Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 25

N. 25 - 18 giugno 1843

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[p. 103 modifica]6AZZITTA MUSICALE amo li. N. 25. 8 Giugno. DOMENICA Si pubblica ogni domenica. Nel corso dell’anno s danno ai signori Associati dodici pozzi di scelta musici classica antica e moderna, destinati a comporre un vo lume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale il apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà A.v TOLUIUA CLASSICA MUSICALE. DI MILANO La musique, pur des inflexions vires, accentuées, et,» pour ainsi dire, parlantes. exprime toutes les pas• sions. peint tous les tableaux, rend tous les objets.» soumet la nature entière à ses savantes imitations, ■ et porte ainsi jusqu’au coeur de l’Iiomme des sen» timents propres à l’émouvoir.» J. J. Rousseau. Il prezzo dell’associazione alla Cassi già classica musicale è dieffett. Ausi. 1. ed elTelt. Ausi. L. t i affrancata di porto li Monarchia Austriaca: il doppio per I’ nuale. — La spedizione dei pezzi di ni mensilmente e franca di porto ai di ver: dello Studio Ricordi, nel modo indicato F.c associazioni si ricevono in Milano della Cassetta in casa Ricordi, coutra noni N.° 1720; all’estero presso i princ di musica c presso gli Uflìci postali. I.e pi, cc. vorranno essere mandali franchi e aWAntoloper semestre, d confinidclla inazione aulì viene fatta orrispondenti presso l’Lllicio ipali negozianti lettere, i grupdi porto. S OH H.lltl O. I. Critica Melodrammatica- Maria di Rohan, Tragedia lirica di Cammarano. musica del Cav. maestro G. Donisetli, ecc. - li. Musica Moderna. Sulla instabilità della musica. - III. Lettura di in Tolhista, ecc. - IV. Critica Musicale. - Notizie Musicali Diverse. CRITICA MELODRAMMATICA MARIA m RO30E.AU Tragedia lirir» di S. C»inmiA>», musientii «Ini Cav. maestro!.. ])onizltti - e prodotta sul teatro «li Porta tu ri nx. in in Vienna, la sera drl & corrente Giugno. Ripr oduciamo con tanto maggior piacere t/uesto esteso articolo della Gazzella Musicale di Vienna, in quanto che esso ne pare la schietta espressione di un giudizio imparziale risguardante il nuovo capolavoro del fecondo compositore lombardo. - Esso articolo, dettato con molta Jinezza estetica, fu letteralmente tradotto, e si offre nella sua piena interezza, onde i nostri lettori abbiano ad accoglierlo senza ombra di dubbio della menoma nostra parzialità. Donizetti è il maestro del giorno. Se a questo titolo non gli dessero diritto 1 inesauribile vena delle sue inelodie, la rara sua perizia nel vestire di note i suoi argomenti, i quali dettati da una perfetta cognizione del gusto e da un giudizioso càlcolo delle forze de’suoi artisti di canto, gli fanno scegliere sempre i soggetti di maggior effetto. e la sua rara, anzi prodigiosa fecondità unita ad una insuperabile celerità creatrice, gli avrebbero già da lungo tempo procacciato il premio sopra tutti i concorrenti alla dittatura nella moderna -composizione delle Opere italiane. Non sono svaniti ancoragli ultimi concenti duna nuova Opera drammatica del Donizetti, quando ecco presentarsene uu’ altra più nuova, e mentre si sta ancora dubitando qual posto si potrebbe dare a questa, fra le numerose sue Opere, eccone pronta un’altra sul mare della scena; gagliardamente leva essa le àncore e lietamente ci passa davanti, apparecchiandosi a far il giro di tutto ii moudo. Non sono chiuse ancora le trattative intorno al suo Don Pasquale, che il maestro ha già dato termine ad un’Opera nuova: Maria di Rohan. Donizetti ha già fornito diverse prove al mondo della celerità colla quale egli compone i suoi spartiti, e se non prestiamo piena fede alla favola dei banditi che assalirono il maestro e clic lo sfollarono a scrivere sotto i loro occhi un’Opera (Uosa muri da). liavvi però nell’invenzione di una lai favola il più gran complimento riguardo alla prodigiosa celerità del suo modo di comporre. L’Opera quest’oggi udita, dicesi che il Maestro làbbia scritta in sei settimane: per verità questo tempo non basta quasi a scrivere materialmente un si esteso spartito. e se oltre di ciò osserviamo clic, guardandola dal punto artistico, quest’Opera appartiene appunto alle migliori di questo fecondo compositore, non possiamo a meno di tributargli la nostra ammirazione. Passiamo però ad esaminare quest’Opera in dettaglio ed incominciamo dapprima col libretto del signor Cammarano. 11 sig. Cammarano ci ha somministrato già un gran numero di libri di Opere, e fra questi dei ben riusciti, dei quali citeremo soltanto Elena di Feltra, la Vestale, e Saffo, i quali, benché non siano capolavori, appartengono pure riguardo al drammatico ai migliori fra i libretti. Anche nel presente libretto il poeta ha convalidato il suo talento,presentandoci questo argomento, quantunque troppo complicato per un’Opera colla più possibile chiarezza; egli estrasse dai garbugli, dai fili a cento colori tessuti d’intrighi e raggiri della Corte di Luigi XIII, e dei quali si compone quest’Opera, appunto quanto occorre per tessere uu soggetto teatrale pieno d efletto, che basti all’esigenza del compositore e che finalmente riesca interessante ed intelligibile al pubblico. Fino a qual punto poi egli siasi giovato della base francese, o quanto si debba alla propria sua immaginazione, ciò può essere indifferente per noi: baSta che il sig. Cammarano ci abbia somministrato un libretto che merita la preferenza su molti altri; esso è pieno di momenti drammatici di grande effetto, i caratteri sono dipinti con