Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 21

N. 21 - 21 maggio 1843

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[p. 87 modifica]GAZZETTA ANNO II. domenica N. 21. 2’ Maggio i 843. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinali a comporre un volume in i.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figuralo si intitolerà AsDI MILANO • La musique, par des inflexions vives, accentuées. et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint toiis les tableaux, rend tous les objets, ■ soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir.» J. J. Roussejv. Il prezzo deH’associaziono alla Gazzetta e all’^ntolotjia classica musicale 6 di effett. Ausi. L. 12 per semestre, ed effett. Ausi. L. li affrancala di porlo fino ai confinidclla Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Oincnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porto. I. Etimologia della parola Musica. - II. Bibliogiufia. Lo Stabat Mater di Rossini giudicato dalla stampa periodica francese ed italiana, ecc. III. - Caktkggio. Anonimo. 2. Parigi, s IV. Cenni Biogbapici. Giuseppe Lanncr. - V. Varietà’. Un’aria nuova di Rossini. - VI. Notizie Musicali Diverse. Vienna, Don Pasquale, ecc., ecc. ETIMOLOGIA DELLA PABOLA ( Dalla France Musicale ) 5 a voce musica provenne a noi dal >5 greco musile è, per mezzo del lattino musica. )!, composta in greJco dalla parola musa, la musa, olio deriva dall’egizio, e dalla greca desinenza, ikè., provenuta dal celtico. La parola egizia mas o mus, significa pro[inamente la generazione, la produzione o o sviluppo esterno d’un principio; vale a dire la formale manifestazione o il passaggio in fatto di ciò che era in. facoltà. Si compone della radice àsh, che caratterizza il principio universale, primordiale e della radice mà, esprimente tutto ciò che si genera, si sviluppa, si manifesta, s’accresce, prende una forma esteriore. As significa m un’infinità di idiomi, l’unità, l’essere unico, Dio, e mà s’applica a tutto ciò ch’è fecondo, produttore, generatore; vuol dire propriamente una madre. Pel tal modo il vocabolo greco mousa (musa) fu applicato ab origine, ad ogni sviluppamelo di principio, ad ogni sfera d’attività, in cui lo spirito trapassa dalla potenza all’atto, e rivestesi d una forma sensibile. Era nel più ristretto suo senso una maniera d’essere, come esprime il vocabolo latino mos. La desinenza ikè (iclie) indicava che una cosa era trasferita ad un’altra per similitudine, o che n’era una dipendenza, un’emanazione. Trovasi in tutte le lingue del nord dell’Europa questa terminazione scritta ich, ig o ick. Essa è legata al vocabolo celtico aik,che vuol dire uguale, e tiene della radice egizia ed ebraica àch, simbolo dell’identità, dell’u2 guaglianza, della fraternità.?. Se, dietro all’etimologia che abbiam | data alla parola musica, si toglie il senso h esteso che gliEgizj tenevano aderente alla sua radice, e che i Greci medesimi hanno ritenuto in origine, sì durerà minor fatica a concepire i sensi diversi sotto i quali questi ultimi han prese le loro muse, e l’universale influenza che hanno essi attribuito alla scienza che particolarmente le designava. S’intenderà facilmente perchè riguardavan essi tutte le arti imitatrici siccome un’appartenenza alla musica, poiché, secondo la significazione di questo vocabolo, tutto ciò che serve a produrre esternamente il pensiero, e d’intellettuale che era, lo rende sensibile e lo fa passare dalla potenza in atto, rivestendolo di una forma propria, ad esso apparteneva. Sembra che gliEgizj non avessero che tre muse: Melete, Mueme, Acede: vale a dire quella che genera o produce, quella che conserva od indica, quella che idealizza o rende comprensibile. I greci ne accrebbero il numero fino a nove, vieppiù distinguendo i loro attributi. Le dissero figlie di Zeus e di Mnemosine, cioè dell’ente eternamente vivo e della facoltà memorativa, e le chiamarono: Clio, quella che celebra; Melpomene, quella che canta le gesta degne di memoria; ’l’alia, quella che espandesi, che cerca il diletto; Euterpe, quella che rapisce; Tersicore, quella che si compiace della danza; Erato quella che ama; Calliope quella che racconta le gesta grandiose; Urania quella che considera il cielo; Polinnia quella che spiega le arti differenti. Le nove muse riconosceano per capo Apollo, il generatore universale, e prendean talora per guida Ercole, il signore o il padrone dell’Universo. Siccome i moderni han da lungo tempo separata la musica propriamente detta dalla scienza musicale in generale, io segno il loro principio su questo punto e considero la musica come quella parte della scienza che, per rendere sensibili i concetti intellettuali dell’uomo, impiega esternamente due elementi costitutivi, il suono ed il tempo prendendoli, l’uno per materia, l’altro per regola della forma ch’ella loro presta col mezzo dell’arte. Ma il suono, come prodotto del corpo sonoro, non è apprezzabile all’orecchio dell’uomo che per le vibrazioni che comunica all’aria, secondo certi calcoli dipendenti dal numero; egli non acquista le proprietà melodiche ed armoniche, vale a dire non s’eleva e non s’abbassa nè procede dall’acuto al grave o dal grave all’acuto, che secondo certe proporzioni egualmente dipendenti dal numero; e il tempo non si misura e non produce il ritmo musicale, col di cui mezzo è regolala la durata