Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 22

N. 22 - 28 maggio 1843

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[p. 91 modifica]r - 91 • on MAnio. I. Mutici Moderni. Cenni sulla musica sacra. - II. Lettkri di un Tourista musicante e pittore ecc. - III. Notizie Musicali,Diverse. - IV. Dizionario Musicale Critico-Ubor/stico. - V. Nuove Punni.icAziosi MuMUSICA MODERNA VENNI SULLA MUSICA SACRA fi). V, nuove Muse mi dimostrali Torse. Dante Par. iBfemoderna. Qual maraviglia? Quaantipatia abbiate colie | SaJ^’fégls&s antifone, egli debbe essere cerio anche per voi, che bisognò cominciare dalle I semplici cantilene della Chiesa, dalle note! del canto-fermo per giungere tra molte | buone e ree vicende, alla copia, al lusso, j alla ricercatezza della musica presente. Inol! tre se tutta l’antica musica ebbe origine j dalla religione, se gli Dei ne furono creduti inventori, sarà egli strano che pur la I moderna abbia avuto simile principio? Ella è adunque veneranda, e guai a chi la profana! Ella è la sacra arpa di Davide (mi perdoni la cetra d’Orfeo) inspirata dal cielo non solo per modular gl’inni all’Onnipotente, ma anche per addolcire il malo spirito di Saul, voglio dire le passioni, ed i travagli del genere umano; (Tonde il doppio uffizio della musica, la diversità del carattere che assume cantando Iddio, o dilettando gli uomini. Tutto il mondo pagano risonava ancora di melodie e ne’ tempj, e ne’ teatri5 i Numi di Grecia e di Roma ricevevano ancora il tributo degli antichi inni, allorché i nuovi cristiani nelle segrete adunanze cominciavano a cantar le lodi del vero Dio. Le loro sacre cantilene o tolte fossero dalle giudaiche salmodie, o dalle arie gentilesche, o dall’une o dalle altre, come pare, annunziavano una nuova musica, erano il preludio d’una più pura, e più bella sinfonia. L’antica lira esalava gli ultimi accenti colla religione, colle arti da lei abbellite, colla civiltà che essa aveva creata. Ultima Carnei venit jani carminis cetas: che pure in questa parte doveva il mondo essere rige; nerato. Ma questo canto cristiano siccome fe volgare, e trasmesso per orale tradizione Kf), vagava già incerto e guasto, allorché nel IV secolo per le cure di S. Ambrogio, e gè nel VI per opera di S. Gregorio, divenuto jÉu) (4) Vedi Subalpino, distribuzione d’agosto 1836. fermo sulla pergamena degli antifonari, segnò la prima epoca della musica moderna scritta, o scientifica che vogliate dire, prendendo e ritenendo ancora il nome non tanto j dalla sua stabilità quanto da’ suoi riformaj tori. Perciò ( permettetemi questa troppo nota similitudine) come le muse d’Erodoto furono il fine della mitologia, ed il principio della storia, cosi l’Antifonario fu il: fine dell’antica ed il principio della nuova musica-, la quale avrebbe fatto, siccome cosa fresca e vigorosa, progressi grandissimi nel mondo cristiano, se la prepotenza del medin Evo non le si fosse opposta. Nò è già che cotesto nuovo Barone proibisse di cantare e suonare; ma il canto ed il suono in mezzo alla universale barbarie non potevano far molta, e lunga fortuna-, e poi i Goti, e i Vandali, e i Longobardi recavan con sé la musica loro fredda e stridente come il ribrezzo della quartana, e regalavanla agl’italiani cogli altri regali che noi sappiamo. Perciò la nostra non poteva molto avanzare, nemmen coll’aiuto di Carlo Magno, autore di quella celebre gara tra i cantori di Italia, e di Francia, terminata a gloria di noi rimasti fin da principio superiori nel canto, come gli Arcadi in Grecia. Egli è però vero che in mezzo a quelle foltissime tenebre parve mostrarsi alla traviata musica una benefica stella nella persona di Guido Aretino, monaco del sec. XI, il quale col suo Micro- j logo sembrò minacciare alla rozza Italia i; portenti d’Orfeo, ed il ritorno della civiltà: j ma non era ancor tempo, ossia quel Ba-; l’one non voleva ancora 5 nella sua vecchiezza era divenuto più crudele che prima ciuesto secondo Tiberio. Meglio per noi cne fosse stato Nerone, che almeno ci avrebbe divertiti in teatro. - Ma tornando a Guido io debbo avvertirvi, che costili è tenuto personaggio allegorico nella storia della musica. Egli fu l’Èrcole a cui tutte le musicali imprese di quel tempo si attribuirono, per il quale altissimo onore procacciatosi presso gli avi nostri, ora è pressoché sparito nel regno degli esseri, e di stella cangialo in fuoco fatuo. Che se io intendessi di raccontarvi la storia della musica moderna, molte cose vi potrei dire riguardo ai tempi mitologici di lei, o piuttosto cantarvi una lunga nenia sopra le sue disgrazie. Ma che importerebbe questo piagnisteo? che dolore non sarebbe il vostro nell’udire fra le altre cose, che la nostra musica era già vecchia ed inferma quando nell’epoca luminosa rinascevano 0 ringiovanivano le lettere, e le arti in Italia! Quanto non avreste da piangere sulla sorte di lei, che avvenutasi nella poesia volgare sua minore sorella, non ne j ricevesse conforto ed ajuto in niun modo, quasi in presagio de’suoi futuri destini!... Ma che direste nell’udire che ’11011 solo i poeti, ma nè anche i maestri le prestassero opera pietosa? Sarà forse per questa nazionale crudeltà ( notate nuova disgrazia ) che i Fiamminghi impietositi corsero in ajuto della musica noslra? Nel secolo dell’Alighieri, e del Petrarca, e nel seguente, il elle vuol dire nella più pura luce delle! italiane lettere, vennero cotestoro ad in- { segnarci un nuovo genere di melodie, un contrappunto, ossia canto in consonanza ignoto forse agli antichi. L’Antifonario che i nostri rimasti vincitori, come