Favole scelte dalla raccolta dei fratelli Grimm/Il Suonatore fantastico
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Traduzione dal tedesco di Filippo Paoletti (1875)
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IL SUONATORE FANTASTICO.
Buon tempo è passato, vi era un Suonatore fantastico, il quale solo soletto camminava in mezzo ad un bosco in balia de’suoi pensieri; dopo che gli ebbe tutti passati in rassegna, non trovando più nulla di nuovo, disse fra sè: qui il tempo non passa mai e m’annoio mortalmente; voglio andar in cerca di un buon compagno. Tolto il violino che avea dietro le spalle si mise a suonare in modo che tutto intorno intorno echeggiava. Poco dopo vide avanzarsi un Lupo da una folta macchia. — Ah! viene un Lupo, non so che farne disse il suonatore; ma il Lupo si avanzava sempre più e quando gli fu vicino disse: — Ehi, caro Suonatore, come suoni bene! Desidererei imparare anch’io. — È presto imparato, gli rispose il Suonatore, purchè tu faccia quel che ti comando. — O Suonatore, soggiunse il Lupo, io ti ubbidirò come uno scolaro ubbidisce al suo maestro. — Il Suonatore gli comandò di andar seco, e fatto insieme un pezzo di strada videro un’annosa quercia internamente incavata e spaccata per il mezzo. — Ebbene, disse il Suonatore, se vuoi imparare a suonare, metti le zampe davanti in questa fessura. — Il Lupo obbedì ed il Suonatore subito vi pose sopra una pietra e con un forte colpo la cacciò dentro di maniera che il Lupo là rimase conficcato come un prigioniero. — Aspetta sinche ritorno disse il Suonatore, ed andò oltre.
Poco dopo disse di nuovo fra sè: — Qui il tempo non passa mai e m’annoio mortalmente, voglio andar in cerca di un altro compagno. Prese il suo violino si mise a suonare, ed ecco una Volpe avanzarsi di soppiatto in mezzo agli alberi. — Ah, viene una volpe! non so che farne, disse il Suonatore. La volpe si avvicinò e gli disse: — Ehi, caro Suonatore, come suoni bene! desidererei imparare anch’io. — E presto imparato risponde il Suonatore, purchè tu faccia quel che ti comando. O Suonatore, soggiunse la Volpe, io ti obbedirò come uno scolaro ubbidisce al suo maestro. — Seguimi, — disse il Suonatore, e dopo che ebbero fatto un pezzo di strada, arrivarono ad un sentiero a’cui lati eranvi degli arbusti. Il Suonatore si arrestò, prese da un lato un nocciuolo, lo inclinò sino a terra e lo tenne fermo, ponendovi il piede sulla cima, indi inclinò ancora un arboscello dall’altra parte e disse: — Volpicella, se vuoi imparare porgimi la tua zampa sinistra. — La Volpe ubbidì ed il suonatore legò la zampetta alla cima dell’arboscello che era dal sinistro lato. — Volpicella, ora porgimi la diritta. — La legò alla cima dell’altro arboscello. Dopo aver esaminato se i nodi erano abbastanza forti, li lasciò andare e gli arboscelli balzarono in aria colla Volpe, la quale di lassù penzolava e dimenava le zampe. Aspetta sinchè ritorno, disse il Suonatore ed andò oltre.
Di nuovo disse fra sė: Qui il tempo non passa mai e m’annoio mortalmente; voglio andare in cerca di un altro compagno. Prese il violino, lo fece risuonare intorno intorno, ed ecco un Leprotto si avvicina saltando. — Ah, viene una Lepre! disse il Suonatore, non la voglio. — Ehi, caro Suonatore, disse il Leprotto, come suoni bene! desidererei imparare anch’io, — È presto imparato, rispose il Suonatore, purchè tu faccia quel che ti comando. — O Suonatore, soggiunse il Leprotto, io ti ubbidirò come uno scolaro ubbidisce al suo maestro. Camminarono per un tratto insieme, sinchè giunsero in luogo diradato ove era un pioppo.
Il suonatore legò un lungo pezzo di spago intorno al collo del Leprotto ed annodò l’altro capo all’albero. — Coraggio, Leprotto, disse il Suonatore, ora salta venti volte intorno all’albero. — il Leprotto ubbidì e corse le venti volte, di modo che tutto vi attortigliò lo spago e vi rimase così ben legato che per quanto tirasse e strappasse, lo spago sempre più stringevagli il debole collo. — Aspetta sinchè torno, disse il Suonatore, ed andò oltre.
Frattanto il Lupo si era dimenato, avea rosicchiato intorno alla pietra, sinchè gli venne fatto di poter cavar fuori le zampe dalla spaccatura. Pieno di rabbia e di furore corse in traccia del Suonatore per isbranarlo. Allorchè la Volpe lo vide correre, cominciò a dolersi ed a gridare con tutte le sue forze: — Fratel Lupo, vieni ad aiutarmi, il Suonatore mi ha ingannato. — Il Lupo abbassò le cime degli arboscelli, spezzò i nodi e liberò la Volpe, la quale andò con esso per vendicarsi. Strada facendo trovarono il Leprotto che era legato, lo liberarono e tutti insieme cercarono del loro nemico.
Il Suonatore mentre continuava la strada, avea di nuovo suonato il suo violino e questa volta con migliore fortuna. Il suono giunse alle orecchie di un povero Spaccalegna, il quale ne fu così commosso che subito tralasciò di lavorare e colla scure sotto al braccio andò ad udir la musica. — Finalmente viene il vero compagno! disse il Suonatore, io cercava un uomo e non gli animali selvatici. Cominciò a suonare così bene e con tanta dolcezza che quel pover’uomo rimase là quasi ammaliato. Il cuore per la gioia gli facea capriole, sicchè pareagli d’essere in un mondo nuovo. In quel mentre comparvero il Lupo, la Volpe ed il Leprotto. Lo Spaccalegna subito si accorse che macchinavano trame, alzò in aria la sua lucente scure, si pose dinanzi al Suonatore quasi dir volesse: — Chi vuol fargli qualche cosa ha da fare con me, si provi. Gli animali ne furono spaventati e corsero indietro nel bosco; il Suonatore fece ancora una suonatina a modo di ringraziamento, indi proseguì il suo cammino.