verità, la lingua è bella ed offre al compositore sufficiente occasione di far mostra del vasto suo ingegno. In quanto alla musica di Donizetti torno a dire che quest’Opera è da annoverarsi fra le migliori che finora escirorto dalla sua penna. E già dalla sinfonia si vede che Donizetti si è posto a questo lavoro con quella serietà che chiaramente si manifesta per tutta l’Opera, ciò che sembra non essere sempre proprio a questo maestro nella creazione delle altre sue composizioni teatrali. Il dignitoso portamento, la diligenza nell’intima costruzione di quesl’Opera, l’omissione studiata a bella posta dei suoi ripieghi melodici che stanno sempre a’ suoi comandi; l’eccellente disposizione drammatica della musica, la brevità, la robustezza dello stile musicale, l’identità e l’integrità della forma, tuttociò amiamo attribuirlo a noi stessi e credere che Donizetti abbia voluto dare a quest’Opera, ch’egli compose per i tedeschi, quella tinta di severità e dignità clic sì bene corrisponde al carattere della nostra nazione. E se crediamo questo dobbiamo ringraziarlo e lodare la sua intenzione; anzi dobbiamo congratularci seco lui di un tal giudizio artistico. che in seguito presterà certamente all’ardito volo del grande suo ingegno quell’impulso che lo sollevi al di sopra del gusto odierno, in una parola al di sopra della sua epoca. Come dissi, dalla sinfonia sì conosce evidentemente che Donizetti ha lavoralo a quest’Opera con lodevole scrupolosità. Già nell andante dell’introduzione, tempo di 5/4 in la maggiore, si manifesta la proprietà del pensiero che risalta ancor più per una particolare istrumentazione. Il passo del violoncello e fagotto che si torna a sentire nella terza scena dell’atto primo è di grande effetto. L’allegro in 2/4 che segue incomincia con un passo di violino, che riesce bensì piacevole, ma non troppo adatto ad un’aecentazionqcaratteristica. 11 motivo che serpeggia per questo pezzo musicale e che si riproduce in varie foggio, è semplice e melodioso. La sinfonia ottenne un generale applauso, e procacciò al compositore le più vive acclamazioniNel primo atto sono da distinguersi principalmente la romanza di Riccardo, la cavatina di Maria, e finalmente la cavatina d’Enrico: «Se anch’io posso str ingere» nella IV Scena. Molto energico e di grande effetto drammatico è il finale, il momento in cui si annunzia a Riccardo essere egli nominato Ministro del Re di Francia. - Nell’alto secondo è notabile pel suo carattere la preghiera di Riccardo; nella medesima si manifesta un giudizioso predominio sull’islrumentale rimpetto al vocale, senza però che il primo vi sia negletto. Il Duetto fra Riccardo ed Enrico, come pure quello fra Maria e Riccardo sono momenti luminosi nell’Opera. - Come già dissi, in quest’Opera Donizetti ha lasciato in parte inoperosa appunto la sua forza, voglio dire la forza fulminante delle,s,ue melodie, e credo ch’egli ciò abbia l’atto a bella posta; imperocché l’invenzione di leggeri motivi non sarebbe punto riuscita gravosa ad un Creso di melodie come lo è Donizetti; egli volle produr effetto unicamente colla drammatica: caratteristica della sua musica; impresa che certamente [p. 104 modifica]i può che fargli onore, benché ciò non > gli acquisti in tanto grado l’applauso della l moltitudine. Donizetti non ha bisogno di j ricorrere al favore della plebe che sì facilmente si contenta-, il suo nome si è oramai acquistato un tal credito ch’egli può tentare qualche passo in favore dell’arte, il quale, benché meno festeggiato dalla massa, farà però figurare l’artista con tanto maggior gloria agli occhi dei veri amanti dell’arte stessa:, ben inteso che un tal deviamento dal solito sentiero debba aver per base una ferma convinzione artistica, senza la quale un tal passo non avrebbe conseguenze nè per la buona causa, nè per 10 stesso artista.- L’atto terzo, senza dubbio il più felice dell’opera, offre al compositore anche nell’azione drammatica una più ampia sfera per l’illimitata estensione della sua fantasia. Le passioni si concentrano, l’azione si riunisce in un sol punto e subentra la massiina alterazione degli affetti. Amore, gelosia, vendetta e disperazione agiscono alternativamente e somministrano al compositore occasione per una efficace caratteristica del suo quadro musicale. Ch’egli abbia saputo approfittare di questa occasione, lo dimostra 1 aria d’Enrico: «Ogni mio bene in te sperai?» e più ancora il brillante terzetto fra Enrico, Riccardo e Maria: «Vivo non Vè concesso.» Questi due pezzi sono i più splendidi di tutta l’opera} havvi in essi una passione, un sentimento della situazione, insomma una verità nell’esposizione musicale che fa grande onore al compositore e che in poche sue migliori opere troviamo portati ad un cosi sublime grado. In quanto ai singoli caratteri di quest’Opera, mi sembra che tanto per parte del poeta che del compositore, Enrico sia il meglio tratteggiato-, anche Riccardo nella sua esitanza offre molti momenti musicali di sommo interesse-, meno di tutti però, sotto questo riguardo, fu favorita la protagonista dell’Opera. Benché in sè stesso 11 carattere di Maria, come è dipinto dal poeta, non possa risvegliare in noi clic un lieve interesse per la medesima, è egli anche per parte del compositore, direi quasi, alquanto negletto. Le parti secondarie sono di nessuna importanza e poste più per figura anziché per cooperare all’azione. Anche il coro ha poca parte, il che è tanto più da deplorarsi, mentre, atteso la brevità dell’Opera, il compositore avrebbe