già sapete,; avevano recato in Francia in un colla scienza del carilo, era divenuto pei Fiamminghi il codice musicale, come la filosofia j e la poetica d’Aristotile era per altri in- | gegni il canone infallibile del sapere e del gusto; sopra esso avevano eglino lavorati certi armonici bisticci, certi labirinti di noie che allora passavano per il nec plus ultra della musica ecclesiastica, genere di coni-; posizione non solo inferiore al semplice e maestoso canto-fermo, ma falso, spurio, j disprezzevole per mancanza di gusto e di! senno, inorpellalo soltanto dalle numeriche proporzioni, e da tutta la pompa della scienza enigmatica di quella età. Siffatta | musica, introdottasi nelle cappelle e nelle |j scuole italiane, sosteneva per la sua barba-; rie, la cadente vecchiezza del nostro Barone! (che Dio l’abbia in grazia), e serviva di penitenza non tanto agli scolari, quanto j ai devoti frequentatori della chiesa, finché Papa Marcello II ebbe coraggio di fulmi- j narla siccome eretica, e piarum aurium |] offensivam, che è tutto dire. Ma aggiun- ji gerò clic non solo la cattiva, ma pur la ji buona musica sarebbe stata avviluppata nella stessa ruina (giacché i fulmini non II si possono sempre dirigere al loro scopo), ij se un certo Palestrina non si fosse inter- ij posto, improvvisando una Messa; di stile | e gusto diverso nel genere antico, nel modo j| italiano, monumento che dura tuttavia per jj segnare l’epoca di quella catastrofe musi- jj cale. In questa maniera il Palestrina fu ve- jj ramente per la musica nostra una stella j propizia. Egli passa per il Dante dei musici italiani, e di lui dice il Mayr, mia guida jj in queste notizie, che fece della musica I: fiamminga quanto Virgilio aveva fatto dei O versi d’Ènnio, studiando di separarvi l’oro fcjrv dal fango (I). (t) Vedi la bella notizia intorno al Palestrina dola noi fogli di questa Gazzella dello scorso anno. (fra? DI MILANO La musique, par des inflexions vives, accentuées, il, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, rend tous les,objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme do* sen• timents propres à l’émouvoir. • J. J. Roussejv■ Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta e MVAntologia classica musicale è dicITett. Aust. L. 12 per semestre, cd cITctt. Aust. L.t A affrancata di porto Quo ai conliiiidella Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicalo nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’IIfltciò della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omcnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uflici postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porto. ANNO II. domenica N. 22. 28 Maggio 845. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in i.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia CLASSICA MUSICALE. [p. 92 modifica]S) E qui per la vostra innata curiosità voi É vorreste un po’ sapere quale sorta d’oro S abbia costui sfilacciato dai tessuti musicali 3 di Fiandra? La fuga, io vi rispondo, lnar> cate pure le ciglia, e stupite quando volete, la fuga fu la farfalla del bacherozzolo fiammingo, fu un bel parto di mostruosa madre, simile neirorigine a tante altre cose di questo mondo. Questo genere di contrappunto con molta saviezza e discrezione adottato dal maestro di Papa Marcello piacque assai alle italiane orecchie, diventò carattere della musica ecclesiastica segnando i limili del sacro e del profano, divenne canone dell’arte, sistema di scuola, pietra di paragone della buona musica, degno insomma di succedere all’Antifonario, ed alle antiche cantilene. Io so bene che la fuga si ha dai moderni a schifo come rancidume e scolastica quisquiglia, e con ragione, poiché furono cancellati i confini del sacro e del profano; eppure (dice il Mayer) «Lo stile fugato deriva direttamente «dal principio della imitazione; e lungi «dal meritare d’essere condannato come «un rancidume ed un’invenzione degna «de’ secoli barbari, può nelle mani di un «valente compositore divenire uno degli et strumenti più efficaci della espressione te musicale». Ed infatti che cosa è la fuga? Se voi la guardale da un lato è un severo e stringente raziocinio, una catena di sillogismi armoniosi, se dall’altro è un’imitazione dedotta non so se dalla natura, o dall’arte, che vuole esprimere qualche cosa di avviluppato e di confuso, da sviluppare con varj accidenti, e contrasti, e peripezie di quasi drammatico intreccio. Io non so se mi spieghi, ma fingete d’udire un tratto musicale, dove, in mezzo alla più dotta e semplice armonia, tra consonnanze e dissonanze, tra suoni che s’intrecciano e s’avvicendano, voi possiate come in tumultuosa assemblea distinguere un soggetto, ossia cantilena, e tosto un contea-soggetto quasi parere contrario, il qual doppio motivo venga di mano in mano ripetuto, variato, imitalo, trasformato in mille modi con modulazioni e passaggi inaspettati, e scorra per | tutte le gradazioni dall’acuto al grave e dal |l grave all’acuto sino alla cadenza, ed avrete ì cosi un’idea della fuga, e di quello stile ìi fugato in cui tanto risplendono e Palestri- I; na, e Corelli, e Marcello, e Pergolesi, e I Haydn e pochi altri. Questo genere pel suo atticismo proprio II della scuola e del gusto italiano produsse nel secolo scorso; che fu l’aureo per la musica, i migliori capolavori, quali furono per esempio lo Stabat del Pergolesi, ed i Salmi di Marcello, e seguirà a produrne finché durerà l’amore del bello. Se la moderna schifiltà lo disapprova, se lo stile profano si è introdotto nel Santuario, non è però