Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 198
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V 285 AI SIGNORI DI FIRENZE (A).
I. Del desiderio, cbe disse Gesù Cristo avere avolo per mollo tempo della pasqna, cioè della sua passione, e di coma* nicarsi a1 sooi discepoli.
II. Della pace che ci lasciò per testamento dopo la sua passione.
III. L* esorta alla concordia ed allT unione con la santa Chiesa e col sommo pontefice, e del gran benefizio dell* incarna* zione che dere muoverci a quest1 unione.
IV. Che per altra via non si può participare il frutto del sangue di Gesù Cristo.
V. Adduce, altri molìfi per istabilir questa pace.
31*tUtn 198.
Al nome di Jesu Cristo crocifisso e di Maria dolce.
I* ^ voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de* servi di Jesù Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo, risovvenendomi della parola che disse il nostro Salvatore ai discepoli suoi, quando disse: Con desiderio io ho desiderato di fare la pasqua con voi prima che io rnuoja.
Lungo tempo aveva pasquato il nostro Salvatore con loro; dunque di che pasqua dice? Diceva dell’ultima pasqua, la quale fece comunicando sè medesimo a loro. Ben mostra, che facci come innamorato della salute nostra, onde non dice: io desidero, ma dice!
Con desiderio io ho desiderato, quasi dica: Io ho lungo tempo desiderato di compire la vostra reden28(5 zione, e di dannivi in cibo, e dare a me la morte per rendervi la vita. Or questa dunque è la pasqua desiderata da lui, e però ha letizia e gode, e fa festa in sè, cioè perchè si deve adempire il suo desiderio, il quale tanto aveva desiderato, ed in segno che ne sente letizia dice Pasqua (B).
,11. E poi lascia a loro la pace e l’unione, e che si debbano amare insieme, e questo lascia per testamento e per segno, cioè, che a questo segno sono cognoseiuti i figliuoli ed i veri discepoli di Cristo; dico cbe questo vero padre cel dà per testamento.
Noi dunque figliuoli non dobbiamo renunziare al testamento del padre, però che chi renuuzia non debba avere l’eredità.
III. E però dunque io desidero con grandissimo desiderio di vedervi figlinoli veri, e non ribelli al padre vostro, e non renunziatori al testamento della pace, ma adempitori d’essa pace, legati ed uniti nel legame e nello amore deH’ardentissima carità. E stando in questa dilezione egli vi darà sè medesimo in cibo, e riceverete il frutto del sangue del figliuolo di Dio; per Io cui mezzo riceviamo l’eredità di vita eterna, perocché innanzi che il sangue fosse sparto, vita eterna era serrata, e niuno poteva andare al fine suo, il quale fine è Dio, e però era creato 1’ uomo. Ma perchè ’’uomo non era stato al giogo dell’obbedienzia, ma fu inobbediente e ribollo al comandamento suo, però venne la morte neiruomo. xMosso Dio dunque dal fuoco della sua divina carità, donocci il verbo dell’ unigenito suo Figliuolo, il quale per l’obbedienzia del Padre suo ci diè il sangue con tanto fuoco d’amore; in tanto cbe ogni cuore superbo ed ignorante si doverebbe vergognare non rieognosceudo tanto smisurato beneficio. 11 sangue dimq.fie ci è fatto bagno a lavare le nostre inflrmrtadi, e gli chiovi ci sono fatte chiave, perocché hanno disserrala la porta del cielo. Dunque, figliuoli e fratelli miei, io non voglio che siale ingrati, nè sooguoseenli a tanto ineffabile 287 amore, quanto Dio vi mostra; perocché voi sapete bene, che la ingratitudine fa seccare la fonte della pietà. E però questa è la pasqua che desidera l’anima mia di fare con voi, cioè, che voi siate figlinoli pacifici, e non siate ribelli al capo vostro, ma sudditi e obbedienti infino alla morte.