di ciascun suono, se certe leggi di movimento che di’ esse dal numero; di i non se giusta certe leg dipendono aneli’esse dal numero; niera che il numero trovasi inerente dappertutto agli elementi musicali ed evidentemente è loro antei’iore e necessario perchè non esistono che in esso e non muovonsi che per esso. Ora, una cosa inerente, anteriore e sempre necessaria ad un’altra cosa è incontestabilmente dichiarata il principio d’una tal cosa. Il numero è dunque il principio della musica, e noi possiamo, mercè le conosciute sue proprietà, discoprire quelle del suono e del tempo relativamente a questa scienza. Lasciando peraltro alla tìsica ed alla metafisica l’occuparsi di ciò che concerne la loro essenza particolare od assoluta, tutto ciò che ci importa di sapere del suono in lui medesimo, è ch’egli si distingue dal rumore per mezzo di certi rapporti che pure nascon dal numero; imperocché come fu detto in un’altr’opera (Nozioni sul senso dell’udito) i rumori non sono realmente che la somma di una moltitudine di suoni diversi che si fanno intendere insieme e contrariando in certa maniera le loro ondulazioni; ed i suoni si discostano dai rumori e divengono di una natura vieppiù armonica a misura che il corpo che li produce è più elastico, più j omogeneo, formato d’una sostanza il cui j grado di purezza e di coesione è più perJ l’etto e più eguale; in guisa che puossi; c«nchiudere che un corpo è tanto più roj moreggiante quanto più è diviso in masse; ineguali di solidità e di contessitura, e tanto più sonoro quanto più s’avvicina; all’omogeneità. Dalle esperienze indicate nell’opera d’onde vien tolta questa asserzione risulta che l’udito umano s’apre innanzi al rumore, e che insensibilmente passando dall’enarmonico all’ai’monico o dalla diversità alla unità giunge al suòno. Siffatto pare essere in tutto l’andamento della natura. L’unità assoluta è il suo scopo; la diversità il punto di sua dipartenza; l’unità relativa, i suoi mezzi di riposo. I fisici che han calcolato il numero delle vibrazioni che forniscono i corpi sonori in un dato tempo, affermano che il suono più I grave che l’orecchio nostro può comprenI aere, è quello di un corpo che dà venti I vibrazioni per secondo, ed il suono più: acuto quello di un corpo il cui numero i di vibrazioni sale a quattro mila nello stesso spazio di tempo. [p. 88 modifica]BIBLIOGRAFIA LO STASA? 1UTER DI E0SSI1TI indicato dalla 8tainij9is. jicsdoilica francese cd Italiana Kaeeoltadeiiniglinri articoli artistici pubblicati dal giornalismo delle due nazioni sovra tale argomento. — Milano. Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegialo <li Giovanni Ricordi. Annunziando al pubblico questa intei additeremmo lessante pubblicazi volontieri l’utilità e lo scopo, se Tintroduzione dettata da uno de’ redattori di questa Gazzetta, non ci levasse da ogni imbarazzo, adempiendo essa per questa volta all’ufficio del giornalista. Ci limiteremo, quindi a permetterci alcune citazioni, che saranno sufficienti a far apprezzare questo importante volume. «Giammai, dice l’introduzione, l’orizzonte musicale fu si agitato e sconvolto quanto aU’apparire dello Slabat di Rossini-, I giammai le discussioni artistiche furono |; più violenti, più brillanti, e presentarono 11 più vivamente i riflessi dell’entusiasmo che accetta tutto e dell’opposizione che tutto respinge; giammai l’opinione si mostrò sotto aspetti più vari c più appassionati, bella da una parte pelle graziose sue ispirazioni poetiche, seducente pell’amabile buona fede delle sue convinzioni, armala dall’altra con tutti gli artifiziosi sofismi della critica, coperta dalle illimitate deduzioni del ragionamento, pronta a combattere colla calma della logica e colla pungente ironia del sarcasmo. La stampa della Francia dapprima, e più tardi quella dell’Italia, sorse fremente ed idolatra al suonar di questo gran nome, di Rossini, e gettando l’avido sguardo sulla splendida gemma escita per ultima dal tesoro troppo presto chiuso" del sublimo maestro, si abbandonò a lulLe le ipocondrie delle analisi, a tulle le ebbrezze dell’affascinamento, per celebrare o deprimere forse.l’estremo canto d’uno de’più prodigiosi genii del nostro secolo. Per quanto alcune circostanze, che nascondiamo assai volentieri, abbiano fatta decadere e forse giustamente presso di noi l’idea attaccata alla parola giornalismo, per quanto il pubblico de’ nostri teatri, che s’appassiona sì vivamente peli’agilità delle dieci meno apprezzabili dila del corpo! umano, si mostri indifferente per le bat- j taglie all’inchiostro, sostenute sul campo! dei fogli volanti, pure amiamo persuaderci; che molti de’ nostri concittadini avranno j assistito con interesse, e forse con animi- I razione, allo spettacolo offerto da questi gladiatori, che si misurarono fra loro colla bollente foga della rispettiva loro passione, adoperando per ottenere.la vittoria tutti I gii arlifizii della parola, tutto il prestigio! dell’ingegno, tutta la seduzione dello spi-! rito, e talvolta tutta la profondità dell’era- j dizione e della scienza. Era troppo singolare j questa tenzone.nata frajle armonie d’.un canto sacrò ■ lasciò travedere troppe incertezze nell’arie, suscitò troppo dubbi sulla possibilità di definire il bello a forza di ragionamenti, mostrò troppo palesemente quanto forti sieno ancora gli elettrizzamenti prodotti dal genio