Filli di Sciro – Discorsi e appendice/Nota

Nota

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Appendice - IV Indice dei nomi dei « Discorsi »



[p. 321 modifica]NOTA G. BonarElli, Filli di Sciro. [p. 323 modifica]La Filli di Sciro fu rappresentata la prima volta assai pro- babilmente nel 1605(1), e vide la luce nel 1607, non già ad opera dell’autore, che l’aveva < per sua mala ventura poco meno che abbandonata » (2), ma dell’accademia ferrarese degli Intrepidi, alla cui istituzione il Bonarelli aveva dato opera e della quale fu socio col nome di Aggiunto^). Nel secolo XVII e nel XVIII la Filli ebbe numerose edizioni, che andarono scarseggiando nel secolo successivo. Complessivamente abbiamo potuto elencarne, in Italia ed oltralpe, oltre una trentina, le quali, aggiunte alle traduzioni in francese(4), inglese(s) e olandese!6), dimostrano di quale favore questa favola pastorale abbia goduto. Diamo qui le indicazioni delle varie edizioni: (1) Cfr. G. Campori, Commentario della vita e delle opere del conte Guidubaldo Bonarelli della Rovere, Modena, Vincenzi, 1875, pp. 37-39. (2) Nella lettera dedicatoria che precede la favola. (3) Vi recitٍ la orazione inaugurale, pubblicata dal Bandini (Ferrara, 1602). (4) Eccole in ordine cronologico: Fillis de Scire, comédie pastorale, avec un prologue du cavalier Marini, traduite de l’italien, Tolosa, Raymond Colomiez, 1624. — La Phillis de Scire, traduite par le sieur Simon Du Cros, Paris, A. de Somman- ville, 1630. —La Filis de Scire, comédie pastorale tirée de l’italien par le sieur Pichou, Paris, Targa, 1631. — La Phillis de Scire, trad, par le sieur Du Cros, Paris, Ant Courbet, 1647. — Una ristampa della versione del Pichَn nel 16(13 è ricordata senz’altre indicazioni dal Beauchatnps (/Recherches sw les théâtres de France, II, 51). — Premier ade de la Phillis de Scire traduit en vers par A Bauderon de Se- necè, Paris, Estienne Loyson, 1667. — La Philis de Scire, pastorale nouvellement traduite en vers par l’abbé Torche, Paris, J. Ribou, 1669, ed altra edizione nello stesso anno, presso Estienne Loyson. — La Philis de Scire, traduite avec la disser- tation de l’auteur sur la double amour de Célie, par M. (Dubois de Saint-Gelais), Bruxelles, Ant. Claudinot, 1707. (5) Fílli di Sciro, or Fillis of Scyros, an excellent pastorale writ ten in italioti by C. Guidubaldo de ’ Bonarelli and translated into english by J. S. (Sheborne) London, printed by J. M. for. A. Crook, 1655. (6) Fillis van Scirus, herder spel van den grave Guidubaldo de ’ Bonarelli, ver- taalt door Katharina Johanna de With, Amsterdam, A. Wor en den erven G. onder de Linden, 1728. [p. 324 modifica]324 NOTA ?. Filii di Sciro, favola pastorale dele. Guidubaldo de’ Bona- relli, detto l’Aggiunto, accademico Intrepido. Da essa Accademia dedicata al sereniss. signor Don Francescomaria Feitrio Dalla Rovere Duca sesto d’Urbino. In fine: In Ferrara, MDCVII. Per Vittorio Baldini stampai or camerale, con licenza de’ superiori. (In 4°, pp. 172). Incisioni sul frontespizio e prima di ogni atto. Pre- cedono» una dedica degli accademici Intrepidi al duca, scritta dal segretario Ottavio Magnanini, ed un sonetto al duca. 2. La stessa nello stesso anno, in formato i2°(0. narelli detto l’Aggiunto, accademico Intrepido. Da essa Accademia dedicata al Sereniss. Signor Don Francesco Maria Feltrio Dalla Rovere Duca sesto d’Urbino. Con privilegio. In Venetia, MDCVII. Appresso Gio.Battista Ciotti. (Carte 72). Precede la lettera del Ma- gnanini ed il sonetto. Il testo presenta parecchi errori, alcuni dei quali sono elencati in una errata. In Ronciglione. Appresso Dominico Dominici. MDCVII. Bonarelli, detto l’Aggiunto. Da essa Accademia ecc. In Venetia, MDCVIIL Per Bernardo Giunti, Gio. Battista Ciotti et Compagni. (In 12°, pp. 148). Melchior et heredi d’Agostino Tradate, 1612. (In 120, pp. 191). Precede una lettera dello stampatore a Francesco Ellio, a cui fa seguito il proíogoLa jnotte del Marino. L’edizione segue quella del 1607 ed è abbastanza corretta.

