Fior di Sardegna/Capitolo XIII
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XIII.
All’andata non avvenne nulla di notevole: compar Marinello discorreva volentieri con Nunzio; Lara ammirava l’effetto pittoresco della costa, e detto montagne vedute dal mare tra i fulgidi veli d’oro del tramonto, e le bambine chiacchieravano allegramente, divertendosi a guardare i meandri e i giuochi scintillanti dell’acqua divisa dai remi.
Si andò, si andò.... Lo stabilimento scomparve, le montagne cambiarono dì aspetto, la scogliera apparve più selvaggia, più bella, grigia nella lontananza azzurra del crepuscolo, e solo quando la luna rossa spuntò sull’oriente tinto di un colore aureo-sanguigno, si pensò al ritorno.
Veniva una bella notte, una splendida notte di plenilunio e d’amore. Oh notti belle dei nostri mari! Chi, chi può vedervi e scordarvi? Chi non sogna fra i profumi delle alghe striscianti sulle onde d’argento e di smeraldo, mentre gli olmi silvestri e lo eriche susurrano sulle rive arcani versi d’amore e giù dalle montagne lontane scende il ritmo sfumato di una poesia cantata dal viandante o dal mandriano solitario, che narra gli amori ardenti dei castelli antichi e dei casolari moderni, che narra la solitudine immensa dello nostre montagne e delle nostre scogliere?....
E Lara sognava! La luna saliva sull’orizzonte limpido, il mare scintillava ai suoi raggi, e un fuoco lontano lontano brillava nella penombra cerula di una crosta delle montagne.
Il barcaiuolo aveva cessato le sue chiacchiere; anch’egli compreso forse dall’arcana serenità del plenilunio bianco, intento ai suoi remi e all’onde che la brezza serale spingeva contro la barca, aveva ripreso la sua cantilena strana, incomprensibile, pensando alla sua terra lontana.
Le bambine ridevano sempre: Genia trasse di tasca un pacco di carte microscopiche e propose una partita al chiaro di luna; e la partita cominciò, e mai si videro giocatrici più arrabbiate e intente al fatto loro.
Allora Nunzio pensò che l’ora ora giunta. Lara taceva e sognava. Appoggiata alla sponda della barca, le mani intrecciate sul grembo, guardava le montagne azzurre, e i castelli neri ricomparivano sulle loro cime, e i paggi, gli scudieri, la castellana in costume diverso, Margherita di Valois ora, con le maniche di raso bianco a grandi sbuffi, e il castellano anch’esso, sempre alto, gentile con la fisionomia più profilata e distinta da quella dell’ultimo sogno. Un lieve sorriso mistico da vergine bianca, quasi destato dal riflesso della luna, vagava sul volto pallido di Lara, e i suoi capelli bruni, scossi dalla brezza, lo carezzavano in lunghe ciocche crespe e vaganti le guance e la fronte. Era a testa nuda, con un fiore d’erica roseo sulla treccia cadente sulle spalle: un semplice vestito oscurissimo a «blouse», stretto sulla vita dall’elegante cintura del grembiule di lana azzurra e un nastro pure azzurro, annodato sul collo, formavano tutta la sua teletta.
Nunzio la divorava con gli occhi, e un fremito gli agitava le mani bianche febbricitanti. Aveva visto stupende bellezze, di signore, di fanciulle da villaggio coi costumi di broccato, di donne da teatro splendenti nella falsa luce dei palchi scenici, ma mai, mai aveva ammirato una donna come ammirava Lara, mai nessuna donna gli aveva causato la strana impressione che Lara gli produceva quella sera.
Nella mite aureola della luce plenilunare, la piccola fata bruna dai grandi occhi pensosi, lo affascinava pur senza guardarlo; gli pareva una santa e avrebbe voluto inginocchiarsele innanzi per dirle che l’adorava, poi, fatto ardito dal suo sguardo soave e sorridente e dal fuoco che gli bruciava il sangue, stendere le sue braccia e cingerle la vita sottile sottile e attirarla a sè e baciarla sulle labbra rosse e frementi con le sue labbra pallide eppur infocate, e dirle a furia di baci sovrumani tutta la passione che nutriva per lei sin dal giorno che l’aveva vista alla finestra dello stabilimento, vestita di bianco, le braccia di neve nude e i capelli sciolti sulle spalle e sul seno verginale. Il desiderio di Nunzio non andava più oltre; gli sembrava che quella sarebbe stata per lui una felicità insuperabile, avrebbe dato tutto il sangue giovanile delle sue vene, tutto il resto della sua vita per ciò. Non pensava che Lara poteva non amarlo, che lui era povero, chiamato ad una vita umile ed oscura; non pensava più a nulla.