avuto occasione di intrecciarvi alcuni efficaci cori, mercè i quali sarebbe stato rallentato il troppo celere sviluppo dell’azione, e la stessa Òpera avrebbe acquistato una gradevole varietà. L’esecuzione fu pienamente felice. Il signor Ronconi colla sua azione veramente ispirata dall’arte seppe acquistarsi un universale e ben meritato applauso. Anche il sig. Guasco fece prodigi} il suo sceneggiare fu felicissimo, e ìa sua voce risuonò oggi tanto pura e sonora quanto fin ora non fu mai sentita. La signora Tadohni seppe dare un gran rilievo a questa Maria: il suo canto fu anche in questa parte distinto, e la sua azione drammatica degna de’ più caldi encomii. I cori e l’orchestra eseguirono egregiamente sotto la direzione del sig. Compositore. A. S. MUSICA MODERNA SULLA INSTABILITÀ DELLA MUSICA (1) Varium et mutabile scnipcr. Vino. A voi parrà tempo d’uscire di chiesa, e d’udire le musiche profane} cosicché io sarò costretlo a continuare la sinfonia conducendovi ai teatri, alle accademie, ai concerti, su per le piazze, pei trivj, e. forse anche per le taverne, onde ve ne facciate un’idea compiuta e perfetta} nella quale passeggiata talvolta dovrò dirvi: eh! badate bene} anche questa è musica, quantunque poco differisca dal guaire dei gatti. o da strepitoso baccano. Del resto guardate clié la passeggiata sarà lunga} poiché la musica, avendo ottenuto un passaporto d’ubiquità, o privilegio di cosmopolizia che vogliate dire, ed essendo perciò cittadina di tutto il mondo, saranno innumerevoli i buchi ili cui dovremo visitarla. Ma come la bella stagione ci fa grazia di sue lusinghe, sarei quasi tentato di menarvi tosto lungi dalla città per le campagne a udire i bei concerti de’contadini e de’pastori} onde da questa musica semplice e rozza farci scala a quella della città... Ma adagio} che io non potrei assicurarvi di farvi gustare tra i boschi, e lungo i ruscelli le belle Egloghe de’ Condoni, e degli Alessi accompagnate dalle pive, dalle zampogne, dalle cornamuse, in breve da tutta la boschereccia orchestra. Pur troppo, amico, le valli e le selve non risuouauo più come una volta! i pastori non son più poeti, non son più musici} essi, come credo, perdettero tanta abilità dopoché i musici e i poeti diventarono pastori. Però vi sarebbe’in cambio un’altra musica da udire in campagna, musica pur semplice, bella, varia, inalterabile, e veramente ferma, siccome fermo è l istinto che la produce, voglio dire l’armonia del coro pennuto... Che ve ne pare? sarebbe ella degna del vostro gentilissimo orecchio, della vostra mente osservatrice? Io vi accerto che udiremmo de’ bei trilli, e gorgheggi, e modulazioni, e volatine di gola da disgradarne le Catalani e le Malibrau, e che saremmo anzi accolti con piacere nel loro gratuito teatro, poichp anche gli uccelli ambiscono d’essere ascoltati, d’essere ammirati nelle loro gare, nelle loro bravate, e vi so dire che amano più questo che il dar nelle ragne, o l’essei-e arcobugiati dai barbari cacciatori. Ma quale non sarebbe poi la vostra maraviglia, quando in un momento di pausa io vi dicessi all’orecchio: ehi! badate | bene anche qui} che questa è musica mae| stra. Imperocché non è dubbio che noi! uomini avendo molte cose imparate dalle ] bestie, come per cagion di esempio dalla I volpe la frode, dal serpente la sottigliezza, | dal leone la feròcia, dai cani l’ingordigia,! avrem pur dagli augelli appresa la musica, non dico la stromentale, ma la vocale} di! modo che le rondinelle e i cardellini ci | saranno stati maestri di melodia, i rossij gnuoli d’armonia, i merli di contrappunto, I e via discorrendo. E come anticamente usa; vansi contraccambiare le fatiche de’ maestri, il e d’altra parte, dando et accipiendo la so-, ì (1) Continuiamo ad offrire a’ nostri lettori queste in1 tcrcssanli lettere dettate dal prof. B. pel Subalpino, e i dal medesimo autore destinate a ricomparire iu questa nostra Gazzetta Musicale. cietà si mantiene, e l’amicizia si conserva} noi uomini e scolari ci saremo addossati g in generale di domar le belve feroci, c ma- c lefiehe, che sono i turbolenti della repub- U blica belvina, ed in particolàre in quanto < ai pennuti d’insegnare l’articolazione ai pappagalli. Ma questo contratto non dovette durar molto,avendo gli uomini mossa guerra anche ai quieti ed innocui animali, incarcerati molti uccelli pei loro sollazzi, e destinatine molti al supplizio delle loro mense. So bene che alcuni non ammetteranno l’esistenza di questa scuola, nò di questo contratto siccome non necessario, avendo potuto gli uomini imitare il canto degli uccelli, come s’imitano, le altre cose, procurando di migliorare, e direi quasi umanizzare quanto vedevano farsi da loro. Ma per me poi fa lo stesso, sapendo che l’imitazione è una scuola muta.