Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 23

N. 23 - 5 giugno 1843

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[p. 95 modifica]DIMETTA MUSICALE LUNEDÌ N. 23. 3 Giugno 845. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in i.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia CLASSICA MUSICALE. DI MILANO La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations, ■ et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. J. J. Rousseau. Il prezzo dell’associazione alla Gassata e sVAntologia classica musicale è dicITeit. Ausi. L. 12 per semestre, ed effett. Ausi. L.U affrancata di porto «no ai confini della Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. - La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicalo nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Uflicio della Gassetta in casa Ricordi, contrada degli Ontenoni K.° 1720; all’estero presso t principali negozianti di musica c presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porto. SOMMARI O. I. Musica Moderna. Cenni sulla musica sacra. - II. Potpourri Bibliografico-Musicale. - Il I. Varietà’. Panarmonico di Lodovico Gavioli. - IV. Carteggio. - V. Notizie Musicali Diverse. - VI. Dizionario Musicale Critico-Umoristico. - VII. Nuove Pubblicazioni MuMUSICA MODERNA CEKKI Sl’LLA MUSICA SACRA (I). Penetra solo il cicl quell’armonia, Che in vece d’intonar canto clic nuoce, Piange le colpe sue con Geremia. Salv. Rosa. II. racconta che Michelangelo in?ran dipinto del gmdizio, CU1 v‘ Par^a’i denudasse ìa Ag»troppo le figure de’risorgenti, e?P^&5^§p_che perciò Paolo IV scandolezzato le facesse velare da un altro pittore, il quale però dovette aver paura non che vergognaa vestire de’suoi veli quelle mirabili creature. Ma la colpa fu del Bonarroti il quale nello sfoggiare, e scapricciarsi nel nudo, dove riusciva a meraviglia, non aveva badato che dipingeva in Chiesa. Questa inavvertenza fu commessa da altri egregi pittori di quel tempo, per cui ne furono meritamente biasimali. Ora che voglio io dire con questo? Voglio dire, che gli eccellenti maestri, i quali succedettero a sì esimii dipintori del secol d’oro, fuggirono le inavvertenze e i biasimi di quelli velando le musiche di Chiesa, e lasciando svelate quelle che sotto il nome di profane divertivano la gente in teatro. Del resto questo velo, come non basterebbe ai dipinti sacri, cosi nè anche alle composizioni ecclesiastiche. Imperocché bisogna che tanto il pittore, quanto il maestro attinga i suoi soggetti ai sacri fonti, e ne gli componga o secondo la verità, o il decoro del luogo, ed inoltre che vi spanda su un certo colorito che ritragga più del celeste che del terreno, più dello spirito che della carne; così che il pittore badi a dipingere per esempio volti e atteggiamenti di santi, ed il maestro attenda a darci di quelle melodie, non solo dissimili dalle profane, ma che adombrino per cosi dire quelle del Paradiso. I maestri bau da seguire in musica la scuola del Sassoferrato e del Dolci, il quale principalmente è celebrato nella storia pittorica «per l’espressione di (I) Vedi Subalpino, distribuzione di settembre 1S36. «certi pietosi affetti.... all’idea deH’afletto «consuona il colorito, ed il tuono gene«rale della pittura, ove nulla è di frago«roso o di ardito, tutto è modestia, tutto «è quiete, tutto è placida armonia». Ma è ormai tempo che io mi spicchi dalla pittura per parlarvi solo della musica, la quale ha gran bisogno di raccomandazione e di conforto onde poter pareggiare la sorella. Essa, quando fu presa sotto la tutela del suo Masaccio, che fu, come sapete, il Palestrina, ebbe molto a rallegrarsi, e molto a sperare, vedendo che il tutore aveva saputo trovare il genere di melodia conveniente ai divini ulfici, per cui col tempo e col senno de’ seguenti maestri sarebbe sempre stata ricca di due abiti, di uno da chiesa, e d’un altro da teatro; tanto era lontana dall’infausto pensiero della sopravvenutale povertà!Ma sapete voi a qual fuoco l’ingegno musicale del Palestrina siasi scaldato, o da quale pietra focaja abbia suscitate le nuove scintille? Dal salterio davidico, dalla sublime poesia ebraica. Egli non poteva ignorare che la poesia è l’anima della musica, che il canto ed il suono s’informano dal verso, e che le melodie dalle immagini, dagli affetti,dai sentimenti espressi daf poeta prendono colore; e perciò a tal puro e sconosciuto fonte attinse il nuovo stile musicale. I Fiamminghi, come alcuni moderni, non avevano mai pensato, che la poesia sacra potesse animare le loro fughe, e fargli uscire una volta da quello stile scolastico e triviale, d’onde avevano cominciato, e dove per pedantesca caparbietà ancora vollero rimanere non ostante il buon esempio del maestro italiano. E notate che sotto il nome di Fiamminghi io comprendo pure i seguaci che avevano in Italia, i loro discepoli ed imitatori, per colpa de’ quali il cattivo gusto durò e la sacra poesia fu malmenata sino al principio del secolo XVIII, tempo in cui i grandi musicali ingegni riaccesero quel fuoco che i successori di Palestrina aveano lasciato spegnere con grave danno dell’arte. E qui innanzi tratto sarebbe bene far due parole intorno alla sacra poesia, fondo comune, su cui dipingono i nostri maestri. Di questa ve n’ha due sorta; la prima è la scritturale ossia inspirata e divina, la quale, benché Iddio data ce l’abbia per instruirci e consolarci, ed edificarci alla Jiietà, nondimeno ama d’essere con essa e odato e cantato. «Onde i demonii(dice «il Grisostomo) introducendo in Chiesa «canti lascivi non rovinassero tutto, Id«dio oppose loro la salmodia, da cui e «piacere, e vantaggio insieme si ricavas» se». Ma questa salmodia non è tutta. compresa e nel salterio, e ne’ libri profetici, ed in altri