Galateo ovvero de' costumi/I
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Cap. I. Proemio. Si propone la materia di cui dee trattarsi: paragone della buona costumatezza con altre virtù più splendide: utilità della presente dottrina, e facilità di praticarla.
1. Conciossiacosachè tu incominci pur ora quel viaggio del quale io ho la maggior parte, siccome tu vedi, fornito; cioè questa vita mortale; amandoti io assai, come io so, ho proposto meco medesimo di venirti mostrando quando un luogo e quando altro, dove io, come colui che gli ho sperimentati, temo che tu, camminando per essa, possi agevolmente o cadere o come che sia errare; acciocchè tu, ammaestrato da me, possi tenere la diritta via con salute dell’anima tua e con laude e onore della tua orrevole e nobile famiglia; e perciocchè la tua tenera età non sarebbe sufficiente a ricevere più principali e più sottili ammaestramenti, riserbandogli a più convenevole tempo, io incomincierò da quello che per avventura potrebbe a molti parer frivolo; cioè quello che io stimo che si convenga di fare, per potere in comunicando ed in usando colle genti, essere costumato e piacevole e di bella maniera; il che nondimeno è o virtù o cosa molto a virtù somigliante: e comechè l’esser liberale o costante o magnanimo sia per sè senza alcun fallo più laudabil cosa, e maggiore che non è l’essere avvenente e costumato; nondimeno forse che la dolcezza de’ costumi e la convenevolenza de’ modi e delle maniere e delle parole giovano non meno a’ possessori di esse, che la grandezza dell’animo, e la sicurezza altresì a’ loro possessori non fanno. Perciocchè queste si convengono esercitare ogni di molte volte, essendo a ciascuno necessario di usare con gli altri uomini ogni dì, ed ogni dì favellare con esso loro: ma la giustizia, la fortezza e le altre virtù più nobili e maggiori si pongono in opera più di rado; nè il largo e il magnanimo è astretto di operare ad ogni ora magnificamente; anzi non è chi possa ciò fare in alcun modo molto spesso; e gli animosi uomini e sicuri similmente rade volte sono costretti a dimostrare il valore e la virtù loro con opera. Adunque quanto quelle di grandezza, e quasi di peso vincono queste; tanto queste in numero ed in ispessezza avanzano quelle.
2. E potre’ ti, se egli stesse bene di farlo, nominare di molti, i quali essendo per altro di poca stima, sono stati e tuttavia sono apprezzati assai, per cagion della loro piacevole e graziosa maniera solamente; dalla quale aiutati e sollevati, sono pervenuti ad altissimi gradi, lasciandosi lunghissimo spazio addietro coloro che erano dotati di quelle più nobili e più chiare virtù, che io ho dette: e come i piacevoli modi e gentili hanno forza di eccitare la benivolenza di coloro coi quali noi viviamo; così per lo contrario i zotichi e rozzi incitano altrui ad odio e a disprezzo di noi.
3. Per la qual cosa, quantunque niuna pena abbiano ordinata le leggi alla spiacevolezza ed alla rozzezza de’ costumi, siccome a quel peccato che loro è paruto leggieri (e certo egli non è grave); noi veggiamo nondimeno, che la natura istessa ce ne gastiga con aspra disciplina; privandoci per questa cagione del consorzio e della benivolenza degli uomini.
4. E certo come i peccati gravi più nuocono, così questo leggieri più noia, o noia almeno più spesso: e siccome gli uomini temono le fiere selvatiche, e di alcuni piccioli animali, come le zanzare sono e le mosche, niuno timore hanno; e nondimeno per la continua noia ch’eglino ricevono da loro, più spesso si rammaricano di questi, che di quelle non fanno: così addiviene, che il più delle persone odia altrettanto gli spiacevoli uomini ed i rincrescevoli, quanto i malvagi, o più.
5. Per la qual cosa niuno può dubitare, che a chiunque si dispone di vivere non per le solitudini, o ne’ romitorii, ma nelle città e tra gli uomini, non sia utilissima cosa il sapere essere ne’ suoi costumi e nelle sue maniere grazioso e piacevole.
6. Senza che le altre virtù hanno mestiero di più arredi, i quali mancando, esse nulla o poco adoperano: dove questa, senza altro patrimonio, è ricca e possente, siccome quella che consiste in parole e in atti solamente.