[p. 107 modifica ] - d07 6AZZETTA
MUSICALE
ANNO II.
N. 26. 25 Giugno.4 843.
DOMENICA
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno s
danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta music,
classica antica e moderna, destinati a comporre un vo
lume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale ii
apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà A.
DI 311 LAINO
La musique, pur des inflexions vives, accentuées, et,
• pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas•
sions. peint tous les tableaux, rend tous les objets,
• soumet la nature entière à ses savantes imitations,»,et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen•
timents propres à t’émouvoir. •
J. J. Rovssejv.
Il prezzo dcM’associazioue alla Gazzetta e oU’dntologia
classica musicale è dicITell. Ausi. L. 12 per semestre,
ed cITctt. Ausi. L. t i affrancata di porto lino ai contini della
Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale.
— La spedizione dei pezzi di musica viene fatta
mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti
dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto.
— Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ullicio
della Gazzetta in casa Ricordi, contraila’degli Omcnoni
N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti
di musica c presso gli Ullìei postali. — Le lettere, i gruppi,
ec. vorranno essere mandati franchi di porlo.
SOMMARIO.
I. Bibliografia. Ristabilimento del canto c della musica
ecclesiastica. - II. Cartkuuio.Società Accademica
per lo studio della musica sacra. - III. Notizie Musicali
Diverse. - IV. Dizionario Musicale CriticoUuoristico
- V. Nuove Pirblicazjom Misicali.
BIBLIOGRAFIA
RISTABILIMENTO DEL CANTO
E DELLA MUSICA ECCLESIASTICA
Considerazioni scritte in occasione de’molTEPLICI
RECLAMI CONTRO GLI ABUSI INSORTI
IN VARIE CHIESE d’ITALIA E DI FRANCIA, E
CHE SERVONO DI RISPOSTA ALLA QUESTIONE
SUL CANTO DETTO DAI FRANCESI FAUi-BOURDON
ADOPRATO NELLE ESEQUIE DI S. A. R. IL
DUCA D’ORLEANS IN PARIGI, ED AI DILEGGIAMENTI
PUBBLICATI DAL SIG. DIDRON CONTRO
I RITI DI fiOMA.
Opera di Pietro Alfieri prete romano,
maestro compositore di musica sacra,
membro della congregazione ed accademia
di S. Cecilia, precettore di canto
gregoriano nel venerabil collegio della nazione
inglese.
Roma, Tipografia delle bello arti, 1843. Vol. I. in 8.°
di pag. 150.
varie opere sul canto fermo e,su^a irius*ca da chiesa con che
^57 dottissimo abb. don Pietro
tS^g^Wpjfe.^lfieri romano ha arricchito la
letteratura musicale italiana,
altra ora di non minor pregio ne aggiunge,
la quale porta il titolo qui di sopra indicato.
Dividesi questa in due parti: nella prima
si tratta del canto gregoriano: nella seconda
della musica armonica.
Nell’esteso proemio si intrattiene sul
principio il N. À. a provare come, fino dalf
epoche più remote, venne considerata la
musica uno dei mezzi efficacissimi per
inalzar lo spirito alle lodi della Divinità,
e dispor gli animi alla preghiera. Ed incominciando
dagli antichi popoli ebrei, e
seguendo le varie vicissitudini a cui andò
soggetta la musica religiosa nelle differenti
età che ella percorse per giungere infino
a noi, si presenta al lettore un rapidissimo
quadro istorico interessante soprattutto per
1 immenso numero di citazioni e di testi
che vi si riportano, estratti ora dai libri
antichi della Bibbia, ora dagli atti degli Apostoli,
dagli Evangelisti, dai SS. Padri, dai
decreti dei Concili, dalle bolle di varii
pontefici, ed in fine da diversi regolamenti
ed editti su tal proposito in varie epoche
emanati dal clero romano. Da ciò chiaro
apparisce avere il N. A. attinto alle vere
sorgenti, e studiato l’istoria della musica
religiosa sugli scritti del tempo, e Dell’istòria
ecclesiastica, invece di rapportarsi
alle false tradizioni di cui van macchiate
la più parte delle moderne istorie musicali
e dei recenti scritti pubblicati su tali
materie, ove talora alla ignoranza dei fatti
o delle circostanze che gli accompagnano
vien supplito con invenzioni di poetica
fantasia, niente curandosi di presentare ai
lettori leggende da romanzo invece di verità
istoriclie.
Discendendo in ultimo a parlare dei generali
lamenti circa l’attuai decadenza della
musica ecclesiastica, riporta il N. A. più
o meno per esteso alcuni scritti contemporanei
tolti da varii giornali sì italiani
che esteri, nei quali ei rettifica alcuni errori
ed anacronismi che vi si incontrano.
E fra questi è notabile un articolo inserito
nella Rivista di Brusselles nel 24 ottobre
1842, che porta il titolo: - Un mot
sur la musique aéglise; Vombre de Palest’rina
à Rossini - ove si rammenta il
notissimo fatto della messa di papa Marcello,
seguendo l’errortea tradizione che quel
pontefice, mosso dalle nuòve sublimi armonie
espressamente tessute da Palestrina,
non solo revocasse il progetto in sua mente
fermato di proibir la musica figurata nelle
chiese, ma di più all’opposto decretasse
doversi quella praticare a maggiore efficacia
e decoro del culto cattolico, dietro però
le nuove forme improntate da quel sommo
compositore. Sembra quasi impossibile che
nelle narrazioni istorico-musicali si abbiano
quasi di continuo ad incontrare di simile
inesattezze, e molto più intorno a
questo fatto oramai tanto celebrato, riguardo
al quale anco una leggiera notizia
delle istorie del tempo e delle cronologie
dei papi può renderne certi che il supposto
esperimento non avrebbe avuto il tempo
di effettuarsi sotto il pontificalo di Marcello
II, avendo egli retto la chiesa per
soli giorni ventuno, dodici dei quali vi consumava
oppresso da gravissima infermità.