sovr’un’epoca che vien J detta implacabilmente commerciale, sollevò • infine tanti e sì gravi problemi, di cui signori-ava quasi l’esistenza, e che pure sono ab)’ bastanza importanti per meritare una soluzione, che il supporre che tutti questi duelli più o meno particolari sieno passati inavvertiti per lutti, sarebbe fare un’ingiuria ad un paese in cui l’amore dell’arte musicale è sì universalmente diffuso. L’offrire adunque raccòlto in un solo volume tutto quanto d’eminente comparve sulle colonne-del giornalismo francese ed italiano intorno allo Slabat di Rossini, ci parve opera, che potesse eccitare qualche interesse e meritare qualche simpatia. I nostri lettori prevederanno facilmente che nel riunire questa serie di articoli abbiamo dovuto per forza sottoporci alle ristrettezze d’una scelta. La stampa periodica fu così prodiga sovra tale argomento, fu tanto prodigioso il numero delle penne che amarono di intingersi nell’inchiostro per celebrare o deprimere il sacro poema musicale, molte di queste produzioni giornalistiche appartengono si tenacemente alla gerarchia delle frivole, che una riproduzione universale avrebbe dato al nostro volume delle forme gigantesche, che avrebbero destato un salutare spavento. D’altronde a che anticipare Io spettacolo della valle di Giosafat colla risurrezione degli estinti? Guidati dall’idea di associare alle soddisfazioni della curiosità una certa utilità artistica, desiderosi di non presentare che quelle opinioni, che qualunque esse sieno, o contrarie o favorevoli, svelano nello scrittore ed un merito: letterario distinto ed un sentimento profondo dell’arte, noi cercammo di sceverare nell’enorme massa degli articoli clic ci stavano innanzi, quelli soltanto che noti od ignoti anelli getterà uno sguardo in questa raccolta, potranno essere letti o riletti con piacere. Nel quale sceveramento noi ci siamo spogliati interamente delle nostre particolari convinzioni, onde lasciare perfettamente libero il campo agli ingegnosi lottatori. Ammiratori all’entusiasmo di Rossini, idolatri quasi di questo sommo genio che gettò una luce sì viva sulla nostra patria, noi abbiamo fatto tacere questi preziosi sentimenti, per udire la sola voce delPimparzialità. Gli avvocati dei due partiti fanno risuonare senza ostàcoli la potente loro parola in queste, pagine:, la stampa favorevole e quella d’opposizione fu egualmente accettata in questo arringo; persino le animosità suscitate dallo svolgimento d’un celebre processo commerciale, non vennero rigettate; la discussione è a tutti permessa, ond’è che nessuna voce clic meritasse d’essere: udita fu respinta: noi insomnia procurammo d’essere i freddi relatori d’una.causa, di.cui desiderammo che i nostri lettori fossero i giurati». Qui l’autore dell’introduzione passa a delineare rapidamente alcune questioni d’arte, trattate nella raccolta, la quale diventa così, piuttosto che un libro d’occasione, un quadro pieno d’originalità delle divergenti opinioni, che lottano sempre fra loro, ogni qual volta qualche nuovo e grande avvenimento vien ad alterare la calma del mondo musicale. Non è dunque questo un volume compilato semplicemente onde accrescere 11 numero delle distrazioni necessarie ai felici che vivono di ozio, ma una riunione eziandio di fatti, di argomenti, di dispute più o meno ragionevoli, destinata alle meditazioni degli artisti, che non saranno certo dispiacenti di scorgere a colpo d’occhio le mille disparità con cui può. concepirsi e tradursi un giudizio in fatto d’arte. Noi crediamo nell’esito di questo libro, sia pella maniera opportuna con cui ne fu ideata la compilazione, sia pel diletto e peli’utilità che ne possono ritrarre gli artisti, i dilettanti, ed i lettori che sono nè q artisti nè dilettanti, sia perchè nutriamo -j| fiducia che il gran nome di Rossini jat- |i laccato a questa pubblicazione, deve prò- I durre anche fra noi le ardenti curiosità che» è avvezzo ad eccitare presso tutte le nazioni ’ che non hanno la gloria d’averlo a conCARTEGGIO ANONIMO Fatemi un po’ il favore di dirmi, signor Estensore garbato, per qual ragione, mentre senza veruh riguardo, anzi con una sever ità diventata nel vostro foglio poco menò che sistematica, vi dà/e troppo spesso la pena di mettere in chiaro P ignoranza ed accusare il difetto di sistema e le biasimevoli tendenze e tutti i guai insomma proprii dei cantanti italiani tPoggidi, non vi siete punto occupato finora di parlare il medesimo linguaggio di una schietta e pungente critica alle orchestre dei nostri teatri musicali, non escluse quelle delle più gloriose scene della Penisola! Voglio anche concedervi che ben sia raro udire in Italia un"’Opera eseguita con precisione e. finitezza di gusto, e che sopra dieci spettacoli di musica che si danno sui nostri, teatri., un quattro quinti pel meno sieno prodotti in guisa da mover la bile ai meno’severi intelligenti! Ma di grazia ditemi un po’? vorreste voi farmi credere che questo guajo che tanto disonora l’arte musicale italiana sia tutto dovuto al difetto di studio, e all’ignoranza dei cantanti, e non debbasi all’incontro attribuire in gran parte alla solenne svogliatezza, e alla incapacità delle orchestre cui è affidala un’importantissima parte dell’esecuzione? Gli è un pezzo ch’io professo Parte del canto e vo’ ramingando da uno ad altro teatro ora coronato di furori, ora balestrato da fiaschi, ma