Gazzetta Musicale di Milano, 1842/N. 51

N. 51 - 18 dicembre 1842

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GAZZETTA MUSICALE

N. 51

DOMENICA
18 Dicembre 1842.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.


SOMMARIO.

I. Costumi Musicali. Una Serenata filarmonica a Londra. - II. Bibliografia musicale. Cenni su diverse opere. - III. Carteggio. Berlino, Parigi, Dresda. IV. Notizie Musicali Italiane. Milano, Genova, Firenze, Zara, Palermo. - Notizie Musicali estere. Atene, ecc. - V. Dizionario critico-umoristico, ecc.

COSTUMI MUSICALI

UNA SERATA FILARMONICA A LONDRA

S’egli è vero che non vi ha nulla più grottesco di una cattiva accademia filarmonica, conviene venire a Londra per ammirare l'ultimo grado di questa specie di ridicolo nella sua perfezione ideale. Con buona pace degli ammiratori del mio paese1, la più antimusicale terra che il sole rischiari è la GranBretagna, e il centro di tutte le pretensioni, e di tutte le ricchezze britanniche, voglio dire Londra, è appunto il luogo de’ Tre Regni dove la cattiva musica tiene il suo seggio. Voi non traversatele contrade della metropoli che non siate assalito dagli urli degli Omeri ciechi, i quali cantano la ballata; da’ duetti discordanti dei suonatori di ghironda, ed altri mendicanti che ci girano attorno, e dalle tristi, miagolanti ed aspre cadenze dell’operaio. Dentro le case, l’inevitabile piano-forte vi attende e quivi, buon Dio, qual esecuzione! Avendo la melomania guadagnato da qualche anno tutte le suddivisioni della società inglese, il contagio di cui parlo si è fatto universale, intollerabile, spaventoso. Per poco che voi usiate nel mondo, gli inviti musicali vi cadono addosso come gragnuola. Nei trivii s’incontrano de’ terribili Orfei; ma nei saloni essi fanno stipa. Tutte le età, tutti i sessi, e perfino al sesso neutro importatoci dall’Italia, congiurano contro il vostro riposo. Oh! quanto si desidera allora il soggiorno della campagna, dove il ronzio delle api, il cinguettare degli uccelli nascosti fra le foglie vi offrono concerti campestri e senza fasto, ma non senza allettamento! Con qual gioja abbandonate la città dopo che tutto l’inverno le vostre povere orecchie furono scorticate dagli sforzi cromatici degli stromenti da corda e da fiato di ogni generazione!

Il sig. Rappelwherer, valente maestro di cappella tedesco, il quale dalla sua città nativa di Schweinfurth sul Meno, è venuto a provar ventura ne’ Tre-Regni, entrò un mattino da me. Io lo aveva raccomandato, in qualità di maestro di piano-forte a Mistriss Morrisson, moglie di un ricco borghese della città, e madre di due damigelle già da marito. Egli era tristo in viso, e con un tuono di voce che manifestava un pocolino di cattivo umore mi disse in suo gergo: "Madama Morrisson dà un concerto; vedete qui il suo biglietto". Io indovinai subito il mio malanno e ciò che affliggeva il buon Rappelwherer. "Il dado è tratto" gli diss’io, e senza pensare più in là, prendo il cappello, mi traggo dietro il pover'uomo, e m’incammino verso Lombard-Sreet, ove dimorava quella che mi faceva l’invito.

Il racconto de’ rammarichi personali alquanto comici di Rappelwherer accorciò la noja del cammino; egli è uno di quei buoni alemanni, che non hanno che una idea e non vivono che per essa. La sua mente mai non si è spinta oltre i limiti e le combinazioni della solfa: alla solfa è legata la sua esistenza; come quella della driade all’albero che la ricopre della sua scorza. Vittima com’egli era della incapacità musicale delle damigelle Morrisson, bello il sentirlo raccontare gli sforzi da lui adoperati a vincerla, e la lotta continua che s’era impegnata fra la perseveranza del maestro e l’inflessibilità delle allieve. Due volte s’era egli dimesso, ma la madre non aveva voluto di questa canzone: "Vedete, il mio caro signor Rappelwherer, gli diceva la nostra borghese, in quanto a me io trovo che la nostra Emilia cammina benissimo. Ella è già più forte di me che ho preso lezione sei anni. La minore, non è tanto avanti, egli è vero; ma la si farà; non conviene toglierla di coraggio. Le mie figliuole, vedete, non hanno bisogno, grazie al cielo, di tirare partito delle loro doti musicali; per altra parte egli è bello per una damigella il toccare un po’ di piano; ma che serve quando siam maritate! Abbiamo ben altro che fare!" Ragionamenti questi positivi e volgari, che il maestro di cappella ripeteva con accento germanico, e con movimento di collera.

Giugnemmo finalmente da Mistriss Morrisson. Tutta la batteria musicale, leggii, bassi, contrabbassi, metronomi, casse di violoncelli, ecc., ingombravano gli appartamenti. Già i dilettanti avevano posto mano a’ loro stromenti, e gli uditori parlavano sottovoce. L’uno dà di pece all’archetto ribelle, l’altro umetta il suo flauto; un terzo con visacci da far paura tenta di fermare nel manico del contrabbasso il gran bischero, il quale resiste ad ogni suo sforzo, e gli gira con violenza fra le dita impotenti. Le corde che si spezzano, gli archetti che stridono, i leggii che scorrono cigolando sulle loro girelle, fanno preludio alle delizie della serata. Finalmente si dà l'alamirè, e veggo Rappelwerer [sic] slanciarsi e giugnere in un batter d’occhio al pianoforte. "Eh, non è venuto l’accordatore?" No, risponde tranquillamente Mistriss Morrisson; non sono due mesi che il piano è stato rimesso a nuovo, e Fanny che l’ha provato jeri, lo ha trovato d’accordo. Rappelwherer non era uomo che cedesse di leggieri, quando credeva di aver ragione, e Mistriss Morrisson non era donna da permettere che si rivocasse in dubbio l’istinto musicale di sua figlia minore. Onde, a terminare il contrasto, fu chiamato un violino, il quale dichiarò, che senza una ripassatina, lo stromento non poteva servire. Il buon maestro si mette a fare l’uffizio; due corde vanno a male, e al rumore acuto ch’esse fanno strappandosi, i nervi s’increspano alla enorme mistriss Morrisson, l’aspetto della quale prende l’espressione del ticchio doloroso. S'accordano di nuovo. Miss Emilia Morrisson, siede al piano in qualità di presidente; un ricco tintore di Threadneedle-street si rafferma fra le gambe incrocicchiate il violoncello; il suonatore di flauto allungando e tormentando il suo stromento, che cresce, cerca indarno di metterlo al corista del piano; il violino aggiusta tre volte il suo cantino che si rompe e gli salta agli occhi. Rappelwherer, in mentre che ciascheduno soffia e raschia a chi può meglio, prodiga invano i suoi sudori e i suoi consigli, che ognuno rispinge con orgoglio. D’accordo in venti tuoni diversi, la banda armonica si mette sotto gli ordini del maestro, i tre colpi danno il segno del combattimento, e il largo della sinfonia della Lodoiska (antica novità) mi viene a percuotere le orecchie.