MDCXVIW. Cinthio Silvestri. In Macerata, per Pietro Salvioni, MDCXIX. (In 12°). Secondo il Campori questa edizione, oltre il prologo del Marino, avrebbe anche gli intermezzi dell’Aurispa, ma nell’esem- plare da me rintracciato questi mancano. Segue abbastanza fedel- mente la prima edizione. 10. Fílli di Sciro ecc. In Ronciglione. Appresso Dominico Do- (1) Ricordata dal Mazzuchei.li, Scrittori d’Italia, II, 1551. (2) Anche questa è ricordata dal Mazzuchelli. [p. 325 modifica]minici. Et di nuovo in Terni, per il Guerrieri, /6/ç. (In 120, pp. 162, ma con la numerazione tutta errata). È una ristampa del n. 4, assai scorretta.

ecc. Firenze, 1620^).
ecc. Miloco, Venezia, 1623.
ecc. In Venetia, MDCXXVII, appresso il

Ciotti. (In 12o, pp. 165}.

ecc. In Venetia, MDCXXVII. Nella stam-

peria degVImberti. Salvo il frontespizio, è identica alla precedente. 15. Opere del co. Guid’Ubaldo Bonarelli della Rovere. Al- l’E.mo e Rev.nw Sig. Card. Antonio Barberini. In Roma, appresso Ludovico Grignani, MDCXL. (In 120). Precede una lettera al car- dinale e la vita del Bonarelli scritta da Francesco Ronconi. Alla favola pastorale seguono i Discorsi in difesa del doppio amore, ma con la data MDCLXXXX. Edizione chiara e corretta.

ecc. In Parigi, appresso Claudio Cramoisy,

nella strada del Cannine al Sacrificio di Abele, MDC LI. Un’altra edizione è del 1654; una terza del 1656 reca: « In questa ultima e correttissima impressione è stato aggiunto un elogio histَrico del- l’autore ». L’elogio è assai povera cosa, l’edizione assai elegante, e perciٍ lodata dal Mazzuchelli, è molto scorretta. 17. La Philis di Scire, pastorale nouvellement traduite en vers par l’abbé Torche. Paris, Ribou, /66ç. Vi è riprodotto anche l’ori- ginale a fronte.

ecc. Per Gregorio e Gio. Andreoli. In

Roma, per Fabio di Falco, MDCLXX. (In 32°, pp. 196). Precede la vita dell’autore estratta dagli elogi di Lorenzo Crasso. Minu- scola, elegante edizione, abbastanza fedele al n. 1.

ecc. Per Gregorio e Giovanni Andreoli,

MDCLXXI. (In 24°).

ecc. In Amsterdam, nella stamperia del S. D.

Elsevier. Et in Parigi si vende appresso Thomaso Jolly, nel Pa- lazzo, MDCLXXVHI. (In 24o, pp. 168). Con graziose illustrazioni di Sebastiano Ledere, ma assai scorretta.

ecc. In Bologna, MDCXCVHI, nella stam-

peria del Longhi. (In 120, pp. 152).

ecc. Accresciuta in questa ultima imprès-

Ricordata dal Campori, op. cit., p. 55. [p. 326 modifica]stone della vita dell’autore. In Ancona, MDCC, per il Salvioni. (In 12°, pp. 150). In realtà la vita dell’autore manca.

ecc. In Venezia, MDCC, per Lorenzo

Baseggio. In tutto identica alla precedente, compresa la mancanza della vita. . In Venetia, appresso L. Hertz. [MDCC]. Segue la vita dell’autore scritta dallo Zeno. Elegante, minuscola edizione con illustrazioni, ma scorrettissima.