dovrei spifferare una lunga odissea di guai se volessi espotvi tutte le prove di fatto colle quali convincervi che la maggior parte delle volte in cui P Opere da me cantate vennero salutate da solenni fischii, ciò fa principalmente dovuto alla cattiva esecuzione slromentale. Ma il pubblico italiano, quando un’Opera va in fascio, suol darne per la più spicciarla colpa ai cantanti, i quali sono il vero capro espiatorio di questi incruenti ma non di meno crudeli sagrifei, e. dell’orchestra poco- o nulla si occupa,• e. ciò è un altro tra i molti argomenti valevoli a dimostrare che il pubblico italiano, se a buon dritto può vantarsi di fino sentimento e discreto gusto in quella special parte della musica che riguarda il canto, è però mollo indietro in ciò che costituisce la veda intelligenza musicale in genere, la quale è data da un complesso di cognizioni tecniche è di pratica che non sono per nulla comuni in Italia. E infatto, quanto allo stromentale,che è tanta parte di ogni musica, come volete che in Italia se ne possa giudicare degnamente, se Peducazione che riguarda questo ramo vi è si trascurata òhe è una vera pietà? - Chi ha un tantino viaggiato in Francia e in Germania può dire imparzialmente se noi [p. 89 modifica]Italiani, che ci vantiamo a ragione mae- l " stri degli altri popoli nel canto, non siamo più che scolari nella stromentale! E dico ■ più che scolari, mentre dovrei dire non | siamo nulla, stantechè tra noi la musica del genere propriamente detto stromenta/e è poco meno che sconosciuta; sconosciuti i grandi capolavori di Ilaydn, di Mozart, | di Beethoven; poco meno che ignoto il i nome di un Onslow, di un Mendelshon tanto stimati in Francia e in Germania. Io vi parlo senza far la corte al mio ■ paese, che amo per tante altre belle cose, ma non già per la sua imparzialità e discernimento ne’ giudizii di spettacoli melodrammatici. Non troverei punto difficile il farmi a. svolgere questo tema sotto i suoi vani aspetti e finir per convincervi della verità di quanto ho voluto venir affermandovi, che cioè la caduta si frequen te e si clamorosa del maggior numero delle Opere che si danno sui nostri teatri lirici è da attribuirsi almeno in gran parte alla cattiva esecuzione dello stromenta/e, e per conseguenza alla conformazione imperfetta, per non dir peggio, di aliasi tutte le orchestre italiane. Ifla qual fede otterrebbero le parole di un oscuro artista di canto, qual mi son io. il quale, ollrecchù verrebbe tacciato di perorare la sua propria causa, lo si accuserebbe inoltre di non aver il coraggio di firmare col suo nome questi quattro scarabocchi che ora affida alla vostra indulgenza? Si direbbe che di sotto ad una cert’aria di baldanza si nasconde una paura bell’e buona, e voi ben sapete che alle parole di chi ha paura si suol dare poca o nessuna retta. E che io abbia paura, è verissimo, e. per questo appunto mi tengo ben ben avvolto nel mantello delianonimo. E sapete poi perchè ho paura? Ilo paura {voi già lo avrete indovinato ) perchè, se a piè d? uno scritto ove venissi a dire delle verità tuli’ altro che cortesi delle orchestre italiane, ponessi con esempio di rara imprudenza il mio

nonie, sarei certo di tirarmi addosso la

j nimicizia di tutti i violini e violoni, bassi e contrabbassi, clarini e fanti e fagotti j della Penisola, ed in tal caso guai a me, povero tenore, la prima volta che dovessi presentarmi al pubblico in qualche^ spar-,, i /ito! E’mi pare già di essere là, in f ac- jj eia alla ribalta, con un migliaio di visi severi affissati in me, allatto di Janni a I cantare la bella prini’ aria di sortita! Il | capo orchestra, che me l’ha giurala assie| me alla tremenda coorte de’ suoi campa- j I • gni, comincia a prendere a bello studio il;! tempo del pezzo o troppo stretto o troppo largo, come gli par meglio nella mira di; farmi andar in traverso e sfigurare... Le: viole f i violoncelli, i corni, che, invece di; | dar pietoso sostegno alla mia voce colle ’i| loro amorevoli note tenute, mi grattano e mi i| soffiano sgarbatamente all orecchio certe! semiminime cosi scortesi da movere l’asma ij nei polmoni più saldi... Messe/; lo con; trabbasso, che invece di farmi puntello co’! suoi pizzicati in tempo forte, me li getta j| addietro in controtempo e mi fa perdere jj la battuta... Poi viene il pieno... e vi so li dir io che casa del diavolo mi fanno ad! dosso tutta quella frotta di cerberi abba| fanti! - La cavatina va a rovescio, il pub«blico se la piglia non con altri che con me, e i jìschii che avrebber dovuto fulminare la turba congiurata a mio danno, cadono tutti sul povero cantante ch’ebbe il coraggio di stampare sul vostro giornale un articolo di critica sulle orchestre italiane... No, no, carino mio! Ilo ben vivo desiderio che le tante verità che si hanno a dire su questo argomento le si dicano nette e tonde e con tutta franchezza, ma non voglio, no davvero, attirar sulle povere mie spalle tutte le saette della collera stromentalesca che indubitatamente susciteranno. Ilo però trovato un ottimo ripiego al male, Il ed è di mandarvi bell’e tradotta nientemeno che una lettera dell’illustre Fètis ove precisamente delle orchestre italiane si ragiona con la dottrina, con la pratica, e colla indipendenza di giudizio che a mio dire sono appunto necessarie, in simili scritti. Ora a voi, sig. Estensore, a darvi la pena di renderla di pubblica ragionej che, se non vi spiacerà di stampare anche le postille da me gittate in margine alla lettera del signor Fétis, tanto meglio. Il vostro A. E. 1. 