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- d07 6AZZETTA MUSICALE ANNO II. N. 26. 25 Giugno.4 843. DOMENICA Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno s danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta music, classica antica e moderna, destinati a comporre un vo lume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale ii apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà A. DI 311 LAINO La musique, pur des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions. peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations,»,et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à t’émouvoir. • J. J. Rovssejv. Il prezzo dcM’associazioue alla Gazzetta e oU’dntologia classica musicale è dicITell. Ausi. L. 12 per semestre, ed cITctt. Ausi. L. t i affrancata di porto lino ai contini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ullicio della Gazzetta in casa Ricordi, contraila’degli Omcnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli Ullìei postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porlo. SOMMARIO. I. Bibliografia. Ristabilimento del canto c della musica ecclesiastica. - II. Cartkuuio.Società Accademica per lo studio della musica sacra. - III. Notizie Musicali Diverse. - IV. Dizionario Musicale CriticoUuoristico - V. Nuove Pirblicazjom Misicali. BIBLIOGRAFIA RISTABILIMENTO DEL CANTO E DELLA MUSICA ECCLESIASTICA Considerazioni scritte in occasione de’molTEPLICI RECLAMI CONTRO GLI ABUSI INSORTI IN VARIE CHIESE d’ITALIA E DI FRANCIA, E CHE SERVONO DI RISPOSTA ALLA QUESTIONE SUL CANTO DETTO DAI FRANCESI FAUi-BOURDON ADOPRATO NELLE ESEQUIE DI S. A. R. IL DUCA D’ORLEANS IN PARIGI, ED AI DILEGGIAMENTI PUBBLICATI DAL SIG. DIDRON CONTRO I RITI DI fiOMA. Opera di Pietro Alfieri prete romano, maestro compositore di musica sacra, membro della congregazione ed accademia di S. Cecilia, precettore di canto gregoriano nel venerabil collegio della nazione inglese. Roma, Tipografia delle bello arti, 1843. Vol. I. in 8.° di pag. 150. varie opere sul canto fermo e,su^a irius*ca da chiesa con che ^57 dottissimo abb. don Pietro tS^g^Wpjfe.^lfieri romano ha arricchito la letteratura musicale italiana, altra ora di non minor pregio ne aggiunge, la quale porta il titolo qui di sopra indicato. Dividesi questa in due parti: nella prima si tratta del canto gregoriano: nella seconda della musica armonica. Nell’esteso proemio si intrattiene sul principio il N. À. a provare come, fino dalf epoche più remote, venne considerata la musica uno dei mezzi efficacissimi per inalzar lo spirito alle lodi della Divinità, e dispor gli animi alla preghiera. Ed incominciando dagli antichi popoli ebrei, e seguendo le varie vicissitudini a cui andò soggetta la musica religiosa nelle differenti età che ella percorse per giungere infino a noi, si presenta al lettore un rapidissimo quadro istorico interessante soprattutto per 1 immenso numero di citazioni e di testi che vi si riportano, estratti ora dai libri antichi della Bibbia, ora dagli atti degli Apostoli, dagli Evangelisti, dai SS. Padri, dai decreti dei Concili, dalle bolle di varii pontefici, ed in fine da diversi regolamenti ed editti su tal proposito in varie epoche emanati dal clero romano. Da ciò chiaro apparisce avere il N. A. attinto alle vere sorgenti, e studiato l’istoria della musica religiosa sugli scritti del tempo, e Dell’istòria ecclesiastica, invece di rapportarsi alle false tradizioni di cui van macchiate la più parte delle moderne istorie musicali e dei recenti scritti pubblicati su tali materie, ove talora alla ignoranza dei fatti o delle circostanze che gli accompagnano vien supplito con invenzioni di poetica fantasia, niente curandosi di presentare ai lettori leggende da romanzo invece di verità istoriclie. Discendendo in ultimo a parlare dei generali lamenti circa l’attuai decadenza della musica ecclesiastica, riporta il N. A. più o meno per esteso alcuni scritti contemporanei tolti da varii giornali sì italiani che esteri, nei quali ei rettifica alcuni errori ed anacronismi che vi si incontrano. E