} nè per altro la natura fu chiamata maestra che per aver tacitamente insegnato agli uomini quanto dovessero a loro vantaggio e diletto operare. Comunque però sia la cosa, allorché gli uomini lasciarono la vera scuola della natura. e diedersi a contraffare l’un l’altro, 0 ad imitare il peggio, le arti cominciarono a decadere. Nè altrimenti doveva avvenire alla musica allorché i suoi cultori, trascurato il canto degli augelletli, si vo.lsero ad imitare il ruggito del leone, l’urlo del lupo, il brontolio del tuono, il fracasso dell’artiglieria. facendoli credere più belli, più dolci dello soavi melodie de’ boschi, avvezzando la moltitudine ad accorgersi dal rumore deìla esecuzione d una sinfonia, come dal tuonare avvedevansi gli antichi dell’esistenza di Giove. Per questo reo costume accadono tempi, in cui non si sa più dove stia il buono ed il bello, in cui i figli trovali bello e buo’no quanto ai padri ed agli avi era paruto cattivo, c disgustoso: e viceversa} accadono tempi in cui le arti si aggirano in un vortice d’incertezza, d’errore, d’instabilità} in cui ogni palato è diversamente soddisfatto, e gli ingegni debbono cucinare su tanti gusti quanti sono 1 commensali. E epiesto caos d’incertezza si osserva principalmente nella storia musicale. Infatti (per non trattenervi più in preamboli) dall’età per lo meno di Palestrina sino a’giorni nostri, il che vuol dire per tre secoli, altro non fece la musica e sacra e profana che divagare qua e là incerta ed instabile, cangiando ad osili età e metodo, e gusto e tenore, prevalendo sempre il nuovo sulla distruzione del vecchio. Così le prime opere musicali del secolo XVII, in cui un Caccini, un Carissimi, un Peri, un Lulli, un Zarlino avevano abbozzato il nostro ‘melodramma con molto senno e gusto, caddero in un eterno obblio all’apparir dei drammi di Zeno, e poi di Metastasi, su cui i più valenti maestri sudavano a prova. Correva allora l’età aurea per la musica. Vinci, Pergolesi, Porpora, Marcello, Gluck, Hasse con altri eccellenti erano ricercati per tutta Europa} l’opera in musica aveva toccato il colmo della perfezione e della gloria. Eppure cinquanta o sessantanni dopo la fama e le opere di costoro erano ecclissate perpetuamente dai Cimarosa, dai Paesielli, dai Tarchi, da’Mozart, dagli Haydn, e poco dopo da Mayr, da Paer, da Generali, da Fioravanti, da Guglielmi. 1 quali videro i padri nostri, e t noi oscurarsi allo splendóre de’maestri vi- ’ venti che trionfarono di loro, e di lutti ( quelli che per tre secoli avevano guerreg- ( [p. 105 modifica]giato ne’campi teatrali. Eccovi toccata di volo la storia di questa musicale incertezza, la quale non ha bisogno di più lungo e minuto racconto per essere dimostrata. Ella è cosa certa e nota, verità ammessa universalmente. Che se il fatto è chiaro, la causa non 10 è egualmente, almeno per tutti; pochissimi, cred’io,potranno immaginarsi d’onde tanta instabilità derivi, da qual misterioso fonte queste onde incalzantisi continuamente scaturiscano. Questa incertezza deriverebbe dalla natura medesima della musica, e da circostanze che su lei influiscano? Io noi saprei, ma nella mia ignoranza sarei tentato a domandare se per esempio la musica sia una scienza, od una moda, e non un’arte imitatrice? Imperocché se è scienza, dovendo progredire e far continui acquisti, e perfezionarsi coll’andar de giorni, la sua instabilità è quasi spiegata, benché 11 suo fermarsi non ancora si possa prevedere. Se poi è articolo di moda come le foggie del vestire, e dell’ornarsi, ella debbe essere naturalmente variabile, variu/n et mutabile semper.. Che se voi con moltissimi altri la volete arte bella, arte imitatrice come la pittura e la poesia, io vi domanderò percnè sia cosi dissimile dalle altre belle arti, per cui è già fermo e consentito quanto é buono e bello, quanto debba piacere in ogni età, in ogni paese? 10 vi domanderò perché, in fatto di musicarla produzione del giorno, l’opera nuova sia sempre la meglio arrivata, e faccia dimenticare le antecedenti, e le vecchie come abiti logori, o scarpe sdruscite? Che qualche periodò d’anni infausti sopraggiunga alla musica come alle altre arti, che siavi per lei anche l’età marinesca ed ossianesca, dopo le quali passi a miglior secolo, non vi é meraviglia; ma che venga continuamente travagliata dalle vertigini, dal cap,ogiro, nò trovi pausa una volta nel consenso d’un hello stabile e vero, in un tipo, in un’idea regolatrice, io non la capisco. Nè vi tacerò che alcuni han voluto spiegare questa incertezza musicale; le cui opinioni, perchè a me paiono singolari, credo pregio dell’opera addurvi qui con qualche mia osservazione; dopo di che io vi proporrò i miei dubbi (perchè torno a dirvi che non ne so niente) e cosi darò line alla lettera. 11 Bettinelli, dopo d’avere discorsa l’incertezza della musica, asserisce che allora sarà certo il risorgimento di lei (che egli teneva ancora per morta) (piando si avrà V’equivalente duna poetica dAristotile e d Orazio- duna l etlorica di M. Tullio e di Quintiliano. Quantunque i lamenti del P.e Bettinelli sulla instabilità di quest’arte siano giusti, e le sue osservàziom’vto/YCOfilosofiche di qualche peso, nondimeno l’aspettare il risorgimento della musica dall’autorità d’un codice, e dalle regole dei precettori è cosa arrischiata. Se la poesia p. e. nacque e crebbe, e maturò prima delle poetiche, e senza i precetti, anzi se le regole dei maestri si modellarono sulle opere dei poeti, perchè la musica avrà bisogno di questo meschino equivalente onde prender fermezza? Se Omero e Dante non aspettarono uè Aristotile, nò Gravina per fare quanto han fatto, perchè dovranno aspettarli i maestri di musica? Forsechè i musici non nascono come i poeti, o non han da imitare come i poeti? Conceduto che le poetiche abbiano guidato qualche verseggiatore, esse non crearono mai un poeta. Perciò il rimedio del Bettinelli non || otterrebbe effetto. E poi come potè egli j asserire che la musica non abbia avuti i i suoi precettori? Così poco gli erano noti p i teorici dell’arte, un Doni, un Galileo, un Mei, un Zarlino, un Rousseau, e molti altri, | i quali se non furono nè Orazi, nè Quini tiliani scrissero però cose siffatte sull’ar| monia, e sul bello musicale, che ove fos|j sero state necessarie, la