scritti originalmente in metro; poiché siccome le parole della lilur- j già sono quasi un florilegio di tutta la Bibbia, così materia d’ogni musicale compo- | sizione può essere qualunque tratto scrii-! turale sta in prosa che in versi. L’altra sorta è quella degl’inni, delle sequenze, dei ‘ cantici adottati dalla Chiesa, di cui ve n’ha; di vario metro e gusto; i quali, benché più! arrendevoli alle note ed al ritmo musicale per la loro verseggiatura, tuttavia forza è che cedano ai biblici nella sublimità, nella varietà, ncH’affetto. Ciò posto io domanderei come debba essere musicalmente trattata questa poesia? Sarebbe un inceppare ingiuriosamente gl’ingegni, ove si pretendesse di assoggettarli all’autorità dei sommi compositori, ed all’imitazione servile dei migliori modelli, non lasciando loro quella libertà che aiuta nelle arti a creare. Tanto meno io presenterei a’maestri un tipo nella musica degli Asaf, e degli Idithun voglio dire nell’antica musica ebraica, la quale sappiamo essere stata per la moltitudine degli stranienti piuttosto fragorosa; nè senza ragione, poiché gli Ebrei, come nelle altre cose, aveva» bisogno nel lodar Dio di forti scosse e d’un’armonia direi quasi corporale e degna dei loro sanguinosi riti. La religione della pace, dello spirito, dell’amore vuole una musica pacata, spirituale, amorosa, che scuota il cuore non il corpo, j che innalzi l’anima alle celesti cose, che desti i più puri affetti, la più soave allegria, e lasci nel cristiano qualche memoria a’guisa d’una predica, o d’una meditazione; insomma vuole una musica che non si opponga al buon effetto,, che e le sacre parole, e i divini uffizi, e la maestà della religione debbono produrre in chi vi assiste! nel tempio. Direte voi che questo è un | retender troppo? Anzi è un pretender i en poco, e, secondo me, è un far torto: alla musica l’esigere solo da lei che non j distrugga le sacre impressioni, perchè io j la credo abile a confermarle, a rinforzarle, ad ingrandirle. Io metto l’orchestra nel numero di quegli oggetti esterni che accrescono a’ sensi nostri maestà al divi» culto, onde procacciar quel piacere e quel vantaggio di cui parlava il Grisostomo. Se la semplicità dei prischi riti voleva semplici cantilene, la maestà delle presenti ceremonie esige una © musica conforme, accordata con esse. Voi mi vedete che io non sono nè rigoroso, nè Sg; i partigiano dell’antica musicale grettezza, || quantunque lodator degli antichi. Ma ti [p. 96 modifica]riamo avanti senza arrestarci. Ora una musica che s’accordi con esse ceremonie debbe svegliare una piacevole e dolce divozione nel cristiano. E qui, lasciando stare che le ecclesiastiche armonie adombrino misteriosamente l’intima unione de-fedeli con Dio, la consonanza de’ voleri e pensieri, il triplice accordo della carità verso Dio, il prossimo e sè stesso, io dico che questa piacevole divozione non è altro che un movimento d’amor divino. Il cristiano e pregando, e piangendo, e rallegrandosi, e pentendosi, e meditando non fa che amare. Eccovi adunque trovata la corda che i maestri debbono toccare, cioè quella dell’amore, sopra la quale eglino faranno con mirabile varietà udire i suoni della speranza, del timore, della tristezza, della gioia, e d’ogni altro affetto, cbe al tuono principale delfamore si riferisca. Imperocché sia egli un cantico di ringraziamento, o di lode, o di penitenza, sia un salmo o di genere epico, o lirico, o elegiaco, sia un inno o affettuoso, o pacato, o tenero, o gajo, o lugubre, la musica nella varietà ed acconcezza dei colori, nell’armonia del tutto lasci travedere il fondo del quadro, si mostri devota, non si dimentichi che debbe 0 risvegliare, o rinforzare nel cuor umano un affetto divino. Così io credo abbiano fatto 1 sommi compositori di genere sacro, d’alcuni de’ quali io vi feci menzione nella lettera antecedente. Questa congettura io la deduco dalla osservazione delle opere loro, siccome voi dalla lettura dei versi di Dante, o di Virgilio, o d’Orazio conchiudete che questi poeti dovettero tenere un certo metodo per cui era difficile che non riuscissero eccellenti. E in verità a considerare i capolavori di alcuni maestri del secolo scorso, bisogna dire che lavorassero un po’ all’antica, per esempio, a foggia de’ musici greci, i quali alla scienza musicale univano lo studio della poesia, della filosofia, il buongusto, e soprattutto un gran senno. Quella massima che dice, essere il sapere principio e fonte del bene scrivere, pare che loro non fosse sconosciuta. Ma che cosa mai, direte voi, avranno essi particolarmente studiato? Io credo che studiassero ex professo l’arte loro, onde riuscirvi a perfezione. Se quest’altra congettura vi sembra un po’ arrischiata, compatitemi, perchè per trovare la verità bisogna ben arrischiar qualche cosa. E venga quel che vuole, io n" arrischierei ancora un’altra 5 perchè, a considerare i loro lavori, io non posso levarmi di capo che studiassero ben bene quanto dovevano porre in musica. Il cbe forse vuol significare che studiavano quella sacra poesia su cui dovevano mettere alla prova la loro musicale perizia. Cosi la penso io, nè, finché altri mi provi il contrario, desisterò da questa mia opinione. Voi per altro direte che parecchi tra’ moderni conobbero pure l’arte loro. Ma chi, rispond’io, v’ha parlato di antichi o di moderni? Io v’ho fatto menzione de’ sommi e degli eccellenti, i quali se furono da voi veduti solo tra gli antichi, la colpa è vostra; perchè se a me parlando di loro sfugge talvolta il tempo passato, confesso che l’intenzione e il desiderio mio è di trovarli in qualunque età preterita, presente e futura. Questi sommi adunque, di qualsivoglia tempo essi siano, debbono aver fatto un grande studio della poesia per adattarvi»! acconciamente