fra questi è notabile un articolo inserito nella Rivista di Brusselles nel 24 ottobre 1842, che porta il titolo: - Un mot sur la musique aéglise; Vombre de Palest’rina à Rossini - ove si rammenta il notissimo fatto della messa di papa Marcello, seguendo l’errortea tradizione che quel pontefice, mosso dalle nuòve sublimi armonie espressamente tessute da Palestrina, non solo revocasse il progetto in sua mente fermato di proibir la musica figurata nelle chiese, ma di più all’opposto decretasse doversi quella praticare a maggiore efficacia e decoro del culto cattolico, dietro però le nuove forme improntate da quel sommo compositore. Sembra quasi impossibile che nelle narrazioni istorico-musicali si abbiano quasi di continuo ad incontrare di simile inesattezze, e molto più intorno a questo fatto oramai tanto celebrato, riguardo al quale anco una leggiera notizia delle istorie del tempo e delle cronologie dei papi può renderne certi che il supposto esperimento non avrebbe avuto il tempo di effettuarsi sotto il pontificalo di Marcello II, avendo egli retto la chiesa per soli giorni ventuno, dodici dei quali vi consumava oppresso da gravissima infermità. Egli è ormai reso abbastanza noto per più accurati scrittori che un tal fatto avvenne j dieci anni dopo la morte di papa Marcello, ■ sotto il pontificato di Pio IV, nel qual tempo, per le varie riforme circa la de-! cenza della celebrazione dei sacri riti stabilite dal concilio tridentino, i cardinali 1 delegati a portarle ad effetto incaricarono | Giovanni Pierluigi da Palestrina, cantore: pontificio e compositore insigne, di offrir, loro un saggio di una nuova musica da chiesa più conforme allo spirito religioso di quel che non lo fosse la già preesistente, e fu per tal comando che lo stesso Palestrina compose tre messe di varia maniera, fra le quali riportò l’intento quella che di poi, pubblicata colla stampa, piacque ad esso intitolare a papa Marcello in memoria delle virtù, della santità e dei benefizi dal medesimo ricevuti. Dopo questa ed altre rettificazioni, passa il N. A. a difendere il celebre Rossini dalle accuse mossegli contro in questo medesimo articolo riguardo allo stile musicale da esso adoperato nel suo Stabat Mater, dicendo «che «il sig. Cav. Rossini nel mettere in musica «lo Stabat Mater, non vi ha usato tutto «quell impegno ed applicazione che avrebbe «richiesto tal composizione, se avesse do«vuto servire per una chiesa, e non per «un oratorio sacro per cui l’ha fatta, ove «è sopportabile uno stile più libero. Che «se il sig. Rossini avesse dovuto scrivere «per qualche chiesa, quel sublime inge«gno avrebbe modellato, io credo, la sua «composizione sul vero stile ecclesiastico «usato da’ tanti nostri antenati italiani, «ed avrebbe richiamati i soliti applausi «universali che ha riscosso costantemente «per le sue teatrali produzioni». Questo esteso proemio si chiude con la esposizione di varie idee dell’autore circa le forme, il genere ed il carattere che dovrebbe assumere la musica da chiesa secondo le diverse circostanze, e secondo le differenti funzioni in cui ella può essere adoperata. Nella prima parte, in cui trattasi esclusivamente del canto gregoriano, la materia vien distribuita in nòve paragrafi, nel primo dei quali si parla della istituzione primitiva di quel genere di canto, e della sua perfetta convenienza coi sacri riti. Si fa conoscere nel secondo paragrafo la necessità e l’obbligo negli ecclesiastici di coltivar gli studi del canto gregoriano,e quindi, dopo avere nel paragrafo terzo indicato le maniere di bene eseguirlo, passa ad esporre nel paragrafo quarto tutti gli ulficii del prefetto del coro. Dell’organo, e quando possa farsene uso nella chiesa è la materia sviluppata nel quinto paragrafo, mentre al sesto paragrafo si indicano le qualità tutte che deve 111 sé riunire, ed i doveri a cui debbe soddisfare l’organista, proponendo nel successivo paragrafo settimo alcuni espedienti affine di por termine agli infiniti abusi che si sono introdotti, tanto nel canto gregoriano quanto nella maniera di suonar l’organo.