Povero Kreutzer! Come bene furono comprese le tue intenzioni! Invano la parola largo posta a lettere majuscole in capo a tutte le parti, esprimeva la gravità del primo tempo della tua ouverture. Miss Emilia, la cui indole petulante male s’accorda con questa monotona lentezza, muta le tue semiminime in semicrome e dà alle tue frasi solenni la vivace ilarità dell'allegro. E tuttavia non sarebbe stato che mezzo male se i sinfonisti, avvisati di questa variante, avessero potuto conformavisi. Ma in quel mentre che la giovane pianista volava "Con l’ali aperte e ferme," il contrabbasso camminava a passi di testuggine, il flauto conservava un tempo mo[p. 220 modifica]derato, e il violino teneva dietro al flauto a due battute di distanza; e già Miss Morrisson, scioltasi, dal largo, entrava nel presto, che vien dopo, quando i suoi complici, che si trovavano ancora indietro più di dieci battute, sembrarono accorgersi di un qualche lieve errore, e a un tratto si fermarono. Avreste veduto allora cadere il sudore a grosse goccie dalla fronte a Rappelwherer, il quale fissando su di me uno sguardo disperato, pareva che mi dicesse: «■ Il male è incurabile, mi sto zitto. «Si cercò la cagione di questa mancanza d’insieme; ciascuno difese il suo movimento, e dopo un intermedio dialogizzato in modo vivissimo e alquanto pungente, si passò al presto. Qui i concertanti alquanto confusi, presi dal punto d’onore, fecero in modo che il presto non camminò male; se non che, siccome ciascun aveva buona esperienza di sè, e tale da dovergli inspirar timore i movimenti troppo vivaci, ebbero cura di prender un tempo più comodo. Niuno si affrettava. Fate conto che l’andar loro somigliasse il passo tranquillo e penoso di que’cavalli fiamminghi, i quali posano leggermente i piedi sul suolo, per tema quasi di fargli male. Ogni nota o breve o lunga, o forte o dolce che si fosse, aveva il suo valore uguale; e quanto più era càrica la battuta di semicrome, tanto più durava; non se ne perdeva nulla; e ogni cosa entrava in calcolo: tanto che ella era veramente una esecuzione di spaventevole esattezza. Miss Morrisson faceva ribombare il pedale; il tintore tormentava la sua corda grossa; il violino smanicava giù, che vi so dire era un piacere. E non solamente questa esecuzione (parola conveniente che nulla più) c’intronava le lacere orecchie, ma ci abbarbagliava gli occhi per la quantità e l’incoerenza di que’ gesti contrari, opera di tante braccia, di tanti gomiti e di tanti e di tanti pugnetti agitati in sensi diversi. Quanti applausi coronarono questi sforzi! Tutte le signore, le quali quanto era durata la carnificina di questo delizioso pezzo, avevano fatto la battuta colle teste e co’ventagli, si posero a fargli i conienti: e via via che era una cosa da ridere, si parlò di tenerezza musica, contrappunto, genio, belle arti, finché Mistriss Morrisson ci annunziò che Miss Emilia, l’eroina del pezzo concertato si apprestava ad accompagnare la sorella minore pronta a spiegare le sue doti di esecuzione vocale. Si fa silenzio: io riconosco il ritornello della vecchia romanza: Ah! Nanci! vuoi tu seguirmi? (i) La damigella, immobile come un ceppo, colla mano destra appoggiata sul pianoforte, cogli occhi fermi al soffitto, con un aspetto severo e fosco, dà principio al suo pezzo, o piuttosto al suo gemito. No, in verun altro luogo che in Inghilterra si può dar nome di musica a un simile piagnisteo, ed accordargli l’onore di far parte di un concerto. Non era che un lungo e monotono lamento senza misura, senza ritmo, senza espressione,- ed io mi sentiva la voglia di piangere, pel solo effetto simpatico di que’ suoni che mi sembravano molli di lagrime, e che operavano in me come operano i suoni lontani delle campane, una sera malinconica d’autunno, sulle persone che hanno i nervi troppo (t) Oh! Nanyc! wllt tkou gang wilh me? dilicati e irritabili; ma tutto ad un tratto mi prese il riso nel sentire i guaiti simpatici di una povera bestiuoja, che avevano rinchiusa in un gabinetto, affinchè non disturbasse l’adunanza musicale. Questo dilettante inaspettato era il cagnolino di Mistriss Morrisson, al quale pareva che questa strana musica pungesse in singoiar modo le libbre. Le due sorelle, senza punto scomporsi a ciò, simili a due orologi di Brequet, i quali si comunicano vicendevolmente la vibrazione, si sostenevano benissimo; e per carità fraterna molto commendevole, alternando, gettavano a quando a quando un velo sugli sbagli l’una deifi altra. Gli applausi che le ricompensarono furono pieni d’entusiasmo; io già non dubito punto della loro sincerità. Dirò io qui come un giovine cugino di Mistriss Morrisson ci sfigurò un concerto di Viotti; quai suoni acuti e stridenti fecero uscire dal cantino le sue dita poste di continuo presso il ponticello? Dipingerò 10 gl’inutili sforzi di Miss Fanny e di un largo signore per venire a capo del celebre duetto di Mozart: Crudel perchè finora? Finalmente ripeterò io la scusa veramente nuova di Mistriss Morrisson, la quale avvedendosi della cattiva riuscita del duetto, tentava di giustificare sua figlia con dire (vedi ingenuità!) «Oh io non amo quelle romanze in i e in o: non ho mai permesso a mia figlia di cantare di pezzi italiani altro che questo: «C’est l’amour, l’amour, l’amour!» E di vero Mistriss Morrisson colla strana inflessione ch’ella dava a queste parole, ne faceva un’arietta di Rossini! Io cercai cogli occhi Rappelwlierer, il cui grottesco rammarico mi aveva divertito per tutta la seduta. Egli era scomparso. Mi restavano ancora a trangugiare tre pezzi ed un finale. Ma già mi avevano tempestato i nervi, e scorticate le orecchie che slava bene. Sicché presi partito d’imitare 11 maestro di cappella, e efi andarmene io pure a respirare un’aria purgata delle suonate, scevra dalle note false e libera dalle appoggiature. Nel punto che Emilia cominciava a cantare la vecchia ballata intitolata: Gianna la pazza, mi scansai maledicendo i carnefici dilettanti che m’avevano cosi crudelmente straziato. Io aveva già oltrepassato il quartiere di Mistriss Morrisson, e guadagnava la gran strada di Oxford, quando un tumulto di voci, di