ancora spento o perduto. La musica è pur soggetta alle vicende delle arti e delle lettere; anch’ella percorre il suo arco. E quantunque la buona musica ecclesiastica attenda il suo rialzamento dalle scuole italiane; nondimeno le sue ruag- | giori speranze si attengono a quell’auto- j rità medesima, che un giorno diedele la |’ vita. Imperocché i successori di Papa Mar- | cello non solennizzano le maggiori feste | dell’anno ecclesiastico che all’armonia delle | maestose fughe, nè la romana Chiesa nella luttuosa settimana trova ai suoi gemiti eco } più affettuoso dei divini concenti dell’Al-; ì legri. E cosi Roma è sempre conservatrice! H de’ monumenti della gloria nostra. ) Ma io debbo ancora intrattenervi d’uua |[ cosa, senza la quale la mia presente cicalata non sarebbe compita, ed è che la buona musica da Chiesa dovette- anticamente la sua semplicità e bellezza non tanto al gè» nere di composizione, cjuanto anche all’essere nuda di stromenti. Essa era lutto canto, tutta armonia di varie voci ingegnosàmenlé lavorata, mirabilmente eseguita, siccomeusasi ancora sulla pontificia orchestra. Immaginatevi perciò quale dovesse essere lo studio del maestro, e l’abilità dei cantanti! Coll’andar del tempo parve che la maestà dell’organo, opportunamente e squisitamente toccato, non dovesse guastare le belle cantilene del tempio. Ma a parer mio migliore fu l’introduzione d’un basso che coi gravi suoni sorreggesse, non coprisse le voci, il quale dapprima con fondamentali note, poi con continui suoni e modulazioni fu causa di novità musicali. Imperocché ne’tempi del Corelli, gli stromenti da corda, e principalmente il violino, ristaurandosi, ed intrecciandosi ad abbellire le profane melodie, non sembrò disdicevole che pur le ecclesiastiche cantilene avessero un accompagnamento analogo alle voci. Ma questi accompagnamenti tosto vollero gareggiare col canto medesimo, i violini s’immedesimarono colle voci e cantarono anche essi, stando però, per la saviezza dei maestri e la gelosia de’cantori, ne’limiti prescritti. Finalmente per la loro perfezione gli stromenti, eguagliato il canto, lo sovverchiarono, e così da servi divennero padroni dell’armonia. Bisogna però confessare che cotesta insurrezione stromentale a pregiudizio del canto ci venne d’oltremonle. I Tedeschi infatuati de’ loro stromenti e del magico effetto che sanno ottenerne, introdussero verso la metà del secolo scorso una ricca e sonora armonia nelle musiche di chiesa, nella quale novità furono tosto bene o male dai nostri imitati. Dico bene 0 male, e forse più male che bene, perocché, oltre l’inferiorità de’suonatori italiani 1 nostri compositori non avevano nè l’ingegno, nè il magistero di Mozart e di Haydn per riuscire felicemente in quella imitazione. Questi due maestri di cui l’Allemagna può gloriarsi come d’un Ariosto e di un Tasso del musicale Parnaso, furono gli autori della già detta rivoluzione. Per loro il concerto, ossia stromentazione divenne importante, ed occupò il primo luogo cedutogli dal canto; per loro la musica sacra acquistò magnificenza, varietà, ricchezza, dirò anche espressione, ma perdette il meglio che noi le avevam procaccialo, cioè semplicità, afletto, dolcezza, decoro. Mozart impresse nelle sue sacre composizioni quel grado di forza e di sublimità dantesca, per cui tanto dislinguonsi i suoi concerti. Chi non conosce il suo Requiem nulla conosce di grande in musica. Forse senza di lui quella terribile e patetica Sequenza non avrebbe mai più avuto sì degna e calzante armonia, per cui questo capolavoro non può ad altra cosa meglio paragonarsi che al gran dipinto di Michelangiolo, voglio dire all’universal giudizio, tanto più che al maestro stan sì bene quelle parole che del pittore disse il Lanzi, a sì terribile artefice niuna istoria essere stata più confacente, che il giorno dell’ira di Dio. In questo genere dopo Mozart (e Io dico di passaggio) nulla trovo di più espressivo che l’OJfertorio di Cherubini, degno pel suo Requiem di star vicino al Buonaroti della musica sacra. - Haydn, poi che voi potreste chiamare il Jubal moderno, il pater canentium cythara. se non fosse là gran- f|| dezza e profondità di alcune sue compo- $2 sizioni, potrebbe per la varietà, la bizzarria, la facilità del/suo stile chiamarsi pit- j tor fiammingo. Ma di si gran maestro forse vi parlerò in altra- mia. Intanto per le innovazioni di costoro anche gli stromenti da fiato furono in voga, prima i più dolci e pacati, poi gli aspri, gli striduli, i guerrieri, e finalmente la banda turca appena sopporlevole in teatro. IN è è già che vogliasi affatto riprovare il cotesto lusso musicale in chiesa. La mae! stà di Dio se non isdegnava nel tempio j di Gerosolima ogni sorta di stromenti, se Davide e Salomone davano lode al Signore in omnibus lignis fabrefactis, certamente la religion nostra non debbe escluderli dalla sacra liturgia. Soltanto l’abuso non vuol essere tollerato;, gli eccessi d’un a fragorosa musica, le indecenze d’una profana imitazione, le indegnità de’ teatrali plagj e simili abbominazioni vanno bandite. Nè ciò solo per la riverenza del luogo, ma anche per l onore cd il vantaggio dell’arte; imperocché ove la musicale corruzione provocasse nuovi fulmini come ai tempi di Marcello e di Benedetto, sarebbevi forse pronto un altro Palestrina per trattenerli? o piuttosto colla cattiva anche la buona musica non- correrebbe pericolo comune? Qual vergogna, qual danno non sarebbe ji allora a quest’arte, se mentre la pittura, I la scultura e le altre sorelle gareggiano; onestamente nella casa di Dio, essa