Egli è ormai reso abbastanza noto per più
accurati scrittori che un tal fatto avvenne j
dieci anni dopo la morte di papa Marcello, ■
sotto il pontificato di Pio IV, nel qual
tempo, per le varie riforme circa la de-!
cenza della celebrazione dei sacri riti stabilite
dal concilio tridentino, i cardinali 1
delegati a portarle ad effetto incaricarono |
Giovanni Pierluigi da Palestrina, cantore:
pontificio e compositore insigne, di offrir,
loro un saggio di una nuova musica da
chiesa più conforme allo spirito religioso
di quel che non lo fosse la già preesistente,
e fu per tal comando che lo stesso
Palestrina compose tre messe di varia maniera,
fra le quali riportò l’intento quella
che di poi, pubblicata colla stampa, piacque
ad esso intitolare a papa Marcello in memoria
delle virtù, della santità e dei benefizi
dal medesimo ricevuti. Dopo questa
ed altre rettificazioni, passa il N. A. a difendere
il celebre Rossini dalle accuse mossegli
contro in questo medesimo articolo
riguardo allo stile musicale da esso adoperato
nel suo Stabat Mater, dicendo «che
«il sig. Cav. Rossini nel mettere in musica
«lo Stabat Mater, non vi ha usato tutto
«quell impegno ed applicazione che avrebbe
«richiesto tal composizione, se avesse do«vuto servire per una chiesa, e non per
«un oratorio sacro per cui l’ha fatta, ove
«è sopportabile uno stile più libero. Che
«se il sig. Rossini avesse dovuto scrivere
«per qualche chiesa, quel sublime inge«gno avrebbe modellato, io credo, la sua
«composizione sul vero stile ecclesiastico
«usato da’ tanti nostri antenati italiani,
«ed avrebbe richiamati i soliti applausi
«universali che ha riscosso costantemente
«per le sue teatrali produzioni». Questo
esteso proemio si chiude con la esposizione
di varie idee dell’autore circa le
forme, il genere ed il carattere che dovrebbe
assumere la musica da chiesa secondo
le diverse circostanze, e secondo le
differenti funzioni in cui ella può essere
adoperata.
Nella prima parte, in cui trattasi esclusivamente
del canto gregoriano, la materia
vien distribuita in nòve paragrafi, nel primo
dei quali si parla della istituzione primitiva
di quel genere di canto, e della sua
perfetta convenienza coi sacri riti. Si fa
conoscere nel secondo paragrafo la necessità
e l’obbligo negli ecclesiastici di coltivar
gli studi del canto gregoriano,e quindi,
dopo avere nel paragrafo terzo indicato le
maniere di bene eseguirlo, passa ad esporre
nel paragrafo quarto tutti gli ulficii del
prefetto del coro. Dell’organo, e quando
possa farsene uso nella chiesa è la materia
sviluppata nel quinto paragrafo, mentre al
sesto paragrafo si indicano le qualità tutte
che deve 111 sé riunire, ed i doveri a cui
debbe soddisfare l’organista, proponendo
nel successivo paragrafo settimo alcuni
espedienti affine di por termine agli infiniti
abusi che si sono introdotti, tanto nel
canto gregoriano quanto nella maniera di
suonar l’organo. [p. 108 modifica ] Eg) Il paragrafo ottavo ci presenta una breve
^ istoria di quella forma di canto in arnioS
nia conosciuta sotto la denominazione di
Ìj falso-bordone, ed è qui ove il N. A. prende
O a confutare vari scritti pubblicali in alcuni
fioritali francesi circa la musica in falsoordone
eseguita ultimamente.in Parigi nei
funerali del Duca d’Orleans, validamente
combattendo alcune immoderate espressioni
usate dal sig. Didrou contro la capitale
del mondo cattolico. L’ultimo paragrafo
di questa prima parte si ristringe ad
accennare come nei giorni i più solenni
possa al canto gregoriano surrogarsi il
canto fermo a più voci, ovvero a maggior
pompa delle sacre funzioni adoperarsi la
musica concertante con l’organo.
Un quadro dello stato attuale della musica
da chiesa, nella città di Roma, più
particolarmente ci offre delle interessanti
curiosità istoriche, ed è con questo che si
incomincia la seconda parte dell’opera e
se ne esaurisce il primo paragrafo, esponendosi
nel secondo tutti quei danni
spirituali clie dalla musica leggiera e profana
introdotta nei templi ne deriva.
Nel paragrafo terzo, si sottopone ad esame
se la musica strumentale possa convenire
alla chiesa, e dietro l’autorità di varii pontelici
e di alcuni vescovi, fra i quali san
Carlo Borromeo arcivescovo di Milano, il
nòstro autore opina esser meglio il non
ammetter nella celebrazione dei sacri riti
strumenti di sorta, dall’organo in fuori.
Gli strumenti dell’orchestra, secondo la di
lui opinione, dovrebbonsi soltanto praticare
negli oratorii, che potrebbonsi più spesso
riprodurre affine di indennizzare gli strumentisti
di quelle perdite di lucro che essi
verrebbero a soffrire quando si sopprimesse
l’uso degli strumenti nelle funzioni
ecclesiastiche. Alcuni precetti, ed ammonizioni
sulle maniere di contenersi nel compor
musica sacra vengono esposte al paragrafo
quarto, ed al quinto, si indica il
j luogo più opportuno per situar le cantoj
rie nelle chiese, e distesamente si parla
intorno la decenza e la maniera con che
vi si dovrebbero eseguire le musiche.
