Facezie (Poggio Bracciolini)/124
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Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
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CXXIV
Degl’inviati di Perugia a papa Urbano.
Anche ad Urbano V papa, che era in Avignone, quei di Perugia mandarono tre ambasciatori; e quando vi giunsero, il Pontefice trovavasi gravemente malato; tuttavia, per non tenerli troppo tempo in pena, li fece chiamare, pregandoli però, prima che cominciassero, di parlar poco. Un dottore, che per via aveva mandato
a memoria una lunga orazione che avrebbe poi recitata al Papa, non ebbe riguardo alcuno che egli fosse malato e in letto, e si profuse in molte parole, così che il Pontefice mostrò spesso di avere in noia l’udirlo. Quando finalmente quell’ignorante ebbe finito, Urbano, cortesemente, chiese agli altri che cosa volessero ancora. Un altro degli ambasciatori, che aveva conosciuta la stoltezza di quello che aveva parlato e la noia recata al Pontefice: “Beatissimo Padre, disse, abbiamo avuto mandato dai nostri cittadini, che se voi non farete tutto ciò che potrete per quello che vi chiediamo, prima di partire, questo compagno mio vi ripeta ancora il suo sermone.” Questa facezia fece sorridere il Papa, il quale ordinò che avessero tosto quel che chiedevano.