stronfienti e di grida confuse, frammezzo alle quali mi risuonavano all’orecchio non so quali accenti che non m’erano ignoti, mi fece sollecitare il passo. Erano le undici e mezzo, e questo romore notturno mi cagionava inquietudine. Ed ecco io scorgo Rappehvherer, che si dibatteva in mezzo alle guardie notturne che ne lo menavano di forza. Tre o quattro brutti musi d’uomini che erano armati d’arpe, mandolini e clarinetti incalzavano colle grida il malarrivato maestro, a Arrestatelo, arrestatelo! ch’ei passi la notte al violone! W Pervenni fino al povero Tedesco, e volli sapere donde gli era piovuto addosso questo altro malanno. Ed egli, 5> Ah mio buon signore, mi disse, cattiva musica è la mia persecuzione. Quel briccone là (indicandomi un suonatore di basso) suonava un buon mezzo tono troppo alto; questo abbominevole clarinetto soffiava mezzo tono troppo basso; quegli altri (I) Abbiamo ritenuto per Io scherzo questa parola, che pure in alcune provincie d’Italia è usata per indicare la prigione d’un corpo di guardia. là ( indicandomi due canterini ) guastavano la bell’aria tedesca: Stch’nur auf, stch’nur auf! 10 ho voluto fare qualche osservazione civile, essi hanno domandato questo consta-, bile, ed io debbo andar a passar la notte in prigione, se voi non mi liberate. - Si, riprendeva il constabile, egli è un forestiero che s è ubbriacato, e vuole impedire a questa brava gente di guadagnarsi il pane. Domattina io lo condurrò dal giudice di pace, e pagherà dieci scellini per apprendere a turbare un’altra volta il pubblico riposo. Mi venne fatto non senza pena di liberare il nostro Orfeo alemanno. Cammin facendo, ei si consolò con maledire l’Inghilterra, dichiarandola priva efi ogni gusto musicale, e fedele a quelle teorie delle quali non può verun Alemanno far senza, mi provò per sillogismo e per entimema, che un popolo che sia molto carnivoro clebbe avere l’orecchio falso, e che l’effetto inevitabile del roastbeef si è di rendere ottuso ogni senso musicale. {T.) BIBLIOGRAFIA. MUSICALE CEvafa su ©bvkkse ©pere Duetti per Pianoforte e Violoncello Questa volta entreremo in materia senza proporre alcuna osservazione contro le fantasie istromentali alla moda, troppo godendoci l’animo di poter dar principio a questa rivista di pezzi di ogni genere e sì difTerenti fra loro per merito con un’opera forte d’immaginosi concetti e lodevole per regolare condotta - Duo pour piano et violoncelle, ou cór, ou violon, par Henselt. - Questo coscienzioso pianista alemanno, che scelse a sua dimora Pietroburgo, la città che ora forse più generosamente di ogni altra in Europa rimerita i famosi artisti che vi si producono, fece già di pubblico diritto varie ottime opere per pianoforte fra cui gli Studii, da tutti conosciuti, occupano il primo posto. Dalle sue pubblicazioni si ravvisa che Henselt è uno spirito contemplativo e poetico che preferisce piuttosto commovere ed interessare un crocchio d’intelligenti amici, che sorprendere ed inebbriareil pubblico. Egli appartiene alla mistico-romantica scuola di Chopin. Scorrete il sullodato suo duetto (Op. 14) in si minore, ed ovunque troverete pensieri patetici, modulazioni penetranti ed una certa tinta di mistero, che se alla prima non varrà a scuotervi gran fatto e forse vi potrà anche sembrare propender alla monotonia, più udrete il pezzo meglio sarete attratti dalle recondite sue bellezze e finirete per ammirare il profondo magistero di fattura, la distinzione delle armonie e gli elegiaci concepimenti sviluppati fra il succedersi e I’ intrecciarsi di andamenti per la maggior parte a terzine. Il duetto di Henselt dal fecondo e facile Czernyèstato trascritto per pianoforte solo ed a quattro mani. Wolff, l’infaticabile e troppo produttivo pianista, e Batta il violoncellista dell’anima e della grazia, si unirono per comporre un brillante duetto per pianoforte e violoncello mettendo a contribuzione le belle melodie della Lucrezia Borgia -, dal quale caratteristico spartito tolsero la magnifica stretta del prologo che assoggettarono a due affettuose variazioni; poscia dal violoncello si modula la romanza espressamente da Donizetti scritta per Mario del Teatro Italiano di Parigi, e da Batta prima d’ora trascritta pel proprio istromento: interviene inseguito il brindisi e l’opera termina col vivace valtz dell’introduzione. Questo duetto piacque assai in varie accademie eseguito da’loro autori, i quali hanno pure messo insieme due altri pezzi per gii stessi istrornenti sopra la Favorita di Donizetti e la Regina di Cipro di Halevy, che tosto vedranno la luce nella Calcografia Ricordi. 11 nome di Hunten si rende sempre più popolare presso i giovanetti che hanno appena superate le prime nozioni, meglio di quasi tutti i compositori-pianisti sapendo fare, come si dice, dell’arfe facile ciò che ha pure le sue grandi difficoltà. La pubblicazione di qualche nuovo lavoro di questo autore è una fortuna per gli editori e per gli infiniti amatori de’ piccoli capricci e delle variazioncelle, i primi ne smerciano buon numero di copie, gli altri dilettansi senza troppo affaticare. Anche il Divertimento per pianoforte e violoncello 0 flauto è da porsi fra i pezzi i più facili che sianvi per quest’istromenti: i motivi del Roberto Devreux vi sono presentati in modo spontaneo e non privo di eleganza. IL’9 es&Ba$© vÈ©I©aaeeIS© ©©sa ©©«©aaapsìgpiaaaaeaat© di gsi&sa©» Alfredo Piatti suonatore di violoncello in giovane età già rinomato, affidò all’editore Lucca il suo Canto, nel quale mostrò di aver fatto non volgari progressi nella composizione. Questo andante melanconico in sol mi [p. 221 modifica]nore non è che un’appassionata cantilena svolta ora con vezzo, ora con energia, e sempre con tale espansione di sentimento da render il più omogeneo ed insinuante di tutti gli istromenti quasi emulo della voce umana. Al Piatti van tributati speciali encomj per aver nel suo Abbandono lasciato da parte ogni sorta di passi puramente meccanici, de’ quali in altre sue opere oltremodo si compiacque fare sfoggio; sulla sola espressione è basato questo breve componimento del genere dell’elegìa di Ernst, che è quanto dire Schubertiano.