sola I venisse da si bella gara esclusa? Io auguro | felicità alla musica e senno a’ suoi cultori. Se tra il poco ed il troppo, evvi un giusto mezzo, se tra le nude cantilene d’una volta ed il rumore delle moderne orchestrò sta la virtù musicale, i maestri vi si appiglino come a tavola di naufragio. Quésto è il rimedio che al presente male puossi additare, rimedio col quale allo stato di sanità e floridezza potrebbe la musica sacra pervenire. Ora basti. Nella lettera seguente io vi parlerò ancora dell’Antifonario non più storicamente, ma filosoficamente onde vieppiù con esso lui conciliarvi. Addio. B. LETTERA. DI US MUSBCAXTE E FATTORE Sopri» iilruii! artisti «suli’arto Ih ffiermaiìia ( Dalla Franco Musicale ) II. Saranno circa vcnt’anni, mio caro amico, che i più grandi artisti della Germania scorgevano in un grazioso fanciullo un futuro sostegno di questa gloria musicale, di cui Beethoven e Weber aveano colmata la loro nazione. Il dotto professore di contrappunto Zelter, fiero- della scienza già acquistata dal suo giovane allievo, lo presentava con orgoglio all’illustre Gccthc, che versava lagrime d’ammirazione e di tenerezza ascoltando un fanciullo; la cui memoria era già arricchita dalle più belle composizioni di Sebastiano Bach, di Haandcl, di Beethoven ccc. Questo fanciullo portava il nome di FeliceMcndclssohn, nome collocato ora fra i più celebri di cui s’onori l’arte musicale. Nell’età di appena Irentatrò anni, questo maestro ha pubblicato giù sessant’opere di tulli i generi. Mentre che i nostri buoni artisti francesi eseguiscono con predilezione le deliziose romanze senza parole, i capricci, i trio ed i quartetti per piano, i [p. 93 modifica]j Sinycrrcine della Germania studiano con amore gli ora-! i torii, i salmi con cori ad otto parli e con orchestra, [ le sinfonie con cori, ecc. La pubblicazione fatta da j | Richault ‘del Paulus tradotto sotto il titolo di Con- j t Paul prova che la riputazione di [ Mendeissohn e bene stabilita in Francia. Eccovi del | resto il giudizio di Fétis sovra tale argomento: u L’infanzia di Mendclssolin fece concepire la spc-: o ranza di vedere in Germania un gran maestro di o più; i suoi primi lavori rivelarono un talento su- j n pcriorc a quello che d’ordinario si rinviene in un i a adolescente, ma non sembrarono realizzare le-quali lità di genio che si aveano in lui supposte. Egli a avea bene, fino dal-1830, mostrate delle inclinazioni ala l’originalità nello sue produzioni, particolarmente nella a sinfonia del Sogno d’una notte d’estate eli’io scn-: o tii a Parigi, ma era facile l’accorgersi che queste -a erano piuttosto il frutto della ricerca e del irava-: a glio che dell’ispirazione. Da quell’epoca l’artista è a sempre andato giganteggiando, e nella sua maniera j u si sono sempre più sviluppate delle qualità individuali. Il suo concerto in sol minore pel pianoforte,, a il suo Otello, e soprattutto il suo Oratorio del Paulus, j a sono opere d’una grande importanza. Mendclssolin a unisce la fecondità ad una gran cura nella forma delle, a sue opere; il Paulus mi sembra quello clic prò- j a mette maggiori speranze sull’avvenire di questo j a maestro. Egli ha saputo collcgarc le qualità classiche; a dei migliori compositóri della scuola tedesca con a una certa audacia assai avventurata. In somma que-! a sto giovane artista ù incontestabilmente’ fino ad ora i a il maestro che offre maggiori speranze alla Germa- i a nia, -e che riassume in sè la scuola futura di que- j u sto paese. Il talento non si manifesta già sempre j a ad una stessa maniera, e non si’conoscono chcpo-! a diissimi esempi di questo lusso di imaginazione clic j ii splèndeva in Rossini a vent’arìni; per gli altri, e u persino pel focoso Beethoven, l’originalità è stata il a frutto della meditazione. Lo stesso fenomeno si ri- j u velò nel talento di Gluck». Io conosceva abbastanza profondamente le opere principali di Mendclssolin, io avea inteso nell’anlccc- | dente mio viaggio in Germania alcune delie sue grandi j composizioni religiose, ed avea letto qualche opera le-! desca d’estetica musicale pubblicata sovr’cssc; la meravigliosa erudizione del giovane maestro era un fatto. proclamato da, tutti coloro clic mi aveano parlalo di lui. Per tutti questi motivi io riguardava Mendclssolin; come.l’uomo più capace di rischiararmi sovra diverse j parli della storia e della filosofia dell’arte, ed io era; iu conseguenza determinato d’andarlo a trovare a | Berlino, quando appresi che egli era a Franeforte: io trasalii di gioja a questa felice notizia. Bisognava; subitamente pensare ai mezzi di avvicinare il noGrazie ad una piccola opera di Gaveux che si rappresenta ancora, ed abbastanza frequentemente ai nostri giorni, ed il cui argomento è preso dalla vita dcll’illustre cantante Farinelli, si sa che il suo sarto voica vendergli degli abili per delle cavatine. Ebbene! mi parve piccante d’inviare a Mendeissohn la mia opera artistica sulla grande Balcarc, d’offrirgliela come un omaggio al suo ingegno e di proporgli uno scambio di disegni per alcune fughe di Bach. La proposta fu accettala con premura ed io ricevetti da Mendclssolin un’accoglienza perfettamente amabile, e fui felice di vedere personalmente un grande artista che io non conosceva di figura, che pel ritratto posto in fronte dello spartito del Paulus. Quantunque questo ritratto non manchi di somiglianza, io trovai ohe l’originale avea una vivacità assai superiore nella fisonomia, e maggior eleganza e distinzione nei lineamenti, lo fui colpito dolcemente dal suono argentino della sua voce e della eccessiva rapidità della sua parola. Mi semiira d’intenderlo ancora, quando nel colloquio ch’ebbi con lui gli parlai delle sue opere e di quelle di Bacii. Come, voi conoscete ciò! come, voi conoscete ciò! ripeteva egli sovente con un gesto di soddisfazione e di simpatia per un dilettante clic veniva dalle spiaggie iicditerraneo alla ricerca del bello musicale. 