le note, sicuri come erano che lavoravano un campo fecondo di bellezze per l’arte, di gloria per loro. Essi amavano, non strapazzavano, la professione: | volevano farla progredire, non arrestare, 11 illustrarla e renderla stimata, non vilipenderla; nel che molto giudiziosamente seguivano il bell’esempio dei professori delle altre arti... Ma lasciamo ì maestri, e tiriamo avanti colla musica. Non avete voi per caso mai osservato che le migliori musiche sacre abbondano di dissonanze, quasi pitture da troppe ombre oscurate? Ora se le dissonanze spiacciono all’udito siccome contrasti di due suoni tra loro antipatici, perchè mai furono nelle armonie.ecclesiali stiche introdotte? Voi mi potrete rispondere che furono introdotte per infliggere j un po’di penitenza alle cristiane orecchie, | onde l’uditore si ricordi che il dolce di I quaggiù è misto d’amaro. Benissimo; ma io avrei un’altra congettura da proporre. || Ditemi un poco: l’amore è forse tutto zuocaro? la divozione è tutta miele? Uno come voi, poco iniziato negli ascetici segreti, non può nè anche conoscerne le dissonanze, e le peripezie. Ma chi è informato di queste cose può assicurarvi che e i tedj, e i timori, e le tiepidezze, e gli scrupoli, e le angoscie, e le interne lotte della vita devota meglio non potevansi esprimere che cogli accordi dissonanti. Inoltre per allargare di più cotesta sfera, la vita del cristiano non è ella una milizia, un combattimento continuo tra il cielo e la terra, tra Dio e il mondo? Il cristiano stesso, benché uom più perfetto, quando ai divini uffizj assiste, lascia forse di sentire le lotte dello spirito colla carne, del raccoglimento colla distrazione, de’ pensieri divini cogli umani? La chiesa è pur campo di battaglia ut castrorum acies, ha i suoi tempi brutti, i suoi infortunj, i suoi cimenti. Ora, dico io, tutto questo spirituale combattimento, questo chiaroscuro della cristiana società poteva forse essere meglio espresso e figurato che con un’armonia amareggiata da dissonanti accordi, da cozzanti suoni, i quali nelle loro risoluzioni, nel cangiarsi in consonanti vengano pure a significare una pace, un amore, una concordia futura ed interminabile? r- Avrei alcune altre riflessioni su questo punto, ma le lascio per paura di dare in sottigliezze; del resto potranno esse entrax-e opportune in altre lettere. Per ora aggiungerò ancora qualche cosa sopra altre dissonanze, chiedendo innanzi tratto perdono al vostro delicatissimo udito. (Sarà continualo). B. POT-POURRI BIBLI06BAFIC0.jfIl§ICALE Prima d’intitolar questi cenni col nome di Potpourri, da’moderni accozzatori di molivi altrui avuto a schifo, e che meglio di ogni altro converrebbe alla maggior parte delle miscellanee istromentah da’capricci della moda favorite, ci era venuta l’idea di premettere fantasia bibliografica, ma da essa rifuggimmo per non convalidar col nostro qualsiasi esempio l’abuso (le’ molli, l’importanza delle opere de’ quali sta nel titolo, e poi al pomposo c bugiardo frontispizio non fon succeder altro clic triviali inezie, indigesti pasticci c luoghi comuni... Il Pot-pourri di un bibliografo di musica possa avere l’istesso incontro de’ Pot-pourri degl’odicrni istromentisti! Meglio non si potrebbe entrare in argomento, clic parlando di quella buona musica di camera dal compositore fatta derivare dalla propria immaginazione c combinata colla pratica acquisita per mezzo di perseveranti studj avvalorati da lunghe meditazioni; c perciq avanti tutto amiamo rendere avvertiti i nostri filarmonici della comparsa di un Sestetto (’) del cavalicr Grorgetti professore di Violino c’maestro all’accademia |ì delle Belle Arti di Firenze. Questo esperto artista, che I meriterebbe d’esser più generalmente conosciuto c mci glio apprezzato, è fra i pochi che faccian servire il j loro ingegno a-conservare c propagare il bello musicale Senza rendersi schiavi del gusto del pubblico. Seguendo la sua vocazione ed il proprio convincimento, Giorgctti a differenti intervalli produsse delle opere apprezzabili, che pienamente fon fede delle distinte co- ’5T gnizioni dell’egregio autore nel difficile ed ora sì vilipeso genere concertato. 11 suo nuovo sestetto in fa fa diesis min. Op. 25, per pianoforte, due violini, viola, violoncello e contrabbasso, al par dell’altro porgli stessi istromcnti da lui dedicato a Liszt, che lo ricambiava di verace stima, è un lavoro d’estro e di scienza,■ il cui stile emana da’più classici modelli. I discorsi musicali abilmente ideati, son svolli fra ricche modulazioni, sostenuli da efficaci armonie, aggirati da un istromento all’altro od intrecciati fra loro con rara intelligenza c senza pedanteria. — Come già si riferì in questo giornale, nello scorso inverno il Giorgctti fece di pubblico diritto la partitura di un Dies ine grandiosamente concepita a più voci con accompagnamento di orche-! sira, alla quale quanto prima verrà consccrato un articolo apposito. Gioachhno Maglioni, a giudicarlo dal terzo Scherzo (’) che si apre con severe imitazioni, c da un Capriccio (*) ( le prime due opere che da Firenze ei | manda a pubblicarsi fra noi) va pure annoverato fra I gli scrittori che al suffragio della massa del pubblico preferiscono quello di pochi eletti spirili capaci di apprezzare certe intenzioni di fattura, certe finitezze di modi, che di sòlito passano inosservate presso la pluralità. Oggidì, in sì spaventevole depravazione, è assai consolante incontrarsi in pianisti guidati da una I simile missione del tutto contraria ad ogni mira di parziale interesse, e noi non possiamo a meno di fare al Maglioni le nostre congratulazioni ed incoraggiarlo ad innoltrarsi alacremente nel propostosi cammino, che forse non sarà inopportuno ammantare di più splendidi ornamenti e di qualche