Il Coscritto, melodramma in due atti musicato dal maestro Bielati. Milano presso Bertuzzi.


Nell’estate del 1841 gli ameni lidi del S. Pier d’Arena risuonarono delle melodiose frasi con cui un cittadino genovese aveva adornato i versi di G. C. Casanova: fervide acclamazioni accolsero la nuova Opera, la quale fu giudicata degna di esser affidata alle stampe per intero. Allorché il Coscritto verrà esposto in alcuno de’ nostri teatri si potrà parlarne con dettaglio.

Pezzi per Pianoforte solo


Ecco finalmente comparsa la tanto sospirata Fantasia (o meglio Capriccio) sopra motivi favoriti del Maometto di Rossini, con cui Döhler, come già osservossi nel N. 9 di questa Gazzetta, a preferenza si cattivò l’ammirazione de’ nostri filarmonici negli applauditi suoi concerti alla Scala. Questo principe de' moderni pianisti italiani nelle sue opere non di rado sa unire in bell’accordo la ricca armonia dell’Alemagna, alla vaghezza ed espressione della melodia italiana, e pertanto esse interessano gli intelligenti mentre allettano e sorprendono il pubblico. Il Capriccio sul Maometto è da porsi fra i migliori pezzi dell’esimio autore, il quale or ora ha compito una seconda raccolta di Studj che vuolsi non inferiore alla prima. I nuovi 50 Studj di Döhler di media forza stanno sotto i torchi del Ricordi per esser posti in commercio il giorno 15 gennaio.

L'Impromptu sur la Maschera; Jacquot; il Bolero tolto a Grisar ed il Divertimento in forma di Fantasia (!), pezzi tutti di Wolff, vanno ascritti a quel sovrabbondante genere di musica combinata a un tanto alla pagina per assecondare i bisogni degli editori, e le ricerche de’ poco esigenti studiosi.

Gli appassionati pel ritmo ballabile potranno trovare di che esser soddisfatti nel Valtz (Op. 120.) di Hunten, al quale devonsi eziandio alcune graziose se non nuove Variazioni sul Roberto Devreux - Assai affettuoso è il Pensiero d’Amore che Mazzucato offriva ad un suo cugino. - Nella precedente miscellanea bibliografica si trascurò di far menzione del Notturno in fa bemolle del maestro Fanna edito dal Canti, commendevole pezzo che distinguesi per una cantilena patetica ed imponente con maestria e buon gusto intrecciata fra variati passi di attraente risultato: lo raccomandiamo caldamente alle brave nostre dilettanti pianiste. - Herz trascrisse da par suo lo Stabat Mater di Rossini, trionfando quasi sempre delle gravi difficoltà che frappongonsi alla riduzione per pianoforte solo di complicate partiture. Ciò può esser pure attribuito a Czerny per l’accurata sua trascrizione nello stile brillante della Sinfonia della Linda di diligente elaborazione donizettiana.

Pezzi per pianoforte a quattro mani sopra il Nabucco.


Ben volontieri mi farei a lodare i due Divertimenti, o capricci, o pot-pourri che Croff e Fasanotti, allievi emeriti del nostro Conservatorio, produssero servendosi dei tanto aggraditi motivi del maestro Verdi, se nel frontispizio de’ loro pezzi non fosse segnato il pomposo titolo di Fantasia. Non cesseremo mai d’insistere onde questa parola venga solo applicata a componimenti musicali in cui l’immaginazione spieghi i suoi tesori.

Trascrizioni per fisarmonica e pianoforte o per due pianoforti di Giorgio Lickl.


Coloro che non potendo udire lo Stabat Mater per canto coll’accompagnamento d’orchestra o di pianoforte, vogliono avere una sufficiente idea di questa musica, non hanno che a far acquisto dell'ottima trascrizione di Lickl, in essa colla più possibile fedeltà troveranno riprodotti gli effetti dell’opera originale. La parte della filarmonica co’ patetici e legati suoi suoni vi è calcolata in modo da rendere meno sensibile la mancanza delle voci.

Il medesimo Lickl di Vienna, al quale la fisarmonica deve il miglior metodo, trascrisse pure l’Album di Donizetti intitolato Soireès de Paris. Is. C.

(Sara continuato.)


CARTEGGIO.

Ci scrivono da Berlino. «L’alta importanza della musica sacra è tra noi riconosciuta in un modo luminoso. Nientemeno che il nostro governo, abbandonò il progetto di erigere un Conservatorio a Berlino, giustamente persuaso che i cultori dell’arte profana trovano bastevoli eccitamenti nei larghi favori del pubblico, e si propone in vece di fondare presso la Cattedrale di Colonia una scuola destinata in ispecialilà all’insegnamento dei diversi rami della musica ecclesiastica. Una simile istituzione gioverebbe grandemente anche nella vostra Italia ove sembra che ben pochi compositori sappiano farsi giusta idea della somma differenza di carattere che deve correre tra la musica da teatro e quella destinata a dar splendore e maestà alle auguste cerimonie del culto. Se non che i vostri maestri italiani limitano ogni loro studio alla composizione teatrale, e all’infuori di questa o non ne conoscono altra o poco si curano di mostrare che la conoscono. In contrario a quanto or qui affermo vorrei che sapeste nominarmi un solo compositore di musica stromentale conosciuto al di qua delle Alpi!» (1)

R. R.


Parigi. • Eccovi in breve alcune altre notizie musicali di questa gran metropoli del mondo filarmonico. Potete darle in seguito a quelle che vi feci tenere in data del 4. cor. - Al nostro Grand-Opéra si stanno facendo le prove delle nuova Opera di Scribe e Auber che si intitolerà La part du Diable. Il titolo promette molto! Che ve ne pare? E c’è a sperare che, se il diavolo è il vero protagonista del dramma, il poeta e il compositore avranno saputo accendere il loro estro di sufficente fuoco. In caso diverso il ritratto riuscirà al dissotto dell’originale. Dopo l’Opera di Auber udiremo quella del signor Balfe; v’è chi teme che il salto abbia ad essere precipitoso: peggio per chi corre pericolo di fiaccarsi le gambe.

