Fior di Sardegna/Capitolo XXX

Capitolo XXX

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XXX.


In quell’anno, verso la fine di aprile, Marco Ferragno diede una piccola festa da ballo in onore di un alto funzionario di X***, suo intimo amico, che doveva partire essendo stato traslocato al continente. Siccome non aveva locali abbastanza vasti, Marco si contentò di invitare un ristrettissimo numero di persone, cogliendole anche all’impensata, tanto che destò la disperazione nelle signorine invitate che non avevano ancora in pronto la teletta d’estate, — perchè di vesti scollate torna inutile portarne nei balli dei piccoli centri sardi, — e la massima rabbia in quelle che non si degnò invitare. Per uno o due giorni, questa festa fu il solito avvenimento a sensazione pei crocchi di X***, tanto più che si arrivò a supporre in Ferragna l’intenzione di ripigliar moglie. La speranza spenta nei cuori delle vezzose fanciulle di X*** rinacque, in poche ore furono preparati gli abbigliamenti; quasi per incanto, i vecchi abiti dell’estate scorsa si rinnovarono, come si copersero di nastri chiari e di «plastron» di tulle i vestiti oscuri dell’inverno, così da trasformarsi in telette deliziosissime, per quanto accollate e senza strascico; tanto possano certe idee e speranze fisse.

Ma che volete? Benchè si avvicinasse ai trentacinque anni, Marco Ferragna, sempre elegante, biondo e [p. 143 modifica]aristocratico affascinava e attirava a sè lo sguardo delle fanciulle, come uno di quei fiori esotici che costano tanto e che perciò appunto sono più desiati e cercati. A X*** v’erano senza dubbio giovani più belli, meno vecchi ed eleganti quanto Marco: perchè dunque non destavano tanto interesse e tanta simpatia? Chi lo sa? Ma Ferragna era così ricco!...

Sì, molto ricco. Ne diede prova nella notte del ballo profondendo tant’oro nella festa, la cui eguale non s’era mai conosciuta nè ad X***, nè nei dintorni. Tutta la palazzina splendidamente illuminata, — tranne la camera dov’era morta Lara, — fu posta a disposizione degli invitati. In sala da ballo fu convertita la stanza da pranzo, la più vasta, guarnita di fiori, di lumiere e di specchi ch’era una meraviglia. L’orchestra, composta di un pianoforte col relativo suonatore, funzionava in un angolo, velata da un corteggio fiorito, sì che pareva che le note scaturissero da un mazzo di fiori, vibrate nel tulle della tenda, il pianoforte e il pianista essendo invisibili.

Il «buffet» magnifico, venne preparato in una stanzetta attigua, la teletta nella stessa camera da letto di Marco, dove infatti grandeggiava una bella teletta di noce a smalti dorati. Infine una meraviglia tale, che le vispe e allegre invitate si domandavano ogni tanto se non sognavano o se non erano diventate eroine delle «Mille e una notte».

Soltanto Lara, che non erasi potuta sottrarre alle preghiere insistenti di Marco, intervenuta di cattiva voglia al ballo, non ammirava nulla, conoscendo già da cima a fondo le stanze della palazzina, — solo si chiedeva ogni tanto perchè Marco, per il solito sempre geloso custode della sua casa, cui custodiva come un santuario, e nemico acerrimo dei divertimenti dopo la morte di Lara che tanto aveva pianta, si fosse così ad un tratto convertito al chiasso e avesse aperto le sue porte a tutte quelle... persone che ella guardava che con occhio distratto e che le parevano tante marionette dal momento che Massimo non era fra esse. Così è! Dove mancava Massimo, Lara non vedeva niente di bello: mentre se scorgeva un gruppo di persone fra cui il giovine, quel gruppo lo pareva grazioso e interessante, quasi riflettesse la bellezza e lo spirito di «lui». [p. 144 modifica]

Massimo per ragioni inutili a spiegare, mancava alla festa da ballo di Ferragna; dunque, che mai poteva esserci di bello e attraente per Lara? — Aveva bensì ritrovate due amiche della montagna che la divertivano assai sparlando delle altre invitate, trovando che dire nei loro abbigliamenti, nelle loro acconciature e persino nella loro maniera di ballare, ma ciò non bastava per distrarla. Ballava volentieri, ma quasi sempre, a metà del ballo, si diceva stanca e si faceva condurre dal suo ballerino l’angolo più remoto della sala, ove, dal fondo di un divano, guardava con una leggera smorfia di noia le coppie che proseguivano a ballare e ricadeva nel pensiero fisso che le faceva chiedere il perchè del repentino cambiamento di abitudini di suo «cugino» come sempre chiamava Marco.

