Firenze vecchia/VII. Il Comune Fiorentino dal 1799 al 1814

VII. Il Comune Fiorentino dal 1799 al 1814

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VII. Il Comune Fiorentino dal 1799 al 1814
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VII

Il Comune Fiorentino dal 1799 al 1814


Prima del 24 marzo 1799 - Per l’arrivo dei francesi - Imbarazzi finanziari Spese per la festa della libertà - Il trattamento di tavola del generale Gaultien - 13 uniformi nuove - Nuovi debiti e nuovi imbarazzi - Richiesta di 140 cavalli - In cerca di denaro - Gratificazioni alla truppa austriaca - Indennità per bestie requisite dai francesi - Nuovo imprestito di diecimila scudi - Vendita delle 13 uniformi - Imposizione del Governo francese di 2 milioni e mezzo di franchi - Umiliazioni e preghiere - Riduzione della imposizione e pegno di garanzia per 300 mila franchi di gioie - Il marchese Catellini prigioniero in casa sua - Nuova imposizione di 100 mila franchi Minaccia d’arresto del Magistrato - Te Denm per il ringraziamento dell’anno - Cittadini che non possono più pagare - Il Governo sospende il Magistrato perchè impone le gravezze - Murat a Firenze - Pace conclusa fra l’Imperatore e Napoleone - Ossequi a Murat - Spese per le feste di San Giovanni - Illuminazioni e fuochi per la nascita d’una principessa d’Etruria Spese in altre feste e illuminazioni - Grilli o locuste - E ancora illuminazioni - L’apparato della t Loggia de’ Lanzi» - Cavalli che non corrono - Te Deutn e illuminazioni per un nuovo cambio di Governo - Spese per la residenza del generale De Moulin - 30 doti a trenta ragazze - La grazia di poter parlare italiano - Istituzione delle Rosiere - Nuove spese per la granduchessa Baciocchi - Offerta di 50 cavalieri - Indirizzo a Napoleone - La Biblioteca Riccardiana - Ricostituzione della Magistratura civica. Con Ferdinando III si torna alla calma.

Per necessità storica si son dovuti finora riguardare gli avvenimenti dal 1799 al 18 14 soltanto dal lato politico; ma non meno interessante, anzi sotto certi rispetti forse anche di più, sono quegli avvenimenti dal lato amministrativo. Perciò un breve riassunto della vita del Comune fiorentino in quei [p. 104 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/116 [p. 105 modifica]Gli stessi priori elessero, tanto per gli alloggi quanto per soprintendere alla distribuzione delle razioni, il signor Giu- seppe Panzanini.

La deliberazione più curiosa però, fu quella presa il giorno seguente, 26 marzo «dopo pranzo » - come è scritto nel protocollo - con la quale prevedendo i signori priori - sem- pre di tutt' e tre le borse - la urgente necessità nella quale si trovava « la Comunità » di esser provvista di denaro per le spese occorrenti, ordinarono « farsi intendere al provveditore dell' Azienda dei Presti » che passasse immediatamente alla cassa comunale tutto il denaro esistente nelle casse dei respettivi presti, niuna esclusa né eccettuata.

Elessero quindi i signori Silvestro Aldobrandini, Marco Bar- toli, Giuseppe Baldovinetti, Vincenzo Gondi e Scipione Ga- nucci, perchè « con le loro buone maniere » istruissero il pubblico sulla rettitudine delle intenzioni del Magistrato civico nell'emanare tali disposizioni ; e ciò perchè non restasse deluso da sinistre interpetrazioni affatto aliene dei « provvedimenti pubblicati per la quiete e tranquillità di ciascheduno. » Considerando poi « i signori adunati » che per provvedere con prontezza alle richieste dell'armata francese non poteva supplire la sola cassa della loro Comunità « affatto esausta di denaro ; » incaricarono i cancellieri Domenico Baretti cas- siere della Comunità, ed il dottore Stefano Compostoff « secondo ministro della medesima » di presentarsi « al cittadino ministro Reinhard» per ottenere da lui la' facoltà di far contribuire, per una somma almeno di quarantamila scudi, le casse della zecca, della depositeria, dei lotti, della dogana « econ più analogia quella della Camera delle Comunità in cui passano tutte le rendite degli altri comuni per dipendenza della tassa di redenzione» onde supplire a tutti i bisogni inerenti all'approvvisionamento dell' armata francese «stanziata nella domiiiante. »