Quindi, nel susseguente paragrafo sesto, si
propongono alcuni provvedimenti per mezzo
dei quali sperar si potrebbe di giungere
a por fiqe ai mostruosi inconvenienti a cui
oggi in Italia va soggetta la musica sacra,
e dopo esternato il suo parere circa le musiche
strumentali che talora soglionsi eseguire
nelle prime ore della notte fuori delle
chiese, nella ricorrenza di alcune feste di
santi, con un epilogo e conclusione il N. A.
dà compimento ai paragrafo settimo, e
con quello à tutta l’opera.
Considerando le condizioni dei tempi
che corrono, e le tante circostanze che favoriscono
i controsensi e gli abusi già inveterati
nella musica ecclesiastica, si potrà
facilmente càdere in dubbio sulla efficacia
degli scritti per promuovere e portare a
compimento una completa riforma di.questo
ramo dell’arte musicale. Ma in quanto
all’opera del nostro sacerdote romano già
di sopra discorsale forse la non produrrà
quel frutto che egli si propone, e che vivamente
sarebbe a desiderarsi, altro incontestabil
vantaggio certamente ella debbe
arrecare ai cultori dell’arte musicale pelle
numerose indicazioni, e pei relativi do^
cumenti che vi si riportano, i quali posson
servir di guida a coloro che bramano estendere
e-profondare gli studii nell’istoria
della musica, ed a chi un giorno vorrà assumersi
l’alto incarico di compilare una
| vera istoria generale e filosofica di que- |!
| st’arte maravigliosa. La scienza dell’arte
| tutta racchiudesi nell’istoria dell’arte istesI
sa, ed è perciò che l’artista giungerà a
possedere tanta più sicurezza d’arte quanto
più. nell’istoria di quella diffonderà i suoi
studii ed estenderà le sue cognizioni. Imperocché
le teoriche, le tradizioni scola)
stiche ed i precetti tutti che ci guidano
j oggi nella pratica, furono già desunti da
una analisi più o meno profonda ed accurata
delle produzioni dei nostri maggiori,
che sono gli essenziali monumenti della
storia dell’arte, come la relativa sapienza
filosofica non può giustamente fondarsi che
su i varii esperimenti dell’arte istessa, i
quali costituiscono la materia della narrativa
islorica che per rispondere pienamente
allo scopo debbe costantemente congiungersi
e proceder-di pari passo coll’istoria
civile, politica, e religiosa di ogni
popolo e di ogni generazione, giacché la
musica direttamente émana dai costumi e
dallo spirito dei popoli, il quale riceve un
assoluto e particolar carattere dalle condizioni
civili, politiche e religiose delle varie
epoche.
Molti vi ebbero che a scrivere istorie
musicali si diederp, ma la vera istoria generale
e completa di quest’arte la non è
ancora comparsa. Il massimo impedimento
ne è stato forse la mancanza di esatte e
sicure notizie de’ popoli dell’antichità, dei
primitivi tempi del cristianesimo, e di alcune
epoche del medio evo. come pure
Io esser privi la più parte degli scrittori
dei tempi.a noi più vicini di sufficienti
cognizioni pratiche dell’arte, onde potere
abbracciare il vasto complesso, e l’intima
collegazione della materia, e cogliere la
giusta interpetrazione di quei documenti
e di quei relativi antichi scritti fino a noi
pervenuti.
In quanto alla storia della musica degli
antichi popoli orientali, la quale può vivamente
interessare la nostra curiosità in
parte, ed in parte farci conoscere più esattamente
il punto di transizione, e l’anello
che la concatena con la nostra, il dotto
Adriano De La Fage, il prediletto allievo
e l’erede della scienza dell illustre Choron,
si occupa oggi indefessamente nelle più
accurate ricerche e nei più. profondi studii
di questo ramo di cognizioni, ed abbiam
quasi certezza di andar soggetti ad
un cambiamento di opinione, in quanto
alla musica degli antichi Greci specialmente,
allorquando egli venga a pubblicare i.
risultameli delle sue lunghe fatiche-, giacché,
aiutato dalla piena cognizione di quel- I
l’antico idioma, dalla pratica dell’arte e
da una estesa erudizione, nel prendere in
esame tutti gli scritti che ci restano di quell’epoca,
gh è avvenuto di rilevarne un
senso assai dissimile da quello che già
corre dietro le interpretazioni dei molti
eruditi che a tali studii si dedicarono nei
tre secoli anteriori al nostro. Di ciò ebbi
già un saggio allorquando questo dotto
artista si degnò comunicarmi un qualche
frammento di questi suoi letterari lavori.
Ma riguardo alla cristiana, alla attuai
musica europea di cui resta ancora a constatare
molti fatti e da rintracciare tanti
documenti siccome surta in Italia, checché
si dica dei Fiamminghi, le notizie ed i documenti
da servire all’istoria di quella non
possono ritrovarsi che in Italia. Ogni città
della penisola ha per la sua parte contribuito
all’innalzamento di questo imponente
edificio, sicché ogni città deve necessariamente
possedere la sua porzione di memorie
istoriche, le quali oggi abbisognerebbe.rintracciare, e così non per semplice
I boria municipale, come in questo foglio
da altri fu detto, ma per offrire alla stoj
ria il materiale indispensabile, renderebbesi
necessario che in ogni paese italiano
uomini vi fossero, che, o celebrando le
gesta di quei sommi artisti che onorarono
la loro patria, o dedicandosi alla ricerca’,
o alla verificazione di avvenimenti
musicali accaduti nei luoghi rispettivi, consegnassero
alla stampa ciò che gli avvenisse
di scuoprire di ignoto, accuratamente indicando
le sorgenti onde trassero i documenti,
o le notizie dei fatti che si imprendesse
a pubblicare, e le colonne di questo
foglio periodico non rifiuterebbonsi, io credo,
di riceverle in deposito a maggior benefizio
di quell’arte a cui esso totalmente
I vien dedicato, ed affinchè un qualche va|
lente scrittore raccogliendo poi si preziosi
|j materiali giungesse a ridurre a compimento
j la grand’opera istorica, che dalla repub|j
blica musicale riman tuttora a deside"
rarsi.