Ma che, dunque, pensava davvero a riprender moglie? A chi faceva la corte? Per quanto osservasse, Lara non arrivava a scoprire nulla. Marco, gentilissimo con tutte, da esperto gentiluomo, faceva meravigliosamente gli onori di casa, ma non più in là, non più! anzi aveva ripiombato le signorine nella disperante incertezza, parchè ballava. A chi gliene chiese il perchè, rispose che temeva di fare qualche brutta figura essendosi scordato la danza, non ballando più da circa sei o sette anni; però promise di eseguire con gli altri la contraddanza.

— Ballerà la quadriglia! Stiamo a vedere chi invita! È certo lei la preferita! — si dissero sottovoce le ballerine al sapere questa notizia. Attesero con impazienza ma rimasero con tanto di naso allorchè Marco invitò la piccola Lara Mannu. Certo lo faceva per non urtare la suscettività di nessuna. Che gran politico! E con una smorfia di disillusione deposero nuovamente le ultime speranze che avevano sull’elegante e pallido e... ricco signore.

— Si diverte quel signore là? — chiese Lara al cugino mentre eseguivano la gran «promenade.» Indicando il re della festa, che, come Marco, non aveva ballato nulla, ma eseguiva, anzi comandava la quadriglia.

— Pare, signora cugina! Si diverte più di qualche persona....

— Di chi?

— Di te per esempio che sembri la noia stessa. [p. 145 modifica]

Lara si sforzò a ridere. — Ma io mi diverto un mondo! — esclamò — Perchè dici che sembro la noia in persona? — Va’ la! — mormorò Marco fissandola in volto. — Ti diverti un mondo! Sta zitta, bugiardona, ti osservo ben io... per poco non ti metti a piangere, la gran bambina che sei...

— Cosa vuoi dire? Ma vuoi dunque che stia sempre ridendo?

— Ah, Lara!...«Changez trois dames!» — fu comandato, e Marco dovette interrompere il discorso. Successe una gran confusione in questa figura della quadriglia tanto che a stento i cavalieri recuperarono le loro dame. Quando Marco offerse il suo braccio a Lara, questa gli mostrò tutta confusa una manica del suo abito la cui guarnitura di tulle era tutta rotta. Come ciò le era accaduto Lara non lo sapeva dire, ma spiegò a Marco che non intendeva proseguire la danza con una manica stracciata... — Andiamo un po’ in teletta, rispose lui, e non disperarti così. Se vuoi, ti aiuto anch’io!...

Uscirono dal circolo e sparvero entrambi mentre gli altri proseguivano a correre come tanti bambini.

Nella camera di Marco regnava il più grande disordine: scialli, mantelli, cappelli e sciarpe giacevano alla rinfusa qua e là sulle sedie e persino sul letto; le candele cominciavano a consumarsi, spandendo una tinta offuscata da chiazze tremule di penombra e attraverso le cortine delle finestre si scorgevano i primi chiarori scialbi, biancastri dell’alba fredda di aprile. V’era freddo lassù; il corruscare rossastro, livido della grande specchiera, i fiori appassiti, il riflesso gelido e bianco della mensola di marmo della teletta pareva avessero un acre rimprovero verso Marco, che aveva così profanato il nido del suo amore più sacro ancora perchè estinto. — Lara se ne accorse, «sentì» quel rimprovero, e anch’ella, con una strana espressione negli occhi eguali al riflesso del marmo e dei cristalli, guardò il cugino meravigliata ancora una volta del suo strano cambiamento.

Ma lui non vide nulla. Cercava una lunga spilla da [p. 146 modifica]cravatta, che doveva essere in un cassetto della teletta, per appuntare la manica, ma non riusciva a trovarla, la realtà il suo pensiero correva in diversa direzione, altrimenti avrebbe veduto più di una volta la spilla, che stava nel fondo, splendendo.

— Non c’è — disse alla fine. Ancora chinò, alzò gli occhi e guardò fisso la fanciulla, che rispose battendo i piedi:

— Infine!... Fa’ una cosa, Marco, lega qui un nastro perchè a me riesce impossibile con una mano, qui, sul mezzo... Farà una strana figura, ma non è nulla, tanto ce ne andiamo subito. Fa’ presto! Qui non c’è un nastro, non una spilla! Oh, che bella teletta! Sciogli il nastro che ho sui capelli, presto! — Marco la obbedì e con le mani inguantate sciolse il nastro da cui esalava un forte profumo di viole. Lara accomodò il tulle sgualcito e porse il braccio per «legarlo».