Il 28 marzo si adunò di nuovo il Magistrato ed elesse «i cittadini» - poiché avevan già fatto l' orecchio a chiamarsi così - Ippolito Venturi, dottor Giovacchino Cambiagi, [p. 106 modifica]Angelo Mezzeri, avvocato Giuseppe Giunti, Giuseppe Borri e Francesco Pauer, allo scopo di presentarsi «a nome di tutta la Comune» dal cittadino generale Gaultier per fargli conoscere che i corpi delle guardie, tanto a piedi che a cavallo, stati disarmati dai francesi al loro arrivo, e mandati nelle fortezze come composti di persone delle quali inutili, non se ne faceva più nulla, volesse rilasciarli nella sua piena libertà, essendo quei corpi «composti di cittadini da rendersi utili in altri servizi, alla patria ed alla cultura delle campagne» tanto più che si trattava di una truppa volontaria «senza il benché minimo ingaggio.» Incaricarono altresì il cittadino gonfaloniere di rappresentare al governo francese, che la sola Comunità di Firenze non poteva sopportare le spese dell’approvvigionamento delle truppe; e che essendo tali spese dirette «alla pubblica sicurezza universale, dovessero essere repartite sul censo di tutte le altre comunità.»

Frattanto elessero «col carattere di fornitore generale dei viveri in servizio dell’armata francese,» il cittadino Giovanni Paolini sotto la immediata dipendenza del Gonfaloniere, e «col peso di dare idonei mallevadori per l’amministrazione di tale commissione.»

Per lusingare poi i nuovi venuti, il Magistrato civico fa- cendosi onore col sol di luglio, giacché era costretto ad ob- bedire, deliberò con la massima disinvoltura, e come se lo facesse di spontanea volontà, di dare al governo francese, «che aveva stabilito il buon ordine in tutta la dominante, un riscontro di riconoscenza e di gradimento universale con quelle dimostrazioni solite praticarsi da tutte le altre nazioni costituite nello stato di libertà.» Decretarono perciò di solennizzare il dì 7 aprile di quell’anno 1799, «con una festa nazionale di giubbilo nella Piazza del Pubblico - come il Comune battezzò per proprio conto la Piazza della Signoria — con l’apposizione dell’albero della Libertà, incaricando per la buona riuscita i seguenti soggetti: Filippo Guadagni, Angiolo Mezzeri, e Giovanni Baldi col carattere di deputati,» [p. 107 modifica]Carlo Mengoni «col carattere di oratore per un’allocuzione al popolo;» e col carattere di poeti «per una raccolta» i cittadini Vincenzio Pieracci, Gonnella e Falugi. Il cittadino Giuseppe Manetti, fu eletto col carattere «di architetto alla festa:» e con quello di operatori, i cittadini Castellati e Seignorett.

Con la speranza poi che il governo francese venisse in aiuto alla cassa del Comune mercè il concorso di quella della Ca- mera delle comunità, scialarono alla grande, stanziando dodici doti, di dieci zecchini l’una (112 franchi) «a dodici zit- telle» che avessero pronta occasione di maritarsi, sebbene poi i matrimoni fossero diciotto, perchè sei coppie non pre- tesero dote.

Tanto zelo però fu raffreddato alquanto da un ordine del cittadino generale Gaultier «imponente il trattamento di ta- vola, ec, da farsi ad esso e suo seguito dalla Municipalità di Firenze.»

I cittadini priori dovettero striderci; e con partito di dieci voti tutti favorevoli «autorizzarono il loro gonfaloniere per una giornaliera prestazione» per il trattamento dell’egregio generale e suo seguito, e deputarono il cittadino Vittorio Hassiè d’eseguire un tal ordine a richiesta, e di fare tutte le spese occorrenti «con quella decenza e proprietà» che si richiedeva a riguardo di tali persone.

Ma giacché doveva la Comunità pensare a dar da mangiare al generale ed al seguito, credettero bene i cittadini priori di spender qualcosa anche a vantaggio loro; perciò nel giorno stesso stabilirono, che dovendo essi prender parte alla festa nazionale col loro cancelliere e primo coadiutore, non era conveniente di presentarsi «con la veste solita usarsi nel passato governo; ma di intervenirvi» con quella uniforme democratica ammessa dagli altri governi in simili funzioni, da farsi a spese della comunità per dieci residenti unitamente al loro assessore ed ai due ministri sopraindicati, «da unirsi alle altre spese» che occorrerebbero per la festa. Fu stabilito però che le tredici uniformi sarebbero appartenute sempre [p. 108 modifica]alla Comunità e passate in consegna al cittadino magazziniere Bernardino Pratellesi, per servire in altre simili eventualità; o alienarsi a profìtto della medesima, nel caso di dover cambiar daccapo padrone. I cittadini priori eran previdenti!