musica n’avrebbe j avuto gran vantaggio. Perciò il rimedio del j Bettinelli non ottenne effetto. (Sarà continuato) LETTERA di tra musicami; e pittore Sopra alcuni artisti c sull’arte in Germania (Dalla Franco Musicalo) IV. Abbozziindo dietro natura un quadro di molte società musicali della Germania, io non ebbi nè la speranza nè la pretesa di rendere indigene fra noi delle istituzioni d’una sì grande importanza in quanto alle viste cd ai risultati. Ohimè! non si fa il bene tanto facilmente, ed io temo clic sarò ben vecchio quando i nostri dilettanti prenderanno in massa una bella passione per Bach, od anche semplicemente per Hàndci; ma io Iio almeno mostrato ciò che si ottiene al di là del Reno, c ciò che si otterrebbe sulle rive della Senna, del Rodano e della Garonna, se si arrivasse ad amar l’arte per sé stessa. Quest’amore puro per la musica nascerà probabilmente presso noi grazie all’istinto di imitazione, che è uno dei caratteri della specie umana, come lo è uno di quella delle scimmie. Bisogna dire inoltre che vi sono in Germania dei musicanti dotti c modesti, abbastanza felici nella loro oscurità, poiché possono rendere omaggio agli Dei dell’arte; clic de! gli uomini di gran merito non assediano i giornali coi j loro reclami, nò usano altri mezzi vergognosi per giun| gcrc alla riputazione, agli onori, alla fortuna, a cui | pretendono in altri paesi gl’ingegni più limitati. Col dir ( questo, io fo tutto ciò che è in mio potere per olii teucre questo miglioramento musico’-sociulo tanto doli sidcrato. Io continuerò quest’oggi a parlarvi degli uomini distinti da me conosciuti a Frnncfort. Procuriamo d’imitarli. | Noi non siamo più al tempo in cui si polca incon|| trace un Sebastiano Bacii, componente degli oratorii! pel solo piacere di scrivere della musica tanto su’ blimc quanto gli era dato d’miagolarla, c chiudendoli! poscia nel suo tavolino, da cui non furono tolti che | cent’anni dopo, alla grande meraviglia del mondo mu| sicale, clic ignorava persino l’esistenza di questi caji polavori. Se al giorno d’oggi esistesse a Dresda 1111 |j uomo abbastanza versato nella scienza e nella storia Si della musica per iscrivere il migliore dei libri sul I canto corale, in una parola se vi fosse un altro P. Mor| timer, quest’uomo non vivrebbe certo sconosciuto, anche se non ispendesse più di trenta soldi alla settimana |j egli c sua moglie; c se un altro Zelici’, spinto all’am| librazione dalla lettura di questo libro, venisse a I Dresda onde conoscerne l’autore, si saprebbe certo li indicargliene l’abitazione. Ma in mancanza d’uomini tanto grandi nella loro annegazione, io ne trovai di molto osservabili pella semplicità della loro vita, c polla franca c sincera modestia, che si associava alle più vaste cognizioni. Io I10 riveduto il sig. Saverio Sclmyder vou Warlcnscc, di cui v’ho di già parlato l’anno scorso, c clic bisogna porre al prim’ordine fra le persone di cui ho l’onore di parlarvi. Se sapessimo leggere i giornali musicali tedeschi, noi conosceremmo già da vent’anni Scluiydcr come compositore, come dotto contrappuntista, come scrittore didattico e come poeta. Fétis, che senza dubbio ha letto sempre i giornali della Germania, sapeva cosa dovesse pensare su tale argomento, giacché, nel 1858, egli venne a visitare Schnydcr, c pubblicò allora delle lettere clic destarono in me un vivo desiderio di co- 1 nosccrc quest’uomo. Io lo trovai difatti ad un quarto! piano della riva Scluenc-Aussicht dando dello lezioni. di contrappunto, come l’avea detto Fétis. Per queste £ parole quarto piano, non bisogna già credere che il dotto professore vi abiti per miseria, egli sta là per goder meglio del Scluenc-Aussicht (Bella-vista) ed allorché egli lui scorsi due anni a veder levarsi c tramontare il sole sull’una e l’altra sponda del Meno, egli se ne va a passare una parte della state al suo piccolo castello di Wartensée vicino a Lucerna, da dove gode, egli dico, la più bella prospettiva del mondo. Voi sapete che Cherubini ha avuto nella sua vita delle tendenze alla botanica ed al disegno; voi sapete altresì che Weber avea momentaneamente abbandonata la musica pclla pietra litografica; al paro di questi nobili confratelli, Schnydcr si slancia ora sulle composizioni musicali, ora sulla storia naturale, ora sulla fisica ed ora sulle due letterature francese ed inglese. Questa varietà di cognizioni ed una profonda erudizione musicale danno alla sua conversazione uno straordinario interesse; una grande bonomia ed una certa vivacità di gesti o d’accento accrescono ancora il piccante de’suoi discorsi. Nei giorni della sua fruttificazione musicale, Schnydcr ha scritto un Oratorio per voci d’uomo Zcitund EwUjkcit (il tempo e l’eternità), una grand’opera Fortunal tanto osservabile come quelle di Cherubini, ed altrettanto poco conosciuta da un pubblico inetto ad apprezzare il merito d’una simile musica, poscia una quantità di opere separate, dei Lieder, dei cori, dei canoni, dei pezzi per piano ecc. A proposito dei pezzi per piano, bisogna che vi racconti che una sera il mio eccellente professore mi condusse in una specie di granajo, abitato da uno de’ suoi giovani allievi, abile artista di pianoforte. Dopo avermi fatto intendere vani pezzi di Thalbcrg c di Beethoven, il giovane allievo eseguì un rondò, le cui larghe proporzioni, lo stile ed i concetti eccitarono vivamente la mia attenzione: quest’era un’opera di Schnydcr, pubblicata vent’anni fa, obbliata al di d’oggi, c di cui l’autore mi regalò il manoscritto