0. U. Tenore. Varitji. La nostra società, sì compatta, sì densa nella stagione delle nevi c delle stufe comincia a disciogliersi, lo spirito d’emigrazione invade tutte qùcstc feste superbamente inanellale, che aspirano con deluda il lepore della legittima primavera clic prende il posto della primavera artificiale de’nostri salvns; tutte le notabilità che hanno un castello vicino ad una foresta, o per.lo meno mia casa di campagna in mezzo ad un prato, si abbandonano con entusiasmo ad innocenti sogni buccolici, c sono impazienti di cangiare i fiori ricamati de’ loro tappeti di velluto coi tappeti di molle erbetta ricamati di fiori. II mormorio del ruscello, il canto dell’usignuolo, la lettura a mezzogiorno all’ombra d’un boschetto di gelsomini, la passeggiata piena d’incantesimi c d’emozioni ne’solitarii viali d’un parco, ove una soave parola vi giunge circondata dal profumo della vegetazione che fiorisce, l’attiva neghittosità della pesca, l’attività oziosa della caccia, la messa nella chiesa di un villaggio, le care e qualche volta innocenti soddisfazioni d’una dolce intimità, la romanza cantata nella sala terrena attraverso ai cui aperti veroni, penetra lo. spettacolo del sole che muore indorando col morbido suo ultimo raggio le belle leste dei fiori che arricchiscono di profumi c di colori un delizioso giardino, l’incerta e poetica lotta delle tenebre c della luce, volgarmente chiamata crcpuseolo’c consumala in qucll’ineOàbile c languida inerzia così piena di voluttà c di godimenti, celie voi soli italiani avete superbamente tradotto colle parole il dolce far nioidc, i balli improvvisali alla se- ii ra, i concerti interrotti da un cicaleccio ricco di sorrisi c j di amabilità, l’ultimo addio sulla soglia della Stanza da! letto clic finisce con un a rivederci domani, tutta questa vita semi-botanica e semi-sociale, tanto franca nella j sua gajczza, tanto adorabile nella sua melanconia, colle |j sue novità di tutti i giorni, coll’ingenuità delle sue j| emozioni. coll’ebbrezza delle sue.piccole passioni na- I scosto dalla, mite atmosfera che s’apre la via attraverso | le persiane d’un padiglione, là battere lutti i cuori, e ij inette in movimento tutti i cavalli che debbono tra-! scinarc i fortunali, clic possono villeggiare ai piedi d’un I; colle, sulle rive d’un lago, od almeno in una campa-: gna popolata dalla barbabietola, sublimo vegetale che fa I. agitare in questo momento la Francia, la camera dei j deputati, ed- il campanello del presidente, che s’affanna I a mantenere la parola ad un oratore, clic parla del passaggio del mar Rosso a proposito della consuma-! zione dello zuccaro. Da questo breve esordio, clic vi sarà forse anche j sembralo lungo, voi comprenderete fàcilmente clic! partendo il mondo brillante, partono anche gli artisti! c con essi le novità musicali, giacche sarebbe perfet- i lamento inutile far risuonare di divini, ed umani, c! meno clic umani concenti delle sale deserte, c ciò pel solo amore di consumare del fiato c degli stromenti. La gragnuola dei concerti infatti 6 quasi cessata; appena qualcuna fralle celebrità più ostinale osa ancora offrire un programma e minacciare un’accademia; quasi tutte le cavalclle cromatiche vocali ed islrumentali hanno messo nelle valigie le loro vesti c la loro musica per andar a gettarsi sul Belgio, sull’Inghilterra, sulla Germania, dappertutto infine ove si possa trovare ciò che ora manca a Parigi, vale a dire un pubblico numeroso e paziente. Che il destino le ajuli nel loro pellegrinaggio, e che possano trovare dappertutto delle j| orecchie abbastanza intrepide da sostenere un oragano che mette in pericolo la salubrità dei timpani meglio l costituiti! Sia tutto ciò, alla fine, è ancora esordio; veniamo 1 dunque alle poche novità clic, mi fu dato raccogliere., All’Omero, per cominciare (la qualche cosa, il Charles VI continua il suo cammino trionfale. c reca dei grandi vantaggi alla gloria dell’autore ed alla cassetta del teatro. Duprcz, clic s’era appellalo dalla sentenza che lo condannava a rimanere indefinitamente Delfino, vide la sua causa sospesa alcuni giorni per un’indisposizione del suo avvocalo, il sig. Dupin. La voce del ccicbrc oratore s’era abbassata, ed egli avrebbe avuto orrore di difendere le ragioni del primo cantante francese, con un organo rauco, offuscalo, indegno insomma del suo grande cliente. Non sarebbe stato un epigramma proteggere con una voce compassionevole c detestabile i diritti d’una voce abbastanza illustre per guadagnare regolarmente dodicimila franchi al mese, quando si abbia fatta la sottrazione dei mesi di congedo? L’acqua zuccherala c quella di pomi affretto la salute del sig. Dupin, ma anticipò pure la perdita della lite mossa da Duprcz. Non c’ò verso, nessuno de’ tribunali di Francia vuole accettare l’abdicazione di Duprcz; egli fu, È, e sarà Delfino a suo dispetto, c dovrà ascoltare tutte le sere la patetica profezia di Baroillhct, clic col maggior sangue freddo gli promette morendo la corona di Francia. Un’opera buffa in un atto del sig. Lcfcvrc 0«ne s’avise jamais de toni, ebbe all’Opéru-comique un meno che modesto successo. È una di quelle musiche etiche, clic col pretesto di risalire alla semplicità dell’arte antica, vi annoiano colla languida povertà delle idee c delia forma. Lo sbadiglio, che (l’ordinario rovina un autore, salvò questa volta l’integrità del lavoro del sig. Lcfcvrc, giacchi: se il pubblico non si fosse occupalo in questa onorevole funzione, polca succedere il caso che gli venisse il capriccio di rinforzare l’orchestra, con suoni che riescono sempre (lisaggradcvoli pelle orecchie d’un compositore. 