11 patto a proposto fu consumato. Io maneggiava a J Franefort il lapis ed il pennello per Mendclssolin, mcn) Ire egli scorreva per mio conto colle sue dita i tasti degli organi e dei pianoforti. Una veduta di Fahrthor a Franefort, clic io gli diedi in cambio, porta scritto al basso: Venduta a Mendeissohn per un numero indeterminato di fughe di Bach. Bisogna accennare che il nostro illustre maestro si è assai occupato nella coltura del disegno, come Weber, come Cherubini, e che se il tempo non gli fosse mancato m’era riservalo, diceva egli, l’onore di perfezionare il suo talento. Comunque la cosa sia, io debbo dichiarare che Mendeissohn si è disimpegnato con me con una generosità da gran signore; egli ha voluto perdere le mani sull’organo per farmi intendere le opere colossali di Bach col pedale obbligato, clic egli suona alia perfezione, e con lincila intelligenza clic nasce dalla religiosa ammirazione da lui consacrata ul vecchio maestro dei maestri. Ben lungi dal rassomigliare a quegli artisti presuntuosi che non conoscono, non amano, non lodano clic le opere proprie, Mendeissohn evita persino di parlarne, e se è forzato, dopo grandi istanze, a farne intendere alcuni frammenti in una riunione, nella quale avrà dapprincipio eseguito dei pezzi di Bacii, egli dice clic bisogna discendere fino a lui per una transizione che faccia meno risaltare la sua inferiorità, ed allora suonerà alcuno dei bei pezzi di Mozart e di Beethoven. Ciò prova come Mendeissohn sia un uomo che ha molto tallo ed una completa educazione. Un giorno in cui gli diceva quale ammirazione sentissi per lui, vedendolo prestare l’appoggio del suo ingegno onde onorare Bach, egli mi rispose: Bach è abbastanza grande senza di me; egli non ha bisogno del mio appoggio: tutto ciò elle Bacii ha fatto manifesta una si alta concezione, clie non v’ò clic lui che sia capace di averlo creato. Egli m’assicurava altresì clic le più belle opere di Bach non sono stampate, e per darmi una prova di tale asserzione, egli mi suono a memoria alcuni pezzi realmente magnifici. Fra le opere non pubblicate, io ho potuto apprezzare un concerto per tre piani, con accompagnamento di quartetto, elle fu eseguito in un concerto dato a Franefort dal giovane pianista Halle, colla partecipazione di Mendeissohn e di Ferdinando llillcr. Questa composizione, piena di carattere, di originalità. e ili quella profonda scienza clic distingue tutto ciò che usci dal cervello di Bacii, splende spesso nei programmi dei concerti dati in Germania, ed ottiene sempre un grande successo, giacché vi ha in questi paesi un gran numero di uditóri intelligenti, e per conseguenza di adoratori del vecchio maestro. Pensando a questo concerto per tre cembali molti lettori domanderanno quale possa essere l’effetto di tre simili istroinenti suonanti assieme. Rispondendo, per quanto creda ciò possibile, a tale questione, io dico clic ciascun cembalo ha il più frequentemente un disegno particolare differente dal motivo principale che si trova quasi sempre nell’orchestra, e clic da questa moltiplicilà di parli risulta un effetto che si potrebbe paragonare al canto armonioso che uscirebbe da una gabbia piena di alcune centinaia di piccoli uccelli. E, ve l’assicuro, un pigolio meraviglioso! Generalmente si conoscono tanto poco in Francia le Opere di Bach, che io cedo senza difficoltà al piacere di narrare ciò che è poco noto a questo riguardo; non foss altro per rendere giustizia ed omaggio al Dio della gran musica, e per giustificare l’adorazione entusiasta dei suoi rari ammiratori. Siccome da molto tempo io sapea che una gran parte delle sue Opere non cran siate pubblicate, cosi scrissi a Berlino onde avere delle precise notizie a questo riguardo. Dopo poco tempo si ebbe la bontà di rispondermi in una maniera assai diffusa, e d’inviarmi persino il catalogo delle composizioni di Bacii esistenti nella biblioteca della Società di canto; il loro numero saliva a 226, di cui la metà in manoscritti, autografi. Mi si diceva nello stesso tempo che la biblioteca reale ne possedeva altrettante. Si sa d’altronde che la scuola di S. Tommaso a Lipsia, che era stata diretta da Bacii fino all’epoca della sua morte, è altresì molto ricca in manoscritti di questo maestro, e molli amatori, fra i quali io ho il vantaggio d? essere annoverato, possedono dei manoscritti di composizioni Inedite. Allorché si riflette alla profondità di concezione di tutte queste opere, all’estensione di alcune, quali sarebbero l’oratorio della Passione, i mottetti_ad otto voci, le grandi NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Bologna. Tiatro Contavatli. — Otello eseguito dalla principessa Elisa,e da’ principi Giuseppe e Carlo JPoniatowski a vantaggio della Istituzione Rossiniana di bene ficenza musicale. - Tutto era delizioso a vedersi: il teatro adorno di brillanti lumi, arrotiate da innumerevoli spettatori e da eleganti signore che facevano a gara chi più applaudiva; olezzanti bori da ogni parie. Tutto era magico a udirsi: divina musica dall’islesso immortale maestro direna, abilissimi cantanti clic per diletto proprio e mossi da filantropia interpretavano le inspirate ed espressive note per cui la partitura dell’Otello