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nore non è che un’appassionata cantilena svolta ora con vezzo, ora con energia, e sempre con tale espansione di sentimento da render il più omogeneo ed insinuante di tutti gli istromenti quasi emulo della voce umana. Al Piatti van tributati speciali encomj per aver nel suo Abbandono lasciato da parte ogni sorta di passi puramente meccanici, de’ quali in altre sue opere oltremodo si compiacque fare sfoggio; sulla sola espressione è basato questo breve componimento del genere dell’elegìa di Ernst, che è quanto dire Schubertiano.

Il Coscritto, melodramma in due atti musicato dal maestro Bielati. Milano presso Bertuzzi.


Nell’estate del 1841 gli ameni lidi del S. Pier d’Arena risuonarono delle melodiose frasi con cui un cittadino genovese aveva adornato i versi di G. C. Casanova: fervide acclamazioni accolsero la nuova Opera, la quale fu giudicata degna di esser affidata alle stampe per intero. Allorché il Coscritto verrà esposto in alcuno de’ nostri teatri si potrà parlarne con dettaglio.

Pezzi per Pianoforte solo


Ecco finalmente comparsa la tanto sospirata Fantasia (o meglio Capriccio) sopra motivi favoriti del Maometto di Rossini, con cui Döhler, come già osservossi nel N. 9 di questa Gazzetta, a preferenza si cattivò l’ammirazione de’ nostri filarmonici negli applauditi suoi concerti alla Scala. Questo principe de' moderni pianisti italiani nelle sue opere non di rado sa unire in bell’accordo la ricca armonia dell’Alemagna, alla vaghezza ed espressione della melodia italiana, e pertanto esse interessano gli intelligenti mentre allettano e sorprendono il pubblico. Il Capriccio sul Maometto è da porsi fra i migliori pezzi dell’esimio autore, il quale or ora ha compito una seconda raccolta di Studj che vuolsi non inferiore alla prima. I nuovi 50 Studj di Döhler di media forza stanno sotto i torchi del Ricordi per esser posti in commercio il giorno 15 gennaio.

L'Impromptu sur la Maschera; Jacquot; il Bolero tolto a Grisar ed il Divertimento in forma di Fantasia (!), pezzi tutti di Wolff, vanno ascritti a quel sovrabbondante genere di musica combinata a un tanto alla pagina per assecondare i bisogni degli editori, e le ricerche de’ poco esigenti studiosi.

Gli appassionati pel ritmo ballabile potranno trovare di che esser soddisfatti nel Valtz (Op. 120.) di Hunten, al quale devonsi eziandio alcune graziose se non nuove Variazioni sul Roberto Devreux - Assai affettuoso è il Pensiero d’Amore che Mazzucato offriva ad un suo cugino. - Nella precedente miscellanea bibliografica si trascurò di far menzione del Notturno in fa bemolle del maestro Fanna edito dal Canti, commendevole pezzo che distinguesi per una cantilena patetica ed imponente con maestria e buon gusto intrecciata fra variati passi di attraente risultato: lo raccomandiamo caldamente alle brave nostre dilettanti pianiste. - Herz trascrisse da par suo lo Stabat Mater di Rossini, trionfando quasi sempre delle gravi difficoltà che frappongonsi alla riduzione per pianoforte solo di complicate partiture. Ciò può esser pure attribuito a Czerny per l’accurata sua trascrizione nello stile brillante della Sinfonia della Linda di diligente elaborazione donizettiana.

Pezzi per pianoforte a quattro mani sopra il Nabucco.


Ben volontieri mi farei a lodare i due Divertimenti, o capricci, o pot-pourri che Croff e Fasanotti, allievi emeriti del nostro Conservatorio, produssero servendosi dei tanto aggraditi motivi del maestro Verdi, se nel frontispizio de’ loro pezzi non fosse segnato il pomposo titolo di Fantasia. Non cesseremo mai d’insistere onde questa parola venga solo applicata a componimenti musicali in cui l’immaginazione spieghi i suoi tesori.

Trascrizioni per fisarmonica e pianoforte o per due pianoforti di Giorgio Lickl.


Coloro che non potendo udire lo Stabat Mater per canto coll’accompagnamento d’orchestra o di pianoforte, vogliono avere una sufficiente idea di questa musica, non hanno che a far acquisto dell'ottima trascrizione di Lickl, in essa colla più possibile fedeltà troveranno riprodotti gli effetti dell’opera originale. La parte della filarmonica co’ patetici e legati suoi suoni vi è calcolata in modo da rendere meno sensibile la mancanza delle voci.

Il medesimo Lickl di Vienna, al quale la fisarmonica deve il miglior metodo, trascrisse pure l’Album di Donizetti intitolato Soireès de Paris. Is. C.

(Sara continuato.)


CARTEGGIO.

