CXXV. Detto sciocco degli inviati di Firenze

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CXXV. Detto sciocco degli inviati di Firenze
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CXXV

Detto sciocco degli inviati di Firenze.


I nostri inviati fiorentini che furono mandati in Francia, quando giunsero a Milano andarono a visitare il duca Bernabò per fargli onore. E come furono dinanzi a lui, interrogati chi fossero, risposero: “Siamo cittadini e ambasciatori di Firenze, se vi piace;” come s’usa dire; ed egli li ricevette e poscia li congedò. Solo quando giunsero a Vercelli, ripensando a ciò che fino allora avevano fatto, tornarono loro in mente le parole che avevano dette a Bernabò, e poichè uno di loro disse che avergli detto se vi piace era mal detto, perchè s’anco non gli fosse piaciuto erano essi e cittadini e fiorentini e ambasciatori, così tutti vennero in questo parere e conclusero d’aver avuto torto e di non essere in quel modo stati dignitosi. E di comune accordo tornarono a Milano per ritrattar quelle parole e andarono dal Duca. Là, quello di loro che era più vecchio e pareva più dotto: “Duca, disse, noi eravamo a Vercelli quando pensammo di averti detto che eravamo cittadini ed [p. 87 modifica]ambasciatori fiorentini se ti piaceva; e questo dicemmo da sciocchi e da ignoranti, perchè, piacciati o dispiacciati, noi siamo fiorentini, cittadini e ambasciatori.” Il Duca, che era uomo molto severo, rise della stolta cura di costoro e disse loro ch’egli aveva piacere, perchè essi erano appunto ciò che e’ li credeva.