Il mondo non esisteva più per lui con le sue leggi e l’egoismo sociale, il passato e l’avvenire sfumavano dal suo pensiero come le onde intorno ai remi di Marinello; restava solo Lara illuminata dalla luna, restava solo la sua dolce immagine di fanciulla fantastica e bianca, mite visione, cullata dal mare di argento e di smeraldo, vagante sotto il cielo pallido e ardente, Lara che Nunzio adorava.
I minuti passavano; la barca volava fra i trilli argentini del riso delle bambine e la cantilena stanca e monotona del marinaio: già in lontananza appariva, il profilo nero dello stabilimento, e Nunzio non aveva detto ancor nulla. Ad un tratto i suoi occhi si spalancarono, lucenti di febbre e di amore; stese un braccio sulla sponda della barca, dietro le spalle di Lara, e, più che dette, gli uscirono singhiozzate dal petto balzante queste parole:
— Lara... Lara... perchè tace? Non si accorge più di nulla?...
Lara, nel sentirsi sfiorare le spalle dal braccio di Nunzio, nel sentirsi chiamata da lui e senza il noioso ed eterno «signorina,» trasalì vivamente, come desta da un sogno.
— Penso! — rispose con un sorriso meno vago e fugace.
— Pensava... A che? Forse al suo fidanzato lontano?
— Non ne ho, io, di fidanzato, signor Nunzio...
— A che pensava adunque?...
— Oh, bella, — rispose Lara, alzando sul giovine i suoi grandi occhi pensosi, — e lei, a che pensava? — Chinò lo sguardo, perchè Nunzio la magnetizzava.
— Io! — disse lui tristamente. Ah, se sapesse, Lara, se sapesse!...
Lara non rispose, Nunzio proseguì: — Se sapesse! Forse lei è curiosa di saperlo, non è vero? Ebbene, se mi promette di dirmi ciò che pensava lei, le dirò ciò che pensavo io...
— Sì! — rispose Lara, ma quasi instintivamente.
Nunzio le si avvicinò di più e bruciandole la guancia col suo alito ardente, le susurrò: — Pensavo a te. Lara, a te che adoro!...
La fanciulla sussultò di nuovo; il suo coricino cominciò a battere forte, forte, forte e un’ebbrezza mai più provata, un’ebbrezza di cielo le confuse la mente; tutto le girava intorno, il mare, da cui esalava un profumo di viole, le montagne bianche alla luna, i cui castelli cantavano romanze di amore, i cui castellani non erano più biondi, ma bruni, con la fisonomia, la voce e gli occhi di Nunzio. Di Nunzio, che proseguì: — Perdonami, Lara, perdonami, se sono così ardito.... T’amo tanto! Dimmi anche tu ciò che pensavi! Dimmi che pensavi a me... dimmelo, Lara... — Le prese le manine e gliele strinse entrambe in una stretta ardente. Lara alzò su di lui i suoi occhi spaventati, e Nunzio la fissò forte co’ suoi, affascinandola...
Le bambine ridevano ancora, Marinello cantava sempre e la barca volava sulle onde di argento e di smeraldo, ma Lara non vedeva nè udiva più nulla. Aveva raggiunto la sua isola verde dalla casetta di porcellana, aveva raggiunto i castelli delle montagne lontane e il castellano ardente la narrava una storia più cara e poetica di quella del Cid spagnuolo.
— Dimmelo, Lara! — ripetè Nunzio fissandola sempre.
— Pensavo a te... — rispose Lara con voce lenta, ma affannosa.
Per poco il giovine non mandò un grido di gioia. Strinse vie più fra una delle sue mani tremanti della fanciulla, con l’altra le cinse la piccola persona bruna nell’ombra della sponda della barca, e riprese a parlare a voce bassa, fremente come il susurro delle eriche della riva, mentre le bambine ridevano ancora e Marinello cantava pensando alla sua patria lontana, e la barca volava sulle onde d’argento e di smeraldo!
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Mariarosa attendeva sulla spiaggia: quando prese il braccio di Lara, si accorse che tremava leggermente e che gli occhi le brillavano in una strana guisa. Volle subito ritirarsi, ma Mariarosa ridiscese alla spiaggia e domandò a Nunzio se si era assai divertito. — Molto, molto! — rispose egli con un vago sorriso.
— E ha interrogato Lara? riprese lei maliziosamente.
— Sì, ma tutto inutilmente!
— Ah! — rispose Mariarosa, — forse sarà perchè lei non è ancora un medico completo...
Nunzio sussultò e si congedò dalla ragazza lievemente sconvolto: quelle ultime parole lo richiamavano ad una ben cruda realtà!....