Ci scrivono da Berlino. «L’alta importanza della musica sacra è tra noi riconosciuta in un modo luminoso. Nientemeno che il nostro governo, abbandonò il progetto di erigere un Conservatorio a Berlino, giustamente persuaso che i cultori dell’arte profana trovano bastevoli eccitamenti nei larghi favori del pubblico, e si propone in vece di fondare presso la Cattedrale di Colonia una scuola destinata in ispecialilà all’insegnamento dei diversi rami della musica ecclesiastica. Una simile istituzione gioverebbe grandemente anche nella vostra Italia ove sembra che ben pochi compositori sappiano farsi giusta idea della somma differenza di carattere che deve correre tra la musica da teatro e quella destinata a dar splendore e maestà alle auguste cerimonie del culto. Se non che i vostri maestri italiani limitano ogni loro studio alla composizione teatrale, e all’infuori di questa o non ne conoscono altra o poco si curano di mostrare che la conoscono. In contrario a quanto or qui affermo vorrei che sapeste nominarmi un solo compositore di musica stromentale conosciuto al di qua delle Alpi!» (1)

R. R.


Parigi. • Eccovi in breve alcune altre notizie musicali di questa gran metropoli del mondo filarmonico. Potete darle in seguito a quelle che vi feci tenere in data del 4. cor. - Al nostro Grand-Opéra si stanno facendo le prove delle nuova Opera di Scribe e Auber che si intitolerà La part du Diable. Il titolo promette molto! Che ve ne pare? E c’è a sperare che, se il diavolo è il vero protagonista del dramma, il poeta e il compositore avranno saputo accendere il loro estro di sufficente fuoco. In caso diverso il ritratto riuscirà al dissotto dell’originale. Dopo l’Opera di Auber udiremo quella del signor Balfe; v’è chi teme che il salto abbia ad essere precipitoso: peggio per chi corre pericolo di fiaccarsi le gambe.

In proposito del nostro Teatro Italiano, a scanso di fatica ed anche per la più spiccia, vi ripeto a puntino le parole di un nostro giornale: «L’Opera Linda de Chamounix, già lo abbiamo detto, fu scritta a Vienna e per Vienna. Essa contiene alcuni bei pezzi. Per essere rappresentata degnamente a Parigi accorse a porla in iscena il medesimo Donizetti il quale, avveduto com’è, ben sapevasi quel che faceva: egli quindi si diè premura di aggiugnere una cavatina per madama Persiani, un canto religioso per Lablache e un duettino finale tra Mario e la signora Persiani. Questi tre pezzi, che sono perfettamente accomodati alle voci de’ cantanti, ont fait le succès de l’ouvrage. Le decorazioni sono nuove, gli abiti nuovi, epperò la Linda è adottata e posta in ischiera coi capolavori dell’epoca! Così vanno le cose, e Saffo, Beatrice, la Vestale, Roberto, Ines de Castro, Parisina, ecc., opere che da più anni vengono applaudite su tutti i teatri d’Italia, sono a Parigi, ignominieusement delaisées et considerées comme etant des mauvais ouvrages

Tralascio di farvi notare le obbiezioni che potrebbero farsi a queste parole che volli riprodurvi come l’espressione dell’opinion personale di uno de' nostri fogli di musica sufficentemente accreditato.

La nuova Opera buffa che Donizetti sta preparando pel teatro Italiano si intitola Don Pasquale. Vi è facile immaginare che la parte protagonista sarà sostenuta da Lablache. Non potrei dirvi ancora quale specie di tipo comico avrà saputo ritrarre il poeta in codesto suo personaggio modestamente casalingo, ma certo la musica di Donizetti e il canto magistrale e la mimica incomparabile del sommo attore sapranno formarne un originale simpatico ed esilarante da poterci compensare almeno in parte della noja dei tanti fastidiosi eroi tragico-lirici che ingombrano la povera scena melodrammatica.

Il vostro C. G.


Dresda, li 18 Novembre. Da un carteggio particolare della G. M. de Paris togliamo le seguenti notizie: L’immenso successo di Rienzi, tragedia lirica del signor Riccardo Wagner, tratto dal Romanzo di Bulwer, si è sostenuto alle susseguenti rappresentazioni, e si sosterrà per ben lungo tempo. L’entusiasmo del pubblico, invece di raffreddarsi, si manifesta ognora coi medesimi trasporti, scoprendo, ogni volta che lo ode, delle novelle bellezze in questo ammirabile spartito che bisogna sentire ripetutamente per capirlo a dovere. Rienzi e il suo au-