Per provvedere a queste spese, pensarono «di moderare» l’entusiasmo per la festa nazionale, riducendo a sei zecchini la dote già deliberata per le dodici zittelle che avessero nel giorno della festa nazionale pronta occasione di matrimonio.

E per maggiore economia stabilirono che l'abito unifonìie bianco e la cuffia di cui dovevano esser fornite le spose a spese della Comunità, dopo la cerimonia del matrimonio attorno all’albero, dovessero essere restituite.

Nel dì 30 aprile poi, a cose finite, il Magistrato civico «considerando che il cittadino Pietro Peroni» nell’occasione della festa della libertà «si distinse con una dotta ed ele- gante allocuzione fatta al pubblico, e considerando egualmente come articolo di precisa convenienza di contestare al medesimo un atto di pubblica gratitudine» deputarono il cittadino gonfaloniere Giuseppe Morelli, a contentarsi di indirizzare all’eloquente oratore un biglietto di ringraziamento «che contesti al medesimo la riconoscenza del pubblico.»

Il Comune si trovò poi in serio imbarazzo per il cambio, e dovette ricorrere alla creazione di un cambio forzato con quel frutto che fu poi stabilito coi «creditori cambisti, per la concorrente quantità di quindicimila novecento scudi, da repartirsi fra diversi possidenti più facoltosi;» i quali però eran sempre quelli che si ritenevano per giacobini. Gli austriacanti per quanto gravati anch’essi, lo eran però un po’ meno.

In nuovi e gravi imbarazzi si trovò pure la Comunità alla fine di maggio del 1799, per non avere essa da far fronte agli impegni del prestito stato ordinato da Ferdinando III nel dicembre del 1798 al quale dovevan concorrere lo «Scrit- toio delle fabbriche» lo Spedale di Santa Maria Nuova, e «diversi particolari.»

Ma siccome lo Scrittoio delle fabbriche non aveva denaro, lo Spedale avanzava invece dalla Comunità, e i particolari [p. 109 modifica]erano in parte creditori, ed in parte livellari del Comune, così il Magistrato pensò bene di gravar la mano su questi ultimi, sequestrando loro le pigioni dei fondi, ed altri beni che potessero possedere.

C’è da credere se il malcontento era giustificato! La Comunità era ridotta a tali strettezze, che non avendo nemmeno da pagare al setaiolo Pacini e C.° i drappi per i palii di San Giovanni, di San Pietro e di San Vittorio, nella somma di poco più di quattromila lire, i priori furon costretti a stabilire il 25 maggio 1799 di dargli un acconto «di mille lire, da pagarsi però quando la cassa della Comunità sarebbe stata in grado di sopportare tale aggravio» che era quanto dire che per il momento non c’era furia!

Per uscire un po’ d’impiccio, e tanto per andare avanti meno peggio e vivere giorno per giorno, fu anticipata la scadenza delle rate della tassa fondiaria; e quando nella cassa cominciò a sentirsi il suono di qualche solitario scudo, piombò come un fulmine a ciel sereno un ordine «del cittadino Macdonald, generale in capite dell’armata di Napoli» in data 2 giugno 1799 «per la pronta somministrazione dalla Comunità di Firenze di settanta cavalli da sella, e settanta cavalli o muli da tiro.»

ittadino gonfaloniere «per la piena e sollecita esecuzione degli ordini ricevuti» non vide altro mezzo che di fare una nota, al solito, di centotrenta cittadini più facoltosi, che andavano diventando invece, a forza d’aggravi, i più miserabili, i quali dovessero somministrare altrettante bestie.

E il Magistrato approvò con nove voti, tutti favorevoli! Per render sempre più floride le condizioni del Comune gli egregi cittadini Rutilio e M. Ranieri Orlandini che avevano dato a cambio "alla Comunità la somma di 2506 scudi, vedendo che le cose andavano di male in peggio, nel 1 3 giugno domandarono l’immediato rimborso della somma da essi data in prestito, o l’aumento del frutto. Ed il Magistrato preso così per il collo, dovè portare dal quattro al sei per cento il frutto del capitale medesimo! [p. 110 modifica]Tutte risorse coteste, che rendevan sempre più facile e simpatico il nuovo regime dei liberatori.

Quando poi si allontanarono le truppe francesi, per assicurare «la tranquillità, la quiete e la sicurezza» della città il Comune fu costretto a provvedere, senza denari. E al solito se la cavò «con una deliberazione del 24 giug’no 1799 dichiarando ipso facto come descritti nel catalogo della truppa nazionale tutti i possidenti della città, senza eccezione alcuna, e i loro figli capaci di portar l’arme.»