Luigi Picchienti.
CARTEGGIO.
Società accademica per lo studio della
in ni H Ica rliiHNÌdi-r/nccudiodi Mtnbitonia,
parodia.
Pariyi li...
Io v’ho accennato in una delie mie ultime lettere,
come il principe della Moskowa, animato da un profondo
amore pcll’artc musicale, si fosse posto alla testa
d’un’istituzionc, o per meglio dire, d’una società,
che si prefiggeva di trarre dall’obblio i grandi capolavori
della scuola classica, su cui l’incuria del pubblico,
e l’impotenza d’esecuzione degli artisti aveano
lasciato accumulare la venerabile polvere delle biblioteche.
E v’ho pur detto come tosto,al primo invito,
i nostri più celebri dilettanti d’ambo i sessi, le notabilità
più eminenti per gusto c per aristocrazia, si
fossero associate con premura a quest’impresa, che
dovea recare degli immensi vantaggi alla musica, c
contribuirò a farla risalire a quell’altezza, da cui era
decaduta pcgli’ eccessivi traviamenti della moda. Or
bene, mio caro, ora vi posso dire clic la società prospera
felicemente, che essa ha dato già il suo. terzoconcerto
(f ) c che la folla comincia ad invadere quéste
sale, clic risuonano di antiche armonie, e clic l’incredibile,
per non dire ignorante, superstizione di coloro
che nutrivano un santo orrore pclla musica classica,
da essi chiamata musica nojosa, va dileguandosi sotto
le magnifiche impressioni prodotte dalle sublimi concezioni
dell’arte antica.
Sì, ve lo ripeto con piacere c con orgoglio, una
folla giovane, elegante, amabile, deliziosa, si fa una
decisa premura ed una festa di assistere ad accademie’,
su’ cui programmi voi non leggete che i severi
nomi di Haydn, di Mozart, di Bach, di Beethoven, di
Balestrino, di Allegri, ecc., insomma di tutta quella
nobile coorte di vecchi maestri, clic avrebbero sdegnalo
di prostituire la loro arte alle volubili e meschine
esigenze d’un pubblico o troppo leggero o
troppo, ignorante. E questa folla, ritornando col pensiero
sulle sue passate credenze, rammentando la facilità
e la buona fede con cui assentiva ai giudizii di
coloro, che incapaci di comprendere la grandiosa magnificenza
della musica classica, si contentavano di condannarla, prova dispetto c meraviglia di aver ciecamente
rinunziato a godimenti, che non lasciano dietro
a sò la nausea, necessaria conseguenza dell’abuso
della piccola musica, che invade in un modo sì diabolico
tutti i nostri teatri.
(1) Nelle notizie dell’ultimo numero abbiamo già
(] fatto cenno di questo concerto. [p. 109 modifica ] Giacché, credetelo amico mio, questo allontanamento
polla musica, grande ne’ suoi concetti e nelle sue forme,
il che è lo stesso che dirvi polla musica antica, attribuito
alla diversità ed alla mancanza di gusto nel pubblico,
è forse uno de’ falli più singolari che provano
quanta sia la forza delle opinioni ricevute, e chi sa in
qual modo, dalle masse. Voi udirete delle migliaja di
persone gridare che Mozart è detestabile, che Beethoven
fa dormire, che Bach è perdutamente nojoso, che
insomma i più venerabili patriarchi della musica sono
tanti seccatori, ma se voi chiedete a questi implacabili
giudici, su quale idea appoggino la loro condanna
essi saranno, ve lo giuro, assai imbarazzati. Chi d’essi
ita udito mai una sola nota di questi compositori, così
vivamente e lealmente anatomizzati?
Ond’è clic succederebbe forse dappertutto, ciò che
accade oggi a Parigi, che quando un uomo di spirito e di
gusto osa affrontare queste avversioni ingiuste e parziali, e le costringe a sostenere la lotta dei fatti, in
allora le masse si ricredono, i vecchi pregiudizi perdono
la loro influenza, ed il bello, di cui si negava l’esistenza,
perchè non era conosciuto, torna a risplendere
dinanzi ad una moltitudine meravigliala, clic ripete nel
fondo del suo cuore, che alla line non è vero clic la
voce del popolo sia la voce di Dio. Ma il diffìcile,
mio caro, il diffìcile si è appunto di trovare questo
uomo di spirito e di gusto.
Perocché, dopo aver fatta la sua parte alla credulità
delle maggioranze, ed alia tranquillità con cui queste
accettano le opinioni già formate per evitare la
fatica di formarne di nuove e di proprie, io delibo
pure confessare che l’antipatia generale contro la musica
classica e dovuta per una discreta porzione agli
stessi suoi ammiratori. Sapete voi quante di queste
antipatie sono nate in una sala dove quattro cattivi
strumenti ed un pajo.di voci detestabili rovinavano
le sante orecchie del prossimo col pretesto di interpretare
qualche magnifico frammento d’un’opera antica?
Sapete voi quante orchestre condotte e composte
da artisti ignoranti, senza darsi la briga di interrogare
lo spirito dell’autore, senza studiare le mille
gradazioni delle tinte, senza porre tutti gli sforzi per
vincere le varie difficoltà che si presentano numerose
in opere assai elaborate, senza cercare di tradurre convenevolmente
■ quel non so clic di grandioso, di sublime,
d’imponente che caratterizza l’antica musica,
abbiano prodotto degli odii profondi, grazie ad una
nauseante esecuzione* contro dei pezzi, che meglio eseguiti
avrebbero strappato gli applausi i più sentiti di
entusiasmo? Oli! mio Dio! a olii dovete la repulsione
del pubblico contro la poesia? A quella folla di cattivi
poeti, che inondano la società da tulle le parti.