IV. Voi sapete bene che Cristo lasciò il vicariò suo, e questo lassò per rimedio dell anime nostre, perchè in altro non possiamo avere salute che nel còrpo mistico della santa Chiesa, d cui capo è Cristo, e noi siamo le membra, e chi sarà inobbediente a Cristo in terra, il quale è in vece di Cristo in cielo, non partecipa il frutto del sangue del Figliuolo di Dio; perocché Dio ha posto, che per le sue mani ci sia comunicato e dato questo sangue, e tutti li sacramenti della santa Chiesa, li quali ricevono vita da esso sangue, e non possiamo andare per altra via, nè entrare per altra porta; però che disse la prima Verità: Io sono via, verità e vita. Chi tiene dunque per questa via va per la verità, e non per la menzogna. E questa è una via d’odio del peccato, e non d’amor proprio di sè medesimo, il quale amore è cagione d’ogni male.
Questa via ci dà amor delle virtù, le quali danno vita all’anima, onde essa riceve un unione e dilezione col prossimo suo, che innanzi elegge la morte che offendare il prossimo suo; e bene vede che se egli offende la creatura, egli offende il Creatore: adunque bene è via di verità. Farmi ancora che sia porta, onde ci conviene entrare, poiché abbiamo fatta la via, così disse egli. Niuno può andare al padre, se non per me.
V. Adunque vedete, figliuoli miei dolcissimi, che colui che ribella come membro putrido alla santa Chiesa e al padre nostro Cristo in terra è caduto nel bando della morte, però che quello che facciamo a lui, facciamo a Cristo in cielo, o riverenzia, o vituperio che noi facciamo. Vedete bene che per la disobbedienzia e per la persecuzione che avete fatta (credetemi, fratelli mìei, che con dolore e pianto di 288 , cuore vel dico) voi sete caduli nella morie e in odio e in dispiacere di Dio, e peggio non polele avere.-che esser privati della grazia sua; poco ci varrebbe la potenzia umana, se non ci fussi la divina. Oimè, che in vano s’affadiga colui che guarda la città, se Dio non la guarda. Se Dio dunque ha fatla guerra con voi per la ingiuria che avete fatta al padre nostro e vicario suo, sete, dico, indebitili perdendo l’adiutorio suo.
Poniamo’, che molti sono quelli che non si credono per questo offendere Dio, ma pare a loro fare sacrificio a lui, perseguitando la Chiesa ed i pastori suoi, e difendendosi dicendo: e sono cattivi e fanno.ogni male.: ed io vi dico, che Dio vuole ed ha comandato così, che eziandio se e pastori e Cristo in terra fussero dimonj incarnati, non tanto che buono e beni* gno padre, e’ ci conviene esser sudditi e obbedienti a lui, non per loro iu quanto loro, ma per la obbedienzia di Dio- come vicario di Cristo, perocché vuole che facciamo cosi. Sapete che il figliuolo non ha mai ragione contra del padre, sia catlivo, e riceva ingiuria da lui quanta si vuole; perocché è tanto grande il beneficio del 1* essere che egli ha avuto dal padre, perchè niuna cosa li può render tanto debito. Or così pensate, che egli è lauto Tessere cd il benefìcio della grazia che trajamo del corpo mistico della santa Chiesa, che niuna riverenzia o operazione che noi facciamo o facessimo potrebbe esser sulììeicula render questo debito. Oimè, oimè, figliuoli miei, piangendo vel dico, e ve ne prego, e costringo da parte di Cristo crocifìsso, che vi riconciliate e facciale pace con lui, o non state più in guerra, e non aspettate che l’ira di Dio venga sopra di voi; perocché io vi dico che questa ingiuria egli la reputa fatta a sè, e così vogliale dunque ricoverare sollo l’ale dell amore e del timore di Dio, umiliandovi, e volendo cercare la pace e Tunione col padre vostro. Aprile, aprile l’occhio del coguoscimeulo, e non andate in tanta cecità, perocché noi non siamo Giudei, uè Saraceni,
ma siamo Cristiani battezzati e ricomperati del sangue di Cristo. Non dobbiamo dunque andare contra al capo nostro per neuna ingiuria ricevuta, nè l’uno cristiano contra all’altro, ma dobbiamo fare questo contra agl’infedeli, perocché ci fanno ingiuria; perocché possedono quello che non è loro, anco è nostro.
