Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 82

Lettera 81 Lettera 83

[p. 240 modifica]A FRATE GIUSTO PRIORE DI MONTE OLIVETO (A).

I. Lo prega ad essere gustatore o mangiatore cl1 anime, tirandole a Dio per soddisfare alla fame cli

egli ne ha.


II. Dell’ amor proprio e sensitivo, che amareggia la sete di Dio per mezzo del lume della Santa fede nel sangue di Gesù Cristo. . III.

L1 ’esorta a voler tirare ed accettare anime «alla religione senza « o distinzione di natali e di nobiltà; ed una specialmente gliene raccomanda, la quale egli avera ricusato.

Al nome di1 Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. ilarissimo padre iti Crislo dólce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi mangiatore e gustatore dell’anime, imparando dalla prima dolce verith, che per fame e sete che aveva d’ansietato desiderio della salute nostra, gridava jn sul legno della santissima croce, quando disse Sitio, quasi dica; Io ho più sete e desiderio della sa* Iute vostra, che con questa pena finita mostrare non vi posso; perchè la.pena della sete del santo desiderio è infinita, e la pena sua è finita, sicché ci dimostra la sete che egli ha dell’umana generazione. Polliamo che anco corporalmente fusse afflitto di sete[p. 241 modifica]24 1 O dolce e buono Jesu, insiememente manifesti la sete, e dimandi che ti sia dato bere: e quando_è che dimandi bere all’anima? alloro, quando ci mostri l’affetto e la carità tua, Signor mio. Vedete bene, carissimo padre, che il sangue ci manifesta » amore ineffabile che per amore ha donato il sangue, e con esso amore ci chiede bere, cioè, che colui che ama richiede di essere amato e servito. Cosa convenevole è, che colui che ama sia amato, ed allora dà bere i anima al suo Creatore, quando gli rende amore per amore; ma non gli può rendere per servizio che possa fare a lui, ma col mezzo del prossimo; e però si volle l’anima con tanta sollicitudine a servire al prossimo suo in quel servizio che vede che pi» piace a Dio, ed in quello si esercita; e sopra tutti quanti gli altri servizii che piacciono al nostro Salvatore, si è di trarre Tallirne delle mani del dimonio, traile dello stato del secolo, della bocca delle vanità del mondo e reducerle allo stato santo della religione. E non tanto che sia da lassarli e fuggirli, quando con tanto desiderio vengono, ma gli è da mettersi alla morte del corpo per potergli ritrarre. E questo è quello santo beveraggio, il quale chiede il Figliuolo di Dio su la croce!

e non doviamo essere negligenti a dargli, ma solliciti, poiché vedete bene che per questa sete muore!

e non doviamo fare come fecero i Giudei, che gli dicrono aceto e fiele.

II. Allora riceve aceto e fiele da noi, quando noi stiamo in uno amore proprio sensitivo, in una negligenzia radicata, in uno parere e piacere del mondo con poca vigilia ed orazione, con poca fame dell’onore di Dio e della salute delTanime. A eramente questo è uno aceto ed uno fiele mescolato con grande amaritudine, della quale amaritudine è suo il dispiacere, perchè gli dispiace, e a noi torna 1 amaritudine e’1 danno Che ad unque ci è bisogno di fargli a non dargli qnesto bere? non ci è bisogno altro che l’amore, e l’aS.

Caterina. Opere. T. IV. 16 [p. 242 modifica]242 * more non si può avere se non dall’amore, e col lume si leva l’amore a tirare a sè l’amore; cioè, che levando l’occhio dell’intelletto nostro con affetto e desiderio ponsi nell’obietto di Cristo crocifisso, il quale obietto ci ha manifestata, la volontà e l’amore del Padre Eterno, col quale ci creò solo per questo fine, perchè avessimo vita eterna. Il sangue del verbo dell’unigenito Figliuolo di Dio ci manifesta questo amore, il fine per lo quale fummo creati. Allora l’affetto nostro avendo aperto l’occhio dell’intelletto nell’affetto di Cristo crocifisso, trae a sè l’amore, e trovasi amare quello che Dio ama, ed odiare quello che egli odia; e perchè il peccato è fuora di Dio, l’ha in tanto odio e dispiacere, che non tanto che si diletti d.isso peccato, ma egli darebbe mille vite corporali, se tante ne avesse per campare l’anime del peccato mortale.

111. Datemegli bere, carissimo padre, che vedete con quanto amore ve ne chiede: crescetemi uno desiderio santo e buono versò questo grazioso cibo, e non mirate mai per veruna dignità, nè per bassezza, nè per grandezza, nè per essere legittimi, nè illegittimi, che il Figliuolo di Dio, le cui vestigie ci conviene seguitare, non schifò, nè schifa mai persona per veruno stato, nè altra generazione, nè giusti, nè peccatori; ma agguagliatamele ogni creatura che ha in sè ragione, riceve con amore, purché si voglia levare dal fracidume del peccato mortale, dalla vanità del secolo, e tornare alla grazia. Questa è quella dottrina che è data da lui; e poniamo che la sia data a tutti, molto maggiormente è data a voi ed agli altri governatori e ministri dell’ordine; che’quando delle buone piante vi vengono alle mani, e vengono con fame e desiderio dell’Ordine,

per amore della virtù escono del secolo e corrono al giogo dell’obedienzia, non è da fuggirle, nè da schivarle per veruna cosa, e siano nati come si voglia; che non spregia Dio l’anima di colui che è conccputo in peccato mortale, più clic di quello clic è conccputo nell’alto

[p. 243 modifica]del sacramento del matrimonio. Egli

accettatore de santi c buoni desiderj il Dio nostro, e però io vi prego e voglio che questa pianta novella, la quale il priore vi mandò, chiedendo che fosse ricevuta all’Ordine, voi il riceviate caritativamente, che egli ha una santa e buona volontà; e la condizione naturale è anco buona, ed ha posto per amore l’affetto alla religione, e singolarmente lo Spirito Santo il chiama all’Ordine vostro. Non dovete, ed. io so che non volete far resistenzia allo Spinto Santo: maravigliomi molto che la risposta venne del no, ed honne avuta grande ammirazione: forse che fu difetto di chi fece l’ambasciata, che non seppe forse meglio fare, non che egli adoperasse altro che bene; ma non seppe più. Ora vi prego, per \ amore di Cristo crocifisso, che voi al tutto vi disponiate a riceverlo, che sarà onore di Dio e dell’Ordine, e non mel lassate, perocché gli è buono giovine, e se non fusse buono, io non vel manderei. E questo vi domando per grazia, e per debito il dovete fare secondo 1 ordine della carità; a chi viene a voi a chiedervi bene non ne siate scarso: datenegli; a questo mi avvedrò, se sarete in su la croce, cioè a dare bere all’assetato che vi chiede bere, che per altra via non veggo che potiamo essere piacevoli a Dio; c però dissi ch’io desideravo di vedervi affamato gustatore e mangiatore del cibo dell’anime per l’onore di Dio. Altro non dico. Permanete nella santa c dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.

[p. 244 modifica]Annotazione, alla Lettera &2, (A) Se questi tenea in governo il monistero di Monte Oliveto maggiore, come sembra mostrarci il titolo della lettera, ed il tenore d’essa, doveasi appellare priore claustrale, giacché di tal maniera titolavausi a quell’ eia que’ religiosi che oggi dicousi vicalj generali, come s’avvertì di sopra.