A chi dovete lo spavento pella musica classica, clic
è sì comune nella pluralità? Agii ammiratori, mio caro,
agli ammiratori clic si compiacciono di guastare le colossali
produzioni dei sublimi maestri.
Voi clic avete una sì giusta e sì leale venerazione
pelle opere antiche, voi che non ignorate quali mister»
di bellezza e di maestà esse racchiudano, voi
saprete più di molti, ed ai pari di ciascuno, clic queste
opere richiedono un’esecuzione che s’avvicini al
più possibile alla perfezione, giacche niente essendovi
in esse di trascurato, l’assieme si posa sui dettagli, come
i dettagli risplendono pell’assicmc. Linguaggio sublime
parlato da genii di primo ordine, la musica antica non può
piegarsi a divenire pigmea, per passare attraverso l’intelligenza
del primo strimpelialore di violino, che abbia la
velleità di avvicinarsi al tremendo santuario; l’artista solo,
il vero artista, l’uomo clic se non sa creare può però
indovinare in grandezza della creazione e comprenderla, quegli sia il sacerdolc che riveli al profano i
pensieri di quella generazione di maestri, elio come
una plejadc luminosa risplcndc nella più elevata regione
dell’arte.
Ma tutto questo m’avrebbe allontanato dal mio argomento,
se non m’affrettassi a dedurne che il successo
della nobile impresa tentata dal principe della
Moskowa è dovuto a due grandi cause, alla sublimità
della mùsica, ed alla perfezione deil’csccuzione. Io non
vi tesserò l’elenco dei pezzi suonati e cantati nei tre concerti
dati finora; su questo proposito vi dirò solamente,
che furono eseguite le opere più eminenti clic fanno
la gloria della musica classica, e che il critico più schizzinoso
avrebbe dovuto tacere innanzi al tatto squisito
con cui furono scelte. Ma ciò che non voglio omettere
si è che, era impossibile desiderare un’esecuzione,
che desse una prova migliore degli studii, del talento,
dell’abilità dei dilettanti e dei pochi arlisti clic vi presero
parte, e che massime nei cori e nell’orchestra,
elementi fondamentali per eseguire della musica classica,
regnava un assieme, un accordo, un.’ intelligenza,
a cui per isventura non ci troviamo più avvezzi da
che frequentiamo i piccoli ed i grandi teatri. Ed è così
che si potrà rialzare quest’altare abbattuto, che diverranno
popolari questi grandi nomi di Mozart, di
Bacii, di Beethoven, e che il pubblico già nauseato
dalle informi concezioni di tutte queste mediocrità e
meschinità clic s’affollano nelle quinte dei teatri, si
rinverà dalla sua.stanchezza, e tornerà ad ammirare
quest’arte, che col solo soccorso de’ suoni parla a
tutte le passioni, festeggia tutte le glorie, deplora tutte
le cadute, 6 inno, preghiera, brindisi, ode, deprofundis
ed epopea!
Lasciate dunque che ripeta, là sulle colonne del vostro
giornale, in questa vostra Italia a cui manca solo
la volontà per emularci anche in questo, onore al Mosckowa,
all’uomo che non cedendo alle fatali lusinghe
del grado e della ricchezza, consacra l’opera sua, i
suoi sudori, a far sì, che l’arte decaduta torni a bagnarsi
nelle mistiche fonti, da cui possa uscire grande,
nobile, polente, alleata generosa del pensiero che
si solleva, non sirena molle e seduttrice, che cagiona
la nausea prima, più tardi l’anneghittimcnto.
Ed ora, lasciando quest’argomento, abbastanza interessante
perchè mi perdoniate le digressioni in cui
sono quasi involontariamente caduto, vi accennerò
qualche cosa della rappresentazione deVf Incendio di
Babilonia, di cui tanto s’occuparono i fogli musicali
ed antimusicali di Parigi.
Due uomini appartenenti alla buona società, I’ uno
dei quali possiede realmente uno stimabile talento cromatico,
mentre l’altro erede di avere un certo spirito
letterario, si assunsero l’incarico di mettere in ridicolo
con una spirito-musicale parodia i libretti e la
musica della vostra Italia. Le ineongruenze, le stranezze,
le stroppiaturc del buon senso e della grammatica
clic abbondano nella poesia Iirico-dramniatica
contemporanca ed italiana, possono realmente meritare
qualche epigramma, ina mio Dio! toccava proprio
al paese di certi mille vaudcvilles di gettare
la pietra contro la peccatrice? E poi se il talento poctico-drammatico
è alquanto negativo nel vostro paese,
non bisogna però confessare che frammezzo alle meschinità
della più parte dei libretti, si trovano pure
degli slanci felici, delle posizioni clic servono eminentemente
all’effetto scenico, una tela su cui sono disegnate,
benché uri po’ rozzamente, delle passioni abbastanza
salienti per offrire uno splendido mezzo di
ispirazioni alla fantasia del maestro? Io non citerò clic
i libretti resi celebri dalla musica del più grande maestro
della nostra epoca, di Rossini. L’Otello, la Semiramide,
il Mosè non sono certo inaccessibili alle
punture della critica, clic anzi il più mite e meno
acuto osservatore può trovare in essi facilmente dei
difetti,, clic sono poco meno clic rivoltanti. Ma. pure
questo moro selvaggiamente geloso messo di fronte
alla mesta che inluona la più melanconica delle romanze,
questa superba regina posta frammezzo ai
profumi dei giardini pensili, alle pompe del lusso
e del despotismo asiatico ed ad un sepolcro da cui
sorte la voce della vendetta e della punizione, questo
primo sacerdote d’una nazione, elio getta la
sventura nella reggia di Faraóne e nei popolo degli
oppressori, che solleva a pensieri di fortezza la decaduta
razza de’ suoi connazionali, che assistito dallo
spirilo e dall’invisibile braccio di Dio lotta contro le
potenze della terra clic si spezzano come onde clic
urlano contro lo scoglio, e tutto ciò frammezzo alle
strazianti scene dell’amore più puro, più sventurato
della vergine Ebrea e del primogenito dei Faraoni,
sono pure grandi, vasti argomenti, ben degni di
essere offerti al bardo sublime, che. riempì il mondo
di divine armonie. Ammettiamo pure che la frase, che
le idee, clic i versi sicno alcune volle, e forse il più
delle volle, trascurati, comuni, d’una poco invidiabile
volgarità, ma il concetto drammatico non è grande,
maestoso, non rivela delle imaginazioni ineducate, Io
concedo, ma capaci di nutrire dei forti pensieri?