rimarrà insuperato tipo. La commozione e l’entusiasmo erano al colmo; ogni pezzo veniva acclamalo; ma il finale primo e tutto il terzo atto trionfarono. Dentro le scene il celebre Donzelli schiudeva la tuttora portentosa sua voce, inluonaudo la canzone del gondoliere, e il di lui accento musicale penetrava in ogni core: tutti la vollero riudirc. Si pianse a’ lagni di Bcsdeinona, alla prete d‘ Isaura ed all’irrompere del furibondo Otello... Con questa solennità musicale Rossini diede e ricevette l’addio. Ora il sovrano maestro sarà fra le ono- I rilicenze de’ Parigini: in settembre, coronando i nostri voli, ci possa ritornare fra suoi concittadini che in esso ripongono il più splendido tur vanto! — Firenze. L’À. R. Collegio musicale del gran Duca di Firenze ha recentemente insignito del titolo di maestro di cappella onorario l’esimio sig. Luigi Picchiatili, il quale sia col maggior zelo occupandosi per l’organizzazione di una società di beneficenza in favor dc’povcri musicanti, essendo segretario di una commissione in- i caricala di questo lodevole scopo. — Per le feste di s. Giovanni si progetta la colossale esecuzione delle. Quattro Stagioni di Haydn nel salone del Palazzo vecchio. — Ro.ua. Innanzi di partirsi da noi il commendato compositore di musica Francesco Bazin, già pensionato nell’uccadcmia di Francia, clic e in Roma, giovane oltre modo studioso ed innamoralo dell’arte sua, e parecchie volte imparzialmente encomiato in questi fogli, ha per due sere presentato un nuovo saggio dc‘suoi lavori di musica dotta e di allo argomento; facendo cantare nella sala dell’accademia filarmonica due oratorj, formato l’uno dal Salino.’•uper /lumina Babilonie, composto I’ aliro sull Inno Manzoniano - la Pentecoste. - Il Bazin applicò a questi due poetici lavori, I’ uno di carattere ebraico antico, l’altro cristiano,e dirò cosi, evangelico, una musica di stile eletto,non ridondante di abbellimenti, ma acconcio alla gravità dei sensi, che si esprimevano anzi si..dipingevano dalle sacre parole; 3uindi il Bazin era il coloritore efficace di un superbo isegno; perché col sussidio polente delle ben trovate melodie pareva che infondesse una nuova vita nelle parole cantate dall’inspiralo salmista e dal devoto poeta della Lombardia, il Bazin tesseva questi due Oratorj di cori grandiosi, di arie, quartetti e seltimini, fra quali due pezzi senza accompagnamento d’islrumcnti. Gli intelligenti hanno ravvisato in queste nuove composizioni, come pure nella bellissima messa solenne, il primo maggio eseguita nella chiesa di S. Luigi dell’islesso giovane maestro francese, evidente testimonianza di un ingegno j maschio, creato per la musica, erudito da ben durati studj, e che non iscrive mai scompagnato dalla filosofia. {Estratto dalla Rivista) f — Cremona. Il celebre concertista di mandolino l’ie- $ tro Vimcrcali, si produsse in tre accademie con sempre crescente successo. — Venezia. Al teatro di S. Benedetto ebbe luogo» un’accademia vocale ed istrumcntale con intermezzo di ( composizioni per organo, l’arte della fuga, ecc., si re- j sta confusi innanzi alla miracolosa fecondità di un’in- i comparabile organizzazione; e si sente clic l’intiera vita di noi volgari musicanti non basterà a conoscere con- I venientemente le sole produzioni di questo maestro. Nell’immensa serie dell’opcrc di Bacii, non v’ò niente di piccolo, niente di scritto contro le sue convinzioni, nò contro le sue idee sulla nobiltà della sua arte. Per questo motivo egli non istimnva l’opera, ed allorché proponeva a suo figlio Fricdmann d’andare al teatro gli diceva: andiamo a sentire le canzonette. Sembra fino ad ora, clic Mcndclssliori che ha preso Bach a patrono cd a modello in molte delie sue opere, lo voglia imitare nella sua poca propensione pel genere drammatico, giacché non si provò nell’opera che durante la sua infanzia, scrivendo le Noces de Gamachc, cd avendo rifiutato il libretto che gli era stato offerto dall’Accademia reale di musica di Parigi. Su questo argomento Mcndclssoim mi disse, che egli non aveva potuto decidersi a lavorare pollo scopo che viene ricercalo anzi tutto dai nostri compositori di teatro, vale a dire, il successo al prezzo delle più rispettabili convinzioni dell’artista. D’altronde egli crede, dic’cgli, di dovere le sue primizie alla patria. Si potrebbe rispondergli clic egli le ha già date, componendo i cori peli’ Antigone di Sofocle, rappresentata da poco tempo a Berlino c ad Alene. Checché ne sia voi vedete che i Tedeschi sanno crearsi e propagare i godimenti storici dell’arte. Attendendo che una tale ventura capiti anche per noi, io sono il vostro affezionatissimo J. li. Luurcns. [p. 94 modifica]a quale si procacciarono distinti onori la ria Berluccat, meravigliosa per la soavità e sicuI trarre dall’arpa i più cITcttuosi suoni., che "...e la fantasia sul Roberto il Diavolo onde nsistente comun voto; ed il giovane piani’a cui spontanea, nitida, c precisa csecue fu oggetto di generale aggradimento. Questo suonatore dalle più belle speranze venne festeggialo nel famoso Mosè di Thalberg c più nella fantasia di Prudent sopra le seducenti della Lucia di Lammermoor, nel qual pezzo parve superare l’aspettazione eli’ crasi di lui concepita dietro le favorevoli relazioni de’ giornali milanesi. I buon gustaj musicali non hanno potuto a meno di lodare il graziosissimo c giudizioso articolo della Gazzella privilegiata di questa città sull’Italiana in Algeri, nella quale opera, clic rialzò al tutto la fortuna della Fenice, si eminentemente emerse l’ottimo metodo della Vietti. Se i