11 principe de la Moskowa — ’ ’ di già dc’grandi incoraggiai» d’una società, clic, si propone ui dare uc’conceru ui musica vocale classica c religiosa. Nella sua posizione gli fu facile di disseppellire alcuni pezzi sublimi, che sarebbero forse senza lui rimasti sepolti ncll’obblio. Le duchesse d’Albufcra, de Coigny, de Grammont, di Massa, de Pois, de Tallcyrand, le principésse de la Moskowa, de Craon, de Beauvcau, le contesse de Lobau, de Noaillcs, Merlin, de Sandwich ecc., si sono (ìitle premura (li associarsi a questa interessante istituzione. Nelle feste pieno di distinzione date da questa società, c che attirano il mondo più elegante, queste signore sostengono a vicenda la parto di spettatrici c’di.artista; rivelando alla brillante, udienza i capolavori di Palcslrina, di Unendoli di Lasso, di Scarlatti ecc. Il sig. De la Moskowa è il direttore d’orchestra, c questo nobile personaggio adempie alla difficile incombenza con una maestria c con una disinvoltura incredibili. Quest.’istituzione avrà un brillante male alcune ò posto alla lesta CE.AM BIOGRAFICI «SIESEIPIPE BiAMKEK. Questo • prototipo del carattere popolare viennese, i cui. fiori musicali odorosi sono sparsi su tutta la terra, il quale, meglio (Fogni altro prima di lui, seppe dar ali ai piedi:, rapire Foracchio e commuover perfino ii cuore, nacque a Vienna il 11 aprile 180-5-, in borgo S. Uldrico, ove suo padre era guanlajo. Dotato di un insolito talento musicale, imparò quasi da sè stesso non solo il violino ma anche la Composizione. Spinto dall’istinto a dirigere un corpo musicale, irislituì un quartetto c quintetto, adattandovi le,sinfonie, màrcio ed altri pezzi delle opere favorite, c Gio. Strauss, che in appresso divenne il suo famoso rivale, vi sonava la viola. In (pici tempi Lanner diede un saggio di’ varie partite di Walzer,"clic eseguì pubblicamente, colia sua piccola orchestra, la quale a ragione del perfezionamento di quelle danze s’accresceva ognor più, c pervenne all’apice coll’ottenuto applauso generale. Dibàtti ogni sua nuova composiziono sorpassò la precedente in (pianto alla novità delle idee ed amabilità delle melodie. Divenuto il favorito de’viennesi ebbe continui inviti dà tutte le regioni della monarchia, che accettò soltanto in parte. Pertanto, diresse la sua I orchestra a Prcshùrgo, Pesi, Brunii; Gralz ^.ccc-, c nel IS.iH gli fu compartito l’onore, in occasione del1 incoronazione di S. M. l’Imperatore a Milano, di H® dirigere In musica di ballo c di tavoli olle feste di Corte datesi a Innsbruck, Milano c Venezia. ■ gtgSS» l/onner (cosi la Gazz. Min. di Vienna, ila cui ò jlgìSft ì tolto questo estratto) è il vero fondatore della nostra [p. 90 modifica]| attuale musica da ballo; egli diede una nuova forma C al Walzer, e lo emancipò dalla catena servile del 5 ritmo di otto battute. Con tale allargamento della sua 1 sfera, il compositore ha la piena libertà di dare una J compiuta condotta ad una idea melodica, sicché il Walzer venne innalzato alla forma di un componimento; e perciò, oltre a dare ali alle gambe possiede altresì un valor estetico. Le composizioni di Lanner oltrepassano ii numero di 200, molte delle quali sono dedicate ad augusti personaggi. Eccone alcune: Isabelle-Walzer, op. 74, a S. M. la Regina vedova delle Due Sicilie. Gl’irresistibili, op. 81, a S. A. il Principe di Anhalt Dessau. Op. 83 a S. SI. la Regina di Francia. Op. 101, a S. SI. l’Imperatrice regnante d’Austria. Op. 110, a S. SI. Ferdinando li, re delle Due Sicilie. Op. Ili, a S. SI. la Duchessa di Parma. Op. 113, a S. SI. la Regina delle due Sicilie. Op. 118 (Mille-Fleurs-Wulzer) a S. A. 11. il Duca di Wiirtcmberg. Op. 120 [Ali (l’Amore, Walzer) a S. A. R. la Duchessa di Wiirtcmberg. Op. 128, a S. A. R. il Duca di Lucca. Op. 133 (Pctersburger-Walzcr) a S. SI. l’Imperatore di Russia. Op. 158 (Victoria-Walzer) a S. SI. la Regina d’Inghilterra, ecc., ecc., non dimenticando l’op. 197 (Troubadours-Walzer) al sig. cav. Gaetano Donizctli o l’op. 143 (Arabeschi Norvegi) al cav. Ole Bull. VARIETÀ. CX’ ARIA MOVA DI nOHSINI j II magnetismo, questa specie di x fisico-medica, clic a Milano sembra addormentarsi dopo aver fatto un certo numero d’addormentati, fa gran rumore a Parigi. I giornali, che parlano di tutto, riproducono con terrore e con maraviglia i miracoli prodotti da qucst’arcana potenza, ed i magnetizzatori, questi fabbricatori di sonnamboli, fanno inarcare tutte le ciglia, o per lo meno, se queste mancano, la linea cutanea che dovrebbe essere occupata da questi poetici e drammatici peli. Tra i mille aneddoti clic si stampano o che si narano sulla magica e sonnambolica potenza, io ve ne racconterò uno solo, che non vi costerà altra spesa tranne quella di leggermi sino alla fine. Sladam igeila ", cantante dell’Optra, più celebre pclla sua bellezza che pel suo talento, era magnetizzala ed assopita. Un testimonio dell’aggradevole scena, clic era e che sarà un futuro maestro, fu