più frequente vezzo, per renderlo meno gretto c meno monotono. Onde, il nostro Pot-pourri abbia qualche rassomiglianza cogli odierni pezzi istromcntali, senza alcuna preparazione si può saltare dalla bella Firenze alla fredda Boemia, nella stessa guisa che vediamo in essi ad un motivo p. e. della francese Muta di Portici, seguire altri dell’italiano Bravo. Drcyschok, l’attuale pianistaìion di Londra, per mezzo dell’editore Hoffmann di Praga divulgò quattordici pagine di variazioni per la sola mòno sinistra sopra un interminabile tema, le quali a tutta prima sembran composte per chitarra, nel calcografarle un unico rigo essendosi adoperato, c, a nostro credere, non possono venire all’uopo che per que’disgraziati che hanno perduto l’uso della mano destra, giacché chi ha la fortuna di servirsi di ambo le mani, come potrebbe mai tenerne una si lungamente inoperósa senza perder la pazienza? 11 valente Lickl, anni sono, volle offrirci un Capriccio (’) per l’esclusiva mano manca; il pezzo ò all’eccesso protratto, ma certamente vi si scopre non volgar merito cd è interessante per l’arditezza c singolarità di alcuni scabrosi passi, che danno il risultato di un esecutore scorrente la tastiera, non con cinque, ma con tutte le dicci dita. 11 voler impicciolire la musica di pianoforte, come in alcuni squarci delle predette variazioni fece il concertista boemo, fino ad abbassarla al livello dello strimpellante or citato istromento, non potrà mai tollerarsi. 1 due Rondò militari c gli Studj impropriamente denominati Tremolo e Iiegrets non devonsi trascurare da coloro che vogliono formarsi un giusto concetto della maniera di comporre del Dreyschok a cui è giustizia tributare lusinghieri clogj per la spontaneità delle melodie, per la chiarezza ed imponenza, clic in que’pczzi non vengono mai meno. Gambini, lo studioso pianista genovese, dopo aver composto i suoi Studj (*), vide il suo nome valicare gli Appennini e maggiormente s’infervorò a pregevoli tentativi per vieppiù estendere la sua fama. A quelli, di cui altrove abbiamo tenuto discorso, fece succedere quattro Pensieri melodici, il primo affettuoso, l’altro commovente, il terzo vivace c l’ultimo (l’Inno) solenne c toccante; una Fantasia sulla Saffo (’), che contiene de’brani di effetto e di notevole risuonanza, ma che qua e là manca di purgata nitidezza cd eccede nella confusa ricercatezza. Delle quali mende con soddisfazione troviamo, se non del lutto; almeno in buona parte, essersi emendalo nel Capriccio sopra il Corrado d Altamura ("), Op. 40. Chi non rifuggo dall’assiduità, non ha che volere per far meglio. Questo capriccio può riguardarsi pel migliore del Gambini: i passi vi sono ingegnosamente trovali e con accuratezza condotti, in ispecic l’adagio coll’incalzante seguito di scale diatoniche alle pagine 9,10, ed il finale; nell’insieme del componimento’ si ammira una tinta di unità, dominandovi quasi sempre una grandiosa cantilena. L’editore Lucca pubblicò un Capriccio sopra temi dell’ultima opera di Halevv il Carlo VI; di esso basti dire che è de’ meno difficili, meno travagliati e CSf j; meno pretenziosi di Thalberg. al quale pure appar- gL! tengono i WaUzer (’), Op. 47, clic sì bene al pianoli forte convengono c partecipano non tanto de’ salici- SS li lanli ritmi di Lanncr o Strauss, quanto della sensibi [p. 97 modifica]} lilà delle modulate frasi di Chopin, della fantasia di, Weber, c dell’audacia di Liszt. Sono capricciosi, se5 ducenti, animati, fecondi di espressive melodie, di t svariata armonie, di enarmoniche transizioni e di pic! canti contrasti. A proposito di Wallzcr pianistici non 1 è da fraudarsi una speciale menzione di quelli denominali Scencs de Soiree del Pezzoli, i quali se fossero in minor numero, più agevolmente potrebbero collocarsi fra le più belle raccolte; sei o sette di questi valtzcr, compresovi il finale, hanno ben poco da invidiare alle composizioni dello stesso genere che da oltremonte ci giungono fregiate da’ più eminenti nomi. Furono editi dal Canti, che vede sempre più prosperare l’associazione alle sinfonie di Beethoven trascritte da Kalkbrcnncr, ed acquistò la proprietà di un gran duo concertante per due pianoforti di Kontski sopra il motivo - Suoni la tromba - e l’aria del secondo atto de’ Puritani. Questo giovane polacco, da molto tempo stabilito a Parigi, senza avere una riputazione di primo ordine, sa però comporre come i moderni pianisti di primo ordine, ed i suoi pezzi vengono ricercati dagli esecutori ed applauditi dal pubblico. Il duetto di Konlski, se non erriamo, per effetto può servire di riscontro al famoso sulla Norma di Tbalberg. Ci gode l’animo di qui attestare la nostra stima ad un maestro il cui nome rifulge riverito fra i cultori di musica in Lombardia. Egli scrisse una scelta partitura drammatica, favorevolmente accolta in più di un teatro, ed altre ne sta immaginando. Il maggior tempio di Cremona periodicamente risuona di quell’eletta sua musica, che mirando sempre alla ragionata espressione delle sacre parole tocca il cuore, persuade la mente e concilia la devozione. La Società filarmonica della città medesima, ha in esso una giudiziosa e solerle guida. Sui pianoforti delle primarie nostre dilettanti figurano de’capricci, notturni, c duetti col violoncello, o flauto o violino di lui che interamente alla musica si dedica. Ognuno avrà indovinato trattarsi ddl’cgregio Don Ruggero Manna, che or ora per mezzo del Lucca presentò un nuovo suo duo per pianofòrte e flauto, eccellente sotto ogni riguardo, c tale da reclamare una estesa analisi, che di buon grado tenteremmo esporre, se questo Pot-pourri non andasse già troppo per le lunghe c non temessimo ’di operare sui nostri lettori l’istcsso soporifero effetto che spesso invade gli uditori a