Ma lungi però da me l’idea di farmi il difensore
dei libretti italiani, ehè anzi io accetterei volonticri la
parodia, qualora vi si rivelasse delio spirito, ed un
fare epigrammatico che non fosse più volgare e pili
triviale degli stessi libretti in questione. Io certo non
discenderò a farvi l’analisi della scipita produzione,
che eccitò le gratuite risa della adunanza, che era puro
gratuita, amalgama di scene perfettamente ridicole,
e che farebbero credere, se si dovessero considerare
come spiritose, che lo spirito fosse la cosa più comune
e più facile del mondo. Davvero clic udendo
le amabili facezie di Orlando, di Fcrocino, di Clorinda,
i tre personaggi del dramma interessante, io credetti
alla bella prima che fosse la parodia d’un’opera
francese, giacché mio Dio! era impossibile riconoscere
la lingua italiana in quel miserabile accozzamento di
frasi, ove trovale un son cavalicr di la legion d’onore,
un echignarsi, un è defrisata e mille altre cose
dell’eguale colore. Ma per bacco! si dovrebbe bene
mostrare un’ignoranza meno assurda d’una lingua di
cui si vogliono satirizzare le produzioni! Per conto
mio assicurerei che peli’autore letterario dell’/ficciK/io
i libretti italiani tanto derisi, sono qualche cosa di
detestabile, soltanto perchè è incapace di intenderli. E poi
quando la.turba gratuita ha domandato il nome dcll’autore
si Ita avuto la sfrontatezza di gridare il nome
di Dante, associando così ad un’abbietta ’buffoneria
il nome di questo grande Europeo! Ma mio Dio! non
vi dovrebbero essere delle glorie, clic sarebbero da
rispettarsi dalla più sfacciata mania di porre le grandi
cose in ridicolo?
La musica caduta su questo ammirabile guazzabuglio,
musica che è per incidenza del Duca di Feltro, mostra
nel suo autore un talento distinto, facile, ricco di scienza
e di melodie. È vero che egli ha’ abusato un po’ troppo
del suo diritto di parodiare, mettendo in eccessivo rilievo
un incontestabile difetto delta musica italiana, che
consiste nell’eternità delle sue cadenze, ma sentendo
quasi il rimorso di calunniare l’arte’di Rossini, di Bellini, di Donizetti, di Merendante, egli lm cercato di
lottare francamente di brio, di fantasia, di imaginazione
coi grandi sostenitori della musica, clic è per noi
oltrc-alpina. Così invece di far la satira della musica
italiana egli le ha reso omaggio, giacché ha fatto una
tacita confessione clic bisogna impiegare molto genio,
molta vena, non per imitare, ma persino per parodiare
la musa sublime, clic ha gettalo su tutta la faccia
delia terra le onde inessiccabili delle sue inebbrianti
melodie.
Gli applausi per questa buffoneria furono molti, ma
all’indomani lutti costoro, clic si cran divertiti di questi
frizzi lanciati contro le arti del vostro paese, s’affollavano
al teatro italiano per festeggiarvi i migliori
talenti artistici della nostra epoca. E clic vale l’orgoglio
nazionale contro l’evidenza del fatto? Togliete al
mondo la musica italiana, questa musica criticata, e
direi quasi beffeggiala, ed’addio ai magnifici suoni clic
allegrano le nostre serale, addio alle atmosfere brillanti
di luce di due terzi dei teatri europei, addio
a|le mille melodie accolte da per tutto con ebbrezza.
ripetute da tutte le labbra. gorgheggiale da
tutte le ugole, graziose e gentili conquistatrici che passano
i mari per fermarsi soltanto dove il cupo intentato
della foresta e l’occhio d’aquila del selvaggio
americano attcstano che il regno della civilizzazione
ha posto colà i suoi mobili confini!
In un’altra mia vi parlerò dei concerti misti di
canto, e di declamazione istituiti al conservatorio dui
suo direttore’ Auber, e di tutte le altre novità che potrò
ancora raccogliere. Ma per ora permettete clic
ciiiuda questa lunga lettera coi dirmi
Vostro Affezionatissimo.