favola pastorale e Difesa del doppio amore di

Celia... con l’aggiunta della vita dell’autore. In Mantova, RIDCCIII, per Alberto Pazzoni. Di questa edizione, curata da Alessandro Pegolotti, sarà detto più innanzi. 26. La Philis de Scire, traduite avec la dissertation de l’auteur sur la double amour de Celie, par M. (Dubois de Saint-Gelais). Bruxelles, Ant. Claudinot, 1707. La traduzione s’accompagna con il testo. 27. Filli di Scire ecc. Per G. P. nuovamente corretta e da infi- niti errori diligentemente espurgata. Londini, appresso W. Roberts, nella strada Lambeth-Hill, MDCCXXVIII. (In 40, pp. xvi-183). Lodata anche questa dal Mazzuchelli per la sua eleganza, ma, no- nostante la solenne promessa del curatore, assai scorretta.

ecc. Glasgua [Glascow], /772.
ecc. In Nizza, presso la Società Tipografica,

MDCCLXXXIV. (In 120, pp. 218). Edizione condotta sul n. 24.

ecc. In Parigi, della raccolta di Cazin, nella

strada dei muratori, n. 31. MDCCLXXXVI. (In 24o, pp. 227). Minuscola, elegante edizione, ma scorretta. 31. Le tre più celebri pastorali italiane, cioè Aminta, favola boschereccia di T. Tasso, II pastor fido, tragicommedia pastorale del Guarini, Filli di Sciro, favola pastorale del e. G.de’ Bona- relli. In Orléans, da’ torchi di L. P. Cour et di Villeneuve, 1787. 32. Teatro pastorale drammatico del secolo XVII. Venezia, presso Antonio Zatta e figli, MDCCLXXXVIII. (In Parnaso Ita- liano, tomo XXXVI). Oltre alla Filli contiene il Narciso di F. Di Le- mene e L’Endimione di A. Guidi. Edizione elegante ed accurata. , favola con La Notte del K. Marino. Londra, /791. Edizione abbastanza corretta. 34. In Teatro italiano, ossia commedie e tragedie degli autori più celebri. Raccolte da Leonardo Nardini. Edizione seconda rive- duta da R. Zotti. Londra, 1808. [p. 327 modifica] e ce. Milano, /8/8. Presso Pietro Agnelli in S. Margherita. (In 12°, pp. 176). Scorretta.