nostri impresari non trascurassero in modo tanto deplorabile le musiche di Rossini, ne’ teatri ora tanto spaventosamente non sarebbero di moda le grida, e chi intendesse percorrere la carriera delle scene sarebbe obbligato imparare prima a ben cantare,ciò che oggidì dalla maggior parte de’canlanti si tralascia di fare!! — Parigi. Nel decimo esercizio degli allievi di E. Hcrz vivamente venne applaudita l’esecuzione delle sinfonie del Roberto Devtreux (forse la migliore fra le molte del Donizelti ) c dell’Oberon di Weber dal Billard ridotte per dodici pianoforti a quattro mani ciascuno. Le quarantotto mani colla maggior precisione, e come se fossero una soia, resero que’ due pezzi clic acquistarono un imponente risuonanza dall’enorme raddoppiamento delle parti. — Lo spartito del Don Pasquale venne or ora pubblicato colla traduzione in francese de’signori Rover c Varz, gli stessi poeti a cui devesi il melodramma della Favorita. — La bella Serenala di Berlini non che la Fantasia di Rosellcn ed il Duo di Louis sopra molivi dell’opera medesima hanno un successo di voga, come pure la Fantasia sopra melodie di Schubcrt. e gli Studi detti L’hirondelle e La Ronde de nuit del pianista Prudent. Anche i sei grandi studj di concerto dal Sowinski dedicati a Thalberg sonosi cattivati il suffragio degli intelligenti. — La città di Parigi ha votato la concessione gratuita del terreno!, su cui s’innalzerà il monumento destinato a Cherubini. — Il consiglio municipale di Havre s’è di già occupato della ricostruzione del teatro. Il moire ha fatto conoscere le proposizioni del signor Charpcnticr, architetto di Parigi, che si incaricherebbe di ultimare l’edificio in tre mesi. Una commissione c stata nominata, onde esaminare questo progetto. — L’accademia reale di Londra ha nominato membro onorario l’illustro maestro Mcyerbcer. ma difficile l’Amant loin de sondoux bien scritta pella Dorus-Gras, fu cantata con immenso successo dalia Dupert in un concerto dato pei poveri. Molli altri pezzi inoltre di questo magnifico spartito cominciano ad avere la consacrazione dei salons. — A Tolosa l’anno teatrale fu chiuso con tre atti degli Ugonotti,e con tre della Reine de Chypre. Quest’imr— ■- — i jH — lino la prima rappresentazione della jlledea di Euripide, con musica di Mcndclssohn. La traduzione è di Jtraft, ed il celebre poeta Luigi Tieck ne dirigerà la mise en scéne, che sarà interamente di gusto antico, come lo erano quelle d’Antigone, d’Edipo a Colone di Sofocle, rappresentate nell’ultimo inverilo alla residenza di Postdam. — A Londra il Don Giovanni ottenne un immenso — Il Marino Fallerò è attualmente l’opera di moda a Madrid cd a Granata, dove gli abituati al teatro si trovano contenti delle compagnie, clic si sono incaricate di rappresentare questo capolavoro di Donizctti. — Vienna. Il settimo cd ultimo concerto dato dalle Milanollo il 44 maggio nella sala del ridotto, lor fruttò un diluvio d’applausi e circa 42.0UU lire austriache. Il giorno precedente all’accademia non.si poteva più avere una sedia chiusa, c tutti i concertisti della stagiunc, compreso il Vieuxtemps, non portarouo via tanti danari da Vienna quanto ambe queste arliste. Questo concerto, onorato pure dalla presenza dell’augusta corte, non è però i’ ultimo, c quelli che non poterono intervenire per la gran folla, potranno assistere all’ottavo da darsi fra poco dalle predette sorelle nella medesima sala di ridotto. città di Gassel. — il foglio periodico intitolato: Specchio di Pesi, dice che madamigella Lutzcr farà ancora due volte la parte della principessa, nel Roberto il Diavolo, in lingua ungarcse. (Estratto della Gazz. teat. di Vienna). — Lunedi scorso 22 corrente davasi la Regina, di Golconda di Donizelti, indi cominciavano immediata, mente le prove delia sua nuova opera Maria ili Rohan. — Intorno a Bcrlioz un corrispondente di Berlino scrive fra le altre cose alla Gazzella teatrale di Vienna;:

  • Berlioz come compositore è nello stesso rapporto che

Listz coinè suonatore: entrambi presentano periodi di tempeste, i sedici timpani c i trentadue tromboni introdotti da Berlioz nel suo Requiem, superino le accordate incudini di Spontini, c se l’illustre Lcssing avesse udito questo concerto gigantesco, più non direbbe forse che fra tutti i fracassi del mondo, quello della musica è il più gradevole ■>. — Stuttgart. Alla prima recita del Vespro Siciliano, il maestro Lindpainter fu alla fine dell’opera chiamato sulla scena dal numeroso pubblico; cosa rarissima in questa capitale. — Secondo un articolo relativo a Gluck, nella Gazz. Mus. di Vienna, questo maestro, morto a Vienna il 17 dicembre 1787, avrebbe lasciato una sostanza di 300,000 fiorini, (più di un milione di lire milanesi). Piccini il suo nobile avversario, alla notizia della di lui morte, avrebbe fatto una sottoscrizione alla fondazione di un anniversario del suo, un giorno, cotanto temuto rivale, nel qual giorno si eseguissero soltanto composizioni di Gluck. DIZIONARIO MUSICALE CRITICO-UMORISTICO Continuazione. Accompagnamento. Sentiamo un po’ che cosa direste di quel tal giovinotto che, nel fare il suo galante accompagnamento a bella e gentil signorina, invece di sorreggerla dandole con buon garbo il braccio, appoggiasse il proprio peso al di lei fianco? che in vece di camminare ad eguali passi, ne facesse lui due intanto che essa ne facesse uno, urtandola, facendo con lei il su c giù?... che, invece di tenerla in buon umore con un omogeneo dialogare, la infastidisse con discorsi a lei antipatici?... che invece di lasciarla parlare a suo bell’agio, la