certi dilavati pezzi istromcntali di cui meglio è tacere. A questo duetto il motto di fantasia appassionata e brillante è opportuno, meritato, e ncll’istcsso suo titolo ha il più giusto elogio. Di volo ed alla rinfusa accenneremo il giovane maestro Peri, autore dell’fìster d’Engaddi, o della Dircc, aver dato prova della sua dottrina c del suo amor per l’arte in un eloborato Quintetto a quattro tempi per due violini, viola c due violoncelli da qualche mese posto in circolazione dal Lucca; il benemerito Picchianti si innanzi nella scienza e letteratura musicale, essersi acquistato ammiratori anche al di là delle Alpi per la sua Biografia di Cherubini (*), il più onorevole tributo che in Italia siasi reso all’illustre defunto; Agostino Bclloli aver indirizzato agli alunni dell’I. R. Conservatorio due collezioni di utili studj f) per corno da caccia-, ed essersi di fresco gettato nella voragine1 musico-commerciale il divertimento (’) per flauto e pianoforte sul Nabucco di Pizzi, e Croff, atto ad aggradire nelle società; il Souvenir della Scozia f) ed il Capriccio (’) con variazioni sul tema - Là ci darem la inano - di Bcncdict, il celebre pianista dai Corretti portamenti attinti alla scuola di Kummel; il secondo libro dc’ìiO studj dell’elegante Dòhler non inferiore al primo, del quale ragionammo nel fi. 15 e che saranno la risorsa de’nostri professori poco meno di quelli di media forza di Berlini, Kalkbrenner, Hunten; le ineguali e mediocri Reminiscenze sulla Linda di L. Hall f); la brillante fantasia alla Tbalberg sulla Beulriec Tenda di Moroni (’) ed i facili pezzi (’) co’motivi della Maria Padilla, della Linda, del Don Pasquale, del Nabucco di Herz, Wolff, Chotek c Plachy. Lo Stabul Malcr di Rossini comparve ridotto per 14 stromcnti da fiato (’), per cura di Gio. André: Merendante colle più incantevoli frasi della composizione religiosa del maestro senza pari ha tessuto una sinfonia, dal Lillo trascritta per pianoforte; in ben pòchi altri pezzi a riepilogo abbiamo riscontrala più omogenea e facile unione de’ varj squarci; maggior regolarità di condotta in tanta abbondanza d’immagini, modulani più aggradevoli|ed insieme più magistrali: l’arte che tutto fa non vi si scopre. I. C. (•) Tutte le opere accompaguale dall’asterisco sono edita presso Ricordi. VARIETÀ. PAXARMOMCO DI LODOVICO DA VIOLI Quel valoroso artefice italiano Lodovico Gavioli, cosi | conosciuto nel ’ Bel Paese e fuori, dacché alle più a grandi città era dato ammirare un suo automa, rap» presentante l’immagine di Davitlde, che s’animava e ) respirava c volgeva al cielo la fronte, poscia stendendo le mani sull’arpa, al tocco alterno delle dita, traevano un suono pieno di celeste soavità; ora compieva in Modena sua terra natia, il Panarmonico, destinato ad essere il più eletto ornamento della famosa villa Puccini. L’amore che l’artefice poneva a questa grandiosa opera, gl’inspirò nuovi e potenti mezzi ad ottenere l’imitazione perfetta degli istromenti a fiato d’una orchestra, cd un’esecuzione più esatta di quella clic possa pretendersi dall’unione simultanea de’più abili suonatori, cd un colorito, un’espressione, un rallentare, uno stringere, che t’empie l’anima d’emozioni e di maraviglia, né sai concepire come, con mezzi meccanici, possa ottenersi tanta varietà e squisitezza di risultati, e quasi eredi la macchina viva c dotata d’ogni possibile.delicatezza di sentimento. Quegli amici, a cui fu dato accesso ali’ officina del Gavioli, c clic udirono il singolare strumento, non cessavano d’ammirare la forza con che eseguiva la sinfonia dell’lilena da Feltro, c la dolcezza dell’adagio c fuoco dell’allegro nel 5.° finale del nuovo A/osé, c’1 brio che rallegrava nei valz bellissimi di Strcbinger, e il maraviglioso colorito con che ripeteva la sinfonia del Guglielmo Teli e tant’altri sceltissimi pezzi, col mezzo due soli cilindri e di 240 tasti, cui gii stranieri chiamano chiavi. E presto la fama se ne diffondeva per la città e, sotto alle finestre del nostro artefice, venivano c fermavansi le persone ad inspirarsi al suono di quelle più clic umane armonie. E in ogni canto e da ognuno se ne favellava e i nomi del Gavioli c del Puccini erano levati a ciclo (1). E qui al generoso cavaliere Nicolò Puccini mi piace dar lode, il quale avendo riunito nella sua pistojese villa quanto a noi Italiani può essere cagione di vanto, c dando, senza risparmio di spesa, commissioni a quanti artisti si levano sopra la schiera volgare, desiderò di poter mostrare agli stranieri, che vanno a visitare le opere della sua magnificenza, come anche nella meccanica noi siamo grandi: c a loro, colpiti dalle care note e dalla costruzione ingegnosissima del Panarmonico, poter dire:» lo diedi a questo genio i mezzi di poggiare a tanta altezza di volo n. Nobile invero e degnissimo vanto! E ciò sia pur detto a rimprovero di tanti ricchi i quali volentieri sprecano inutilmente c sozzamente l’oro concesso loro dalla prové facciano cose utili alla nutria. e unloro dalla provvidenza, perchè facciano cose utili alla patria, e per Farti e per tutto ciò che nobilita, o migliora Fumana famiglia, non hanno un obolo da impiegare. Non vuoisi loro vietare di vivere sontuosamente, non vuoisi loro vietare di libare le gioie della vita, solo si chiederebbe, che invece di correre dietro pazzamente alle straniere futilità, cercassero quelle onorevoli cose, clic ingemmano il nostro suolo e che tanto sono invidiate e ricercate dagli stranieri. Questo hanno gl’Italiani diritto d’esigere da costoro, ed ove trasgrediscano un tanto dovere, condannarli al dispregio. Ma per tornare al Panarmonico, altri più capace ne descriverà il meccanismo, il quale costò all’autore ben quattro mesi di meditazione, prima che ponesse la mano ad un tanto