(1) L’Italia nostra possiede a non dubitarne non pochi dottissimi maestri i quali hanno dato saggio di classico valore nelle composizioni sacre; valga per molti tacendo quello di Rossini, il nome del ch. Basily. Che se non tutti sono ricchi di una celebrità più che municipale è questo da attribuirsi al poco favore conceduto tra noi al presente alla musica sacra, sicché i buoni cultori di essa son costretti a tenersi paghi delle soddisfazioni che offre uno studio confortato dagli encomii e dall’ammirazione di un piccolo circolo d’amici. All’opposto non mancano maestruzzi, ignoranti per fino delle più ovvie discipline artistiche, i quali, perchè ottennero di produrre i parti del loro ingegno sulle scene di qualche primario teatro, si godono di più che italiana rinomanza. C’è per altro la consolazione che la face della gloria di codeste lucciole artistiche manda un bagliore effimero, e dopo breve tempo si spegne e lascia profonda oscurità intorno a sè.

tore sono tra noi l’argomento di tutte le conversazioni, e dura tuttavia la meraviglia di vedere un giovine fin al presente sconosciuto, lanciarsi d’improviso e prendere posto d’un sol tratto al fianco delle nostre primarie celebrità musicali. Ciò che maggiormente fa stupire egli è di trovar congiunta a tal punto in un medesimo individuo due qualità diverse, quella del musicante, e quella del poeta, perocchè il poema è tutto uscito dalla penna del compositore e farebbe onore ad un poeta di professione.

Molte difficoltà ebbe a superare il signor Wagner prima di poter dare la sua Opera, poiché i suonatori e i cantanti protestavano e dichiaravano ineseguibile la sua musica. Il fatto stesso accadde a Beethoven quando assistette alle prove del suo Fidelio!! Ma a forza di istanze il signor Wagner ottenne di vincere tutte le ripugnanze. Coloro i quali eransi più caldamente pronunziati contro codesta musica ne divennero poscia i più caldi parteggiatori... Fra questi fu prima la celebre attrice cantante tedesca madama Schroeder-Devrient...»

Ecco ora il sunto di un carteggio in data di Vienna del 19 novembre diretto all’anzidetto giornale.

Dopo aver fatta una pittura piuttosto risentita del sovverchio favore che la bella Società Viennese accorda alla musica teatrale del genere facile e leggero, e del languore in che è lasciata qualche buona istituzione filarmonica, il corrispondente della G. M. di Parigi aggiugne:

«Eccovi le premesse dietro le quali difficile riuscirebbe formare un pronostico propizio intorno all’arte musicale e agli artisti di Vienna. Ora in brevi parole vi porrò al fatto delle effimere produzioni che spuntarono sul nostro orizzonte musicale in questi ultimi tempi. La società Filarmonica ha dato tre grandi festivals, nei quali si contarono più di mille tra suonatori e cantanti. Si scelse per prima produzione una delle migliori opere di Haendel, il Giuda Macabeo (1). Ma che volete! Le cavatine e la musica da contraddanze hanno guastato l’orecchio del nostro pubblico: nessuno osò porre in dubbio l’eccellenza dell’opera, ma si trovò ch'ell’era nojosa! - La stessa composizione fu data ad un secondo Festival, e la sala sarebbe stata vuota se non usavasi la precauzione di distribuire gratis più di mille biglietti. Il terzo Festival o meglio Accademia ebbe il più splendido esito: è bensì vero che il programma annunziava tutto ciò che vi ha di magnifico in fatto di musica del gran genere stromentale e drammatico. L’Ouverture del Flauto magico di Mozart, e il coro de’ sacerdoti della medesima Opera; il coro delle Ruine d’Altne e l’Ouverture all’Egmont, di Göethe, scritta da Beethoven; un’aria dell’Orfeo di Ghulk, un’Aria del Messia di Haendel e per l’ultimo le Vendemmie, pezzo estratto dalle Stagioni di Haydn. Nulla varrebbe a darvi giusta idea dell’effetto che producono questi pezzi eseguiti che siano perfettamente da una colossale orchestra...»

(1) Ne fu giù dato un cenno in questa Gazzetta al N. 42.


NOTIZIE MUSICALI ITALIANE

Milano. In questa or passata settimana abbiamo avuto due grandi accademie musicali, la prima nelle splendide sale della società del Giardino, l’altra nel Grande Teatro alla Scala a benefizio del pio Istituto Teatrale. A misura del valore dei diversi artisti vi si eseguirono con maggiore o minor perizia diversi pezzi vocali, tratti dal primo all’ultimo da' repertorii teatrali della giornata. Un numeroso distinto uditorio si affollò tra le ricche dorate pareti della Società del Giardino, palesando con ripetuti generali applausi il vivo gradimento ad una festa musicale offerta con isquisita cortesia; e qualche centinajo di persone nella platea, onorarono il programma della Pia Istituzione, e la serata, ad eccezione del clamore destato dalla valente signora De Giuli e dal quintetto delle alunne dell’I. R. scuola di ballo, passò modestamente tranquilla.

Gli amatori de’ buoni studii musicali bramerebbero che anche tra noi si introducesse l’uso di destinare le Accademie, non a ripetere i pezzi scelti delle Opere più applaudite, e quindi già udite le cento e cento volte, ma bensì a far onore alla mu-