— Lara, — domandò Marco, mentre faceva il peggior nodo del mondo con le dita che gli tremavano leggermente sotto i guanti, — perchè non sei più venuta a trovarmi. Pure mi avevi promesso di fare il contrario. Ti ricordi la sera che sei venuta per chiedermi il permesso di chiamarti Lara? Oh, Lara!... — Il suo volto si offuscò, e la fanciulla, credendo che ciò provenisse dal ricordo della morta, fu per rivolgergli l’acre rimprovero che le inspirava il disordine e il rumore della festa, ma non ne ebbe il coraggio e si contentò di rispondere:

— Che vuoi che faccia io nella tua casa? Non hai due domestiche? e poi... — Marco trasalì e il suo volto si fece ancor più triste.

— Le serve! Che bella compagnia! Perchè parli così, Lara?

— Ma infine! — esclamò essa con impazienza. — Che vuoi che ci faccia io? Hai forse bisogno della mia compagnia? Vuoi che venga a fare il chiasso qui, come altre volte, ora?...

Ferragna credette di aver compreso. — Ah, signora Lara, dunque segue anche lei e tradizioni di famiglia? Davvero che non ti credevo così ignorante!

— Cosa vuoi dire?

— Ah, sì, ho compreso! C’è qui il figlio di Massari che [p. 147 modifica]piglia pratica con me... dunque la nemica non deve venirci più.

Lara tremò e si fe’ rossa in viso. Ma. visto che Marco non dubitava di nulla, si calmò e si scusò adducendo cento ragioni. — Che vuoi che ci faccia? — ripeteva. — Ora tu non puoi raccontarmi più fiabe ed io non posso più ammirare i giocattoli del tuo salotto... Sei stravagante, sai, scusami.

— È vero, sì, è vero! Sono stravagante...

— Lara, se tu sapessi!... — esclamò Marco, terminando di fare il fiocco. Si rizzò e la guardò ancora fisso coi suoi occhi bruni e misteriosi. Una lieve sfumatura rosea erasi diffusa sul suo volto pallido e gli occhi splendevano al riflesso rossastro delle candele, che continuavano a consumarsi formando ceree stalattiti su bugie di metallo e di alabastro. Perchè guardava Lara con tanta insistenza? E perchè Lara, per la prima volta in sua vita, provava una strana soggezione inanzi a lui, il cui sguardo non era più sereno e calmo come per lo innanzi?

Lo abbiamo già detto; Lara aveva una grande intelligenza e una finissima percezione. In un lampo credette di accorgersi finalmente del perchè del cambiamento di Marco, e repente provò un senso di disgusto, di gravezza nel trovarsi così sola davanti al cugino, che aveva finito col considerare come vecchio a furia di sentirlo dire da lui medesimo. Un’altra al suo posto si sarebbe sentita la più felice fra le donne; lei provò un acuto presentimento, quel presentimento che da qualche tempo le gravava sull’anima e, sfuggendo allo sguardo ardente di Marco, esclamò:

— Andiamo dunque! — Si mosse verso la porta, ma lui la seguì soltanto con lo sguardo, immobile, muto, le labbra contratte, immerso in un profondo pensiero, forse in una visione.

— Andiamo! — ripetè Lara sulla soglia. Si voltò e vide che Marco la guardava sempre nella stessa maniera. Finì col riderne.

— Non ti muovi? Sei incantato dunque? Vieni, chè la quadriglia finisce. — E siccome lui non si muoveva: — Allora me ne vo’ giù sola. Dirò che ti ha vinto il sonno! Oh, che bel padrone di casa! Marco?... — Apri la porta; ma Ferragna allora parve destarsi, e slanciandosi verso [p. 148 modifica]di lei, le afferrò una mano e la condusse nel mezzo della camera, dicendo con voce concitata!

— No, non andartene, Lara, non puoi andartene! Dove vuoi andartene, ora che sei risuscitata? Oh, lo sapevo che dovevi tornare a me, Lara mia adorata! Ti aspettavo da sette anni, Lara, e ora che sei tornata, no, non ti lascerò più sfuggire....

Lara lo guardò trasognata, e gridò scuotendolo:

— Ma sei pazzo dunque, Marco Ferrà?...