1 cori furono meravigliosi, nè per certo i fanciulli ci fecero desiderare le donne. Il coro senza strumenti - Eja mater- fu detto con tal precisione e colorito che se ne volle la replica. (dal Ricoglitore) — Il violoncellista Seligmann nel giorno otto corrente ba dato un concerto nella sala dell’antica Accademia dei Coreofili del quale il chiariss. professore di violino cavalicr Giorgctli si compiacque darci la seguente relazione. • Il concerto del Seligmann, non ostante che il biglietto d’ingresso fosse a paoli dicci (prezzo poco comune a Firenze trattandosi di sentir musica) pure riuscì assai brillante, c la sua riputazione già qui acquistatasi si accrebbe. Egli piacque in tutto quello che eseguì, ma nei motivi della Sonnambola (fantasia da lui composta) cantò sul violoncello come lo avrebbero potuto fare i più grandi cantanti, ed esegui le diflìcollà di meccanismo con la nettezza di Bohrer...; nell’intuonazione il Seligmann è inarrivabile, o almeno non può farsi più di così. Una cosa mi lascia a desiderare, cioè un poco d’entusiasmo, un po’di poesia per dare a’discorsi musicali maggior varietà. - La Schobcrlccbncr diede poi in questa occasione una solenne mentita a chi andava propagando ch’ella avea perduta la voce; io non la sentii mai in tanta pienezza di forze c di mezzi artistici; ella cantò con una finitezza di stile, con una iutuonazione da non lasciare che il desiderio di udirla nuovamente. - Il inio Giovacchini suonò, e sé non fòsse mio allievo, le direi che suonò bene». — Napoli. - Teatro del Fondo - Or sono quattro anni clic l’cspcrimcntato poeta Salvatore Cammarano introdusse nella carriera della composizione teatrale suo fratello Luigi co’ Ciarlatani, opera in un alto che fu accolta con festa. Questo felice esperimento aveva in tutti eccitato la lusinga che una nuova produzione di due fratelli avesse a riuscire di completo trionfo. Altrimenti avvenne. il melodramma in. tre atti intitolato Ravvedimento non accrebbe in nulla le glorie del Cammarano (librettista) anzi non pochi versi riportati sull’Omnibus gli fanno torto. Circa la musica del Cammarano Luigi (travialo ancor esso come la maggior parte de’compositori della giornata) cosi si esprime il prelodato giornale alla cui imparzialità dobbiamo affidarci. ■ Parlando della musica essa in generale è sbagliata nel concetto; cioè tutta composta forte, fragorosa, difficile, poco spontanea, il che vuol dire non molto dilettevole. I cantanti in generale pendono ad invidiar il gusto esclusivo che invade i teatri di Roma c che non è mai stato pregio dei nostri, cioè di gridare; ma per verità quando la musica è tessuta in modo che bisogna o tacere, o prender le note come sono scritte, non so come possa un povero artista cantare con modi educati, senza alzare la voce come se parlasse a sordi Per l’esecuzione la Gruizl ha cantato benissimo ed ha infiorato il suo canto di taluni modi e grazie ben accette. Fraschini ha gridalo forse più di quello che voleva lo stesso maestro». — Bologna. Il Cosselli, non pago delle lodi acquistatesi come egregio basso cantante e distinto attore melodrammatico, volle anche meritar quelle di interprete di alcuni brani delia Divina Commedia, da lui con intelligenza ed anima declamati nella sera di sua beneficiata. In questi giorni Cosselli ha pur fatto pubblicare alcune sue composizioncelle vocali per camera. — Pibtiiobiìkgo. Il 23 maggio la signora Elisa Mccrli diede una grande mattinata musicale alla quale presero parte i signori Listz, Rubini, Blaes e Nigri. L’esito fu felice come era da aspettarsi da un sì eletto insieme d’artisti. — Il signor Dohler ci scrive da Parigi che ha dovuto troncare il corso de’suoi concerti a Copenaghen per la notizia ricevuta della morte di suo padre che lo richiama frettolosamente a Lucca. Nel prossimo venturo novembre c dicembre conta di dare qualche accademia in Italia, ove si recherà anche il famoso violinista Ernst per darvi pure de’concerti. — Lembehga. Vìeuitemps diede ormai tre accademie molto frequentate. Uno de’ nostri fogli assicura che fra poco daranno qui concerti Thalbcrg, Ernst e le sorelle Milanollo; talché Lcmhcrga diventerà la Mecca musicale. colla differenza clic i pii fedeli trovano qui di più die non trovano alla tomba del profeta gli adoratori di Maometto: - applauso fragoroso c moneta sonante. [Gazz. teatr.) — Viknna. La stagione dei concerti durò molto questo anno a Vienna; cominciò alla fine d’ottobre dell’anno scorso, e sembra aver terminalo