Fatalità (1895)/Perchè?
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PERCHÈ?
I.
L’uno ha vent’anni — è bello, innamorato,
Dolce signor d’armonïosi canti,
E sul suo labbro acceso ed inspirato
4Fioriscono per me gl’inni vibranti.
Ei che descrive nel suo verso alato
Splendidamente de l’amor gl’incanti,
Egli, vinto, sommesso, affascinato,
8Trema come un fanciullo a me davanti.
E mi susurra al piè queste follìe:
Darei la gloria pe’ tuoi cari accenti,
11Per te che sola al mondo adoro e bramo...
E de l’arte le mistiche armonie,
Sogni, voti, sorrisi, estri ferventi,
14Tutto a’ miei piè depone, e pur.... non l’amo!
II.
L’altro drizza la fronte imperïosa
Come tronco di quercia a la procella.
Tace — ma tutta in lui leggo l’ascosa
4Poesia de la schiva alma rubella.
Non mi parla d’amor — forse non osa.
Ma l’acuto suo sguardo, ignea facella,
Con secreta carezza e dolorosa
8Mi ripete ch’ei m’ama e che son bella.
Quando langue sui vetri il dì che manca,
Ed ei m’affisa ne la smorta faccia,
11E pensa, e soffre, e non sa dirmi; Io t’amo,
Io chino il volto con ebbrezza stanca;
Ed un desio mi spinge a le sue braccia,
14Come trepido augello al suo richiamo.