originale, permettendomi di fare ciò che ne volessi. Ora il miglior uso che posso farne é quello di inviarvclo unitamente a quattro invenzioni clic imitano lo stile di Bach, cd a un minuetto in canone di diverse forme, autorizzandovi a pubblicare tutta questa musica, degna corto di eccitare l’interesse ilei veri dilettanti. Se voi poteste incontrare in Parigi il pianista-compositore Roscnham. egli ve la suonerebbe senza dubbio con amore e con intelligenza, giacché è allievo dell’autore. In fatto di musica composta, per così dire, soltanto pcgli occhi, io potrei mostrarvi dei canoni palindromi che bisogna consi| dorare come dei tratti di forza del loro autore. Il biglietto di visita di Schnydcr offre il suo nome cir|! condato da uno ditoucsti canoni a tre parli, cd è, v’assicuro, un qualche cosa di singolare. Dopo d’avervi parlato sì lungamente dell’ingegno di Schnydcr, voi mi permetterete volentieri che vi descriva la sua persona, e ciò tanto più, quando saprete che v’è qualche cosa di piccante da osservarsi su tale argomento. Se giammai voi avete veduta una testa da Waltcr-Scòtt posala sovra un corpo degno d’un tamburo maggiore, cd il tutto sormontato da un piccolo cappello, voi potete esser certo d’aver avuto Schnydcr dinanzi a voi. Questa rassomiglianza colpisce tutti coloro clic hanno conosciuto l’illustre scozzese. Un inglese di distinzione, viaggiatore e disegnatore, percorrendo il mio album, quando giunse al foglio su cui io avea disegnato il ritratto del contrappuntista, al primo aspetto si maravigliò d’ima tale rassomigfianza. In quanto allu taglia da tamburo-maggiore, voi potrete rendervene conto quando vi dirò che a Magonza, ove mi trovava insieme a lui, se dopo aver lasciato Schnydcr desiderava trovarlo frammezzo, alla folla, sia alle sedute ilei corpo scientifico, sia alla festa musicale, sia al ballo, io non dovea che sabre sulla mia sedia c cercare collo sguardo una testa clic sopravanzasse a tutte le altre; se il mio compagno si trovava nella sala, io • lo vedeva sul momento. Ferdinando Ilillcr, pianista-compositore ben j sciuto a Parigi, è anch’esso uno degli artisti distinti, che [p. 106 modifica]j hanno contribuito a rendere il mio soggiorno a Francforl ) utile alla mia istruzione ed a’ miei godimenti musicali, direzione degli studii e delle idee di questo gioc compositore, la sua ammirazione pelle opere deI gli antichi maestri, il suo talento nell’intcrprctarle, il gran merito di madama Hillcr come cantante, le graziose opere di disegno che essa ha riunite nel suo saloli, le mattinale musicali offerte abbastanza frequentemente alle notabilità scientifiche ed artistiche della città, lutto ciò mi lascia delle ricordanze assai preziose ed il dispiacere di non aver potuto trar parlilo per un tempo più lungo dall’amabile accoglienza del signore e della signora Hillcr. Non si può lasciare tali persone che dicendo loro «A rivederci 11. Si, l’anno venturo, io verrò a conoscere più profondamente tutto ii bene che bisognerebbe dirvi a loro riguardo. Addio. J. li. Laurens. CRITICA MUSICALE Giovedì giorno 45 corrente ebbe luogo il quinto esercizio di musica con cui la Nobile Società col più lodevole divisamente pensò ricreare ed inslruirc i suoi membri e quelli appartenenti all’orchestra, loro assembrali, non che le poche persone le quali mosse da soverchiarne anitre per la bell’arte cercarono pervenire a separati posti. L’orchestra composta dal fiore dei nostri professori, dilettanti ed alunni dell’1. 14. Conservatorio, e ben diretta dal valente Ferrara, efficacemente assecondalo dall’egregio Cavallini, a meraviglia diciferò a prima vista una sinfonia di Mozart, l’uvertura del Freijschiltz e la’sinfonia in do minore di Beethoven, ed abilmente interpretò le uverture della Mula di Fonici e del /lei/gente di Mcrcadanlc. So nell’esperimento di cui facciamo parola in quanto a Unitezza di colorito, a preciso accordo, a poetico impulso tutte le pretese non vennero soddisfatte, cosa però si sarebbe potuto aspettare di più da esecutori i quali affrontavano i procellosi scogli del gigantesco Beethoven senza far precedere alcuna prova? Durammo fatica a persuaderci della realtà di ciò che grandemente onora la perspicacia de’scelti nostri istruinentisli. Si diede principio colla Sinfonia di Mozart in re, lavoro squisito, ingegrtoso, pieno di soave espressione induccntc in una indefinibile estasi per la purezza delle melodie e per la chiarezza d istrumentazionc. Venne quindi la nuova uvertura del 1leggente di un ben elaborato adagio, e di un vivace allegro, ma in una sala troppo nel suo complesso pregiudicato dal rimbombante corredo della grossa cassa, islrumento, se pur puossi indicare con un tal nome, che anche in questa circostanza ci persuademmo esser il più delle volle nocivo al giusto effetto musicale. La brillante, inspirata e ben condotta uvertura di Auber fu il terzo pezzo e meglio di ogni altro eseguito. Tenne dietro la magnifica creazione da Weber anteposta al suo Freyschillz, elevato e fantastico proemio che forse nel suo genere non ha pari. Eccoci arrivali al Titano della musica istrumentale.ad udire le sinfonie del quale da molti anni tendeva il nostro vivissimo desiderio: fummo finalmente in parte appagati, i nostri voli ora aspirano ad esserlo completamente. Possa essere dato quanto prima anche al pubblico di godere di questo sublime genere di musica presso lui sì nuovo e si istruttivo, e sorga una volta un’era uovella per Tarlo, anche in Milano I La sinfonia in do minor», al diredi Berlioz, è la più