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Lara si sforzò a ridere. — Ma io mi diverto un mondo! — esclamò — Perchè dici che sembro la noia in persona? — Va’ la! — mormorò Marco fissandola in volto. — Ti diverti un mondo! Sta zitta, bugiardona, ti osservo ben io... per poco non ti metti a piangere, la gran bambina che sei...

— Cosa vuoi dire? Ma vuoi dunque che stia sempre ridendo?

— Ah, Lara!...«Changez trois dames!» — fu comandato, e Marco dovette interrompere il discorso. Successe una gran confusione in questa figura della quadriglia tanto che a stento i cavalieri recuperarono le loro dame. Quando Marco offerse il suo braccio a Lara, questa gli mostrò tutta confusa una manica del suo abito la cui guarnitura di tulle era tutta rotta. Come ciò le era accaduto Lara non lo sapeva dire, ma spiegò a Marco che non intendeva proseguire la danza con una manica stracciata... — Andiamo un po’ in teletta, rispose lui, e non disperarti così. Se vuoi, ti aiuto anch’io!...

Uscirono dal circolo e sparvero entrambi mentre gli altri proseguivano a correre come tanti bambini.

Nella camera di Marco regnava il più grande disordine: scialli, mantelli, cappelli e sciarpe giacevano alla rinfusa qua e là sulle sedie e persino sul letto; le candele cominciavano a consumarsi, spandendo una tinta offuscata da chiazze tremule di penombra e attraverso le cortine delle finestre si scorgevano i primi chiarori scialbi, biancastri dell’alba fredda di aprile. V’era freddo lassù; il corruscare rossastro, livido della grande specchiera, i fiori appassiti, il riflesso gelido e bianco della mensola di marmo della teletta pareva avessero un acre rimprovero verso Marco, che aveva così profanato il nido del suo amore più sacro ancora perchè estinto. — Lara se ne accorse, «sentì» quel rimprovero, e anch’ella, con una strana espressione negli occhi eguali al riflesso del marmo e dei cristalli, guardò il cugino meravigliata ancora una volta del suo strano cambiamento.

Ma lui non vide nulla. Cercava una lunga spilla da