Faust/Parte terza/Paralipomeni/Pinacolo del Brocken
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Traduzione dal tedesco di Giovita Scalvini, Giuseppe Gazzino (1835-1857)
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PINACOLO DEL BROCKEN.
SATANNO seduto sul trono; intorno a lui immensa calca di gente. FAUSTO e MEFISTOFELE nel cerchio più prossimo.
Satanno, parla dall’alto del suo trono.
A dritta i becchi!
Le capre a manca!
Queste. . . . . . . . .
Quelli. . . . . . . . .
E perchè i becchi
. . . . . . . . .
Però la capra
Il becco di seguir mai non si stanca!
Coro. Umile, riverente
Plauda ciascuno al sir,
Che i popoli, volente,
Si tragge ad erudir.
La mirifica parola
Che per l’etere sorvola
Della vita e di natura
I segreti n’aprirà.
Oh! qual fia, qual fia ventura
Pari a quella ch’ei ne dà?
Satanno, volgendosi a diritta.
Due tesor sonvi largiti
Grandi, splendidi, infiniti,
L’ôr che suona, l’ôr che luccica;
. . . . . . . . . . . . .
L’uno arraffa, l’altro stuzzica.
Oh felice, oh beato
Cui fea d’entrambi possessore il fato!
Una Voce.
Che va dicendo il nostro augusto sire?
Un po’ troppo son lunge, e intero intero
Il magnifico suo discorso udire
Non emmi riuscito, a dire il vero.
Anzi, non motto pur valsi a carpire
Di quell’aureo parlar; però dispero
Che all’occhio errante mio svelinsi altronde
Di natura le vie cupe, profonde.
Satanno, volgendosi a sinistra.
Due cose splendide
Inapprezzabili
Ecco io vi do:
L’oro che luccica
. . . . . . . . . . . . .
Ognun però
D’oro la donna sua faccia contenta.
. . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . .
Coro. Bocconi in sul terren, col vel sugli occhi,
Ci stiamo appiè dell’idolo sovrano!
Oh! beato cui tocchi
Stargli da presso, e per gli orecchi intenti
Bearsi al suon di que’ sublimi accenti!
Una Voce.
Son lunge, oh mio tormento!
E ho bel fare e bel dir l’orecchio a tendere;
Con tutto ch’io mi sto sospeso, intento,
Ben poco io valgo a intendere.
Di tante meraviglie ch’io perdei
Trovar chi m’informasse ove potrei?
Deh! chi m’addita
Della vita — immortal la traccia oscura?
Deh! chi mi svela
Di natura — l’abisso ove si cela?
Mefistofele, ad una Giovinetta.
Perchè piangi? che hai, bocchin di mèle?
Non han quivi che far ululi e pianti;
V’è chi ti spinga e prema e schiacci e schianti.
La Giovinetta.
Oh! mio martir crudele!
Era dianzi un incanto
Il signore ascoltar che dicea d’oro
E di.... era dolce, e dolce tanto!
Ma la è cosa da grandi, ahi! sol da loro.
Mefistofele.
Non pianger, mia carina, e se ti preme
Di saper ciò che diavolo s’intenda
Per. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Satanno, di fronte.
O figliuole, che cerchio mi fate,
Proprio al mezzo del mondo voi state.
Tutte a tondo, figliuole, salvete,
Che da lunge o da presso traete,
Cavalcando le dure granate,
Voi gentili nel dì vi mostrate.
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . .così quante siete
Fide al compito vostro sarete!