lavoro, c poscia presso a tre anni di non interrotte fatiche: a noi basti dire eli’egli fece opera non peritura, cd augurare che i ricchi Italiani ricordino, clic nella patria loro esistono artisti ed artefici incomparabili, i quali, se non altro, possono rallegrarne, c dirò pure, santificarne gli ozii, c ingentilire gli uomini colle opere delia pittura; delio scalpello c col tocco celeste dell’armonia. Francesco Manfredini. (1) «Fino la Corte sentì vaghezza di visitare il Panarmonico del Gavioli cd ( esempio singolare fra noi ) ella medesima si recò a tal line alla casa dell’umile cittadino, non polendosi altrove trasportare la macchina a motivo della sua mole. V’andò anche una deputazione dell’Accademia nostra di Scienze, Lettere, cd Arti, e corre voce che per sua commissione sarà fatta c pubblicata una relazione sul Panarmonico, per garantire all’autore l’anteriorità delle invenzioni delle quali ha egli arricchita l’opera sua». CARTEGGIO. L’esimio maestro signor Cav. Pacini ci invita ad inserire la seguente lettera, che noi di buon grado reimiamo di pubblica ragione, consentendo pienamente con lui nelle verità in genere che sono in essa accennate. Caro Ricordi. Lucca, 25 Maggio 1843. Poteva io mai non aderire ai vostri desiderii, negandovi di ridurre la parte di Alberto nella mia Fidanzata Corsa per voce di mezzo-soprano, non che di baritono? a voi cui mi lega stretta e sincera amicizia, a voi si benemerito all’arte nostra? No al certo; eccovi appagato: permeltetemi però che io vi faccia un semplice sfocro_.il quale non interessa soltanto me, ma Ben anco gli altri compositori di Opere melodrammatiche. Il ridurre una parte scritta in origine per tenore, è cosa facile, ma quale ne sarà l’effetto? La distanza che passa dalla voce di tenore, a quella di mezzo-soprano, è tale, che pregiudica non poco al primitivo pensiero, non che all’effetto; e se il buon senso ha fatto già da qualche tempo bandire dalla scena le donne sotto sembianza di uomini, (tranne qualche rara eccezione) non so come si possa ora desiderare la trasformazione di una parte di tenore per soprano. Forse l’economia impresariesca? forse la penuria dei tenori? in quanto al primo caso, è da ritenersi veridico; nel secondo poi mi fo lecito rammentarvi che questa parte scritta per l’esimio Basadonna può essere sostenuta, oltre che dall’artista prenominato, da molti altri tenori che con onorevolezza calcano le scene in giornata, e fra questi non secondo figura il signor Lorenzo Bonfigli (che molto raccomando alli signori impresarii e corrispondenti teatrali) essendo detta parte scritta per la tessitura di vero tenore, e non già di tenore come suol dirsi sfogato. A voi dunque raccomando caldamente il mio amor proprio; che seppure l’avidità dei sig. impresarii è tale (parlo in genere) da porre in non cale le fatiche di un compositore, devonsi rammentare che la riuscita di un’Opera in musica, dipende totalmente dalla esecuzione, manomessa e travisata la quale, per colpa della loro tenacità, essi vengono in fine dei conti, a danneggiare loro stessi, ed a nuocere a chi sudò lunghe notti. Perdonate se io fui troppo schietto nel palesarvi la mia opinione: so bene che fra gli appaltatori teatrali ve ne sono alcuni che hanno coscienza; a questi almeno stia a cuore il bene dell’arte e l’onore dei maestri compositori. Abbiatemi presente e credetemi sempre Vostro Affezionatissimo Amico Giovanni Pàcini NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — È arrivata a Milano madamigella Teresa Ottavo, concertista di violino, allieva di lìériot favorevolmente conosciuta a Vienna, Berlino, Londra, Pietroburgo,e nello scorso febbraio applaudita eziandio al Conservatorio di Parigi. — Reggio. Sono ancor freschi gli allori ottenuti a Parma dal maestro Peri colla Ester d Engaddi che già le cento trombe della fama t i giornali ) risuonano di un novello trionfo di quest’esimio giovane. • La Birce nuova opera del Peri (cosi il signor G. in un foglio milanese) ha avuto su queste scene un incontro di fanatismo. La poesia è del signor Martini di Parma: il soggetto fu tratto dalla celebre tragedia del Monti, Aristodemo: o se le idee non sono sempre nuove, i versi snn sempre felici. La musica piacque dal primo all’ultimo pezzo. Fra i pezzi però clic più levaron la sala ad evviva c a clamori voglionsi noverare la cavatina del Ferri (Aristodemo) la cavatina della Maray (Dirce), un terzetto di squisita fattura, il duo fra i bassi nel secondo alto, il duo fra la Maray c l’egregio Moriani ed il gran linaio di quest’alto stesso. Nell’alto terzo ferirono l’attenzione pubblica una toccante preghiera della Marav, e fu l’ultima rosa a tanta ghirlanda la scena di Moriàni, del tenore del cuore. Mollo può Italia aspettare dal maestro Peri.. — Trieste. Il pianista Rliein e la cantante Ducrest diedero un’accademia che riesci gradita per la sua varietà. — Napoli. Il sommo Mercadante è stato nominalo direttore de’Reali Teatri di Napoli, ed il suo esercizio avrà principio dopo Pasqua del IS44. «Con vera gioja cittadina i cosi l’Omnibus) annunziamo questa elezione perchè il nostro teatro massimo era molto decaduto dalla sua grande rinomanza, e si aspettavano molli miglioramenti, tra cui un vero direttore, essendo in quello riposta la regola, il gusto e la gloria del teatro •. — Firenze. Domenica 21 p. p., ebbe luogo nella casa di abitazione del Cav. Giorgetli, un privato trattenimento musicale, al quale presero parte il signor Scligmann, distinto violoncellista, allievo del Conservatorio di Parigi. Furono eseguiti diversi quartetti strumentali di [p. 98 modifica]NUOVE PUBBLICAZIONI ESCALI DEI.l’i. H. STABILIMENTO NAZIONALE PR1VILEG.0 DI GIOVASSI RICORDI. DE LORD WESTMORLAND;pour /Riatto PAR TH. DOHLER LA SERENATA CAPRICE pour PIAMO SUR UN MOTIF FATORI DE BON PASQUALE de BONIX,ETTI Stilli îâlïMin pour Piatto et Violon 70LFF Sï 7IS3ZÎSK?! il _________ Fr. T FANTAISIE BRILLANTE DOS PASQITAEE nr. DOSIZETTI pour Piatto ss. sassosa 11709 Op. 53. Fr. 4. 