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arrestò, prese da un lato un nocciuolo, lo inclinò sino a terra e lo tenne fermo, ponendovi il piede sulla cima, indi inclinò ancora un arboscello dall’altra parte e disse: — Volpicella, se vuoi imparare porgimi la tua zampa sinistra. — La Volpe ubbidì ed il suonatore legò la zampetta alla cima dell’arboscello che era dal sinistro lato. — Volpicella, ora porgimi la diritta. — La legò alla cima dell’altro arboscello. Dopo aver esaminato se i nodi erano abbastanza forti, li lasciò andare e gli arboscelli balzarono in aria colla Volpe, la quale di lassù penzolava e dimenava le zampe. Aspetta sinchè ritorno, disse il Suonatore ed andò oltre.

Di nuovo disse fra sė: Qui il tempo non passa mai e m’annoio mortalmente; voglio andare in cerca di un altro compagno. Prese il violino, lo fece risuonare intorno intorno, ed ecco un Leprotto si avvicina saltando. — Ah, viene una Lepre! disse il Suonatore, non la voglio. — Ehi, caro Suonatore, disse il Leprotto, come suoni bene! desidererei imparare anch’io, — È presto imparato, rispose il Suonatore, purchè tu faccia quel che ti comando. — O Suonatore, soggiunse il Leprotto, io ti ubbidirò come uno scolaro ubbidisce al suo maestro. Camminarono per un tratto insieme, sinchè giunsero in luogo diradato ove era un pioppo.

Il suonatore legò un lungo pezzo di spago intorno al collo del Leprotto ed annodò l’altro capo all’albero. — Coraggio, Leprotto, disse