Capitolo II

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I III
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Cap. II. In che consista l’essere scostumato: quali atti sieno spiacevoli a que’ co’ quali si usa. Si dividono questi secondo il numero delle potenze dell’anima, alle quali si può render noia.

7. Il che acciocchè tu più agevolmente apprenda di fare, dèi sapere, che a te convien temperare e ordinare i tuoi modi, non secondo il tuo arbitrio, ma secondo il piacer di coloro co’ quali tu usi, ed a quello indirizzargli; e ciò si vuol fare mezzanamente: perciocchè chi si diletta di troppo secondare il piacere altrui nella conversazione e nella usanza, pare piuttosto buffone o giocolare, o per [p. 7 modifica]avventura lusinghiero, che costumato gentiluomo; siccome per lo contrario chi di piacere o di dispiacere altrui non si dà alcuno pensiero, è zotico e scostumato e disavvenente.

8. Adunque conciossiachè le nostre maniere sieno allora dilettevoli, quando noi abbiamo risguardo allo altrui e non al nostro diletto; se noi investigheremo quali sono quelle cose che dilettano generalmente il più degli uomini, e quali quelle che noiano; potremo agevolmente trovare quali modi sieno da schifarsi nel vivere con esso loro, e quali sieno da eleggersi.

9. Diciamo adunque, che ciascuno atto che è di noia ad alcuno de’ sensi, e ciò che è contrario all’appetito, ed oltre a ciò quello che rappresenta alla immaginazione cose male da lei gradite, e similmente ciò che lo ’ntelletto ave a schifo, spiace e non si dee fare.