celebre di tutte e forse ii capolavoro di Beethoven; essa nel primo tempo esprime il bollore e lo straziode’senlimenli disordinati che sconvolgono un grande animo in preda alla disperazione. - La sublime melodia con cui s’apre l’incantevole adagio dapprima aOidata alle viole ed ai violoncelli con un semplice accompagnamento di contrabbassi a yixxitato e susseguila poscia da una grandiosa frase degli istromenti da fiato che ripiglia perseverantemente la stessa, e nel medesimo tono dal principio alla fine del pezzo per quante volte e per quanti modi 11 primo tema venga successivamente modificato e variato, non può a parole descriversi. Lo scherzo si profondo per concetto, è interrotto da un trio in cui i contrabbassi remoreggiando quanto è possibile, suscitan quasi un mistico terrore. Prodigiosamente è preparata 1 la esplosione della pomposa marcia trionfale ( passando in maggiore si attacca il finale. Alla quarta battuta (è àncora Berlioz che parla) dell’entrata di qael sto finale una sola volta non avvenne da che ) guiscc in Francia, che l’intero uditorio non siasi in massa! levato in piedi, c non abbia coperto de’ suoi gridi la tonante voce dell’orchestra; la Malibran, udendo per la prima volta questo pezzo, fu sorpresa da un attacco di nervi si violento che si dovette trasportarla fuori della I sala. Divino potere della divina musica! /. C. ii Questa medaglia è stata distribuita a tutti i professori % e dilettanti che presero parte alla notevole esecuzione | del capolavoro di Rossini nella gran sala del Palazzo | | Vecchio. Cosi nell’Alene musicale italiana si promuove ■ I l’arte incoraggiando e rimunerando gli artisti ed eccitan- l doli nello stesso tempo ad opere pie. C I NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Milano. Parlasi con entusiasmo di un nuovo prodigio di precocità musicale, di un fanciullo, di nove anni al dir di taluno già in grado d’improvvisare sul pianoforte i più bei motivi, di leggere a prima vista dei melodici pozzi, di distinguere prontamente qualunque suono ccc., ccc. L’detto consesso di dotti, al cospetto del quale fra noi con meravigliose e sicure prove si produsse, rimase ammirato di questo fenomeno del quale non mancheremo di dare quelle dettagliate notizie clic ci sarà possibile indagare. Intanto annunciamo venirci riferito il boemo Bcnoni aver un degno emulo nel lombardo Ponchielli. — Domenica scorsa in molte chiese furono cantale delle solenni messe in musica: solo a quella in S. Maria de’Servi noi abbiamo potuto assistere, e di essa ne informeremo brevemente i nostri lettori. La nuova musica era composta dal giovane maestro Zuccoli, il quale nel Laudamus e nel Qui tollis mostrò di aver con profitto meditato sopra classiche partiture, clic que’ due pezzi a più voci, largamente sviluppati, dal lato della concertazione e condotta si meritarono clogj, sebbene in essi il vero stile di chiesa non fosse sempre seguito c le fonine si avvicinassero alquanto alle teatrali. Di questo difetto, da cui dovrebbe più clic mai guardarsi chi si occupa della composizione sacra, non andarono esenti nemmeno varj altri pezzi del Gloria ed alcuni del Credo, c più di tutto il Genitori genitogue della Benedizione, che forse sembrava tanto più disconvenire al tempio d’iddio, in quanto era preceduto da una sublime cantilena al Tantum ergo. Quest’ultimo pezzo era eccellentemente interpretalo dai tenori Pasini dalla forte voce, il cui squisito metodo dovrebbe servire di modello a’nostri cantanti, e dal bravo Garzoni conosciuto fra noi per l’energia del suo [fraseggiare. Nulla dico dell’allegro del mottetto, ove assai ci dispiacque trovare innestata una cabaletta del genere di quelle di Ricci c che ci si disse non appartenere al maestro Zuccoli, ila! quale puossi attendere un buon compositore se vorrà aver ricorso allo studio delle ammirabili partiture sacre di Cherubini. S’egli nel giorno di Pentecoste nella Metropolitana avesse udito il magnifico Credo di questo sommo, da prima si maestoso, quindi dalla concentrata espressione di un tenero sentimento passando a quello della più profonda mestizia per irrompere in un grandioso slancio al Ilesurrexit, egli, intelligente com’è, avrebbe esclamato: questa è la miglior musica clic possa offrirsi a Dio. — Ferrara. Ora mai sembra che i nostri poeti melodrammatici siansi fatti accorti del disdoro clic risultava a loro cd all’Italia continuamente ricorrendo ai drammi francesi, clic finalmente ad altra fonte taluno di essi vedesi attingere. L’elevate creazioni dell’incomparabile Alfieri al Bancalari di Genova segnarono la Virginia; dalle stesse ora emanò il Saul di Camillo Giuliani. Questa nuova tragedia lirica venne musicata dal maestro Antonio Buzzi, romano, e vuoisi supporre assai felicemente, le corrispondenze private cd i giornali riboccando di Iodi al compositore. Fra i cantanti sopra tulli dominò il Balzar (protagonista) i cui pezzi furono i più accetti ed applauditi; anche le signore Tavola c Santolini cd il Borioni si fecero onore. — Crema. Un’accademia che lungamente in questa città verrà ricordata diedesi dal professore Boltesini. E inutile ripetere quanti c quali furono le mirabili prove offerte da lui clic, se non per fama, per bravura a non dubitarne, tiene iljpiù luminoso posto fra i concertisti di contrabbasso in:lfalia c fors’anco in Europa, cd allorché eseguisce nell’orchestra per robustezza di cavata sopra tutti i suoi compagni s’innalza. La meraviglia e la commozióne furono generali in ispccie ad un capriccio sulla Beatrice Tenda ove espresse le patetiche c soavi melodie di Bellini in modo da gareggiare