NOTIZIE MUSICALI DIVERSE
-- Nel foglio di domenica scorsa di questa Gazzetta
Musicale fu dato un cenno intorno ad un nuovo Te
Deum del maestro Coccia. Confermando le parole d’encomio
in quel cenno tributate al chiariss. autore della
Clotilde, vuol però giustizia clic si aggiungano anche le
lodi dovute all’egregio maestro Nini per avere musicato il [p. 110 modifica ] — -HO —
©
I
| medesimo Inno Sacro con arte degna di chi rese già
’ bello il proprio nome ne- fasti teatrali. Il Te Deum del
| Nini scritto per la chiesa di 5. Gaudenzio in Novara
i accoppia al robusto c sapiente artifizio dello stromenlale
J la vaghezza delle melodie e la maestà delle armonie.? — Firenze. - Lo Stabat Ma ter di Rossini. - Udimrno
un’altra volta questo sublime componimento nella
Sala dello Stabilimento Goldoni la mattina del 5 corrente
mese. Componevano il quartetto le signore Felicita
Forconi (soprano) Annetta Lusa (contralto) i sig. Francesco
Regoli (tenore) Gualberto Mariauini (basso). Il
Bruscaglia dirigeva l’orchestra abbastanza numerosa:
non donne ma bene ammaestrati fanciulli cantavano nel
coro la parte di soprano e contralto. La esecuzione riuscì
in complesso soddisfacente... Tutti ebbero applausi
e specialmente piacque il quartetto - Quando corpus eseguito
con molta unione. L’orchestra suonò con gran
precisione, ma talvolta un po’ troppo forte. 1 cori furono
meravigliosi, nè per certo i fanciulli ci fecero desiderare
le donne. Il coro senza strumenti - Eja mater- fu detto
con tal precisione e colorito che se ne volle la replica.
(dal Ricoglitore)
— Il violoncellista Seligmann nel giorno otto corrente
ba dato un concerto nella sala dell’antica Accademia
dei Coreofili del quale il chiariss. professore di violino
cavalicr Giorgctli si compiacque darci la seguente relazione.
• Il concerto del Seligmann, non ostante che il biglietto
d’ingresso fosse a paoli dicci (prezzo poco comune
a Firenze trattandosi di sentir musica) pure riuscì
assai brillante, c la sua riputazione già qui acquistatasi
si accrebbe. Egli piacque in tutto quello che eseguì,
ma nei motivi della Sonnambola (fantasia da lui
composta) cantò sul violoncello come lo avrebbero potuto
fare i più grandi cantanti, ed esegui le diflìcollà di
meccanismo con la nettezza di Bohrer...; nell’intuonazione
il Seligmann è inarrivabile, o almeno non può
farsi più di così. Una cosa mi lascia a desiderare, cioè
un poco d’entusiasmo, un po’di poesia per dare a’discorsi
musicali maggior varietà. - La Schobcrlccbncr
diede poi in questa occasione una solenne mentita a chi
andava propagando ch’ella avea perduta la voce; io
non la sentii mai in tanta pienezza di forze c di mezzi artistici;
ella cantò con una finitezza di stile, con una iutuonazione
da non lasciare che il desiderio di udirla
nuovamente. - Il inio Giovacchini suonò, e sé non fòsse
mio allievo, le direi che suonò bene».
— Napoli. - Teatro del Fondo - Or sono quattro anni clic
l’cspcrimcntato poeta Salvatore Cammarano introdusse
nella carriera della composizione teatrale suo fratello
Luigi co’ Ciarlatani, opera in un alto che fu accolta
con festa. Questo felice esperimento aveva in tutti eccitato
la lusinga che una nuova produzione di due fratelli
avesse a riuscire di completo trionfo. Altrimenti avvenne.
il melodramma in. tre atti intitolato Ravvedimento
non accrebbe in nulla le glorie del Cammarano (librettista)
anzi non pochi versi riportati sull’Omnibus gli
fanno torto. Circa la musica del Cammarano Luigi (travialo
ancor esso come la maggior parte de’compositori
della giornata) cosi si esprime il prelodato giornale alla
cui imparzialità dobbiamo affidarci. ■ Parlando della musica
essa in generale è sbagliata nel concetto; cioè tutta
composta forte, fragorosa, difficile, poco spontanea, il
che vuol dire non molto dilettevole. I cantanti in generale
pendono ad invidiar il gusto esclusivo che invade
i teatri di Roma c che non è mai stato pregio dei nostri,
cioè di gridare; ma per verità quando la musica è
tessuta in modo che bisogna o tacere, o prender le note
come sono scritte, non so come possa un povero artista
cantare con modi educati, senza alzare la voce come
se parlasse a sordi Per l’esecuzione la Gruizl ha
cantato benissimo ed ha infiorato il suo canto di taluni
modi e grazie ben accette. Fraschini ha gridalo forse
più di quello che voleva lo stesso maestro».
— Bologna. Il Cosselli, non pago delle lodi acquistatesi
come egregio basso cantante e distinto attore melodrammatico,
volle anche meritar quelle di interprete
di alcuni brani delia Divina Commedia, da lui con intelligenza
ed anima declamati nella sera di sua beneficiata.
In questi giorni Cosselli ha pur fatto pubblicare
alcune sue composizioncelle vocali per camera.
— Pibtiiobiìkgo. Il 23 maggio la signora Elisa Mccrli
diede una grande mattinata musicale alla quale presero
parte i signori Listz, Rubini, Blaes e Nigri. L’esito
fu felice come era da aspettarsi da un sì eletto insieme
d’artisti.
— Il signor Dohler ci scrive da Parigi che ha dovuto
troncare il corso de’suoi concerti a Copenaghen per la
notizia ricevuta della morte di suo padre che lo richiama
frettolosamente a Lucca. Nel prossimo venturo novembre
c dicembre conta di dare qualche accademia in Italia,
ove si recherà anche il famoso violinista Ernst per
darvi pure de’concerti.
— Lembehga. Vìeuitemps diede ormai tre accademie
molto frequentate. Uno de’ nostri fogli assicura che fra
poco daranno qui concerti Thalbcrg, Ernst e le sorelle
Milanollo; talché Lcmhcrga diventerà la Mecca musicale.
colla differenza clic i pii fedeli trovano qui di più
die non trovano alla tomba del profeta gli adoratori di
Maometto: - applauso fragoroso c moneta sonante.
[Gazz. teatr.)