95 m PER CORVO DA CACCIA (12 ne’Tuoni maggiori c 12 nc’Tuoni minori) colle rispettive loro Cadenze da eseguirsi con un solo Ritorto mm mmm tioet»’ le Piatto SUR DES MOTIFS FAVORIS DB l’oPÉRA COHliABO B’A Bj ’FA AM UBI A DE P. RICCI C. A. G A MB INI Op. 46. REMINISCENZE dell’opera SAPPO tli PACINI B&SmSlù BMÌiùOTS fi e e Pianoforte C. L sillEHI! 14436 Fr. 4 SS 1CHTCS-ZLÀ1T33 Op. 145 14852 Per Pianoforte solo.... Fr. 2 SO 14835 Per Pianoforte a 4 mani.... n 4 — 14854 Per Violino e Pianoforte....» 2 SO 14855 Per Flauto e Pianoforte.... n 2 50 14856 Per 5 Violini e Basso n 3 25 14857 Per Chitarra " 1 75 14838 Per Flauto» 1 25 14859 Per Orchestra n 11 — 14840 Per Pianoforte nello stile facile..» 1 75 GIOVASSI RICORDI EDITOBE-PBOPBIETABIO. Dall’I. R. Stabilimento Razionale Privilegiato ili Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di CIO VAX XI RICORDI Contrada degli Omenoni /f. 1720. — Alla Grand Opéra si rimetteranno in iscena quanto prima i Martiri di Donizetti. — Vieuxtcmps è ora a Praga ove ottiene dei grandi successi. Il quarto concerto dato a Pesi da questo artista, avca attirata una folla immensa, che egli rapi ed entusiasmò col suo inimitabile talento. Vieuxtemps. dice un giornale di Pest, ebbe per lo meno dodici chiamate. — Servais, il celebre violoncellista, è a Bruxelles, ove conta di dare dei concerti. — Un nobile signore portoghese ha inaugurato ultimamente un teatro, clic avca fatto erigere con grande magnificenza in una delle sue terre in vicinanza di Lisbona. La regina e suo marito aveano accettato l’invito. Al loro arrivo si presentò a S. M. un programma, su cui figuravano tre opere: essa ha scelto i Diamanti della Corona, e lo spettacolo cominciò quasi subito. Le parti erano sostenute da persone della società del Conte del Farrobo, che dava la festa, c dal conte stesso. Tutto procede a meraviglia, le decorazioni ed i costumi erano d’una verità perfetta (la scena ha luogo in Portogallo) ma ciò che merita d’essere notato si», che il conte avca fatto alla mattina distribuire delle considerabili somme agli indigenti, non volendo, egli diceva, che i poveri soffrissero mentre si si divertiva nelle sue sale. — Si si occupa molto a Parigi da qualche giorno d’uu giovane artista clic possiede sul corno un talento, che ha realmente qualche cosa del prodigioso. Il sig. Vivier, sovra questo istromcnto, che non sembra destinato che a fare udire una sola nota per volta, eseguisce dei pezzi a due ed a tre parti. Il sig. Vivier non ha cheveut’anni, è nativo di Brioud, cs’è formato da sè stesso senza il soccorso di alcun maestro. Pare che egli sia assai bene organizzato per la musica, e quando suona ad una parte sola, può rivaleggiare coi migliori esecutori. — Il celebre arpista Parish-Alvars è in questo momento a Francfort, da dove partirà per Darmstadt, Manhcim, Carlsruh, Stuttgard. Al principiar dell’inverno, Parigi e Londra lo possederanno alla lor volta. DIZIONARIO MUSICALE CRITICO-UMORISTICO Continuazione. Accompagnamento (Scuola dell’) - Ha studialo l’accompagnamento! - Sa l’accompagnamento! - Conosce la numerica, ma!... a fondo! - Eh sì! legge come niente fosse il )lasso numerato!... E tutte volte clic avrete sentito tali espressioni vi sarete accorti che nelle leste di colesti esciamatori sta sempre sottintesa la conseguenza; Ergo è un accompagnatore; eppure troppo sovente il fatto dimostra la falsità di quell’Argo. Prescindo per ora dal toccare l’impostura, il monopolio, il pedantismo, l’oscurità che talvolta fanno di questa scuola un tormento pe’giovani studiosi, un inferno pc’non teneri dello studio, una noja soffocatrice del genio (V. A»merica-Basso numeralo). Supponiamo che l’allievo del maestro d’accompagnamento sappia leggere con tutta esattezza c facilità i Bassi numerali, e sappia anche dar ragioni tecniche delle modulazioni indicate colle cifre, de ritardi, inganni, preparazioni, percussioni, risoluzioni e via via discorrendo, ma, c solo per questo si vorrà dedurre quell’Argo?... eppure si può dare e si dà bene spesso il caso che un cotale.allievo non sia ancora un accompagnatore (V. questo vocabolo), non è raro che il prontissimo, il dotto dieiferatorc de’ numerali accordi sia un cattivo, un incomodo accompagnatore. E d’onde ciò? dalla mancanza di filosofia nella scuola dell’accompagnamento, dal non pensare che questa scuola è quella stessa della parte materiale della composizione o contrappunto, c che, dopo i rudimenti della scienza dell’armonia, bisognerebbe instradare gli allievi a graduato studio delle partiture, a facili escrcizj pratici di accompagnare, onde di buon’ora titillare la fantasia del principiante, iniziarlo all’estetica musicale, incamminarlo sulla strada del buon gusto, e cosi accenderlo di quel bel fuoco che, portandolo al grado di vero accompagnatore, poi da questo a quello del contrappuntista, valga poscia a fargli superare colla forza del genio educato l’immenso intervallo che ancora gli resta per giungere alla più alta, più gloriosa meta della musicale gerarchia, quella del maestro compositore nel vero senso tecnico dell’espressione, cioè del creatore di esprcs- j sivi, commoventi melo-armonici concenti, ed alzarsi so- ’ pra la turba de’maestri da dozzi.... ma vedi (maestro). (Sarà continuato). Nic. Eust. Cattaneo. celebri autori; e il sig. Seligmann diede saggio di una rara intelligenza nell’esecuzione di quosto genere tanto | difficile di musica. Quindi suonò con eleganza di stile, i con perfettissima intuonazione, con bel portamento di arco, e con un’espressione