messo in rapporto colla vezzosa dormente. Fra le cento questioni l’interrogatore chiese a madamigella che fosse di Rossini clic si attende di giorno in giorno a Parigi; la cara creatura aspetta qualche istante, e poi disse di vederlo; egli era assiso sulla sua sedia, davanti allo scrittojo, a Bologna! egli componeva! In un angolo della stanza v’erano delle valigie e delle casse sulle quali stava scritto. Al sig. Itossini. Parigi. Dunque Rossini, non se ne può dubitare, va a Parigi. Per Dio! il magnetismo è una gran bella cosa! Morte ai telegrafi! essi non valgono più la buccia d’una noce marcita! Ma posciacché la bella creatura legge sì perfettamente l’indirizzo delie valigie, essa, nella sua qualità di’ cantante, può ben leggere altresì il pezzo clic Rossini era occupato a comporre. Si pregò quindi la magnetizzata a incaricarsi di questa deliziosa incombenza. Tosto ia figura della signorina assunse un’aria inspirata, e, sempre immersa nel suo adorabile sonnambolismo, essa si mise al piano e cantò.... Numi! qual voce! Quali suoni angelici! Qual gusto! qual sentimento! E la musica, poi, la musica! Oh! si adunque signori compositori presenti e futuri scrivete delle note come queste!-Non c’ò clic Rossini che possa scrivere da Rossini. L’andante dell’aria era largo, grandioso, e d’una affascinante melodia. Cantando l’Adagio madamigella lasciò piovere delle note fresche, periate, pure, quasi favolose, erano delle gemme cromatiche di quattro ottave d’estensione, delle fioriture clic scintillavano come dei fuochi artificiali, che andassero a perdersi nell’azzurro del cielo. — La cabaletta minacciò di fare svenire l’interrogatore. Fin qui strettamente l’aneddoto; ora le nostre riflessioni. 1.° Noi confidiamo al magnetismo l’avvenire del nostro teatro. Sarebbe divino se la rivoluzione apportata dal sonnambolismo nell’organo e nell’ingegno della madamigella di Parigi, si propagasse nelle nostre cantanti. Un maestro di musica non avrebbe altro incomodo clic di magnetizzare i suoi esecutori, per non vedere tradite le proprie intenzioni musicali. 11 pubblico clic si annoja agli spettacoli dati dagli artisti, sarebbe sicuro di divertirsi quando sul cartellone del teatro leggesse - Otello, sig. N. N. magnetizzato. 2.° Gli editori di musica magnetizzando un miserabile copista, potrebbero avere con una rapidità nic“ivigliosa tutte le novità musicali, senza spese di por- j to. Anzi le note scritte dal maestro, mettiamo a 600 leghe di distanza, sarebbero ancor bagnate, e già la lastra di piombo sarebbe pronta a diffonderle nel mondo dei dilettanti. 5.° 11 magnetismo rende inutili tutte le leggi sulla proprietà letteraria, che è divenuta anche, proprietà musicale. 4.° finalmente. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE BOX PASQUALE A VKM A Al momento di metter sotto i torebj il presente foglio riceviamo da Vienna la notizia che la sera del li corrente andò in iscena il Don Pasquale, affidato a Ronconi, Rovere, Salvi ed alla Tadolini, con un successo tale da non potersi a parole riferire e da superare, s’era pur possibile, quello della Linda dell’islesso Donizetti che in quella capitale si meritò una singolare ammirazione per lo straordinario e svariato suo ingegno da cui è portato a sorprendentemente riuscire in ogni genere di composizioni vocali. Tutti rimasero meravigliati come l’istessa mente abbia ad un tempo saputo immaginare le gravi salmodie del Misererc, e le vivaci note del Don Pasquale. Vennero replicati due duetti ed un coro, e si sarebbe fatto lo stesso di quasi tutti gli altri pezzi dello spartito se non si avesse avuto timore di stancare gli esecutori. — Ci vien assicurato che al teatro di Porta Carinzia la musica del Don Pasquale dal principio alla fine è un incanto per soavità, freschezza e brio di melodie e per eleganza di islromentazionc; Donizetti vuol esser tenuto pel ristauratore della vera musica Ini Ita che un dì insuperato onore arrecò alla scuola italiana. MATTEO SAI,VI „— — „„„„ ovv>.» melodrammatica del teatro italiano a Vienna, colla operetta la Prima Donna, nato nelle vicinanze di Bergamo, e figlio di poveri genitori, e imparando fino dalla prima sua gioventù la musica nello Inslituto musicale fondato da Simonc Mayr in quella città, si dedicò da principio al canto, in appresso alla composizione sotto il prefato venerabile Nestore de’ maestri viventi. Si occupò col dare lezioni nel canto e sul pianoforte, compose varie cose di musica istrumentale, e fu impiegato in qualità di maestro concertatore nel teatro di Bergamo, il qual posto occupò per due anni. Risparmiatovi una sufficiente somma di danaro, potè finalmente adempiere il suo da tanto tempo avuto ardente desiderio di recarsi a Vienna per perfezionarsi nella composizione. Difratti, arrivalo in questa capitale e avuto ulteriori istruzioni nell’armonia e contrappunto dal valoroso Scchtcr, organista di corte, compose varie cose pregevoli per la chiesa, e recentemente la sua surriferita farsa in musica, per la quale ci congratuliamo, e che ne fa sperare maggiori produzioni. (L. Dalla Gaz:, teat.) Vienna. Ambe le prodigiose sorelle Milanollo diedero il 9 maggio la loro sesta accademia, poco frequentala, per essere stata data dopo l’opera; l’applauso “* i iscemò mai. La loro settima ed ultima accara annunziata pel -14 maggio, da darsi di giorno nella gran sala di ridotto. — Per