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tura lusinghiero, che costumato gentiluomo; siccome per lo contrario chi di piacere o di dispiacere altrui non si dà alcuno pensiero, è zotico e scostumato e disavvenente.

8. Adunque conciossiachè le nostre maniere sieno allora dilettevoli, quando noi abbiamo risguardo allo altrui e non al nostro diletto; se noi investigheremo quali sono quelle cose che dilettano generalmente il più degli uomini, e quali quelle che noiano; potremo agevolmente trovare quali modi sieno da schifarsi nel vivere con esso loro, e quali sieno da eleggersi.

9. Diciamo adunque, che ciascuno atto che è di noia ad alcuno de’ sensi, e ciò che è contrario all’appetito, ed oltre a ciò quello che rappresenta alla immaginazione cose male da lei gradite, e similmente ciò che lo ’ntelletto ave a schifo, spiace e non si dee fare.

Cap. III. Si principia a trattare di ciò che rende noia a’ sensi, e per mezzo loro alla immaginazione, ed alcuna cosa anche all’appetito.

10. Perciocchè non solamente non sono da fare in presenza degli uomini le cose laide o fetide o schife o stomachevoli, ma il nominarle anco si disdice; e non pure il farle e il ricordarle dispiace, ma eziandio il ridurle nella immaginazione altrui con alcun atto, suol forte noiar le persone.