Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 83

Lettera 82 Lettera 84

[p. 245 modifica]A CERTI N0V1ZII DELL’ORDINE DI SANTA MARIA DI MONTE OLIVETO.

I. Gli esorta nlla tiriti dell’ obedienzia, mostrando come questa s’acquisti colla considerazione dell’obedienzia di G. C.

II. Che colla memoria del sangue di Gesù Cristo si \tncono le tentazioni.

III. Del t’rnor serrile, e come si dete da noi discacciare.

IV. Dell’olile della religione, e della Tera obedienzia.

V. Dell’ inganno con cns procura il demnnio privare i serti di Dio dell’obedienzia, e del modo di superarlo, cioè col* l’annegnzione della propria volontà.

VI. Del cognoscimento di sè stesso.

.. Stati*** 85.

Al nome di Jesù Cristo crocifisso e dì Maria dolce.

L ilarissimi figliuoli in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de* servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi figliuoli obedienti infino alla morte, imparando dall’Agnello immaculalo, che fu obediente al Padre infino all’obrobriosa morte della croce. Pensate cli

egli è via e regola, la quale voi ed ogni creatura dovete osservare. Voglio che vel poniate per obietto dinanzi agli occhi della mente \oslra: ragguardate quanto egli è obediente questo Verbo: egli non schifa la fatica che egli sostiene per lo gran peso che gli è

[p. 246 modifica]246, posto dal Padre, anzi corre con grandissimo desiderio.

Queslo manifestò nella cena del giovedì santo, quando disse: Con desiderio ho desiderato di far pasqua con voi prima che io muoja; cioè, intendeva di fare la pasqua, d’adempire la volontà del Padre e T obedienzia sua; e però vedendosi quasi consumato il tempo, vedevasi nell’ultimo che gli doveva fare sacrificio del corpo suo al Padre per noi, gode ed esulta, e con letizia dice: Con desiderio io ho desi* derato. Questa era la-pasqua che egli diceva, cioè di dare sè medesimo in cibo, e per obedienzia del Padre fare sacrificio del corpo suo, che dell’altre pasque del mangiare co’ discepoli suoi (A) spesse volte 1’ aveva fatta, ma non mai questa. 0 inestimabile dolcissima ed ardentissima carità, tu non pensi delle tue pene, nè della obbrobriosa morte tua, che se tu vi pensassi, non andaresti,con tanta letizia, e non la chiamaresti pasqua. Pensate, figliuoli miei, che questo dolce Agnello è una aquila vera che non ragguarda la terra della sua umanità; ma ferma l’occhio solo nella ruota del sole nel Padre Eterno, che in sè medesimo vede, che la volontà sua è questa, che noi siamo santificati in lui. Questa santificazione non si può avere per lo peccato del nostro primo padre Adam. Conviensi adunque che ci sia uno mezzo, e pongaci cosa che questa volontà di Dio si possa adempire.

Vede il Verbo che gli ha posto lui, ed bagli data per.sposa l’umana generazione, comandato gli ha,per.obedienzia, che egli ci ponga in mezzo il sangue suo, acciocché, la sua volontà s’adempia in noi, sicché nel sangue siamo santificati. Or questa è la dolce pasqua che questo Agnello immaculato piglia, e con grandissimo- alletto e desiderio insiememente adempier la volontà del-Padre in noi cd osserva

compie la sua obedienzia. O dolce amore inestimabile, tu hai unita e conformata la creatura col Creatore; hai fatto come si fa della pietra, che si conforma colla pietra, acciocché venendo il vento non vuole

[p. 247 modifica]I che sia impedita: mettetevi la calcina viva intrisa coll’ acqua: tu, Verbo incarnato, hai fondato questa pietra della creatura: haila innestata nel suo Creatore!

haici messo in mezzo il sangue intriso nella calcina viva della divina éssenzia per 1’ unione che hai fatta nella natura umana: hai proveduto a molti venti contrari di forti battaglie e tentazioni, e molte pene e tormenti che ci sono dati dal dimonio, dalla creatura e dalla carne propria, che lutti ci sono contrarii, e percuotono 1 anima nostra: veggo te, dolce prima Verità, che per lo sangue che ci hai posto in mezzo questo muro, ed è di tanta fortezza che veruno vento contrario lo può dare a terra. Adunque Lene ha materia, dolcissimo amore, d’amare la-creatura solo te, e di non temere per veruna illusione che venisse.

II. Così vi prego, figliuoli miei dolci in Cristo dolce Jesù, che non temiate mai, confidandovi nel sangue di Cristo crocifisso, nè per movimenti ed illusioni dissolvete, nè per timore che venisse di non potere perseverare, nè per paura della pena che vi paresse in sostenere l’obcdienzia e l Ordine vostro, nè per veruna cosa che potesse avvenire non temete mai. Conservate pure in voi la buona e santa volontà, quella che è Signore di questo muro, che col ’ piccone del libero arbitrio il può disfare e conservare, secondo che piace al Signore delia buona volontà.

III. Adunque non voglio che giammai temiate: ogni timore servile sia tolto da voi: direte col dolce ed innamorato di Paulo, rispondendo alla tiepidezza del cuore ed alle illusioni delle dimonia: porta oggi, anima mia, per Cristo crocifisso ogni cosa potrò, perocché per desiderio ed amore è in me chi mi conforta.

Amate, amate, amate, inebriatevi nel sangue di questo dolce Agnello, che falla v’ha forte la rocca dell’anima vostra, halla tratta dalla servitù del tiranno perverso dimonio; havela data libera e donna, che [p. 248 modifica]248 veruno e che li possa tórre la signoria, se ella non vuole, e questa ha dato ad ogni creatura.