alla prima metà del corrente giugno. Ebbero luogo a tutte le ore, incominciando dal mezzo giorno fino a mezza notte. Dieci artisti si fecero sentire nel pianoforte, sei sul violino (fra quali le sorelle Milanollo dieci volte), varj altri sull’arpa. sul violoncello, sul flauto, fagotto, melofono, sulla chitarra, in qualità ili cantanti, di compositori di musica; inoltre si eseguirono varj oratori, di Hàndel, di Haydn, ecc. (Gaz:, teatr.) DIZIONARIO MUSICALE CRITICO-UMORISTICO Continuazione. Accompagnamento (di Pianoforte). In tanta frotta di mascoli e femminini concertisti di Pianoforte, che invadono il regno dell’armonia, stupendi passeggiatori di tastiere, pochissimi sono che col dottissimo loro digitare giungano allo scopo della musica, al commovere, all’occupare il cuore di chi sente; mollissimi invece sono quelli che, dimenticando la famosa verità: Ce qui n’est que difficile ne plait point à la longue, alla lunga seccano indiscretamente tutti quanti quegli indiscreti che dalla musica pretendono commozioni, movimenti d’affetti; ma sono poi rarissimi i valenti accompagnatori (V. questa parola), e perchè?... perchè la pratica dell’accompagnamento richiede bensì, come suol dirsi, una buona mano, padrona assoluta del chiaroscuro, ma, appunto per saper disporre a vero soccorso del canto di questo chiaroscuro, che è il primo elemento dell’«pressione musicale, ci vuole nientemeno che... testa, c la maggior parte de’ pianisti che non sono già grandi esecutori ma esecutori di grandi difficoltà, a forza di lavorare ad ammaestrar le dita, le mani, gli avambracci, e un pochetto anche i piedi, dimentican la testa c peggio il cuore, costituendosi nella musica ciò che nella coreografìa sono a fronte delle espressive ballerine mime, le ballerine danzanti, che, per quanto siano aggraziate, agilissime, aeree Silfidi, non giungeranno mai al vanto artistico di avere colle loro, svariatissime sgambettate toccato un cuore, prodotto un palpito, anche in mezzo alle miliaja dei bravvaa, c dei baccanalcschi applausi. — La pratica dell’accompagnamento esige nientemeno clic una squisita sensibilità, una profonda cognizione del canto, buona dose di coltura.onde capire il senso, distinguere lo stile della poesia da cantarsi, un finissimo tatto del metodo d’accentare di ciascun cantante, un’attitudine a sapersi immedesimare con lui nel sentire, ad accendersi del suo drammatico càlore. Citi negasse la necessità di tutti questi requisiti (che non sono picchila bagattella) perchè l’accompagnamento ottenga la.pienezza dello scopo cui è destinato, potrebbe anche negare... tutto quello che vuole. (.’arò continuato). Nic. Eust. Cattaneo. MOVE PUBBLICAMI MSICAL1 DELL’I. R. STABILIMENTO NAZIONALE PRIVJLEG." DI GIOVASSI RICORDI MARIA DI RODI Melodramma tragico in tre parti di S. (tini nifi frusti MUSICA DEL M.° CAV. GAETANO DONIZETTI Sono pubblicali t seguenti pezzi l-i-901 Sinfonia (per Pianoforte)... Fr. 5 75 44902 Introduzione. Coro, Ed è ver?.. n i 25 141)05 Ree. c Cav., Quando il cor, per T. ni — 14904 Scena c Cav., Cupa fatai mestizia, pcrS.» 3 50 44903 Scena e Cav., Genica di tetro carcere, per Baritono no — NIS. Verranno di mano in mano pubblicali tulli gli altri pezzi come pure le altre diverse riduzioni. (SANTO GEBGO variato col Clarinetto 0 di «Violini, Viola ERHSSTO Cmillltl Opera in * atti con Ballabili Poesia dei signori Scriba e Dclavigne recata in versi italiani dal signor A. C. di Siena MUSICA DEL M.° laimraM Ridotta per Canto con accomp. di Pianoforte dal Maestro •!, A*. JPinvia Fr. 50. (Vendesi anche in pezzi separati). CAPRICCIO PER PIANOFORTE SOPRA VARJ MOTIVI DELL’OPERA a MSOAMl ALLA PRIMA CROCIATA mmmm m&m COMPOSTO DA M1W SOPRA MOTIVI DELLA SONNAMBULA ai BELLINI Iter Clarinetto con accompagnamento d’Orehestra M38TO (BOTÙlMìtll 14776 Fr. 42 — IL TELEGRAFO MUSICALE Raccolta periodica di Pol-pourris brillanti sopra motivi delle O/tcre teatrali più recenti e più acclamate Iter flauto, Clarinetto o Oboe e lagotto COMPOSTI DA GIUSEPPE PAHRBACH Op. 24. Uinda di Chamounix 44506 Pot-pourri N. 4. -Fase. V. Fr. 4 44507 — n 2. n VI. n 4 44303 — u 5. ii VII. n 4 44369 — n 4. n Vili, n 4 a ii«l’Miit Tragedia lirica in * atti di (-. Perugini L’Opera completa per Canto con accompagnamento di-Pianoforte. Fr. 52 50. NB. Vendesi anche in pezzi separali. GIOVASSI RICORDI EDITORE-PROPRIETARIO. mmp° Dall’I. R. Stabilimento nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVAA’AI RICORDI Contrada degli Omenoni N. 1720.