Fosca/Capitolo XLI
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XLI.
Pochi minuti prima che io partissi, il medico venne infatti a trovarmi.
Entrò nella stanza sorridente con aria di voler far le beffe della mia sconfitta; e mi sarei offeso di questo contegno, se non l’avessi saputo sinceramente interessato ai miei casi, e non fossi stato certo che egli era appunto venuto da me per suggerirmi qualche altro rimedio.
— E così? mi diss’egli sedendosi, eccovi già di ritorno. Non avrei creduto di rivedervi sì presto. Avete avuto paura? Vi siete lasciato ricondurre come un agnello.
— Voi conoscete quella donna, risposi io, non crederete certo che avrei potuto contenermi diversamente.
— Lo so, ma la cosa per sè stessa è assai singolare; non vi offendete se ne ho sorriso mio malgrado. Immagino almeno che questo vostro recarvi a Milano per due giorni non sia che un pretesto, e che la vostra partenza sarà decisiva.
— No, ho promesso di ritornare.
— Bisogna dimenticarsene.
— Ne ho impegnato la mia parola d’onore.
— Male. Bisognerebbe dimenticarsi anche di questa.
— Non è possibile.
— Come volete. Non voglio esporvi qui le mie teorie sull’onore, ma mi limito a farvi una domanda: «Che cosa intendete di fare?»
— Ciò che è oramai inevitabile. Ritornare, giustificare con un pretesto qualunque la mia rinuncia alla licenza, e rimanere presso di lei fino a che non vedrò la possibilità di fare diversamente.
— Datemi il vostro polso, diss’egli; e corrugò la fronte tastandolo. — La vostra tosse è diminuita?
— Accresciuta.
— Dormite?
— Poco.
— Agitato?
— Estremamente.
— Fate cattivi sogni?
— Orribili.
— Fra due giorni sarete traslocato a Milano, diss’egli tranquillamente. State assai male; avete bisogno di cambiar aria; questa atmosfera vi uccide.
— A Milano! fra due giorni.
— Sì, me ne incarico io. L’aria di quel paese vi farà bene. Farò revocare la vostra licenza, e vi farò invece avere una traslocazione che renderà la vostra partenza inevitabile. Ella lo comprenderà, non potrà opporsi. Le dirò che fui io a provocarla vostro malgrado.
— Ma pensate...
— A che cosa? interruppe egli con impazienza. Io penso al vostro bene, giacchè voi non avete un’oncia di giudizio, e lasciate volentieri che vi pensino i vostri amici. Dopo tutte le follìe che ha fatte per voi, dopo quella colossale di ieri, la salute di quella donna è peggiorata a tal segno, che ella non ha più due mesi di vita; e due altri mesi di soggiorno vicino a lei basterebbero a dare a questa lenta infiammazione che vi divora uno sviluppo che renderebbe impossibile arrestarla. Fate quell’apprezzamento che volete di questa mia mediazione, che vi costringo a subire; io ho coscienza di compiere un dovere. Me ne ringrazierete più tardi.
E uscì prima che nella mia titubanza avessi trovato parole per eccitarlo e per distoglierlo da questo disegno.