— Viknna. La stagione dei concerti durò molto questo
anno a Vienna; cominciò alla fine d’ottobre dell’anno
scorso, e sembra aver terminalo alla prima metà
del corrente giugno. Ebbero luogo a tutte le ore, incominciando
dal mezzo giorno fino a mezza notte. Dieci
artisti si fecero sentire nel pianoforte, sei sul violino
(fra quali le sorelle Milanollo dieci volte), varj altri sull’arpa.
sul violoncello, sul flauto, fagotto, melofono,
sulla chitarra, in qualità ili cantanti, di compositori di
musica; inoltre si eseguirono varj oratori, di Hàndel,
di Haydn, ecc.
(Gaz:, teatr.)
DIZIONARIO MUSICALE
CRITICO-UMORISTICO
Continuazione.
Accompagnamento (di Pianoforte). In tanta frotta di
mascoli e femminini concertisti di Pianoforte, che
invadono il regno dell’armonia, stupendi passeggiatori
di tastiere, pochissimi sono che col dottissimo loro digitare
giungano allo scopo della musica, al commovere,
all’occupare il cuore di chi sente; mollissimi invece
sono quelli che, dimenticando la famosa verità: Ce qui
n’est que difficile ne plait point à la longue, alla
lunga seccano indiscretamente tutti quanti quegli indiscreti
che dalla musica pretendono commozioni, movimenti
d’affetti; ma sono poi rarissimi i valenti accompagnatori
(V. questa parola), e perchè?... perchè la
pratica dell’accompagnamento richiede bensì, come suol
dirsi, una buona mano, padrona assoluta del chiaroscuro,
ma, appunto per saper disporre a vero soccorso del
canto di questo chiaroscuro, che è il primo elemento
dell’«pressione musicale, ci vuole nientemeno che...
testa, c la maggior parte de’ pianisti che non sono già
grandi esecutori ma esecutori di grandi difficoltà, a
forza di lavorare ad ammaestrar le dita, le mani, gli
avambracci, e un pochetto anche i piedi, dimentican la
testa c peggio il cuore, costituendosi nella musica ciò
che nella coreografìa sono a fronte delle espressive ballerine
mime, le ballerine danzanti, che, per quanto
siano aggraziate, agilissime, aeree Silfidi, non giungeranno
mai al vanto artistico di avere colle loro, svariatissime
sgambettate toccato un cuore, prodotto un palpito, anche in mezzo alle miliaja dei bravvaa, c dei
baccanalcschi applausi. — La pratica dell’accompagnamento
esige nientemeno clic una squisita sensibilità,
una profonda cognizione del canto, buona dose di
coltura.onde capire il senso, distinguere lo stile della
poesia da cantarsi, un finissimo tatto del metodo d’accentare
di ciascun cantante, un’attitudine a sapersi immedesimare
con lui nel sentire, ad accendersi del suo
drammatico càlore. Citi negasse la necessità di tutti
questi requisiti (che non sono picchila bagattella) perchè
l’accompagnamento ottenga la.pienezza dello scopo
cui è destinato, potrebbe anche negare... tutto quello
che vuole.
(.’arò continuato). Nic. Eust. Cattaneo.
MOVE PUBBLICAMI MSICAL1
DELL’I. R. STABILIMENTO NAZIONALE PRIVJLEG."
DI GIOVASSI RICORDI
MARIA DI RODI
Melodramma tragico in tre parti
di S. (tini nifi frusti
MUSICA DEL M.° CAV.
GAETANO DONIZETTI
Sono pubblicali t seguenti pezzi
l-i-901 Sinfonia (per Pianoforte)... Fr. 5 75
44902 Introduzione. Coro, Ed è ver?.. n i 25
141)05 Ree. c Cav., Quando il cor, per T. ni —
14904 Scena c Cav., Cupa fatai mestizia, pcrS.» 3 50
44903 Scena e Cav., Genica di tetro carcere,
per Baritono no —
NIS. Verranno di mano in mano pubblicali tulli gli
altri pezzi come pure le altre diverse riduzioni.
(SANTO GEBGO
variato col Clarinetto
0 di «Violini, Viola
ERHSSTO Cmillltl
Opera in * atti con Ballabili
Poesia dei signori Scriba e Dclavigne
recata in versi italiani dal signor A. C. di Siena
MUSICA DEL M.°
laimraM
Ridotta per Canto con accomp. di Pianoforte
dal Maestro •!, A*. JPinvia
Fr. 50.
(Vendesi anche in pezzi separati).
CAPRICCIO PER PIANOFORTE
SOPRA VARJ MOTIVI DELL’OPERA
a MSOAMl
ALLA PRIMA CROCIATA
mmmm m&m
COMPOSTO DA
M1W
SOPRA MOTIVI DELLA
SONNAMBULA ai BELLINI
Iter Clarinetto
con accompagnamento d’Orehestra
M38TO (BOTÙlMìtll
14776 Fr. 42 —
IL TELEGRAFO MUSICALE
Raccolta periodica di Pol-pourris brillanti
sopra motivi delle O/tcre teatrali più recenti
e più acclamate
Iter flauto, Clarinetto o Oboe
e lagotto
COMPOSTI DA
GIUSEPPE PAHRBACH
Op. 24.
Uinda di Chamounix
44506 Pot-pourri N. 4. -Fase. V. Fr. 4
44507 — n 2. n VI. n 4
44303 — u 5. ii VII. n 4
44369 — n 4. n Vili, n 4
a ii«l’Miit
Tragedia lirica in * atti
di (-. Perugini
L’Opera completa per Canto con accompagnamento
di-Pianoforte. Fr. 52 50.
NB. Vendesi anche in pezzi separali.
GIOVASSI RICORDI
EDITORE-PROPRIETARIO.
mmp°
Dall’I. R. Stabilimento nazionale Privilegiato
di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVAA’AI RICORDI
Contrada degli Omenoni N. 1720.