In proposito del nostro Teatro Italiano, a scanso di fatica ed anche per la più spiccia, vi ripeto a puntino le parole di un nostro giornale: «L’Opera Linda de Chamounix, già lo abbiamo detto, fu scritta a Vienna e per Vienna. Essa contiene alcuni bei pezzi. Per essere rappresentata degnamente a Parigi accorse a porla in iscena il medesimo Donizetti il quale, avveduto com’è, ben sapevasi quel che faceva: egli quindi si diè premura di aggiugnere una cavatina per madama Persiani, un canto religioso per Lablache e un duettino finale tra Mario e la signora Persiani. Questi tre pezzi, che sono perfettamente accomodati alle voci de’ cantanti, ont fait le succès de l’ouvrage. Le decorazioni sono nuove, gli abiti nuovi, epperò la Linda è adottata e posta in ischiera coi capolavori dell’epoca! Così vanno le cose, e Saffo, Beatrice, la Vestale, Roberto, Ines de Castro, Parisina, ecc., opere che da più anni vengono applaudite su tutti i teatri d’Italia, sono a Parigi, ignominieusement delaisées et considerées comme etant des mauvais ouvrages

Tralascio di farvi notare le obbiezioni che potrebbero farsi a queste parole che volli riprodurvi come l’espressione dell’opinion personale di uno de' nostri fogli di musica sufficentemente accreditato.

La nuova Opera buffa che Donizetti sta preparando pel teatro Italiano si intitola Don Pasquale. Vi è facile immaginare che la parte protagonista sarà sostenuta da Lablache. Non potrei dirvi ancora quale specie di tipo comico avrà saputo ritrarre il poeta in codesto suo personaggio modestamente casalingo, ma certo la musica di Donizetti e il canto magistrale e la mimica incomparabile del sommo attore sapranno formarne un originale simpatico ed esilarante da poterci compensare almeno in parte della noja dei tanti fastidiosi eroi tragico-lirici che ingombrano la povera scena melodrammatica.

Il vostro C. G.


Dresda, li 18 Novembre. Da un carteggio particolare della G. M. de Paris togliamo le seguenti notizie: L’immenso successo di Rienzi, tragedia lirica del signor Riccardo Wagner, tratto dal Romanzo di Bulwer, si è sostenuto alle susseguenti rappresentazioni, e si sosterrà per ben lungo tempo. L’entusiasmo del pubblico, invece di raffreddarsi, si manifesta ognora coi medesimi trasporti, scoprendo, ogni volta che lo ode, delle novelle bellezze in questo ammirabile spartito che bisogna sentire ripetutamente per capirlo a dovere. Rienzi e il suo au-

(1) L’Italia nostra possiede a non dubitarne non pochi dottissimi maestri i quali hanno dato saggio di classico valore nelle composizioni sacre; valga per molti tacendo quello di Rossini, il nome del ch. Basily. Che se non tutti sono ricchi di una celebrità più che municipale è questo da attribuirsi al poco favore conceduto tra noi al presente alla musica sacra, sicché i buoni cultori di essa son costretti a tenersi paghi delle soddisfazioni che offre uno studio confortato dagli encomii e dall’ammirazione di un piccolo circolo d’amici. All’opposto non mancano maestruzzi, ignoranti per fino delle più ovvie discipline artistiche, i quali, perchè ottennero di produrre i parti del loro ingegno sulle scene di qualche primario teatro, si godono di più che italiana rinomanza. C’è per altro la consolazione che la face della gloria di codeste lucciole artistiche manda un bagliore effimero, e dopo breve tempo si spegne e lascia profonda oscurità intorno a sè.

tore sono tra noi l’argomento di tutte le conversazioni, e dura tuttavia la meraviglia di vedere un giovine fin al presente sconosciuto, lanciarsi d’improviso e prendere posto d’un sol tratto al fianco delle nostre primarie celebrità musicali. Ciò che maggiormente fa stupire egli è di trovar congiunta a tal punto in un medesimo individuo due qualità diverse, quella del musicante, e quella del poeta, perocchè il poema è tutto uscito dalla penna del compositore e farebbe onore ad un poeta di professione.

Molte difficoltà ebbe a superare il signor Wagner prima di poter dare la sua Opera, poiché i suonatori e i cantanti protestavano e dichiaravano ineseguibile la sua musica. Il fatto stesso accadde a Beethoven quando assistette alle prove del suo Fidelio!! Ma a forza di istanze il signor Wagner ottenne di vincere tutte le ripugnanze. Coloro i quali eransi più caldamente pronunziati contro codesta musica ne divennero poscia i più caldi parteggiatori... Fra questi fu prima la celebre attrice cantante tedesca madama Schroeder-Devrient...»

Ecco ora il sunto di un carteggio in data di Vienna del 19 novembre diretto all’anzidetto giornale.

Dopo aver fatta una pittura piuttosto risentita del sovverchio favore che la bella Società Viennese accorda alla musica teatrale del genere facile e leggero, e del languore in che è lasciata qualche buona istituzione filarmonica, il corrispondente della G. M. di Parigi aggiugne:

«Eccovi le premesse dietro le quali difficile riuscirebbe formare un pronostico propizio intorno all’arte musicale e agli artisti di Vienna. Ora in brevi parole vi porrò al fatto delle effimere produzioni che spuntarono sul nostro orizzonte musicale in questi ultimi tempi. La società Filarmonica ha dato tre grandi festivals, nei quali si contarono più di mille tra suonatori e cantanti. Si scelse per prima produzione una delle migliori opere di Haendel, il Giuda Macabeo (1). Ma che volete! Le cavatine e la musica da contraddanze hanno guastato l’orecchio del nostro pubblico: nessuno osò porre in dubbio l’eccellenza dell’opera, ma si trovò ch'ell’era nojosa! - La stessa composizione fu data ad un secondo Festival, e la sala sarebbe stata vuota se non usavasi la precauzione di distribuire gratis più di mille biglietti. Il terzo Festival o meglio Accademia ebbe il più splendido esito: è bensì vero che il programma annunziava tutto ciò che vi ha di magnifico in fatto di musica del gran genere stromentale e drammatico. L’Ouverture del Flauto magico di Mozart, e il coro de’ sacerdoti della medesima Opera; il coro delle Ruine d’Altne e l’Ouverture all’Egmont, di Göethe, scritta da Beethoven; un’aria dell’Orfeo di Ghulk, un’Aria del Messia di Haendel e per l’ultimo le Vendemmie, pezzo estratto dalle Stagioni di Haydn. Nulla varrebbe a darvi giusta idea dell’effetto che producono questi pezzi eseguiti che siano perfettamente da una colossale orchestra...»