senza caricatura, diverse pregevoli sue composizioni (che accompagnavagli egregiamente il maestro Manetti) e la ristretta si, ma intelligentissima udienza, convenne unanimamcntc dei picgi rari del Seligmann, non solo come quartettista egregio, ma eziandio come solista di rara abilità. Darà egli un pubblico concerto. (Dalla Gazzetta di Firenze). — Tortona. Anche questi cittadini desiderarono bearsi collo Slabat rossiniano. Il loro godimento sarebbe stalo compiuto se meno vacillante e difettosa fosse riescila l’esecuzione. — Piacenza. Una nuova cantata - il Genio d’Italia con tersa poesia del Jannctti e brillante musica del ISajetti fra gli applausi di un affollato uditorio venne eseguita per l’inaugurazione del Ponte sul torrente Tidoue. — Casai. Monpkrrato. Il maestro Perelli ottenne non volgari encomi per la composizione di una cantata scritta per ordine della Direzione teatrale nella circostanza che S. A. R. il Duca di Savoja allegrava di sua presenza il teatro. — Parigi. Carlo Filtsch è un pianista di dodici anni; di tulli i fenomeni che abbiamo da lungo tempo veduto, a non dubitarne, c il più notevole, c quello che in sè stesso ha un maggior valore reale, o piuttosto non è 1111 fenomeno, è un artista, la cui età poco importa, che possiede un talento di primo orline, c dal quale, quand’anche già fosse adulto, ad eccezione forse di un po’più di forza, non si potrebbe nulla desiderare in rapporto dell’abilità meccanica, della grazia, dell’espressione c dell’accento musicale. In tal guisa doveva suonare Mozart fanciullo, cosi ci ricordiamo aver udito Liszt or saran poco meli di vent’anni. Senza esagerazione noi crediamo poter non solo augurare ma ben anco sperare pel Filiseli altrettanto brillanti destini. Egli è unga rese come Liszt. Da un anno venne a Parigi per prender lezioni da Chopin, ed il maestro già dice non aver più nulla ad insegnargli. Al suo concerto Carlo Filtsch in fatti esegui da artista provetto la fantasia sul Don Giovanni di Tbalberg, un notturno e varj studj di Chopin, c l’andante della Lucia di Liszt. Ognun può immaginare quali vive simpatie abbia destate nell’uditorio una simile precocità. (Dal Mondo Musicale) — Vienna. (Teatro dell’Opera Italiana). Alla seconda rappresentazione del nuovo Ballo il Lago delle Fate, avuta luogo il d9 maggio, precedette un’accademia musicale, nella quale, fra le altre cose, la signora ViardolGarcia esegui con gran maestria un’aria di Uàndcl, e quella Di tanti palpiti di Rossini (distanza secolare fra ambi i pezzi), c manifestò cosi la sua alta coltura musicale, suscitando il maggior interesse col semplice bel canto di qucH’antico maestro, e facendo sorgere coll’aria di Rossini un tale entusiasmo, clic dovette ripeterla. — Il 25 maggio, le sorelle Milanollo davano un’accademia musicale nella gran Sala del Ridotto, a benefizio dell’Ospitale de’fanciulli. (Gazz. Teat.) — Si parla molto bene a Parigi dell’opera postuma di Mónpou, di cui si continuano indefessamente le prove. M. Adam che ha terminato ed istrumcnlato quest’opera ne sorveglia la mise en scéne, con più premura e con più zelo, di quello che farebbe se la musica fòsse sua. Quest’omaggio reso alla memoria di Monpou onora altamente l’autore del Chalet, del Foslillon, del Boi d’Tvetot ecc. — M. Herman, il brillante violinista che ottenne du-; rante l’ultimo inverno dei grandi successi nei salons i di Parigi, partirà il 30 di maggio per Nancy, ove era j chiamato da quella socielà filarmonica. Nel concerto che; sarà dato il giurilo 2 giugno da questa società, egli suo-! nerà la sua bella fantasia, op. 1, che comparve ora pubblicata splendidamente per piano e violino. — Una giovane arpista di Tolosa, madamigella Teresa Roaldés diede un concerto ad, Agen, riportando uno di quei successi, che fanno epoca in provincia. — M. E. Magner, già allievo del Conservatorio c maestro di piano a Moulins, ebbe la velleità di fare il suo piccolo Slabat, e di farlo eseguire nella città, che gode il beneficio de’suoi insegnamenti. Moulius ha così il suo Stabat, come l’Europa ha quello di Rossini; tutte c due, a quanto si dice, ne sono coniente. — Il Giornale le Quiteur de Saint-Quinlin rende conto d’una messa composta da un giovane di Ham,: dal signor Lamottc, ed eseguita nella chiesa della sua città natale. Questo giornale dà delle eccellenti informazioni sul nuovo maestro, ed anzi lo incita a recarsi a Parigi, ove avrà un campo più vasto pello sviluppo del suo ingegno. Il consiglio è eccellente e potrà essere proficuo «e non nasce dalla dolce affezione, che pullula all’ombra del patrio campanile, giacché se Parigi è un teatro splendido pel vero ingegno, è un terribile abisso peli’umile mediocrità. — Ad Angoulcmc nelle sale della prefettura ebbe luogo un concerto a vantaggio delle vittime della Guadalupa. Il programma annunziava venti pezzi! Viva Dio! gli spettatori che ebbero I’ enorme rassegnazione di restare fino alla fine, mostrarono di unire ad un grado assai stimabile le due più illustri virtù dell’evangelio la carità e la pazienza. Almeno in Italia si ha la gentilezza ili supporre clic dodici pezzi al più, possano annojarc sufficientemente ed in una maniera plausibile l’amato 2 rispettabile pubblico. — Il debuto della compagnia lirica a Bordò è stato ni complesso felice. Madamigella Elian nel Barbiere è! stata assai applaudita, ma il primo basso Boullard ebbe j la soddisfazione di sentirsi a fischiare. Probabilmente?gli cederà il posto ad un altro basso, onde non subire incora le commozioni d’un successo certamente assai rumoroso. — A Tolosa il tenore Espinasse fece fiasco, come ’ecc fiasco il sig. Daudé a Marsiglia nel Guglielmo Teli. Questi due signori, unitamente al signor Boullard tornerebbero un’invidiabile compagnia pel teatro di...