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242 * more non si può avere se non dall’amore, e col lume si leva l’amore a tirare a sè l’amore; cioè, che levando l’occhio dell’intelletto nostro con affetto e desiderio ponsi nell’obietto di Cristo crocifisso, il quale obietto ci ha manifestata, la volontà e l’amore del Padre Eterno, col quale ci creò solo per questo fine, perchè avessimo vita eterna. Il sangue del verbo dell’unigenito Figliuolo di Dio ci manifesta questo amore, il fine per lo quale fummo creati. Allora l’affetto nostro avendo aperto l’occhio dell’intelletto nell’affetto di Cristo crocifisso, trae a sè l’amore, e trovasi amare quello che Dio ama, ed odiare quello che egli odia; e perchè il peccato è fuora di Dio, l’ha in tanto odio e dispiacere, che non tanto che si diletti d.isso peccato, ma egli darebbe mille vite corporali, se tante ne avesse per campare l’anime del peccato mortale.

111. Datemegli bere, carissimo padre, che vedete con quanto amore ve ne chiede: crescetemi uno desiderio santo e buono versò questo grazioso cibo, e non mirate mai per veruna dignità, nè per bassezza, nè per grandezza, nè per essere legittimi, nè illegittimi, che il Figliuolo di Dio, le cui vestigie ci conviene seguitare, non schifò, nè schifa mai persona per veruno stato, nè altra generazione, nè giusti, nè peccatori; ma agguagliatamele ogni creatura che ha in sè ragione, riceve con amore, purché si voglia levare dal fracidume del peccato mortale, dalla vanità del secolo, e tornare alla grazia. Questa è quella dottrina che è data da lui; e poniamo che la sia data a tutti, molto maggiormente è data a voi ed agli altri governatori e ministri dell’ordine; che’quando delle buone piante vi vengono alle mani, e vengono con fame e desiderio dell’Ordine,

per amore della virtù escono del secolo e corrono al giogo dell’obedienzia, non è da fuggirle, nè da schivarle per veruna cosa, e siano nati come si voglia; che non spregia Dio l’anima di colui che è conccputo in peccato mortale, più clic di quello clic è conccputo nell’alto