IV. Ma io ni* avvedo che la divina Providenzia vi ha posti in una navicella, acciocché non veniate meno nel mare tempestoso di questa tenebrosa vita, cioè la santa e vera religione, la quale navicella è menata col giogo della santa e vera obedienzia. Pensate quanta è la grazia che Dio v’ha fatta, cognoscendo la debilezza delle braccia vostre, che chi è nel secolo naviga in questo mare sopra le braccia sue, ma colui che è nella santa religione, naviga sopra le braccia d’altrui; se elli è.; vero obediente, non ha a rendere ragione di sè medesimo, ma ha a rendere l’ordine che elli ha osservata l’obedienzia del prelato suo. A questo mi avvedrò che voi seguitarete l’Agnello svenato, se sarete obedienti. Già v’ho detto, che io voglio che impariate dal dolce e buono Jesù, che fu obediente infino alla morte, adempì la volontà del Padre e 1’obedicnzia sua; così vuole Dio che facciate voi, che voi adempiate la volontà sua, osservando l’Ordine vostro, ponendovela per specchio; innanzi eleggere la morte, che trapassare, mai 1 obedienzia del prelato.

Guardate già (B), che se mai veruno caso venisse, e Dio per la sua pietà il levi, che il prelato comandasse cose che fussero fuore di Dio, a queslo non dovete, nè voglio anco io che obediate mai, perocché non si debbe obedire la creatura fuore del Creatore; ma in ogni altra cosa vogliate sempre obedire, non mirate a vostra consolazione, nè spirituale, nè temporale.

V. Questo vi dico, perchè alcuna volta il dimonio ci fa vedere sotto colore di virtù e di più devozione, vorremmo i luoghi e tempi a nostro modo, dicendo!

nel cotale tempo e luogo, io ho più consolazione e pace dell’anima mia: l’obedienzia alcuna volta non vorrà, dico ch’io voglio, e dovete seguitare più tosto l’obedienzia che le voalre consolazioni: pdnsate cli

questo è uno inganno occulto che tocca a tutti i servi

[p. 249 modifica]di Dio, che sotto specie di più servire, ed a Dio, egli disservono Dio. Sapete che sola la volontà è quella che disserve

serve: se tu, religioso, hai volontà, il dimonio non te la mostra colle cose grosse di fuore, che già l’hai abbandonate, avendo lassato il secolo, ma elli te la pone dentro colle spirituali, dicendo: elli ini pare avere più pace, e più stare in amore di Dio, starmi nel tale luogo e non nell’altro, e per avere queslo elli resiste all’obedienzia, e se pure li le conviene fare, il fa con pena, sicché volendo la pace egli si toglie la pace; meglio è adunque a tórre la propria volontà, e non pensare di sè niente, solo di vedere in sè compire la volonlà di Dio e dell’Ordine santo, e compire l’obedienzia del suo prelato. Son certa che sarete aquilini, che impararete dall’aquila vera (C): così fanno gli uomini del mondo, che si partono dalla volontà del loro Creatore, quando Dio permette a loro alcuna tribulazione e persecuzion*, dicono: Io non le vorrei, non tanlo per la pena, quanto mi pare che siano cagioni di partirmi da Dio, ma sono ingannati, che quella è falsa passione sensitiva, che colla illusione del dimonio schifano la pena, e più temono la pena che l’offesa: sicché con ogni generazione usa questo inganno. Convienci adunque annegare questa volontà nostra: i secolari obedienti osservare i comandamenti di Dio; ed i religiosi osservare i comandamenti ed i consigli come hanno promesso alla santa religione. Orsù, figliuoli miei, obedienti infino alla morte colle vere e reali virtù: pensate che tanto quanto sarete umili, tanto sarete obedienti, che dalla obedienzia nasce la vena deH’umillà, e daH’umillà l’obedienzia, le quali escono dal condpllo dell’ardentissima carità: questo condotto della carila trarrete dal costato di Cristo crocifisso; ivi voglio che la procacciate a questo modo per luogo ed abitazione.


Sapete che il religioso che è fuore della cella è morto, come il pesce che è fuore dell’acqua, e però vi dico [p. 250 modifica]200 la cella del costato di Cristo, dove troverete il cognoscimento di voi e della sua bontà. .

VI. Or vi levate con grandissimo ed acceso desiderio, andate, intrate e state in questa dolce abitazione, e non sarà dimonio, nè creatura che vi possa tórre la grazia,»nè impedire che voi non giungiate al termine vostro a vedere e gustare Dio. Altro non dico.

Obedite infino alla morte, seguitando 1*Agnello che n’è via e regola. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso, nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Amatevi, amatevi insieme. Jesù dolce, Jesù amore. [p. 251 modifica]Annotazioni alla Lettera &3, (A) Che delV allrp. pasque del mangiare co’discepoli suoi ec. Due altre solennità della sanla Pasqua, atea celebrate il Salvator nostro co’ sooi discepoli: poiché, ateudo egli dato principio al suo predicare circa la festa di Pasqua, non chiamò a sè gli apostoli che indi a qualche mese, onde Irovaronsi ess di sua compagnia, quando per Iu! si celebrarono quelle solennità cbe caddero dopo il primo ed il secondo anno, da che si die’egli a pubblicare la legge evangelica, oltre a quella che immediato precedette la sua passione, e di cui qui favellasi.

(B) Guardate già, ec. Maniera usata di dire dalla santa, e che ?ale lo stesso che eccettuare. Di questa seivesi pure ella nella lettera 237.

, (C) Son certa che sarete aquilini che impararete dall’aquda vera.

E detto che l1 aquila metta alla prova del sole i suoi parti, (piasi a far saggio di lor legittima origine dalla fermezza nel sosteucre da vicino i raggi di sua luce.