interrompesse ad ogni tratto?... ebe,invecedi soccorrerla con modi garbati nell’espressione de’ pensieri a lei graditi, la imbrogliasse con digressioni inopportune ed importune?... che, invece di rispondere a proposito alle di lei interrogazioni, rispondesse cavoli per giacinti?... che, invece di ajutarla a far bella mostra del suo spirito, ne soffocasse la voce col parlar più forte di lei?... Io opinerei clic nessuno di quelli clic bau letto il famoso libriccino di Monsignor della Casa, o quel carissimo del gran Melchiorre, esilerebbe un momento a dire che quel giovinotto, foss’anche bello come un Adone, attillato a tutta moda, avesse anche per le vene il purissimo sangue, sarebbe un rozzo galante storpiatore di dame, un molestissimo bracciante inviso all’ainabil sesso, c per ridurre la cosa ai termini minimi, un villano cavallicr servente; degno piuttosto d’accompagnare care squarquoie clic non europee beltà. Or bene, di questi tali accompagnamenti ne toccano pur troppo nel mondo musico alla dolce, alla sentimentale, all’espressiva melodia, e questa soavissima che e la sovrana della musica, perché in lei più che in altro sta la forza dell’espressione, sta l’amabile potenza di dominare sul cuore degli uomini, e per fino su quello de’ bruti, c perchè essa costituisce uno degli essenziali clementi dell’armonia slessa (V. armonia-melodia). Ma, gli armono-maniaci, che non intendono la quistionc, gridan forte: che cosa è mai la melodia senza l’armonia, senza l’accompagnamento?... La melodia nuda o povera d’accompagnamento è una bella ma debole cosa, e nessuno ve lo nega, ma perchè l’accompagnamento sia I’ amico, il sostenitore, il rischiaratore della melodia, perchè ne sia l’affettuoso compagno, il galante, Io spiritoso, I’ amoroso cuvaiier servente, e non l’oppressore, il prepotente sopcrchialore, il soffocatore, come lo fate voi o signori maestri che, per tratto di veramente cavalleresco amore per le melodie vostre, arrivate perfino, oli! vi perdoni Apollo!! arrivate a metterle sotto agli spietati colpi del tamburone, di quell’obbrobrio della musica, di quella gran cassa cui ricorrete per molti c molti perc/ui abbastanza conosciuti con vergogna vostra, tra’ quali perchè primeggiano 1.° il gran perchè della sterilità di genio, della povertà di filosofia dell’arte clic vorreste coprire col far balordi gli uditori a forza di fracasso; 2.” il perchè del non conoscer l’arte, del non avere l’ingegno che sa ottenere grandi effetti coi soli veri mezzi dell’arte c colla giudiziosa parsimonia; 3.° il perchè del non conoscer la gran risorsa dei contrapposti; 4.° il perché del non sentire un amore vero pel1 arte uè per gli artisti, talché poco v’importa che sovranamente soave, commovente coin’è la prima, si faccia assordante laceratrice di timpani, c clic i secondi rovinandosi e glottidi, c laringi c polmoni, presto presto si facciano egregi cani cantanti. Nè mi state a dire elio qualche volta caddero in simili profanazioni dell’arie divina i genj distinti, perchè comincerei a rispondervi che, quando saprete regalarci opere stupende come fecero que’ valenti, vi sapremo perdonare qualche scappata di fracasso importuno, perfino un po’ della barbara gran cassa, perchè fra le umane creature non ne abbiamo senza macchie; e poi vi direi che, siccome i pazzi hanno qualche lucido intervallo, cosi i genj, i valenti hanno i loro pazzi intervalli. Seguitate ancor un poco col vostro sistema da uragani e non da armonici concenti chè, quando avrete indurato l’udito del pubblico, quando lo avrete fatto, con licenza del progresso, ottuso, rozzo, grossolano, se vorrete trovar mezzo di fare su di lui qualche impressione, dovrete tirar giù dalle soffitte de’palchi scenici, per collocarle nelle orchestre, le macchine del tuono e delle saette! La parola accompagnamento ha in musica varj significati, (vedi altri articoli sotto questo vocabolo), c intanto, finché non sorga un nuovo prediletto dulia natura e dall’arte che, colla potenza di un genio educato insegni al pubblico a riprovare come musica da Panduri, musica da facchini la musica fracassona, e lasci la gran-cassa col suo degno corredo di piatti c sonagli, agii orsi; ai saltiubanco, preghiamo le Direzioni do’teatri melodrammatici facciano aprire accanto al camerino del bolleltinaro una bottega ove si venda... bambagia. (Sarà continuato). Nic. Eus. Cattaneo. i L Opera completa per Canto con accompagnamento di Pianoforte Fr. 52 50 Idem, per Pianoforte solo „18 GrELAN sinfonia ridotta iter Pianoforte SOPRA MOTIVI DELLO STABAT MATER di ROSSINI COMPOSTA DA MORCEAU DE CONCERT pour le Violoncelle avec accompagnement tie Piano SUR DES MOTIFS DE DOS PASQUALE de DONIZETTI SEUGMANÏî Op. 32. ANTHOLOGIE MUSICALE Fimi2!E2 ERIILÀHÏBS poter le Piano SLR LES OPÉRAS NOUVEAUX 2- X, OÜ23& 13874 Cahier 43. Saffo.... Fr. 5 50 43877 n 44. Corrado d’Altamura a 3 50 44615» 45. Maria Padilla..» 3 75 44646» 16. Nauucodo.nosor..» 5 75 FLEURS D’ITALIE Fantaisies pour te Violoncelle avec accompagnement de Piano sur les motifs Mes plus favoris d’opéras NOUVEAUX oosm Op. 26. 14647 N’. 1. Lucrezia Borgia... Fr. i 14618 n 2. Lucia di Lammermoor..» 4 il® mmm mm RACCOLTA DEI MIGLlOBt ABTICOll ARTISTICI pubblicati dal giornalismo delle due nazioni sovra tale argomento. 44008 Un volume in 8.° Fr. 4. GIOVACI RICORRI EDITCORE-PROPRIETAtUO. KB. Si caseisee a questo foglio il pezzo X. 5 dell’AKTOLOGEA CLASSICA MUSICALE. Dall’I. E5. Stabilimento Razionale Privilegiato «Il Calcografia, Copisteria c Tipografia Musicale dì GIOVAXXI E2C©RBI Contrada degli Omenoni ÌY. 1720.