Fisiologia vegetale (Cantoni)/Capitolo 17
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§ 17. — Il terreno non solo non cede, ma assorbe e trattiene. L’acido umico del Risler.
Risler nelle sue ricerche sopra il terreno coltivabile (Archives de Généve. Tom. I. Avril 1858) non sembra edotto di quanto scrisse il Liebig. In queste trovansi fatti ed osservazioni che tornano utili al nostro proposito, avendo esse di mira la facoltà solvente che esercita l’umus sui materiali terrestri. — Se tutti i pratici sono concordi nell’apprezzare la presenza dell’umus o terriccio vegetale nel terreno, osservando che ove questo esista, a parità di condizioni, si hanno prodotti migliori e si possono fare più svariate coltivazioni, i teorici però non poterono finora accordarsi nel dare la spiegazione a questa influenza; alcuni l’esagerarono, altri la negarono. Pure i vantaggi dell’umus nel terreno sono incontrastabili; e, se può essere un errore l’esagerarli, un errore assai maggiore è certamente quello di negarli affatto.
Teodoro de Saussure asserì pel primo che non tutto il carbonio delle piante proveniva dall’aria, ma che in parte vi arrivava dal terreno, sotto forma d’umus solubile nell’acqua. Egli avrebbe trovato, negli estratti di terriccio fatti con acqua, una sostanza organica che le piante assorbono. Priestley, de Bonnet e Sennebier affermarono lo stesso: ma le sperienze del Saussure, riprese dal Bouchardat, diedero all’incontro risultati del tutto opposti, come si può vedere a pagina 151 delle sue Recherches sur la Végétation. Liebig. (Chimie appliq. à l’Agricult. 2.e edit.) nega pure le conclusioni di Saussure.
Risler pertanto, richiamando l’attenzione sulle sperienze di Carlo Sprengel, vorrebbe attribuire una grande azione all’acido umico contenuto negli estrati acquosi di terriccio, e così spiegare la sensibile differenza che passa fra i terreni che lo contengono, e quelli che ne sono sprovvisti. Secondo Sprengel, l’acido umico si combina più energicamente dell’acido carbonico a tutte le basi che si trovano nel terreno coltivabile; e le combinazioni risultanti sarebbero poi più solubili nell’acqua che nell’acido umico stesso, e più ancora nelle soluzioni ammoniacali che nell’acqua pura. — Come si vede, Sprengel, adottando l’assorbimento delle sostanze che servono alla nutrizione delle piante, ricorre ad un mezzo per spiegare la possibilità del loro disciogliersi. — Esso aggiunge che l’acido umico perde la solubilità a 0°, e l’aumenta a più elevata temperatura; quest’acido sarebbe avidissimo dell’acqua, potendone assorbire perfino il 95 per 0/0; coll’essicamento perde parimenti la solubilità, ed esposto all’aria si converte in acido carbonico ed acqua; combinato alle basi, si decompone più lentamente, lasciando dei carbonati per residuo. Questi diversi fenomeni presentati dall’acido umico spiegherebbero, secondo Sprengel, la cessazione della vegetazione durante il verno e durante la siccità, la maggior assimilazione di carbonio che avviene nelle epoche calde o nei climi caldi, nonchè la grande facoltà di assorbire e trattenere l’umidità che godono i terreni ricchi di terriccio. — Ma questi stessi fenomeni possono spiegarsi in parte per una simile azione dell’acido carbonico a norma del diverso grado di temperatura (§ 30), ed in parte colla mancanza di foglie o di umidità, o colla maggior o minor porosità del terreno.
Per trovare le soluzioni de’ materiali inorganici nell’estratto di terriccio, Risler prese due parti eguali di 3 chilogrammi di terra coltivabile, e vi aggiunse un’egual peso di acqua distillata. L’una fece bollire, e l’altra lasciò digerire a 20° C.: filtrò, evaporò a bagno-maria, indi essicò in una stufa a 100°. Dall’estratto bollito ebbe per residuo 3gr,426, dei quali 1gr,519 di materie organiniche, e 1gr,907 di ceneri. Dall’estratto a 20° ebbe 3g,112, dei quali 0gr,950 di materia organica e 2gr,162 di ceneri. La bollitura diede adunque maggior residuo organico; la temperatura di 20°, maggior quantità di ceneri. Due terzi di queste ceneri erano costituite da silice e carbonato di calce. — A tale proposito mi sia lecito soggiungere che una soluzione filtrata, evaporata e disseccata può lasciare per residuo dei sali i cui componenti esistevano nella soluzione, ma che, colla evaporazione e coll'essiccamento all’aria libera, possono al fine aggrupparsi o combinarsi in modo assai diverso da quello col quale trovavansi nella soluzione, e quindi abbandonarci dei residui che non ci rappresentino esattamente i sali esistenti nel terreno.
Ciononpertanto le medesime terre, dopo il gelo, trattate con acqua fredda, diedero estratti quasi incolori; e gli estratti ottenuti colla bollitura, abbandonati a sè, si decomposero, lasciando residui nei quali dominavano il ferro, la silice e la calce.