(1) Ne fu giù dato un cenno in questa Gazzetta al N. 42.


NOTIZIE MUSICALI ITALIANE

Milano. In questa or passata settimana abbiamo avuto due grandi accademie musicali, la prima nelle splendide sale della società del Giardino, l’altra nel Grande Teatro alla Scala a benefizio del pio Istituto Teatrale. A misura del valore dei diversi artisti vi si eseguirono con maggiore o minor perizia diversi pezzi vocali, tratti dal primo all’ultimo da' repertorii teatrali della giornata. Un numeroso distinto uditorio si affollò tra le ricche dorate pareti della Società del Giardino, palesando con ripetuti generali applausi il vivo gradimento ad una festa musicale offerta con isquisita cortesia; e qualche centinajo di persone nella platea, onorarono il programma della Pia Istituzione, e la serata, ad eccezione del clamore destato dalla valente signora De Giuli e dal quintetto delle alunne dell’I. R. scuola di ballo, passò modestamente tranquilla.

Gli amatori de’ buoni studii musicali bramerebbero che anche tra noi si introducesse l’uso di destinare le Accademie, non a ripetere i pezzi scelti delle Opere più applaudite, e quindi già udite le cento e cento volte, ma bensì a far onore alla mu[p. 222 modifica]sica sia stromentale sia vocale de’ grandi maestri delle diverse scuole,da lungo tempo tra noi dimenticati per cagioni affatto indipendenti delle alte esigenze dell’Arte. Se non che c’è da osservare che onde codeste Accademie riuscissero degne della classica musica che dovrebbe, secondo la nostra idea, preferirsi a quella de’ repertorii teatrali della giornata, farebbe mestieri di lunghi e laboriosi studii, cosi dal lato dei cantanti come da quello dell’orchestra, farebbe mestieri di molte e molte prove, acciocché Faccordo tra le parti risultasse così perfetto da poter dare giusta idea del valore e del carattere delle musicali composizioni prese a interpretare..} farebbe insomma mestieri di tante e tante cose che impossibile riesce ottenere dalle presenti consuetudini delle professioni filarmoniche ecc... e dalle abitudini del nostro pubblico. Ciò stante è il meno male accontentarsi che la scelta de’ pezzi che di solito si fa tra le musiche de’ compositori più noti, si faccia con buon discernimento, e si producano poi con sufficiente [accuratezza. — Genova. I filarmonici di questa città devono eseguire il Requiem di Serra, zelante capo dell’orchestra del teatro Carlo Felice, per onorare la memoria del maestro Lobbia morto il giorno 30 scorso settembre. II Lobbia era fra noi molto stimato per le sue qualità individuali, per la sua passione per la bell’arte e per aver formato dei buoni ailievi, e perciò la perdita di lui riuscì di comune rincrescimento. — Camillo Sivori, il quale all’eccellenza dell’arte accoppia ottimo cuore, si produsse nuovamente al gran Teatro in un’accademia a benefizio degli asili infantili della sua patria. Prima di rivolgersi a Parigi egli visiterà Milano. — Firenze. 11 violinista Semèladis col suonatore di pianoforte Dargcnlon in un concerto furono colmati di applausi: il duo di Osborne e Bériot sul Guglielmo Teli piacque a preferenza degli altri pezzi. — Zara. Varbek, opera composta nello scorso carnevale pel teatro di Pordenone dal maestro Andrea Galli, riprodotta sulle nostre scene vi trovò buona accoglienza. I giovani che esordiscono nella propria carriera vanno sempre incoraggiati. — Palermo. Veniamo assicurati da una persona intelligente che assistè ad una rappresentazione della Matilde di Manforte parole dell’avvocato Caccioppo nuova musica del maestro Palermitano Fodale, che dall’autore di questo spartito si può col tempo attendere una illustrazione musicale italiana: le bellezze che vi si rinvengono in ispecie in un quartetto ed in un duetto fanno concepire delle grandi speranze. Avvertiamo però il Fodale che la forza c robustezza deU’istromentazione non deve consistere nel fracasso e nel frastuono, e che l’energia della declamazione vocale non va mai spinta fino alle grida. Stia in guardia contro questi due prepotenti abusi, pur troppo all’ordine del giorno. NOTIZIE MDICALI STRANIERE — L’apertura del nuovo teatro d’Atene si farà, a quanto si dice, coll’Opera Ajace, musica del sig. Manzaro, giovine compositore Greco. La seconda Opera sarà P Antigone di Sofocle coi cori musicati da Mendelshon. — Mendelshon durante un viaggio che fece la passata state in Svizzera visitò jun’istituzione di giovani ciechi, ove molti allievi che attendono alla composizione, mostrarono il desiderio di avere il suo giudizio sui loro saggi. Il celebre compositore, dopo essersi fermato diverse ore ed avere attentamente esaminati alcuni pezzi, fece dei complimenti a’molti allievi, e per compensarli dei loro sforzi sedette al pianoforte e improvvisò in sì mirabil modo che tutti que’ giovinetti ne furono commossi fino alle lagrime. — Si parla molto di una macchina inventata in Inghilterra da sostituirsi ai Claqueurs di professione. Essa è congegnala in modo che collocata nel sito più opportuno della platea ad un dato segnale fa tale uno strepito che molto s’assomiglia agli applausi degli ammiratori d’entusiasmo. Mercè l’invenzione di questa macchina quei signori artisti, i quali non possono proprio vivere senza il pascolo quotidiano di un assordante batter di mani, avranno ora modo di soddisfare i loro desiderii, senza troppo dispendio; chè per verità, la spesa serale dei Claqueurs prezzolati riesce troppo grave, e quella dei C/agueurs-diletlanli troppo fastidiosa, in ragione delle pretese che questi ultimi armano al cospetto de’ virtuosi e in ispecie delle virtuose applaudite. La macchina-claqueurs si avrà con poche lire per sera. — Il 13 novembre p. p. morì a Dresda Giuseppe Rastrelli, sassone regio direttore di musica in età di 45 anni. Egli compose varie pregevoli opere in musica e messe, le quali, comunque spettanti al genere della scuola tedesca, palesano ovunque