 abile clarinettista produsse non volgare

zione. Il tenore Benedetti nel duo del Ruberia Devereux c più nella cavatina de’ Lombardi alla prima Crociala, per anima c sicurezza di metodo si procacciò ’ vive acclamazioni. (da Lettera) — Roma. La Rivista non volendo dire bene o male la sua opinione sopra i Pirati nuova opera della signora maestra Orsola Aspri-Bolognetti comparsa il 30 maggio al- teatro Alibcrt, se la cava fingendo alcuni discorsi da cui potrebbero dedursi che in quella musica awi strepilo e i cantanti devono sfiatarsi cantando troppo alto (e questi sono difetti che pur troppo riscontransi ili ogni applaudita opera dalia giornata), elio l’esecuzione è stata pessima, ccc, ecc. — Firenze. È stata coniata una medaglia accuratamente condotta dal Fabhris, nella quale da una parte vedesi Gesù che benedice i fanciulli e dall’altra leggesi: LO STABAT MATER DI ROSSINI QUI ESEGUITASI NEL XXVI GIUGNO 4S42 E QUESTO ESEMPIO DI PIETÀ’ BEI PRIVATI, NEL COMMUNÉ, NEL PRINCIPE FIRENZE 4842. — Novara. Per la fausta circostanza dell’arrivo del nuovo vescovo il maestro Coccia immaginò un Te Deum clic si assicura esser degno di annoverarsi fra i più splendidi capolavori dell’.irle: in ispivie In fn-j-i: h:! fi.,mine speravi è superiore a qualunque elogio. a Parigi dai suo viaggio ar— Rubini canta a Pietroburgo con incredibile successo le sue parti migliori;! Otello, la Lucia, i Puritani e la Sonnambula, sono le opere, gra’zie alle quali l’entusiasmo da lui suscitato in Russia va salendo al più completo fanatismo. Oltre gl’immensi introiti da ’ fatti seralmente, egli riceve dei magnifici regali dalle | — l.à Società di musica classica, diretta dal principe j della Moscowa, (4) diede già il suo terzo concèrto. L’Or| feo di Pergolesi, un’aria di Hamdel, VOrfeo di Gluck, | un’aria della Creazione di Haydn, dei frammenti delio; Stabat dello stesso autore, il Misererò d’Allegri, una j antifona a doppio coro di Palestrina, VAlleluia del | Messia di Haindcl, furono i pezzi eseguiti m questo i magnifico concerto. L’esecuzione in generale fu felice, c quella dei cori e dei pezzi d’assieme superiore ad || ogni elogio. La saia ora al maggior segno affollata, egli il applausi i più sinceri, i più clamorosi coronarono le nobili fatiche di questa società, clic avvera gli splendidi | auguri, che s’erano formati quando fu istituita.’! — La Gazzetta Musicale Universale, parlando dekl’Accademia data nello scorso mese a Lipsia dal sij gnor Bazzini, si esprime come segue: * Il sig. Bazzinl l si fece sentire soltanto nelle proprie composizioni, le! quali, come la maggior parte delle italiane di questa specie, vacillano in modo indeciso fra lo stile vocale ed islrumcntalé, sono nondimeno ben appropriate a far valere mollo vantaggiosamente il caratteristico del suo genere di suono. Sentimento, gusto, bel tuono nell’esecuzione di passi cantabili c brillanti, perfetta intonazione c gran maestria nel vincere le più ardile difficoltà, sono proprj in alto grado di questo artista. Egli ci sorprende con altrettanti nuovi clic-felici effetti: cosi per esempio in una Fantasia su molivi de’Puritani, da lui eseguita a solo, nella quale accompagna una lunga | cantilena con pizzicalo di una figura di terzine sulle! corde gravi. Egli ebbe strepitoso applauso». 1 — La stessa Gazz. Mtis. Univ., parlando de’tre | celebri artisti clic diedero ultimamente varj concerti a Copenaghen, dice, essere stati tutti e tre acclamati9simi, ma Ole Bull ebbe ognora un gran numero d’uditori (una volta più di 6000), mentre l’uditorio nelle accademie di Dohlcr c di Ernst era sempre piccolo, i Occorrendo per l’appunto un giorno la festa natalizia

di Ernst, Ole Bull eseguì una serenata innanzi all’abitazione

di quest’ultimo. j| — Allorquando Beethoven fece eseguire per la prima: volta la sua nona sinfonia a Vienna, le spese del conj certo furono tanto elevate, che, malgrado un incasso ’1 di 220’) fiorini, all’esimio artista non’ne rimasero che! soli 300. — L’illustre Heine dice, «non si può più evitare il Pianoforte; esso risuona in tutte le case, in ogni società, di giorno e di notte. Anzi il Pianoforte è l’istrornento di martirio pel mondo galante. Non si può più sopportare l’eterno sonar del cembalo. Questi suoni e battimenti arci-prosaici uccidono il nostro pensare c sentire, diventiamo stupidi ed imbecilli. Questa gran voga del sonar il Pianoforte, le caravane trionfali dei nostri virtuosi di Cembalo sono caratteristiche pel nostro tempo, e dimostrano propriamente la vittoria del meccanismo sull’intelletto. L’abilità tecnica, la precisione d’un automa. -I’uomo-ìstrumento è esaltalo attualmente come la maggior sublimità». — Le sorelle Milanollo hanno dato il 5 giugno il loro decimo concerto e di congedo, nell’I. R. sala di ridotto, a Vienna, in presenza [di numeroso uditorio, con mollo applauso. L’esecuzione del doppio concerto di Spohr, per parte di ambe le ragazze, non poteva dirsi eccellente. Questa accademia era la novantaducsima di questa primavera; l’anno scorso superò il numero di cento in questa medesima stagione. (Gazz. Tsatr.) (4) In uno de’prossimi fotjlli ci occuperemo di proposito dis//uesla società creila allo scopo di rendere omaggio ai sommi compositori antichi. gsa©vASiei RicoBssta ESmBE-PBOl’BIETASIO. BalS’S. BSo StoSsiDSmeaait© Sfaziotsal® SMffii’iilegiaSo c3S ®iìteog*’»Éla, C«gsisi®risa e ’JTSgBOgimffla MiiaieaS® «ES 253C’©H3J3 Contrada degli Omenoni /Y, 4720.