Furono iscritti pure gli impiegati e i loro figli, e i pensionati.

Tutto questo «al fine di dimostrare alla nostra patria - servendo lo straniero - lo zelo, l’interesse, la fedeltà e l’attaccamento di cui ciascheduno è debitore verso la medesima!»

E siccome il Senato fiorentino, subentrato al governo francese, per fare onore alle deliziose truppe aretine ordinò uno spettacolo in onore di queste al teatro del Cocomero nella sera del dì 8 luglio, così la Comunità dovè pagare a Gaetano Grazzini, impresario di quel teatro, la somma di cinque zecchini per la spesa dell’illuminazione del teatro.

E la Comunità, che andava sempre più in rovina, si vide costretta ad incaricare il cancelliere Domenico Baretti di adoprarsi col signor — non si diceva di già più cittadino - Giovanni Marcantelli, all’effetto di raccogliere delle somme da darsi a prestito alla Comunità stessa, rivolgendosi «al signor Francesco Baldi, al signor Donato Orsi e ad altri banchieri di credito.»

Ma nessuno correva a prestare al Comune; il quale fu costretto nientemeno che ad implorare, con partito dell’11 luglio, dall’inclito Senato, l’autorizzazione di impegnare a favore di una persona da nominarsi che si era offerta di fare un prestito di mille scudi, «il fondo che serviva di residenza al Magistrato comunitativo!» cioè il palazzo della parte guelfa in Piazza San Biagio.

E benché si trovasse il Comune in queste misere condizioni, pur nonostante il gonfaloniere Orazio Morelli, che a [p. 111 modifica]quanto pare, odiava i francesi ma amava i tedeschi - come se questi non fossero stranieri - ebbe il coraggio di proporre «di accordare agli individui della cavalleria tedesca una gratificazione di cinque paoli a testa per i comuni, ed un mese di paga per ciascheduno degli ufiziali, essendo stato considerato il merito della predetta truppa non meno che la riconoscenza di cui è debitrice la città di Firenze alla loro sollecitudine e al disagio da essa sofferto nel pronto viaggio che ha intrapreso per giungere prontamente in Firenze.»

Cose che fanno ira soltanto a leggerle! 

Il 18 luglio cadde un altro tegolo sulla testa del Magistrato civico con le istanze presentate da alcuni vetturali i quali esponevano di essere stati requisiti «con un respettivo loro numero di muli e cavalli in servizio dell’armata francese, e da questa città condotti a forza in varie parti dell’Italia.» Quindi, di essere stati obbligati dai francesi ad abbandonare le dette bestie, e a ritornare «raminghi e desolati alle loro abitazioni.» Perciò facevano istanza di essere indennizzati della perdita fatta. Dopo avere accertata la verità dei fatti esposti dagli otto vetturali ricorrenti, il Comune fu costretto a pagare, «per indennizzazione delle respettive bestie loro requisite con i legni e finimenti perdute, ucciseli e tolteli, nel servizio forzato dell’armata francese,» e segnatamente in occasione della battaglia della Trebbia, la somma di franchi 13,585.74 pari alla moneta d’allora a 2310 scudi, di cui novecento ai signori Fratelli Fenzi.

Il signor Orazio Morelli tutto propenso per i tedeschi (ed al quale sarebbe stato bene, se non sembrasse un po’ volgare l'augurio, un attestato di riconoscenza scrivendoglielo dove eran soliti di scriverlo loro col bastone di nocciuolo) nell'adunanza del Magistrato dello stesso dì 1 8 luglio, domandò «se piaceva ai signori adunati di eleggere due soggetti della loro Comunità con l’espressa condizione di presentarsi ai piedi di S. A. R. Nostro Signore - cioè Ferdinando III - per contestargli i sentimenti del giubilo universale » dimostrato dal popolo fiorentino per i fausti avvenimenti [p. 112 modifica] delle armi austro-imperiali, e per le cure che si era dato di sollevarlo dal giogo pesante delle armi straniere che avevano bar- baramente invaso la Toscana. Ma la proposta del signor Orazio non andò a genio ; e quando fu girato il partito « tornò negato » : che era quanto dire che se qualcuno voleva andare a presentarsi ai piedi del Sovrano, ci andasse lui perchè « i signori adunati » non si sarebbero mossi per ringraziarlo d'un cambio di stranieri.