la facilità italiana c una pienezza di grate melodie. — Nell’Accademia dataci il 27 nov. p. p. dai membri dell’orchestra dell’I. R. teatro di Corte in presenza di S. M. l’Imperatore, l’Imperatrice Madre e di S. A. I. l’Arciduca Francesco Carlo, si eseguirono la gran sinfonia in sol minore di Mozart, un’aria di Così fan tutte, «ì un aria concertata col pianoforte; ambidue dello stesso maestro Mozart; e per ultimo la gran sinfonia in do minore del maestro Beethoven. LL. MM. dimostrarono al maestro di cappella, signor Nicolai e all’orchestra il loro aggradimento per questo concerto. (6r. M. di Vienna.) — Ne’Concerti pubblici eccitò un’attenzione particolare, il pianista di 12 anni, Antonio Rubinsteiu di Mosca, per la sua sicura tecnica e compita esecuzione. Egli eseguì in tre varj concerti delle composizioni di Thalberg, Henselt, Liszt, Mendclssohn, Mozart, Bach (Seb.) e Beethoven, nel vero loro spirto, ed ebbe molto applauso. — Fra i 493 fogli periodici che ora compariscono a Parigi, 14 ne sono dedicati alla musica. {Gazz. Univ. Mus.) — La Lucrezia Borgia di Donizclti venne riprodotta al Teatro Italiano di Parigi con felicissimo successo. I Parigini che la prima volta giudicarono molto severamente questo spartito, ora si mostrano contenti di aver potuto riformare la loro sentenza. Fra le Opere di Donizetti essi pongono al presente la Lucrezia subitoMopo la Lucia in ordine di merito. Così un giornale di "colà. DIZIONARIO MUSICALE CKITIC© 5JM©BSIS®aCO ( Vedi ì.JY. 1, 9, 43-44 e 48.) Arte-Molte chiacchiere si sono buttale in campo per determinare dove la musica da semplice arte si innalzi ai grado di Scienza, ma mettiamoci pure al di qua ueiie teorie del [’Acustica, dei calcoli de’rapporli armonici, consideriamo la musica come un’arte, è però indubitato essere un’arte quanto difficile, nobile arte che negli antichi e ne’ moderni tempi fu coltivata con amore da Re, da Regine, da Ministri, da Scienziati, da gran Capitani, arte potente che sa esercitare molta influenza sull’incivilimento, arte che non può avvicinarsi alla perfezione senza fortunale disposizioni fisiche, coltura d’intelletto, educazione dello spirito, genio e bel cuore, perchè ha per iscopo il movere gli affetti, animare il fuoco delie passioni più belle, sublimare i religiosi pensieri col mezzo più soave, incantatore qual è il diletto delle melodie, delle armonie. Dicono taluni è un mestiere, i musici di professione cantano e suonano pel danaro... Sì?., poveracci! provatevi a pagare col solo fiato della gloria l’Illustrissimo signor Avvocato, il Chiarissimo signor Medico, l’Onorevolissimo signor Ingegnere, e via via discorrendo, e presto capirete che tutto si deve pagare a questo mondo, che pel suono dell’oro si canta, si suona, si scrive ricette, si disegna, si fan comparse, tutto si fa per l’oro, perchè l’oro fa tutto, e quindi se è un 7neslitre il far per mercede, tutto è mestiere quaggiù. Quando per la mercede non si avvilisca, non si converta in ciarlatanesimo l’arte e la scienza, quando si venda l’abilità, il sapere, non la coscienza, non l’onore, non la dignità dell’uomo, lo scienziato e l’artista del pari, anche dopo pagati, han diritto alla riconoscenza, all amore, alla stima: l’uomo può camminare al disprezzo od a bella ed onorata fama colle Bandelle alla mano o col Vitruvio, cogli Aforismi o coll’Archetto, coi latini testi ed anche coi trilli. Ma, soggiungono que’ taluni, sono pochissimi i musici che cerchino meritarsi il bel nome, dunque sono... Zitto! prima di strapazzar la logica, guardate attorno su tutte le professioni; e tu intanto o Lettore cerca nel Dizionario le parole: Artista - Professore - Virtuoso. Artista - Caprina barbetta, mustacchi eroici, lungaliscio-luccnle zazzera, portamento da ispirato o un pochettin del matto, vestire un cotal poco à l incrogable, forte putir di musco misto al caro olezzo dell’immancabil sigaro, acconciare (con fare però alla sbadata) e ciuffo e cravatta ad ogni specchio di caffè o di bottega da mobili, gettare spasmo-sentimentali occhiate su ogni passante Dulcinea, spingere galanti sorrisetti su tutti i balconi, gorgheggiare ad ogni tratto qualche passetto cromatico, millantar conquiste erotiche senza mai contarne i fiaschi, dar del Tu ad ogni amico di un quarto d’ora, vantare come prodezze il vuotar di caraffe, leggere con aria di non curanza ogni frontispizio di Giornale nei caffè, dar dell’asino ad ogni Giornalista che non profonda a josa i trionfi, le glorie, gli entusiasmi, i furori, gli esimj, gli incomparabili, dar del canchero, del cane ai colleglli (non presenti) della professione, odiare di tutto cuore la lettura dei libri tecnici dell’arte, ed ancor più quelli di erudizione, amare con isviscerato, costante attaccamento quel caro, quel dolce Far niente... Lettore, non ne hai tu visti mai di questi ultra-romantici terreni impasti?., e non crederesti tu che taluni di colali ammassi di leggerezza, di ignoranza, di rozzezza osino chiamarsi Artisti?., e non sai che taluni (saran forse pochi) giungono a tanto di rotondità da sforzarzi contro la stessa propria indole, contro qualche principio di buona educazione, c comparir dotali delle esimie qualità che ti ho descritte, perchè le credon proprio connotati necessarii ad ottenere il passaporto pel tempio della gloria, perchè le credono segnali sicuri del Genio Artistico?., eppure se ne danno, e non saprei se questi, o piuttosto i veri, i degni Artisti siano le eccezioni al maggior numero. Se ho tratteggiato un abbozzo del pseudo-artista maschio, dovrei delinearne un femminino, ma un po’ di corte a! Bel sesso ci vuole: si tralascia di fare il niente lusinghiero ritratto delle Virtuose senza virtù che disonorali l’arte, giacché vi è da sperare che di queste non ve ne sarà più una quando, migliorati sempreppiù i stabilimenti di musicale educa* ffé zione, avviati a’ più adattato mestiere molti de’ sedicenti