ecc. Firenze, per Niccolo Conti, /8iç. (In 120,

pp. 221, con illustrazioni). Segue l’edizione n. 27. 37.1 drammi de’ boschi e delle marine. Milano, Sonzogno, /8/4. La Filli è riprodotta con VAminta, il Pastor fido e YAlceo. Scor- retta. Delle sopra indicate edizioni ho potuto rintracciare ed esami- nare quasi tutte quelle apparse in Italia e parecchie di quelle apparse oltr’alpeU): non credo perٍ che le edizioni che non ho potuto vedere potessero contribuire in qualche modo alla colla- zione del testo. Un accurato esame e raffronto di quante ne ho rintracciate mi ha portato a concludere che la più corretta è la prima ferrarese del 1607: nelle successive (se si eccettui nelle mi- gliori la scomparsa di qualche svista od errore tipografico) non troviamo nessun miglioramento, ma piuttosto un peggioramento, non di rado assai grave: errori, omissioni od aggiunte arbitrarie di versi. C’è poi un’edizione, quella veneziana del Ciotti (1627), che presenta numerose aggiunte che non possono certo risalire, nemmeno indirettamente, all’autore, frequenti specialmente nel- l’ultimo atto, delle quali non si comprende affatto il motivo 00. Di (1) Non ho potuto rintracciare le edizioni indicate al n. a, 8, 11, 12, 19, 36, 28, 34. (2) Ne riporto qualche esempio; atto V, scena IX, verso 98: ... Dietro a’ tuoi figli i tuoi sospiri a nuoto. Ma quei che dal tuo grembo tu produrrai nascendo, li nutrirai vivendo, li coprirai morendo, o de’ tuoi cari parti pia, dolce e feconda madre, nutrice e tomba. Nello stesso atto, stessa scena, verso log: ... si abbarbicata ad olmo. Indi mandare da l’una a l’altra bocca mille baci in un punto, e mentre ingorde le innamorate labbra quinci e quindi suggendo il nettare amoroso, elle stesse fra sé dolci e soavi [p. 328 modifica]tali modificazioni, che costituiscono una vera deturpazione del testo, s’era accorto, nella sua edizione del 1703, il Pegolotti, che volle perciٍ ricondurre la Filli a più sana lezione, risalendo « agli originali»: il che non impedí che parecchi altri più tardi conti- nuassero a riprodurre gli errori e le arbitrarie aggiunte dell’edi- zione veneziana. Quanto al Pegolotti, un attento esame ci ha per- suasi che quando egli parla di « originali » non allude (come qualcuno poi ha inteso) all’autografo del Bonarelli(i), di cui nulla sappiamo, ma semplicemente alla prima edizione, non senza pur lui cadere in parecchie scorrezioni e sviste. Per tutto questo noi ab- biamo creduto conveniente di attenerci alla prima stampa ferrarese, pur non trascurando le altre, specie in quei luoghi dov’essa pre- sentava evidenti errori. È noto come una delle invenzioni più ingegnose della favola, e più rispondenti al gusto dei tempi, apparve ai contemporanei quella per cui nel cuore della ninfa Celia s’accende contempora- neamente e con eguale intensità l’affetto per due pastori, ond’ella, non sapendo come uscire da si angoscioso contrasto, tenta di darsi la morte. Non pare perٍ che a tutti piacesse un’invenzione sif- erano l’api, i fiori, il mele e i favi. Onde già si vedea per soverchia dolcezza entro a’ begli occhi ،illanguidir le luci, e fra me dissi: — Oimè, certo costoro morran, se non che forse là per mezzo il furor di tanti baci non puٍ trovare strada onde l’alma sen vada. — E ancora dopo il verso 210: Oh te felice, Aminia I Ecco pur tu serbando d’amicizia e d’amor le leggi intiere fra gli amici e gli amanti puoi far pompa di gioie. O tu Celia felice I Ecco fu pur il cielo del tuo turbato core vagheggiator pietoso. (1) Campori, op. cit., p. 56. [p. 329 modifica]fatta: che anzi venisse rimproverata all’autore e suscitasse dispute non poche. Di queste noi non abbiamo testimonianze dirette, ossia scritti in cui si combatta o si difenda questa invenzione (?; soltanto ne fan cenno i biografi del poeta e ci resta la Difesa ch’egli nel 1606 pronunciٍ in tre giorni nell’accademia degli Intrepidi a Fer- rara. Essa venne pubblicata postuma nel 1612 a spese degli stessi accademici e per cura del fratello Prospero, pur lui poeta, al quale prima di morire Guidubaldo aveva confidato il manoscritto rive- duto ed ampliato. Ne possediamole seguenti edizioni: 1. Discorsi del sig. conte Guidobaldo Bonarelli, accademico Intrepido, in difesa del doppio amore della sua Celia, ali’ illustris- simo et reverendissimo signor Cardinale Spinola dalla medesima Accademia dedicati. In Ancona, appresso Marco Salvioni, MDCXIL (In 40, pp. 221). Precede una lettera dedicatoria degli accademici al cardinale, stesa dal segretario Ottavio Thieni, ed un sonetto del marchese Galeazzo Gualenguo, accademico Intrepido, detto l’Av- vinto. Di questa edizione si ha nello stesso anno una ristampa, che diversifica solo nel frontespizio. 