ìmprevedute circostanze il compimento del monumento di Beethoven avrà soltanto luogo nella state dei 1S44. — Il maestro di cappella Mendclsohn ebbe la cittadinanza d’onore della città di Lipsia. — Liszt diede il 2«aprile il suo primo concerto a Pietroburgo. (Gazz. mus. Univ.) — Nei concerti di corte datisi negli ultimi giorni d’aprile, oltre i primarj cantanti dell’opera italiana, vi ebbero pur l’onore di cooperare il sig. Thalherg e ambe le sorelle Milanollo. Donizclti accompagnò tutti i pezzi vocali. (Gazz. teat.) — Praga. La Sfitta Idi Portici, dei maestro Auber, venne qui eseguita il 7 maggio in lingua boema nel teatro Stoger. — Pest. Il Belisario di Donizetti fu poco frequentato. Lo Specchio, foglio periodico di questa città, dice i a tale occasione: ■ era cosa singolare di sentire cantare in questa opera parte in ungarese, parte in italiano, o affatto in modo intelligibile; non è da maravigliarsi da tal guazzabuglio babilonico, se il pubblico venne del tutto disgustalo, e il teatro fu vuoto». — CoPKNn.AGiiKx*. Qui si trova ora il celebre violinista Ernst, nominato membro onorario dell’unione: musicale delia Germania settentrionale, non ebe il pia- | Dista Diihler. u — La più recente opera del maestro Lindpaintner, intitolata: il Vespro Siciliano fu data per la prima volta ii 5 maggio a Stutlgard. {.Gazz. Mus. di Vienna.) — Avana. Bòhrer rinomato violoncellista, fu oggetto di speciale curiosità, e di non volgare ammirazione, riuscendo di pieno aggradimento ai filarmonici intervenuti ad un accademia che diede in questo teatro. Egli conta di visitare le più importanti città delle Antillc. La compagnia d’opera italiana, con tanto zelo diretta dall’egregio maestro Rossi, onorevolmente terminati i suoi impegni si sciolse; i principali cantanti da cui era formata lasciarono gradita ricordanza di loro, in ispecie la Ober-Rossi e Salvatori. L’abile maestro direttore, rese a questi cittadini vieppiù amara la sua partenza, nelI ultime rappresentazioni introducendo un duello a due tenori espressamente da lui composto, pezzo che venne con entusiasmo acclamato, si volle replicato, e procurò al! immaginoso autore ogni sorta di onori. Lauro Rossi (-1) passa in Italia, onde restituirsi nella carriera di compositore teatrale in cui già ebbe a raccogliere pregievoli palme. [Da lettera) — In un trattenimento della Società Filarmonicodrammatica di Trieste dato allo scopo di produrre, quasi a prova d’incoraggiamento, i giovani.talenti triestini che si vanno educando sia nella parte strumentale, sia nella vocale, vi brillò principalmente Giorgio Piccoli, di non ancora U anni, il quale in difficili pezzi per violino si distinse in modo da far onore a sé stesso ed al suo precettore Alessandro Scaramelli. — A Francfort la Beine de Chypre di Halévy ha ottenuto un immenso successo. La Caterina Cornaro al contrario, opera scritta sullo stesso argomento da! maestro Lachner vi fu ricevuta assai freddamente. — Dicesi che a Pietroburgo s’organizzi una compagnia italiana onde Rubini possa prodursi nelle opere del suo repertorio. — Il tribunale di semplice polizia de’Montpellier condannò madama Sofia Julicn, prima donna di quel teatro a quattro franchi di multa, ed atteso il suo stato di recidiva a tre giorni di reclusione, per essersi rifiutala il 25 aprile a cantare una parte che entrava nelle sue attribuzioni, mentre il suo nome era già pubblicato sugli affissi teatrali. distrusse completamente il teatro di Havrc, la sera r JVI 30 aprije, alcuno ore dopo la rappresentazione di Itoberto il Diavolo. Noi quindi non ci dilungheremo in nessuna particolarità, c ci limiteremo ad accennare come I unica vitiima di questa sventura fosse il direttore del teatro sig. Forlicr, che si gettò da un piano molto elevato, e che rimase quasi sul colpo. Tulli i giornali deplorano la morte di quest’uomo che non oltrepassava i trenta nove anni, e che godeva la pubblica stima. II teatro di Havrc era stato aperto il 22 agosto tS23 ed avea costalo alla città circa un milione di franchi. Esso nou era assicurato. - Musard ritornò a Parigi dal suo viaggio a Lione. Egli porlo seco il manoscritto d’una quadriglia da lui composta c fatta eseguire durante il suo soggiorno in questa città. Questa quadriglia intitolala le souvenir de Lyon ha prodotto un efTclto prodigioso. Al gran ballo datosi pelle vittime della Guadaluppa l’orchestra dovette durante la sera ripeterla più volle. — Il sig. Gils, allievo del Conservatorio di Bruxelles, dopo aver riportati molli premii, fu incaricato dal governo Belgio di organizzare una scuola di musica a Spa. — Una celebre attrice, la rivale della Dulhé, madamigella Thcvenin è morta a Fontainebleau nella dolce età di 92 anni. Essa lasciasi a quanto dicesi una sostanza di 40000 franchi annui, c sventuratamente non ha alcun erede. -* Un giornale annunzia che Io spartito del Puits d’amour di Balfe sia stato comprato dall’editore signor Latte pel prezzo di dodicimila franchi. Non è già questo il caso di dire — Magnifico cd a buon mercato. gnifica a Jesus cd un Agnus Dei del sig. Bourges, che fanno molto onore a questo giovane maestro. (t) Egli trovasi da alcuni giorni a Sfilano. eiOWAXXH l®I€©KB>a EDaTQKE-pfciGA-iaaiir.taKo. JBaH’S. E5. §«fi’;S3InsenB6o Xazionaalc PrKTSegiaSo •SI Calcografia, Copisteria e Vùpograffi» Maasìeaie di GI0WAXXB jB8EC©2R®I Contrada degli Omenoni N. 1720.