Per non perder l'uso di farsi prestar denaro, il Magistrato nella seduta del dì 8 agosto incaricò il signor gonfaloniere di prendere a prestito da una o più persone la somma di diecimila scudi « al frutto più discreto della piazza » e ciò in vista degli urgenti bisogni « e segnatamente per provvedere le armate austro-russe. » Perchè il bello era questo, che tutte le migliaia di scudi che si macinavano, tutti gli imprestiti che il Comune era costretto a concludere facendosi anche strozzare, servivano sempre per mantenere gli stranieri che spadroneggiavano in casa nostra, oltre poi al ringraziarli e dar loro le gratificazioni per lo zelo col quale accorrevano e per la noncuranza con cui ' affrontavano i disagi del viaggio!

Dovevano stare a casa loro, e così non si sarebbero strapazzati. Il male era che ci avevan conosciuto!...

Per vedere di realizzare qualche soldo, i priori della prima, della seconda e della terza borsa, stabiliron di procedere, senza la solennità dell'incanto ma privatamente, alla vendita di tutti gli abiti uniformi serviti in occasione della festa « cosi detta nazionale. » Avevan durato poco !

Fra tanti rincalzi, la Comunità ebbe anche la disdetta di una eccessiva mortalità nelle « truppe imperiali » stanziate in Firenze; poiché dal 25 settembre 1799 al 23 aprile 1800 « i cadaveri estratti dagli spedali militari dell'armata austriaca » ascesero a 812. Per conseguenza « conguagliati a 1 1 5 cadaveri il mese » furono dovute sborsare dalla esausta cassa comunale, con platonica protesta di rivalsa verso l'amministrazione militare, venti scudi per il pagamento del trasporto di quei cadaveri nel cimitero di Trespiano, per parte [p. 113 modifica] cottimamente Niccola Martini, che li portava lassù sui carri come i maiali al mercato.

Per cercare di fare economia in tutto, il Magistrato civico si sarebbe attaccato ai rasoi : lo provi il fatto, che per l' illu- minazione comprava due o tre barili d'olio per volta; e di più, per non spender tanto nella rena che si spargeva nelle vie, per tutto il corso delle carrozze e dei barberi in occa- sione di feste fu deciso che dopo la festa fosse ammassata dagli spazzini « e depositata in una buca da farsi nell'area del Prato per quivi conservarla. »

Di fronte a tanta miseria, capitò come un disastro più grande il ritorno dei francesi; i quali per non perder tempo impo- sero con decreto del ig ottobre 1800 emanato dal general Du- pont, comandante in Toscana, alla città di Firenze una con- tribuzione di due milioni e mezzo di franchi. ]Ia il magistrato, « persuaso dell' impossibilità di poter collettare dagli abitanti della città, estensivamente anche ad ogni ceto, la detta somma, incaricarono il nuovo gonfaloniere marchese Francesco Catel- lini da Castiglione, ed altri sette rispettabili soggetti « di pre- sentarsi in corpo in forma di Deputazione pubblica » al luogo- tenente generale Dupont e fargli presente « con l'esposizione di tutti i fatti antecedenti, la povertà del paese, le luttuose cir- costanze in cui si ritrovava da molto tempo la decadenza del commercio, la scarsità delle raccolte, e per conseguenza l' im- possibilità assoluta di supplire alla detta richiesta, pregandolo instantemente a volerla moderare più equitativamente. »

E il gonfaloniere coi « sette soggetti » si presentò al gene- rale Dupont, il quale prese tempo a rispondere. Ventiquattro ore dopo il Magistrato civico ricevè una lettera del generale di brigata Gobert « capo dello stato maggiore dell' ala di- ritta, » con la quale si manteneva ferma l' imposizione di due milioni e mezzo da repartirsi fra le seguenti classi, e cioè: sulle case più opulente della nobiltà, del clero, e del com- mercio ; sul corpo della nazione ebrea, sulle proprietà della corona, le commende di Malta, l'Arcivescovado, i capitoli, le abbazie e conventi della città.

8. — Conti. [p. 114 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/126 [p. 115 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/127 [p. 116 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/128 [p. 117 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/129 [p. 118 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/130 [p. 119 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/131 [p. 120 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/132 [p. 121 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/133 [p. 122 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/134 [p. 123 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/135 [p. 124 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/136 [p. 125 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/137 [p. 126 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/138 [p. 127 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/139 [p. 128 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/140 [p. 129 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/141 [p. 130 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/142 [p. 131 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/143 [p. 132 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/144 [p. 133 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/145 [p. 134 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/146 [p. 135 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/147 [p. 136 modifica]Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/148