2. Discorsi ecc. Milano, appresso l’erede di P. M. Locami e G. B. Bidelli, M DCXIIL 3. Nell’edizione delle Opere, Roma, Grignani, 164090 di cui al n. 15. 4. Nell’edizione della Filli, di cui al n. 24. 5. Discorsi del conte Guidubaldo Bonarelli della Rovere, reci- tati nell’Accademia degl’Intrepidi di Ferrara, in difesa del doppio amore della sua Celia. In Ancona, MDCC, per il Salvioni. (In 24o, pp. 240 e indice senza numerazione). Al sonetto del Gualenguo segue un sonetto di Giovan Vincenzo Imperiale, accademico Intre- pido, detto il Ripercosso. 6. Con l’edizione della Filli, di cui al n. 26. Di questa Difesa, curiosissimo esempio di apologia critica in un’epoca cosi ricca di tante curiosità, abbiamo creduto opportuno di dare alcune parti, non già perch’essa abbia un valore critico intrinseco, ma come significativo esempio d’un aspetto della cri- (1) I biografi ci riferiscono che tra i difensori del doppio amore sarebbe stato il Guarini, ma nessun ricordo ne rimane nei suoi scritti. [p. 330 modifica]33P nota tica del Seicento. A nessuno sfuggirà come, per giustificare un caso psicologico meno strano di quanto si possa a prima vista pen- sare (i), e che ad ogni modo nell’arte poteva sempre trovare la sua giustificazione, l’autore non si periti di disturbare Piatone, Aristo- tile, Pitagora, sant’Agostino, lo Scoto, il Molina! Per il testo, abbiamo seguita l’edizione del 1612, non senza tenere presenti anche quelle del 1690 e del 1703. Solo si è creduto opportuno di sostituire alle numerose particene (paragrafi) in cui la trattazione è divisa una semplice numerazione romana. In appendice si riporta una serie di componimenti che hanno riferimento alla Filli. E prima di tutto il prologo La Notte del Marino, che vuoi esser come una preparazione alla favola, la cui azione s’inizia col mattino. Ignoriamo se esso sia stato scritto per qualche particolare rappresentazione della pastorale, com’è proba- bile; esso appare per la prima volta nell’edizione milanese del 1612 (n. 6), ed accompagna poi la Filli in tutte le ristampe successive. Meno noto il prologo del Testi, scritto per una rappresentazione fatta a Sassuolo, nella villeggiatura degli Estensi eretta dal duca Francesco I. Non sappiamo la data precisa, ma poiché la costru- zione della «delizia» s’iniziٍ nel 1634 e fu ultimata solo qualche anno dopo(2), e poiché il prologo usci nella terza parte delle rime del Testi (3), data in luce dai figli nel 1648, due anni dopo la morte del poeta, non par difficile conchiudere ch’esso deve risalire agli ultimi anni dell’autore. C’è di più. Potremmo senz’altro fissarne al 1639 la composizione, se, come pare quasi certo, al componi- mento in parola si riferiscono queste righe d’una lettera scrítta dal Testi al duca dalla sua villa di Nizzola il 30 agosto 1639: « II prologo è cominciato; ma per questi caldi la vena è secca; e dub- bito appunto di non dar nelle seccagini. Ma il merito dell’ubbi- dienza del supplire al difetto dell’ignoranza» (4). (1) II Campori (op. cit. ?. 58) ricorda che il Bonarelli « non avverti un argo- mento principale di giustificazione, cioè che molti anni prima di lui Luigi Alamanni aveva sperimentato in sé come vero ed effettivo quel doppio affetto ch’egli aveva finto nel cuore della sua Celia». Ma non si dimentichi che nei Discorsi sono ripor- tati dei versi da un’elegia dell’Alamanni per Cinzia e Flora. (a; Cfr. A. Vknturi, Affreschi nella delizia estense di Sassuolo, in L’Arte, 1917. (3) Poesie liriche, parte terza, Modena, Cassíani, 1648. (4) Riferita da N. Cionini: Teatro e arte in Sassuolo, Modena, Forghieri, 1903, pp. 24-26. [p. 331 modifica]Meglio informati siamo sul prologo del maceratese Ippolito Aurispa, intitolato La finzioneW. Esso fu scritto per la rappreseli- V. tazione che della Filli si fece nel 1619 a Macerata, insieme con 1 ¦ gli Intermedii, i soli che ci rimangono composti per la nostra favola. Dalla lettera dedicatoria a monsignor Caffarelli, governa- tore d’Ancona, di Amico Panico, congiunto dell’Aurispa, si ricava che questi compose il prologo, gli intermezzi e la musica in soli quindici giorni, e che l’allestimento della rappresentazione fu curato dal gentiluomo maceratese Felice Floriani. Infine ci parve utile di raccogliere le testimonianze contem- poranee e del secolo posteriore sulla fortuna e sulle dispute che, per quanto di natura diversa da quella della Difesa, integrano la storia dei consensi e dei contrasti che la pastorale del Bonarelli suscitٍ ed alimentٍ per quasi due secoli. (1) La finitone, prologo con le rime de’quattro Intermedii apparenti cantale nella Filli di Sciro, pastorale rappresentata in Macerala l’anno 1619. In Macerata, per Bastiane» Martellini et Gregorio Arnazzini, 1619.