perchè secredenli maestri ed alcuni Giornalisti, e meglio educato il gusto e il criterio musicale del pubblico, (V. Conservatori - Scuole - Maestri- Giornalista- Pubblico) precederanno col buon esempio i maschi Euterpei, mostrando di averla capita una volta che per meritare l’onorevole titolo di Artista ci vuole nientemeno di profonda cognizione della parte tecnica dell’arte (Ergo studio), coltura dello spirito [Ergo studio), Moralità (Ergo educazione), Civiltà (Ergo Galateo); e che poi, per aggiungere in coda nV Artista un po di Egregio ci vuole... (V. Genio), c che per non esser messi in ridicolo dal nome di Virtuoso ci vuole... picciola bagattella! (V. Virtuoso). Armonia - Secondo elemento della musica, sostegno, luce, abbigliamento della Melodia, che n’è essenzialmente l’elemento primo fondamentale (V. Melodia, Canto). La scienza dcU’tarmonia esige ben più che non le tecniche cognizioni dti^Contrappunto (V. Contrappunto, Composizione, Contrappuntista. Maestro), «sige uno squisito sentire, esige quella forza d’immaginativa che l’arte e lo studio possono e devono perfezionare, dirigere, ma che è dono del genio; esige il saper disecrnere con finezza di criterio gli elementi forti e deboli delle frasi melodiche, e i loro rapporti col senso poetico espresso dalla parola nel canto, o sottinteso nel motivo stromentale: esige una perfetta cognizione pratica, un tatto fino delle differenze di facoltà espressiva de’singoli istromenti musicali, e singolarmente poi degli svariatissimi effetti delle combinazioni de’diversi timbri de’ loro suoni (V. Istromenlazione)-, esige che il compositore sappia stare egualmente lontano dalla pedantesca servilità alle regole come dalla licenza de’ musicali ultra-romantici, che sprezzano le regole perchè pesanti pe’ loro Genj sottili - Ma, con tante esigenze per costituire un valente armonista dovranno essere assai rari i compositori - Così direbbe forse un vespertilio ma non già un incivilito abitatore della terra, perchè qui tutti conoscono il comodissimo sistema che copre ogni esigenza, che supplisce a tutto’ il sistema (V. Fracasso). Articolare - L’articolare con chiarezza e giustezza le consonanti, senza cadere nell’affettata pronunzia, è proprio di pochi fra i leggitori di prosa o di poesie, di pochi fra gli Oratori, di pochissimi fra i recitanti; e da ciò il frequente udir letture di belle, energiche prose o sublimi poesie ebe ti pajon brodetti lunghi lunghi, e ti interessano come le copie di Raffaelleschi fatte da ser Buonascoppa,da ciò i’udir da chi declama, recita o canta, penna per pena, cove per core, mollano per malanno, t tant’altre consimili bellezze. L’articolar a dovere, il giusto sillabare, onde chiare ne escano le parole senza danno della dolcezza ed espression melodica, ci tocca sentirlo dal cinque per cento de’cantanti, e nell’epoca nostra si può sfidare a provar il contrario: da ciò che cosa deriva?... (V. Dispetlo-Noja-Sbadigli-Libretto)-, e chi ha la colpa di questa radicale mancanza?... (V. MaestroStudio - Coltura - Articolazione). Articolazione - Se un abitatore della Luna capitasse mai in una delle nostre platee la prima sera di una Opera nuova, scommetto che direbbe: E che fanno tutti quelli che leggono un libricciuolo? - E" qualcuno gli risponderebbe: Leggono le parole dell’Òpera - Ma, e che fanno quelli lassù? - Cantano - E il povero Selenita non ne.capirebbe ancora un cavolo e voltatosi da un’ai tra parte, direbbe; Ma e che cosa è dunque il vostro cantare? - E qualcuno risponderebbe che anche noi, che non siamo della Luna, sappiamo conoscere che 95 su 400 de’terreni cantanti non cantano ma vocalizzano: e quel tale che così dicesse anche a costo di far sapere ai Lunatici le terrene ridicolaggini, avrebbe ragione. In fatto perchè siamo costretti a leggere il libretto con tanto discapito dell’attenzione e del diletto, intanto che si canta sul palco?... perchè i signori Cantanti non sanno articolare cantando, e quindi non si capisce che diavolo dicano; e guai se s’introducesse nelle udienze l’uso di gridar forte: Che cosa avete detto? ogni volta che si sentono dai sedicenti Cantanti e voci e vocali e trilli e volate e gruppetti e quasi mai parole, o parole storpiate, non intelligibili! (V. Pronunzia). Il Cartellone invita all’Opera in musica, cioè promette un dramma messo in musica; sono dunque le parole parte essenziale del Canto, c tanto più del Canto drammatico; e se non ci fate sentire la poesia. abbiate pazienza o voi che vi credete Artisti virtuosi, professori, o che so io, di Canto, non siete di più di professori di A, E, I, 0, U; non potete produrre che per metà, a dir molto, l’effetto melodrammatico; il vostro canto eunuco non può penetrare più in dentro de’timpani delle orecchie; non giungerà mai a movere gli affetti espressi dal poeta, infiorali, resi più eloquenti dal genio del maestro - Una bella creatura umana adorna di bellissima, splendida veste, ecco l’eloquente poesia adorna de’vezzi incantevoli della melodia. Ma... ditemi un pò? che cosa date al Pubblico quando cantate senza far intendere la poesia?... la bcllajveste, ma vi tenete in gola la bella vestita. Alcuni cantanti dicono: Cantare e articolar bene è difficilissimo; altri dicono; Ci hanno insegnato Scale, Messa di voce, Trillo, Portamento, Volate ma non V Articolazione... E il Pubblico risponde ai primi: dovevate scegliere un’arte facile, esempli gratia quella del Michelaccio e poi dice ai secondi: Dovevate cambiare Macs... Ma, adagio sig. Pubblico (Y. Maestro). ( Sarà continuato.) N. E. Cattaneo. CÌEOVAiraa EDITORE-PROPRIETARIO. ]»ES. Si unisce a «jaesio fogiio il ssesa® IV. 9 deil’AST®I„©eEA ©JLASSSCAl MUSICASSE EìaiS’I. M. SteMIimerat© Saiziffinai© F’s-ivilessiaio di C7aSe©sa*»iàa, ®ffl];sisteì‘ia e ’l’ipogiraila Musicai© di iJHJVAKKI KICOI63JS Contrada degli Omenoni N. 4720.

  1. (1) L'articolo è tratto da un giornale inglese.