Or non più dormite ppr l’amor di Dio in tanta ignoranzia e ostinazione. Levatevi su e corrile alle braccia del padre nostro, die vi riceverà benignamente; se’l farete, a verste pace e riposo spiritualmente, e temporalmente voi e tutta la Toscana; e tutta la guerra che è di qua andarà sopra gl’infedeli, e rizzandosi il gonfalone della santissima croce; e se non facesse di recarvi a buona pace, arete il peggiore tempo voi e tutta la Toscana, che avessino mai i nostri antichi. Non pensate che Dio dorma sopra l’ingiurie che sono fatte alla sposa sua, ma veglia, e non ci paja altrimenti, perchè vediamo andare la prosperità innanzi, perocché sotto la prosperità è nascosta la disciplina della potente mano di Dio; poiché Dio è disposto a porgerci la misericordia sua. Non state, fratelli miei, più indurati; ma umiliatevi ora mentre che avete il tempo; perocché l’anima che s’umilia sarà sempre esaltata!
così disse Cristo, e chi si esalta sarà umiliato con la disciplina, e co’flagelli e con battiture di Dio. Andate dunque con pace e unione, e questa è la pasqua che io ho desiderio di fare con voi, considerando che in altra corte non possiamo fare questa pasqua che nel corpo della santa Chiesa, perchè quivi è il bagno del sangue del Figliuolo di Dio, dove si lavano i fracidnmi de’peccati nostri; ine si truova il cibo dove l’anima si sazia e si notrica, e trovianvi il vestimento nuziale, il quale ci conviene avere, se vogliamo entrare alle nozze di vita eterna, alle quali siamo invitati dall’Agnello svenato e derelitto in croce per noi.
Questo è’I vestimento della pace che pacifica il cuore e ricuopre la vergogna della nostra nudità, cioè di molte miserie, e difetti, e divisioni, le quali noi ab29° biamo l’uno con l’altro, le quali sono cagione e strumento di torci h il vestimento della grazia. Poi dunque che la benignità dolce di Dio ci rende il vestimento, non siate negligenti ad andare per esso con sollecitudine virilmente al capo nostro, acciò cbe la morte non vi trovi nudi, però cbe noi dobbiamo morire e non sappiamo quando. Non aspettate il tempo, perocché il tempo non aspetta voi. Grande simplicità sarebbe d’aspettare, e fidarmi di quello che io non ne son sicuro, e non ho da vero. Non dico piò. Perdonate alla mia presunzione, ed incolpatene l’amore che 10 ho alla salute vostra e dell’anima e del corpo, ed 11 dolore cbe io ho del danno che voi ricevete spiritualmente e temporalmente, e pensate cbe più tosto vel direi a bocca cbe per lettera. Se per me si può adoperare alcuna cosa che sia onore di Dio, e unione di voi e della santa Chiesa, sono apparecchiata a dare la vita, s’el bisogna. Permanete nella santa e dolce dilezione del nostro Signor Jesù Cristo. Jesù dolce, Jesù amore. 291 Annotazioni alia Lettor fi 19$.
(//) Ebbero i Fiorentini a snprrmi reggitori dello Stato prima i dodici anziani d,-l 12S0 al 1267, i dodici Buoni uomini da questo anno al 1282, e da questo sino all’estirzione della repubblica gli otto priori delle arti, cui per maggior maguficenia aggiunsero il nome di Signori.
(B) Ed in segno che ne sente letizia dice Pasqua. Le voci Pasqua e Pasqunrc, dal significare la maggior solennità degli Ebrei e dei Cristiani, vennero appropriate altresì alle* altri grandi solennità di nostra religione, come al Piatale, aH’Epifania, alla Pentecoste, e alla lesta del Corpo del Signore, e per metafora a qualunque festa che si celebri con grande strepito ed allegrezza. S. Pier Damiano disse: Dedit mihi (Dominiti) P^ntechostern lugubrern, non pascha.
lem. ( Epist. 19, lib. 6.).
FINE DEL QUARTO ED ULTIMO TOMO. 4 .«!» BX 4-700 C4A2845 1842 v. 1-4 Caterina da Siena Epistole della serafica vergine s. Caterina da Siena